La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 28 - 28 settembre 1922

106 clas.se dirigente italiana 1 N= si imita l'educa2ione giUTidica o letteratoide. I giuristi non hanno la. corazza delle convenzioni, del « cant )) propria della gent1·y britannica. Il lC commeudato:-e 1> romaino, tipica. €Spressione della nostra classe dirigente, è spregiudicato, non ba passioni perchè è figlio cli preti , le sue abitudini si sono formate sui banchi di scuola, e sui banchi di scuola e di rnniversità si diventa scetti-ci e pedanti, come sui diva_ni rossi dei postriboli si diventa lazzaroni. Un abisso lo separa dal resto dei mortali: la laurea~ una montagua lo disgiunge dalla moltitudine, il concorso. Cosa pcsso-no imitare le moltitudini dei ceti dirigenti 1 Non si :imita la formazione mentale giuridica, non si imita il gesto avvocatesco. Fra un contadino di qualunque Tegione italiana e uni c01nmendatore o onorevole della Capitale, v'è una differenza, nel vedere il n10ndo assai maggiore cli quella che vi può essere fra un contadino francese e il Ministro Poincarè. Il tipo di cultura proprio della classe dirigente italiana, e maturato perfettamente in Roma fra l'incenso delle sacristie e il lezzo delle- anticamere, non è imitabile, non è democratizzabile. L'unico fatto nuovo, innegabi1lmente apportat-0 dal Fascismo rri.ellavita italiana, è questo, che contro a questa aristoerazi.a di avvocati incapaci di farsi imitare, il fascismo ha presentato qualche d-ie-cinadi nùgliaia di uomini formatisi, non sulle panche delle università, ma in guerra, e dotati di pa.ssioru, di abitudini e di costumi che impressionano, e che le moltituclini poesono imitare con estrema f.acilità. Di fronte a qualche diecina cli migliaia di giuristi, ha suscitato qualche diecina di migliaia di guer1·ieri. Il successo di imitazione non potè essere dubbio. Ma l'aver presentato llll nucleo sociale di guerrieri 1110n giusti.fica. affatto la pretesa del Fascismo di aver creato finalmente quella classe politica, che mancò finora. all'Italia. GIOVANNI ANSALDO. InDecidenLt'e:resdiaell'eresia Quella gente ritirata che sarebbero, secondo Suckert, gli Americani, noi di solito la si vede un po' troppo dentro schemi preconcett.i e figurazioni caratteristiche e quasi macchiettiste: prendendone il modello nei nababbi sbarcanti a Genova che , fanno gli affari,, saltaheccando per l'Europa in aeroplano e s'illustrano di una dollaresca dignità nei loro gesti, pesanti di protezione e di salvezza promessa; o delibiamo o tipifichiamo la loro vita, se ne siamo informati, nell'ottimismo emersoniano, nelle girandole d"apoteosi di Whitman, nella prosopopea baldanzosa di James: e chi l'uno e l'altro, semplici e immediati, assertori di quel che si è con cordi a ritenere come l'essenza della razza. E poi c'è Monroe antesignano che li battezza e li leva a segnacolo e li difende. Si potrebbe ammirare ed amare questa specie di avventura, questa marcia all'occideote dove ciascuno s'impegna per la sua fortuna fino alla morte e in quest'impegno la esalta. La civiltà dei !re P. Puritani, Pionieri, Pragmatisti: ridurre in se al limite ogni bisogno; spostare all'esterno, contro la natura e i ne,mici, la lotta dell'intimo eeasperata; fidare in questa lotta, credere che ogni inizio è un bene. C'è quasi in questi atteggiamenti, che furono nella storia succes•ivi - che scoprirono e fecero ]1America - un ritmo necessario, che trova la sua espressione facile e sonora. Non si può pensare una via di pensiero e d'azione, più diritta; un dilagare e un fertilizzare regolato