La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 17 - 5 giugno 1923

Del rispetto dovuto agli adulteri nei colpi di stato M. - Morny, Morny, mio caro: il duca <li Morny è allora il consultore politico che ti conviene. Il bel tenebroso del Secondo Impero ti insegnerà a calcare la mano nera nella notte con distinzione e precisione. Per gusto sovversivo, il duca cercò di farsi uno stile: e ricordo con quale compiacenza conobbi, nel mio buon ritiro, i primi particolari del 2 dicembre. Il colpo di stato è sempre una facchineria: se è possibile sbrigare una facchineria con modi urbani e cavalieri, il duca solo può indicartelo. Io, vecchio e impenitente vert-galant, gli perdono di cuore i massacri di faubourg Saint-Antoine, per le sue istruzioni sui riguardi da usarsi nell'arresto di quei fierissimi ufficiali repubblicani, ch'erano a leLto, nella notte del 2 dicembre, con le mogli degli altri « il faut toujours sauver l'honneur des femmes, e qu'il n'y soit ni bruit, ni esclandre ». Noi, della Restaurazione, apprezzavamo queste delicatezze perchè eravamo signori, lui forse arrivava ad imitarle perchè era un fils de bonheur. Cerca almeno, mio caro, di arrivare, nei vostri colpi di stato, alla galanteria dei bastardi, se non polete arrivare, nella repressione silenziosa, alla eleganza della gente bennata. Delle camicie nere e delle camicie bianche J. - Il vostro Morny è un antidinamico, un _passatista, un disfattista, uno svalorizzatore della vittoria. M. - Non comprendo. I. - E' un impertinente Jf. - Alla buonora. I. - Mentre mi avvicinavo a lui, per chiedergli quei tali consigli sul modo di far ingerire il colpo di stato « tuta, cito, iucunde », come l'acqua purgativa romanamente promette, ho veduto che ridacchiava. E non ebbe neppur ritegno, questo incorreggibile nemico d'Italia, di far notare, in ·mia presenza, a un giornalista de l'Echo de Pari;, essere veramente di poco buon gusto che io mi sia fatto scortare nell'Olimpo dei Numi Incligeti da manipoli di Camicie Nere. Ora questa è sfacciata menzogna: e invece cli prenderne nota per una smentita ufficiosa diramata da qualche agenzia tardigrada, volli subito. - futuristicamente! - rigettargliela in gola. Gli dissi « Eh bien, sachiez, Monsieur, que se ne suis pas venu lei avec des chemises noires. l'y suis venu au contraire, avec un grand nombre de chemises blanches, et bien blanches! ». Questo, capite, per fargli vedere che anche noi sappiamo portare gli abiti di società. M. - Difatti. I. - E Morny, il vostro Morny, il vostro bastardo Morny: ,« Eh bien, Excellence, je n'ai qu'un souhait a Vous-faire: et c'est que vous puissiez toujours les conserver telles ! "· Ah, boia d'un Dio leder! J1. - Morny è parigino ... Quel briccone è più fresco sempre, e più alert di me: con una battuta ti ha sbrigato, e io dopo tante ciacole mi sono accorto adesso solamente che tu vieni di Romagna. E tanto basta. Addio, addio. GIOVANNI ANSALDO. PIERO 6OBETTI - Editore TORINO • Uìa XX Settembre, 6□ Pacco dinovi"tà librarie Nell'intento di rendere il più àgevole possibile ai nostri amici la conoscenza delle nostre opere spedilremo a chi ci manderà cartolina vaglia di L. 28 invece di L. J8 - il seguente pacco di libri : N. PAPAFAvA: Badoglio a Ca.poretto U. FoRMENTINI: Gerarchie sindacali . L. 4.- . L. 3.- P. GODETTI: Dal bolsce"Vismo a! fascismo L. 3.- G. STOLFI: La. Basilicata senza scwle L. 6.- P. GoBETTI :La fil_osofia polit. di V. Alfi.eri L. 6.