RE NUDO - Anno XI - n. 85 - marzo 1980

18 THE SPECIALS (Chrysalls 1265) Nell'ambito di un ambiguo ri– torno di '60, già nell'aria da tempo, è esploso quest'autun– no il revival del blue beat e dello skai, generi musicali da inserire ,.ell'albero genealogico del reggae. Protagonisti di questo ripescaggio sono gli inglesi Madness (quelli di One step beyond), i Selecters e gli Spe– cials. Di questi ultimi, sette musicisti più qualche sessionman di pre– stigio, come il trombettista "Ri– co" Rodriguez, è uscito un pri– mo LP, prodotto da Elvis Co– stello. La copertuna ce li mostra impeccabilmente vestiti alta mod: capelli molto corti e cap– potti 2-tone. Un ennesimo ten– tativo del rock-biz di interessare junkies di novità? In realtà que– sto disco è divertentissimo: scampoli di piovoso blue-beat riciclato per le necessità attuali. La comicità è assicurata. L'am– bum apre con "A message to you, Rudi", ormai in inno per mods e skinheads, e prosegue frenetico con usi e abusi di tromboni in delirio e percussio– ni esagerate: "Nite klub", con l'?nfetaminico basso di Horace in primo piano, è un momento di riuscito sincretismo tra skai e disco. Si continua con "Con .. crete jungle", "Doesn't make it alright" e il vecchio pezzo di Prince Buster "Gangsters". L'affiatamento delta band è no– tevole, come del resto il livello tecnico delta sezione ritmica. E cosi in un'immaginaria, ma neanche tanto, scenario di clubs delle Midlands col pub- blico in overdose di Guinness e Watneys, nel fumo ed allo stretto, si compone lo stereoti– po di questo fenomeno pas– seggero. Questi Specials sono stupidi o troppo furbi, ma sicu– ramente molto bravi. giorgio adamo "Joe's Garage Aci Il & 111" (2 Lp-Zappa Records CBS) "Multiforme, geniale, dispotico, sporcaccione, imprevedibile" sono solo alcun, degli aggettivi che gli sono stati affibbiati da critici e da musicisti, nel vano tentativo di descriverlo a paro– le. Da 15 anni Frank sfugge a tutti gli incasellamenti, con la sua musica teatrale e satirica sempre densa di sorprese e trovate beffarde. La fine degli anni '70 lo vede cempletare la trilogia di "Joe's Garage", una metafora sulla repressione delta più temibile forma di libertà: la Musica. Ora più che mai i testi sono fonda– mentali, zeppi di allusioni stoc– cate feroci che colpiscono tutti gli aspetti del mondo musicale (dal Reggae alla Fusion Music, dalle case discografiche ai cri– tici, dalla elettronico-mania ai, santoni guru). Il tutto confezio– nato con trucchi linguistici, tri– pli sensi e un'imbattibile crea– zione di neologismi: chi non sa maneggiare il super Slang Americano, o non dispone di qualche amico suggeritore, perderà il 60% del divertimento e non affermerà il filo del rac– conto che si svolge attraverso i solchi. La musica (ingioiellata da lun– ghi assolti della chitarra di Frank) è meno sfaccettata del solito e si concede qualche pa– rentesi malinconica. Il primo atto era più stringato e al– legrotto, ma qui l'atmosfera si adegua al clima pessimista del– la vicendsa. Assolutamente ir– resistibili "Stick il out", galop– pata porno-ballereccia di Joe con un aspirapolvere erotico, e "Little green Rosetta" inno fi– nale da brigata ubriaca. Se amate Zappa da sempre, questo doppio album è un ba– cio sull'ombelico; se volete im– parare a conoscerlo, non, è certo l'approccio più semplice: assaggiate prima "Sheik Yer– bouty". massimo bracco COREA & HERBIE "An evenlng wlth chlck Corea & H wble Hancock In concert" (2 LPCBS) Questi due teppisti, fondamen– tali nella storia del Jazz-Rock e della Fusion Music, si sono riu– niti più di un anno fa per una tournée mondiale armati