meglio; l'espansione ha dei termini prefissi, di natura geografica; oltre e' è il mare, cui non strappano il segrete. :Se non che questa civiltà. patisce d'un ingorgo; non s'è aocora esausta materialmente, non ba ancora fruttificato con tutti i suoi prodotti, nè garr·ito su tutto il suolo, quando già nella sua forma fermenta. Il pensiero ha scoperto il terreno; con l'invidiabile sua prematurità è corso troppD e ha bruciato i freni; s'è stancato di profetar la oonquista. Quando la predizione s·avvcra il veggente muta il tono del suo canto. 'ila via via il popolo impara a ruminare i detti famosi, e ci crede. C'è chi gli propina le cose vecchie intensificandole di retorica; le parole ripetute si fanno segnali e motti, adunano e collegano. L'astrattismo, se hanno faticato molto, gli è pure di sollievo. Una ripresa di motivi, fatta popolare rlalle cadenze, incita e insieme culla: è quasi un balsamo al sudore, una porta aperta sul sogno. Ogni crepuscolo della stanchezza l'indora, quasi necessaria, una <moralità.». Questo è il cilicio che dice Suckert, e non è pia oi una maglia dr flanella, igienica. La sua eswnza medica - medicioa delle anime - è r·ivelata anche dal suo esser raccomandato, poi imposto, dalle donne ; esse furono al centro della campagna per il proibizionismo, come una volta di quella antischiavista; a loro si riconosce la libertà di commuoversi, di chiamar-eal soccorso, di provvedere. Se gli uomini le ascoltano vuol dire che !,anno bisogno di infermiere. La civiltà. pragmatista è una civiltà femminile perché il fare è una piaga, e bisogna bendarla. Si può dire però che questa eresia è già scaduta, poiché è ridotta a cercare il rimedio ; i pensatori prima degli operai, ne hanno i·muscoli stanchi. Se l'America fosse tutta americana quella LA RIVOLUZLONE LIBERALE pagina di storia sarebbe fioita e non oi sarebbe da vedere più nulla. Ma Monroc non impedi..ce che i! sangue si alteri <!he l'orizzonte si rinnovi. La dignità vera de~Ji Stati Uniti sta nell'essere sbocco al dolore eu;opoo; quel dolore fisico, delle persecuzioni e della miseria, don.doscaturisce l'eresia nuova. Perché gli Stati Uniti sono miserabili, perché addensano con la fretta e con la noncuranza dell'imprenditore gente a gente, colore a colore, lontananze opposizioni, insofferenze, odii., perchè danno il pane seconrlo la cieca stravaganza delle leggi economiche; perchè ignari, con un gesto insultano e irridono; perché son sempre padroni, hanno sempre ragione. e puro incarnano ogni ideale e asseverano tutto il. bene, di fronte all'immigrante; o l'ideale e il bene glielo mettono addosso per forza, bandendolo da ogni comunione se non ci crede. Questi si fanno ribelli. A dire una menzogna a chi soffre lo si obbliga alla rivolta. Più hanno sotrerto più hanno, nella carne già esercitata al martirio, lo spirito pronto; non gli resta margine di sensualità per esserne distmtti. E tra i ribelli più ribolli figurano, ingigantiti biblicamentc, gli ebrei. La sotrerenza loro per tanto tempo repressa, finalmente s'articola; e trova mezzi pronti, strumenti affilati. Tanli di loro si son mossi l'animo donandolo e con quel fervore d'astuzia che li fece eroi delle imprese e dei traffici si sono atracciati alla ribalta. su la loro potenza si puntellano i più afflitti, qnelli che dalle percosse e dalla torva attesa vanno prorompere in un grido: scienziati, sociologhi, scrittori, comunisti, che nell'opera spesso med,iocre versano gocce del loro sangue bruno a guizzare come un fosco lampo di poesia. Quanto è in essi di disorganico s'approfitta della stanchezza