- A. Dr STASO : Il Problema italiano . . . L. 1,5<> M. VINCIGUERRA : Il fascismo -visto da un solitario • L. 5-- L. SALVATORllLLI: Nazionalfascismo • L. 7,50 ..Numero di Energie. NÙo'Ve sulla Scuola L. 2.- il. 28 in1eeedi il. 38 LA RIVOLUZIONE LIBERALE CATTOLICISMO POLITICO Con una prefazione di Filippo Meda don Ernesto Vercesi vuole presentarci la storia del movimento cattolico in Jtalfa (1); vorrebbe anzi produrre una raccolta di • materiale documentario , e col soccorso della sua propria esperienza, cli prim'ordine e di primo plano per gli anni che vanno dai tempi aurei e procellosi dell'Osservatore Cattolico al pontificato di Pio X, una specie d'interpretazione legittima di quel malc1iale: un ottimo proponiJncnto e altamente opportuno. La storia di dopo il '70 è a.ncora in gestazione, e ma.nca perfino Ja cronaca e la monografia; manca, si direbbe quasi, il senti1nento di questa possibile storia, la voglia e l'interesse di tener vive Je {ouli, la messe delle notizie e il fiorire degli aneddoti; non ci sono spigolature di fatti o magari <li fatterelli, derivazioni sentimentali o romanzesche, culto di eroi o di partili. Al solilo, l'attenzione è quasi tutta volta al campo letterario, o alle ripercussioni italiane di movimenti nati all'estero, come s'è fatto col socialismo. Con Roma capitale il movimento cattolico acquista tllla chiara risonanza nazionale e un valore politico in tutte le sue manifestazioni centrali. La storia dei Papi è di nuovo storia d'Itatalia, e occasione e fattore di poJitica interna. La ripercussione negli animi dell'attività Vaticana <lfrenta elemeuto esseuziaJe della psicologia del Regno e lesto di prova della coscien7..a e della volontà nazionale. Forse l'entrata a Roma dello stato, fuga l'ultimo residuo di quel secolare e tanto diffusamente rilevato e proclamato adattameuto per cui l'indifferenza e la pigra, scettica autonomia persouale si sposa con l 'ossequio estemo e la bigotteria. Dopo il '70 la religioue è posta come un problema cardinale delle coscienze. Un buon cattolico con questo ciiterio dovrebbe d<:;siderare di ricostruire, incentrandosi a Roma oltre il portone di bronzo e col sussidio degli Atti e dei commenti della Sede Apostolica, la figura della vita italiana e il suo svolgersi daì primo momento di oscuro sospetto e di chiuso e livido contrasto aÌla piena pacificazione significata nel sorgere del partito popolare. Questo disegno non s'è mostrato di certo alla mente di don Vercesi, che ci fa vivere nel suo libro momenti tra loro separati senza nesso nè ordine. Con molte sconclusioni sconcertanti tenta di fare l'apologia di due ore, quella di don Albertario e quella <li... Meda, cercando di mostrarci una filiazione diretta fra l'una e l;altra e oscurando, perchè sono fatti che bruciano, tutta l'interposta azioue di Pio X. Leone XIII lancia al ltlondo l'enciclica « Rerum Novarum li e l'Osservatore Cattolico, mutando improvvisamente rotta - anche per opera di Filippo Meda che entra nella redazione - la interpreta e la amplifica: tali le premesse necessarie perc:_hè l\1eda entri in parlamento, donde salirà al governo d'Italia in un'ora grave, ponendo cosl un termine a quella linea di svolgimento nazionale, che sarebbe una delle « direttive sostanziali e·sintetiche del movimenlo cattolico italiano li; l'altra e la direttiva « sociale , ; a che cosa miri e che fondamento ahbia nÒn è, detto - son 9?