esclu– sivamente di due pianoforti a coda. Corea è tuttora sprofon– dato in una cura disintossicante dalla sbornia elettrica, avendo inciso anche un altro album "'Duet" in coppia con il vibra– fonista Gary Burton (già suo compagno nel '72 fra i solchi di "Crystal silence") e "Delphi", Lp in solitudine al centro Dia– netico di Ron Hubbard. La struttura a doppia tastiera consente notevoli incastri rit– mici e armonici, a patto di non pasticciare accavallando geo– metrie discordi o sovraccari– che. I due non cadono in questo errore, anzi sorreggono co– stantemente l'interesse dell'a– scolto con interscambi inge– gnosissimi e un sorprendente coordinamento telepatico: i vir– tuosismi fine a se stessi e i luo– ghi comuni (quali gli insistenti spagnolismi di Chick) sono banditi fuori dall'uscio, anche quando Herbie resta solo sul palco nella terza facciata. A coronamerto del successo dell'iniziativa, la coppia ha pro– grammato una nuova serie di esibizioni. Per gli appassionati di piano– forte acustico, questo doppio album è un'autentica leccornia, oltre che un'occasione per ve– rificare la vera più seria e in– contaminata di queste impor– tanti quattro mani. massimo bracco "Lone car cruising" suggerisce l'eco di passi felpati nella notte, "Hey good looking" colpisce le corde del ritmoooo; la danza sincopata condotta da Mick Edwards (voce e chitarra) viene ammorbidita da inflessioni vo– cali alla Mark Knopfler. Quando questa band avrà fissato e amalgamato ulteriormente il proprio suono sarà lecito at– tendersi da loro qualcosa di 1 grosso: l'antipasto per ora è _.._ ____ .,I molto stuzzicante. SIOUXSIE ANO THE BAN– SHEES Joln hands Polydor POLO 5024 Continua ad impressionare. Senza dubbio un fenomeno la cui portata va al di là del pro– dotto consumabile. Alte sue spalle c'è una vita sicuramente dura, i cui traumi si riproducono invariabilmente sulla creatività, creando una atmosfera gene– rale che non si può definire, per usare un termine obsoleto, da "good vibrations". Tutto è an– goscia, insicurezza, a volte di– sperata consapevolezza di un presente senza felicità di sorta. Ha creato un.sound lancinante, ultraelettrico, inimitabile. Chi ha ben presente "The scream", suo album d'esordio, ritroverà . in questo "Join hands" una coerente evoluzione di stati psicologici ai confini delta pa– ranoia. Una realtà difficile da accettare, ma comprensibile per coloro che vivono in una dimensione urbana, oggi sicu– ramente pesante. Siouxsie ed il suo gruppo si sono spinti que– sta volta su terreni di maggiore sperimentalismo, alta ricerca di un'estetica definitiva per il rock degli '80. Ascoltate attenta– mente "Playground twist" e "Regal Zone": piccoli capola– vori di poca commerciabilità, se ne riparlerà in un'ipotetica sto– ria del novo-rock. Le notizie re– centi la danno in un mare di guai: epatite, metà gruppo che si dissocia, tournée annullate ... Possiamo solo dire che se ne parlerà ancora in ogni caso, come di chiunque altro abbia un qualcosa di importante da urlare. Giorgio Adamo LIVE WIRE "Plck li up" Provate ad immaginare un suo– no pulsante ma privo di accele– razioni neurotiche, un ritmo in– sinuante che privilegia il passo dell'uomo rispetto alla velocità della l])acchina: Uve wire.