generale e fa scuola. L'irrisione è quasi vicina. alla pietà e una passione gommessa vi ribolle; la critica sale a sprazzi lirici, illumina il cielo di lampi e, se anche non penetra e non rischiara accieca col suo bagliore. Nulla contraddice di più alla coltura: ma gli elementi deHa coltura li adoperano, li macerano quasi nella frenesia di distruzioni e di costruzioni che, proposte da un qualunque argomento particolare, voglion sempre risolvere, in furia sintetica, i problemi universali. Gli ebrei, e poi gli altri immigrati sono anche il tramite dello coso europee. Ne sanno scernere le ideo più esplosive, sanno caricarle opportunamente por lo scoppio. Quel che da noi si fa c_on la grazia e la vanità d'un ghiribizzo o d'una illuminatoria acquista, per la petulante fede con cui J'intorpret.ano, valore di assioma centrale, creariò aloni insperati di rispondenze intorno a uno qualunque dei nostri passatempi. Dieci versi lib~r_i servono da pedana per lanciarsi all'assalto conti'§ le servitù accademiche, i verbosi stilisti da parate, la fattura commerciale della poesia, l'iildeunità artistica dell'ottimismo morale, tre novelle :spressionistiche fanno da catapulta per squarciare la rocca del buon costume, del bell'ordine, del santo patriottismo, del meritato guiderdone e del lieto fine che domina e assoggetta le letterature indigene. Gli Americani eran giunti all'apoteosi della fiducia di sè : ogni conquista materiale gliela rimbalzava addosso e alla volontà non parova mai che forse aperta la via della rinuncia. Ormai è ricoperto il male (•di che lagrime grondi e di che sangue•) e se tanti, ancora Pionieri, si afl'o.rlnano a trovare il pratico rimedio; alcuni ne hanno vista la radice. E l'amano. Guardano il male, denudato, come la cosa nuova sognata e sperata, il profondo spasimo che sale a galla o si può limitarlo e se ne piglia coscienza e possesso : e perciò è bello. Questo mistero represso - istinto, divagamento, pigrizia, irrazionalità, dubbio scientifico, indisciplina, violenza, speranza nell'assurdo, voglia di dannazione - si rovescia con fragore su l'umanità ignara, e ora vale; nessun gioco d'azione resiste, e bisogna fermarsi. La macchina umana di cui si era precisato il rendimento per tutli i secoli, è guasta come da paralisi. Ma questa adorazione della sosta è momentanea; nessuno ha il coraggio di predicare l'inerzia. Anzi, dover sostare è un altro male. La rivolta del!' anima soggetta non fu senza ragione; la parola per l'individuo è un lume, e non se lo permette se non con uno scopo: la sofferenza cbo tocca chi le pronuncia non vogliono che sia buttata· ed ecco deve diventar arma e promessa. Se il sing~lo si ripie~a in sè è colpa della società matc'igna. Ogni lirica postula una rivoluziono. L'attivismo deÌl'intellighenzia russa s'accoppia a un residuo d'oratoria Washingtoniana; da ogni manifestazione (diciamo pun artistica) deve rampollara una libertà., che è in sè il bene. Non possono escludere l'individuo dal consorzio: quel che vede da se e per sè dovo immediatamente rruttare per tutti. Se pure ha visto che questo fruttato equivale a zero - se ha sentito I' angoscia d'un altro bene pe1·<luto,e, ha maledcUo l'ordin~, l'organizzazione e l'utilità. 