-creparole a cui qualunque chiosa è un'offesa; ma quanto le implicite idee sono chiare si vede a pag. 244 dove si fa un'allegra confusione tra i semplici termini di classe e di categoria. li vero peccato di questo libro è che potrebb 'esser tutt'altro; e così ccme è è ipocrita e insidioso. Don Vercesi vi mantiene una posizione non cli tendenza o di battaglia, ma di partigianeria; quello che non gli fa comodo tace. Il materiale documentario è parzialissimo e sciatto, ma con l'aiuto dello stile modesto e delle ristrettissime affermazioni personali tenta di mostrarlo in una lnce obhiettiva e come se fosse destinato alle libere influenze altrui, si sa che questi scopi sono assurdi, ma si vede una volta di più quanto sono intima.mente insinceri. • Ci ,·orrebbe 1a dottrina - e l'esperienza sopra tutto - di don Vercesi per ribatterlo e integrarlo quasi pagina per pagina, cioè per rifare il suo libro. Permettiamoci <liosservare una cosa sola: con ] 'ausilio clellaf « Rerum Novarum , e impostando su di essa, come si deve fare, la storia della del"ocrazia cristiana che è quindi l'ultima conseguente parola interpretativa e normativa della Chiesa Cattolica di fronte al Mondo e a' suoi nuovi problemi economici e sociali, come si può sboccare a una condanna in blocco dell'opera di Miglioli e a un'esaltazione - a dispetto di don Sturzo elegantemente svalutato e allontanato - dell'on. Meda? Perfino i framassoni si sono accorti che nell'esperimento di Miglioli c'era qualche cosa d'originale e d'intraducibile, se potè attuarsi in questi anni felici senza spargimento di sangue ... Ma bisogna tenere ~ mente che il libro è stato scritto a Milano, dove la logica è quistione di convenienze; i fatti di Soresina non seguivano a puntino le direttive « nazionali ». Come sempre nazionale vuol dire appr<tVato e ammesso dai beu pènsanti. Ben altra importanza e un valore un po1 nascosto, che bisoua andare a cercare superand0 un'immediata impressione cli stento e di dtirezza, ha il libro cli don Sturzo (2). Son sei discorsi tenuti tra il '19 e il '23, che si conoscevano dai gion1a1i a pezzi, secondo le afferma7_jo11ipolitiche momentaneamente più in luce, e non riuscendo a vedere stesa la trama li precede una specie di carta costituzionale d~l popolarismo, schematizzata in venticinque numerati capisaldi. Se questa prima parte è da rilevare per la chiara impostazione del concetto dl stato di fronte al programma specifico del partito, non è necessaria invece per dare unità e fondamento comune a quei discorsi, che si reggono da sè e precisano e svolgo,w una netta pratica, riba,- dendo forse con un 'insistenza un po' noiosa e con la ripetizione <li motivi sempre eguali alcune che si potrebbero perfino chiamare idee fisse : e questo sia detto per coloro che accusa,10 il popolarismo d'essere una sfinge ne' suoi propositi e di non aver altra mira che l'arrafiamento di favori e di poteri. li centro del pensiero sturziano e la sua origine è nella esaltazione e nella rivendicazione della famiglia come prima forma elica e germe e nucleo fecondo d'azione di contro alla meccanicità degli altri istituti, imposti per atto intellettualistico più tosto che generati per bisogno genuino; questa famiglia è intesa in senso Cristiano, come atto di amore e di riconoscimento verso un principio che la trascende e le dà la sua legittima forza morale; e postula quindi di fronte ai poteri - che, non costituiti in quella luce, in quanto non la irradiano sono prepotenti - il diritto alla sua indipendenza e al suo ordine autonomo; donde la. necessità che il potere statale; insensibile a quei bisogni e quasi avulso, per ignoranza e incapacità di coscientemente aderirvi, da quel mondo, sia mediato, decrescendo in ampiezza e in generalità e accostandosi come sistema di intima e sicura