è un cocktail raffinato di remini– scenze Tamia Motown, reggae & funky, unn ammirato omaggio all'impatto ritmico dello Steve Wonder di "Superstition" e una fusione calibrata di queste ten– denze con il suono naturale di dire straits. Sensibilità e matu– rità tecnica permettono a que– sto gruppo americano di cen– tellinare gli ingredienti. Cosi Francesco Pacella NAZZ-NAZZ (S.G.C.) Ristampa più o meno auto– .rizzata dell'ultimo album dei azz. il gruppo di un Todd Rundgren non ancora salva– tore del rock e della patria. A distanza di tanti anni (dieci), il gruppo regge si e no. Come lo stesso Rundgren. del resto. Nazz IIl è opera meno dura delle due precedenti. con in– fluenze psichedeliche oon trascurabili. E' chiarissimo l'amore per la scuola mod in– glese. Traspare già la tenden– za di Todd verso le strumen– tazioni vaste e fin troppo ric– che. Di pregevole. c'è il fatto che Rundgren i tiene qui an– cora a freno. ei pezzi mi– gliori (Some people. Magie me. Loosen up). il suono è forte quanto ba ta. scandito da una batteria asciutta e pre– cisa. con succosi inserti chi– tarristici. ella sua durezza. conserva ·ancora tutti i colori di un'epoca. E' comunque una riedizione che pungerà nel vi– vo molti collezionisti arrab– biati. vista l'estrema rarità del ·'pezzo". Paolo Bertrando FRANCESl;u \:iU\;~INI E I NOMADI - AlbumConcerto(EMI Ita– liana) Allora: dopo De André + PFM e Branduardi + Banco, ecco la nuova accoppiata concertistica. Guccini + No– madi. Tanto per rendere più evidente il richiamo al pa sa– to. (agli episodi dell'oggi troppo trascurato beat italia- no). i nostri si sono scelti esclusivamente pezzi risalenti agli anni '60. Da vecchie glo– rie come Dio è morto e Noi non ci saremo. fino ad episodi più squisitamente gucciniani, Canzone per un 'amica o Pri– maveradi Praga. Del resto, chi cono ce bene (ahimè) l'ulti– mi imo Guccini non potrà che approvare le canzoni scelte. di presa e risulta 10 molto più sicuri che le varie Amerigo o Eskimo. E poi. Guccini sul palco è pur· empre Guccini. con tutta la ua capacità di tenere salda– mente in pugno il pubblico. con tutta la sua verve di can– tante sperimentato. Qui è ben · coadiuvato da Augusto Dao– lio. in inedite versioni a due voci: Canzone per 11n'A111ica è un duetto di ottimo equilibrio. ma la resa è costante: basti ascoltare A 11sch111itz e Statale 17. I Nomadi ono supporto strumentale discreto. mai in– temperante. nemmeno negli excursus blues di Statale 17: le voci sono sempre lasciate in assoluto primo piano. Quanto alle canzoni. è storia vecchia . Chi può dire di non conoscer– le? Rilette oggi sono ingenue. certo. e forse un po' datate. Eppure la riproposizione non è gratuita. il messaggio in fondo ottimistico e solare conserva significato. Non po siamo vivere di soli Con– tortions. Paolo Bertrando THIRD \YORLD "The story's been told" La banda del terzo mondp ci offre il suo quarto capitolo pro– seguendo sulla via tracciata nel precedente "96° in the shade" evitando con grande classe strumentale e compositiva la caduta di tono. Certo Third World oggi non suona più il reggae pulsante e psichedelico del loro primo e omonimo al– bum ma lascia fluire i suoni plasmandoli secondo esigenze espressive più varie ·e progres– sive. L'influocata line-up per– cussiva dà a questo album fre– miti nuovi, completa il percorso di questa band attraverso tutta la musica nera e risolve brillan– temente la monocromia del battito delta musica raggae. Non mancano certo gli inni Ra– sta come "lrie ites" e "Come tcigegher", ma Third World col– pisce nel segno soprattutto "Talk tome" dove gli strumenti e la voce corrono a briglia scuolta su una linea funky di grande effetto e in "Always around", stupenda ballata che ricorda le migliori "canzoni" di Smokey Robinson. Chi ha attri– buito sinora a questo gruppo il livello più alto di sintesi tra reg– gae e musica Africana non potrà restare deluso: nell'uni– verso sonoro dei Third World il sole brilla ancora alto. Francesco Pacella

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