1 spettri ammooitori da cul non si sa libei·arc, e sanguina por rinascere a una verità. unica sua: il zero lo si tramuta in un infioito chiedendo per tutti questa liberazione impossibile, l'angoscia bisogna rinn.e,.. gar-la pe,·chè si deve f';J.rr•aggiungere a tutti la mèta senza che più nessuno abbia il diritto di soffrire. E ancbc in questo senso primeggiano gli ebrei, che fanno delle loro lamonlazioni un t~sto sacl'o. Il furore de!l 'erotico sta appunto nel non sapersi isolare, nel suscitare a ogoi suono risonanza. Per sfuggire all'utilital'ismo doventan profeti, che vuol dire scontisti di paure e cli tripudii, in somma, banchieri. Credono di fonda.r la banrn dell'ideale, e per ciò d'aver compiuto e additato un sacrificio; non s'accorgono che in quanto risponde a un interesse, serve alle passioni, gnida seconcto una direzione cui l'anima dei molti tonde naturalmente, quest'azienda è una banca come tutte le altr-C',e non c'è sacrificio là dove si agevola una via. Non conta nulla, per la sua dignità., che quest'interesse sia mutato. A parlar di libertà in vece che di guadagno quando di ~nesto tutti sono sazi, non ci vuol punto ratica. L'Ame1·ica è il più grande - e il più imperfetto - fenomeno sociale o perciò non ci si può impai-are nulla. Vive per pretto istinto, con un'amorosa coscienza collettiva, come gli animali simbiotici. Per vivere deve mutar di forma, di colore, clevepsichicamenteadatt11rsi. Ladissonanza. quando si leva, è rotta, assorbita, sepolta nel brusio uguale, ritmico della sua vita, che si riconos,,e soltanto dal battere del temPo, come l'agitarsi grandioso e impersonale dell'oceano. Quella che sembra la terra del movimento (e del progresso) non sa altro che ripetere certi suoi atteggiamenti primitivi e irrigidirsi nella irrealtà d'una legge: può esser simbolo della Natura. Ma nessuno ci può sentire neppure per un attimo la libertà di Dio. Inutili quelle eresie: che non si producono se non lungo un'immobile via circolare. UM BRRTO MORRA DI LA VlUANO. Leclassmi ediela burocrazia Come e per quale ragione si è formata la olassa media, o per meglio dire come si è formata questa ((idea di classe! giacchè non altro è il r,;al modo di esistere di codeste ,entità che si chiamano classi 1 La classe media, fino a.Jl'epoca delle l'ivoluzioni proletarie succedute alla guerra, poteva realmente esser definita. dalla condizione eoonomica degli àggregati, dalla misura piuttosto che dalle caratteristiche del reddito. Questa classe sentimentalmente si r,ifoneva incorporata alla borghesia, formava anzi in oort.o modo la clientela della borghesia, nel senso classioo di questa pa.rola. Pare che la spinta alla, sua orga.nizzazione concreta sia stato a tutta. prima un timoTe estremo delle mandfestazioni r,ivoluzionarie e l'idea di creare un argine alle temute catastrofi. In questo mome.nto, dominato prevalentemente da moti vi sentimentali, la classe allargò idealmente i suoi confini a limiti del tutto arbitrari : essa d-nsosta.niZaebbe 11 idea di sta_cca.rsiin fretta dalla « borghesia n, respingendo in questa non S-Olole categorie economicamente più fortunate, ma quelle il cui tipo di reddito era, per ragioni egualmente sentimentali, p1ù odioso agli elementi rivoluzionari in procinto di t,rionfare, cioè specialmente le persone viventi esclusivamente di reddito dominicale o magari soltanto cl,i•arricchiti di guerra. Eccettuato questo numero tutta l'ex borghesia era diventata « classe media», de1in-e.a.ntei suoi COJl.fi.ni verso le classi1 operaie con la distinzione de) lavoro intellettuale. Era anzi la, classe intellettuale senz'altro, di qui per faci1i trascorsi, la depooitaria delle tradizioni. superiori della razza e della oiviltà, l'elemento fattiv-0 del progresso, ecc. Facil cosa vedere come questi confini fossero del tutto fautastici; in realtà la nuova compagine era eostitu.i-ta da categorie disparatissime le· qua.li, nella simbolica