interpretazione e manifestazione all'ordine famigliare, dalla regione dalla provincia e dal comune. Il senso della famiglia come istituto cardinale nell'animo di don Sturzo s'è avvantaggiato e integrato con la sua lunga pratica di sindaco, primo forse fra i più che ottomila sindaci d'Italia che si sia sentito per il suo ufficio diventare uomo di stato provvedendo a crearsi a traverso quella che sarebbe per i più una piccola funzione amministrativa una forte esperienza politica. Senza i quindici anni di sindacato non si spiega l'azione del partito popolare, polarizzato intorno alla necessità di questa riforma statale dall'intimo e dal basso che don Sturzo dove' certo faticare a far entrar nell'animo dei cento deputati. Si connette alla rivendicazione della Famiglia la lotta per la proporzionale (bisogno di perfetta rappresentanza, in modo che ogni unità abbia il suo peso), per il suffragio femminile (che darebk~ nelle classi incolte, entro la famiglia, un doppione al voto maschilé, e nelle classi còlte, rappresenterebbe una forza di difesa e di tutela -dell'ordine famigliare), per la libertà della seno- .. la; e perfino in termini famigliari, di emigrazione e di colonizzazione, è considerata .la politica estera. •Il continuo ritorno alle affermazioni teoriche sembra essei-e per don Sturzo un atto istintivo di sincerità e quasi un bisogno; i mezzi di attuazione sono pure contingenze, indegni d'una qualsiasi eonsiderazione oltre il loro rapporto allo scopp proposto. La storia nella sua mente non sembra mai giustificata, ma soltanto un tç.rreno indiziario per scoprire le radici dei problemi e le cause dei mali che ci tormentano: più tosto che essere nel passato la storia comincia domani ; degli uomini e degli istituti sono importanti sopra tutto i difetti. Appare nella sua azione una mancanza di chiarezza pratica, e il rapido servirsi degli arnesi e abbandonarli significa la sua poca volontà di conoscerli, la sua troppo pronta agilità. Tra teoria e pratica si spalanca un baìatro e fino nell'esposizione del programma certe parti sembrano affrettate, meno illuminate o addirittura contradditorie, non si resta ben convinti per esempio che 11estensione del suffragio alle donne aiuti la vita della famiglia, e si direbbe anzi J'he faccia a' cozzi coÌ tradizionale principio dell'unità familiare. Dove gli manca un preciso concetto di partenza, come in politica estera, non riesce assolutamente a nulla e per non sbagliare, o .. forse per non çompromettersi, si esula dai problemi concreti e :;etta un facile e generico discredito su tutti i modi d'azione. « Nessuno in Italia si occupa di politica estera , : questa affennazione perspicua sta a base del suo ragionare; ma ripetendo tali parole non s'accorge cl 'essere il primo di quelli che non se ne sanno occupare nel rammarico di tale affermazione essendo insito un errore di giudizio. i/arbitrarietà e la libertà della nostra politica estera di fronte alle mene interne permette la politica di Sforza e consente a Mussolini d'avvallare Rapallo. Il campo dove siamo peggio costretti a una linea di necessità è quello dove il_ nostro genio si può meglio manifestare. Don Sturzo vorrebbe manciparlo al beneficio dei contadini di Caltagirone, ai sentimentalismi dell'onorevole Vassallo1 ai risentimenti di Mare Sangnier o di altri amici francesi, senza scontentare il centro tedesco; speriamo che in simili porblemi non abbia mai da dare suggerimenti. Tolte queste ombre il movimento popolare appare assai fruttifero, anche perchè supera una concezione dottrinale