piramide sociale non rappresentavano a,ffatto strati contigui, ma strati posti a varie -distanze verso la base e verso il vertice_ Certi sbalzi, è vero, si son sempre notati au. che nell'aggruppamento, dei lavoratori manuali, sulla cui unità e consistenza di clasoo, ciò non ostante, poco è a ridire. Ma qui le differenze erano infinitamente più grandi. Come sot~ trarre alla t( borghesia,, tutti i cosidetti lavo• ratori intellettuali che son-0 realmente degli imprenditori, costruttori e creatori della propria economia individuale, e confonderli con 1e innumerevoli categooie a reddito fu;50J E quali sono i caratteri comuni che si riuniscono sotto questa deuomiDJazionevaga e astr::i..t~ ta di lavoro intellettualB1 Come stanno fra g!i intellettua.li i medii proprieta.ri ed i meclii imprenditori, e dove collocare costare, se non posR sono, per l'eseguità dei loro redditi, entrare n1>!- la borghesia, nè per il genere della loro occupazione cadere tra i manuali? Una chjarificazione di questa i.dea di cla&c;et'u però portata rapidamente dalla organizi:1.· 1.ione prat..icadelle singole. categorie, sul terreno della lotta economica. Associat..asi per via di se11tin-ie11Li, con uno scopo vagamente, inquietamente conservatore, la classe media., si è accorta ben presto che per prendere la su.a,parte al saccheggio universale organizzato dopo la guerra, non potl'ndo valersi dei metodi della. borghesia, cioè degli imprenditori, doveva e non poteva che vale,rsi dei mezzi degli operai. E allora la f:toria vera del movi111c--11dLeolle classi medie, qual ci appare oggi, in modo da annientare il ricordo di quella prima fase, è tutta una serie di imitazioni e cli contrafl'azioni dei movimenti operai spec.~o una loro E.sagel'azione e caricatura. In que,,t opera positiva l•alustra delle cla;si _intellet. tuali e super1on, le pretese culturali, il vanto delle tradizioni, sfumano rapida.mente, il termi. ne e< proletariato intellettuale», per ese~pio vie-. ne a piacere molto di più. In; ,realtà 11 movimento si restringe e si consolida nella cerchia di strati molto omogenei e Tealmente situati verso la base della piramide sociale. Ne sono dunque, in genere, esclusi tutti gli imprenditori di _qualsiasi .genere, ,e salvo qua.lch~ aderenz~ sent1~n~ntaJe, qualche categocria oscillante e mdefìmhile, la classe è formata da persone a, reddito fisso, "• • poche paro-le da impiegati, in grande maggi-i,_ ra.:nza da impiegati -di aziende pubbliche e sem• pubbliche. Questa circostanza è d1 straordmano rilievo, poichè si riallaccia ad un altro fatto caratteristico il fenomeno burocratico-. Il proce;so burocratico è legato a vari fatt1 politici e sociali il cu-ùstudio non è possibile e, saurire in breve discorso. Nel suo aspett-0 est?, riore, e più appari.soente quello del « numero dei funzionari, il fenomeno è determinato dal I<, sviluppo d;l socialismo di Stato, da un fate-0 cioè che per brevità di cliscussio"1e possiamo da. re per conosciuto. Nel suo reale e intimo aspetto, di « patere dei funziona.ri », deriva, in primo luogo, da quell'inclcbot.imeuto dei pote-ri rappresentativi, rivelat-0 dall'incapacità legislativa della Camera, che ha tra.sferito negli organi permanenti dell'amministrazione non solo tU.tì.