e dogmatica, pur procedendo in parte dalla scuola ci·istiano-sociale (un ottimo terreno antiteorico era quello della nostra democrazia cristiana, dove finirono tutti i senti1r n 71 mentalismi e più pareri e più antitesi che teste <li aderenti) per fondarsi su una realtà ignorata dagli altri partiti; non fabbrica una serie di valori • ex nihilo , ad uso di propaganda, ma pone un criterio e riconosce 1111 bisogno che agisce profondo per tutti gli Italiani. Se vi fosse sottratta la famiglia il movimento popolare sarebbe anarchico e romantico, com'era l'unitarismo salveminiano. C'è sempre pericolo a voler riordinare le· cose farencJo di leva su 1111 sentimenfò; che l'azione della gente scaldata e esasperata travalica e si libera da tutti i freni. Ma viene in mente che questo istituto-rifugio degli Italiani, non guasto dalla retorica (è troppo vicino) e costoso di surlori e di sacrifici, sia qualche coga più cbe un senti=-11.to, sia proprio quel centro di vita e quella norma che tanti s'arrabattano e ct-rcare in sfere più larghe e ogni tanto affermano con alte voci di averlo scoperto: Stato, Nazione, Internazionale; che in qualche luogo dovrà pur nascondersi, se no a quest'ora la nostra compagine si sarebbe rotta- Il pericolo cui s'accenna va è poi lontano, che la lotta 0011 s'inizia a bandiere spiegate e il presupposto sturziano resta organico e profondo nel suo pensiero, f.a a meno di glorificazioni e d'incensamenti; vive in lui com.e una fede da serbare, non come una ragione sentimentale e retorica da infiammarne gli animi. Per la passione, tacita e quasi covata, di cui si sc-nte che è acceso vien voglia di credergli; e d'aiutarlo, come si possa, a rimaner a galla in questi frangenti, perchè proprio ora l'esperimento diventa bello ma, passat.o 1ui, non ci sarebbero eredi e a~remmo salutata invano quest'alba che sembra prometterci una libertà futura. U. M. DI L. (1) E. VERCF,SI: Il mo-,;imento cattolico in Italia - Firenze, • La Voce,, 1923. (2) L. STOR7,◊: Riforma statale e indirizzi po• litici - Firenze, Vallecchi, 1923. PIERO 6OBETTI - Editore TORINO - Uia XX Settembre, 6□ LUIGI SALVATORELLI NAZIONALFASCISMO I volume di 200 pagine L. 7,50 PRIM:I GIUDIZI DELLA STAMPA: « Un saggio completo di critica serena "obbietti1Jaal fascismo , (Il Mondo, 31 maggio 1923), , Si tratta di un esame originale del problema del fascism.o, scritto da uno dei pochi giornalisti seri e preparati d'Italia, (Torino, Tempi Nuovi, 26 maggio). « A nessuno sfuggirà la singolare im.portanza di questa opera. che è I.a prima critica organica del fascisrno, scritta da una mente storica di prim'ordine e condotta con la sere1iità e La finezza di un osservatore amabilm.ente ironico e scettico -verso tutti progettismi e i dognl,(Jtismi ide~ logici,. (Roma, Studi politici, maggio). ~ MARIO VINCIGUERRA Iu FASCISfllO VISTO !>A Uf'! S01.llT.A.t~IO L. 5 « Es~mina con serenità. di studioso la. formazione e gli s-ailuppi de! partito dominante de!- l' Italia ~•oggi>. (Genova, IL La1Joro, 19 maggio). GIUSEPPE STOLFI LABA5ILICATA SENZA SCUOLE Lire 6- • Il proble1mi dell'analfabetismo -ai è analizzato in modo impressionante e le condizioni psicologiche del paese 11i sono ritratte con grande nz.aestria. ». (Ri-vista di N!ilano, maggio)· "-b'E<!ODEhbA STfHDPA,, il ben noto ufficio di ritagli da giornali~ e riviste, fondato nel 1901, ha sede ESCLUSIVAi\•[ENTE in Milano (12) Corso Porta Nuova, 24. C?ieclete opuscoli esplicativi e tariffe con sen1plice biglietto da visita.

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