€. le funzioni cctecniche» del governo, ma anche una somma. sempre più considerevole di inizia. tive. In secondo luogo da un singolare proc~ giuridico, il quale è pa.rtit-0 da una serie di tutele del funzionario contro temuti o denunziati arbitrii dei pubblici poteri, mediante cui si è riusciti a sviare il carattere essenzialmente pub? blico del rapport-0 d'impiego per trascinarlo nel campo strettamente privato del diritto contratt,uale. Questo momento è liberale; ma soltanto come forza e i-ndirizzo di inizio. Ben rapidamente il moto s'inverte; nella teoria del pubblico impiego, considerato. come, un negozio prevalentemente privato, come locazione d1ope.rrat o &e si vuole cmne 11n mandato s'llli gene1·is, si radica e cresce il concetto del di1·itto all'impie. g() in tutta la sua -estensione• e organizzazione,, quale è stato co,;tituito dalla giurisprudenza più vicina, per cui si è verificata da mano a mano~ una sempre maggiore subordinazione dell'ufficio pubblico a certi diritti subiettivi del fun. zionario, consacrati come assoluti. La fase dell'organizzazione sindacale dei fun. zionari sopraggiunta alla fase precedente non ha fatto che riassumere e oonBoLidare questi diritti singoli in una sorta di diritto collettivo (in realtà non ben definito nej suoi S-Oggetti) il quale si spinge nelle sue pretese più audaci fino a considerare un pubblico servizio come oggetto di una concessio.ne e."V-jure, dello State, alla corp0-_ razione, che lo ad.empie, con ampia. autonomia. amministrativa e disciplina.re, Come eia sorto j11 un periodo caratterizzato dai processi descritti dell'incremento quantitativo e qualitativo della burocrazia, cOn vivaci ap~ pa.renze e, con ma-nifesta.zioni clamorose, un movimento antibu.rom-atico si spiega per contraddizione. Però non. ci svii il fatto che i predicatori della crociata antiburocra.tica siano usciti preva1entemente dal aeno di quelle stesse classi medie in cui si è formato e sviluppato il moto progrea. sivo e trionfale della burocrazia. Questa contraddizione è eliminata dall'altra, fra l'universale e quasi pacifica acoettazione teorica della riforma antiburocratica, e la reale impossibili¼ cli attuarla in ogni minima parte. Infatti come potrebbe la classe media, così come l'abbiamo definita, accettare una- riforma nel senso della riduzione numerica della burocra(lia e della menomazione intrinseca dei suoi poteri! Un giorno Gaetano Salvemini parlava, di questo problema della burocrazia, e proponeva fra il serio ed il comico di occupare Roma con una rnano d'armati, mettere in ..istato d'aa. sedi-0 i Ministeri, e con decreti pubblicati sul tamburo, sciogliere i vari corpi burocratici, di~ mezzarLi·, proiettare a gruppi• i rimaati nelle varie parti d'Italia. E infatti per riformare la burocrazia non ci von·ebbe meno di una rivolu4 zione o di una. reazione che dir si voglia. Ora. questa reazione non è aJJatt-0probabile, e quella che ora chi-amasi la Rivoluzione sembra indirizzata a, salvare piuttosto che a perdere la costituzione dello Stato. Uauoo FoRMENTINI. ('·i 80110 parecch:ie centùu1ia. di versO'nc che 1·i-ce~ ,,0110 LA RIVOLUZIONE LIBERALE regolrirme·nte 1• 110,n e1: hanno JXlgnto anco-ra l'abbona~ mento. Aio/te di esse ,'i0-110 amiC"idel 11ost1·0 gio1·~ noi,:, che onn e,: mrm'dcrno f',irnporto doi·u o pi.·1.Ì, 1u•1·dimentÙYlllZa che pe·,· ct1tfi1;a. 1Jolontà. Da altra parft' 1'x.~irfrvono co•m_r;re11dereche il ·llosfN, ginr,wle tJive sugli abbona.mt>11t'i e g-uesti ritardi <·i .'lono Jn(Jl/o rlarn•uo:-.i, t' dettrmina'l'l,o grai-i ·irrt {lohtrità di i;JJedizione e r/:i, ammvn.ti- .,·trrtz'ioné. /,i esortiamo a n1<Jnfarci atl,endere più r, lungo e a non costti11.gerci a rico-rre1 re o ,"{o//1'cillfz:iom·, t1·atte postali o altr·i ttJ~to."irn.ezz, di 1·isco.'{.i:1·01u:. G. B. GOBY..'J"l'I, gfrt·nte respon,,·abde PrN"EROLO - TIPOGRAF1A SOCIALE.

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