RE NUDO - Anno VII - n. 42 - maggio 1976

6 LETTERE Cari fratelli-sorelle. Scrivo questa lettera ... per par– lare un po' del bellissimo quan– to incasinato articolo apparso sul n° 38/39 dal titolo «Follia & Repressione», dove, in quel fa– moso controcongresso si parla– va tanto di sessualità e politica, droga e politica, rivoluzione, at– teggiamenti più o meno rivolu– zionari, cosa si deve fare per essere buoni sessual-drogato– rivoluzionari ecc. Il mio parere è che oggi, nel '76 si tende a portare le nostre po– sizioni su una falsariga rivolu– zionaria; ci si incartapecorisce per vedere se siamo o no dei buoni rivoluzionari, se quello che si fuma il suo bravo joint o si fa un trip può essere ancora rivoluzionario o no, mentre il povero cristo che si buca di ero o anfa sicuramente è servo del sistema bla, bla... (posizione quest'ultima cml tipo Stalinisti, MS ma non solo loro). Ma caz– zo, la rivoluzione armata con spargimento di sangue ecc. da– to che se ne parla dal '68, non si è ancora realizzata, nè si realizzerà mai se continueremo a chiederci: «Ma saremo poi dei bravi rivoluzionari facendo quello che facciamo?». Cosa cazzo ce ne frega di essere più o meno rivoluzionari come si deve, questa posizione lascia– mola al PCI e alla cosiddetta «estrema sinistra rivoluziona– ria» (?). Compagni, siamo an– dati tutti in merda da un bel po', e ce ne siamo accorti, ma con– tinuiamo a chiederci se è più giusto portare blu-jeans rattop– pati con la barba alla «Che», op– pure se è meglio indossare qualcosa di Fiorucci e oscene scarpacce a punta, non accor– gendoci poi che in tutti e due i casi siamo proprio noi le nuove leve, le travi del capitalismo e della borghesia. Ci continuiamo a chiedere se nelle manifestazioni (N.B. ma– nifestazione per me = scoppio della sacra rabbia popolare contro il potere clerical-fa– scista a causa di fatti o avveni– menti repressivi causati da quest'ultimo, con tanta ma tan– ta voglia di ributtare nelle loro fogne i preti e i padroni) sia più giusto scandire i nostri bravi slogans, tutti ordinati e in fila con servizio d'ordine, tanto da essere politicizzati quel tanto che basta per non essere tac– ciati di qualunquismo, o sia me– glio dar sfogo alla nostra rabbia in tutti i modi, a costo di sentirci dire dagli altri compagni (?): «siete solo dei provocatori, dei .teppisti!!» Ma basta, compagni basta!! Queste, porco dio schi– foso, sono solo cazzate, facen– do così ci autocastriamo, e lo sappiamo beniss·imo. Ma io mi sono più volte chiesto perché questo succede, e penso che la risposta a questo problema stia nel fatto che siamo diventati vecchi, stanchi, lo spontaneis– mo, l'arte, l'ingenuità sono scomparse, mistificate. Ha sconvolto di più il movimento hippy, che non tutti gli pseudo– rivoluzio-intellettualì ad alto li– vello politico. Il sig,vficato del– l'amore e dell'amicizia si sono deteriorati: siamo diventati vec– chi ma buoni rivoluzionari (?). Il movimento hippy, era vera– mente rivoluzionario, perché era fresco, giovane: nuove esperienze da fare, nuove vo– lontà di cambiare veramente il mondo, di rivoluzionare un ordi– ne di cose assurdo come quello del capitalismo e della borghe– sia! Lo spontaneismo, e se vo– gliamo l'ingenuità (ma forse che uno è pirla perché è inge– nuo?) di questo movimento ha provocato una tale tensione in seno al perbenismo borghese ed una tale chiarezza interiore, una tale coscienza rivoluziona– ria nei giovani, da capovolgere quasi la situazione di allora: da emblema.di virtù la borghesia è diventata lo zimbello, il modello di assurdità da distruggere. Noi oggi (parlo di noi giovani '76) abbiamo soffocato quel movi– mento, perché era scomodo e troppo anticonformista, e la si– tuazione è di nuovo invertita: si– curezza da parte della borghe– sia (sicurezza di reprimerci an– cora, anzi di utilizzare i ns. stessi mezzi per farlo) e casino, confusione nei giovani. Ma la ri– voluzione cos'è? È forse solo la piazza, la strada? No, la rivolu– zione sono IO stesso, che scel– go la mia via, E SIA ESSA GOR– GONZOLA O L'INDIA non me ne frega un cazzo (perché la frase tipo «è meglio rimanere qui e lottare, invece di andar via» è la più scazzona che ab- bia mai sentito, perché secon– do voi il gorgonzolese non ha un cazzo o una figa come l'in– diano, e non sono repressi en– trambi nello stesso modo?) La mia lotta, la mia libertà me la faccio io, lo spazio che mi ser– ve lo prendo io e dove voglio, questo mi sembra naturale, spontaneo (appunto!) e chi cazzo se ne frega se poi si dice che io non sono un buon rivolu– zionario! L'amore di una donna o di un uomo lo vivo semplice– mente e naturalmente senza tante pretese pseudo– rìvoluzionarie, il join, l'acido, il buco li faècio perché mi inte– ressa un'alternativa psichedeli– ca anche se forse tutto ciò può essere giudicato non– rivoluzionario. Perchè questa é la mia rivoluzione, perché la mia vita è una continua rivolu– zione ovunque e con chiunque! Per quanto riguarda la droga, io penso che coloro a cui inte– ressano esperienze di vita alternativa-psichedelica, siano liberissimi di usare (NON ABU– SARE) qualsiasi sostanza stu– pefacente purchè perfettamen– te consci dei rischi a cui vanno incontro, e per coloro che ri– mangono invischiati nell'ero et similia io dico, siamo noi (i giovani!!) con i nostri cazzosi discorsi pseudo-politico– rivoluzionari a confondere le idee di libertà e a costringere i più deboli a cadere nella trap– pola della droga, e a noi perciò tocca, con i mezzi adeguati, ti– rarli fuori, senza aspettare il nulla osta della borghesia: perchè un UOMO porco dio lu– rido è un UOMO e non un rivo– luzionario e basta, perché è mio fratello, è carne con cer– vello con tante idee come il mio o il vostro! Per quanto riguarda la fase at– tuale poi, suppongo che solo il movimento delle Femministe e il F.U.O.R.I. siano i soli in grado di portare avanti coraggiosa– mente un discorso nuovo, con– creto e valido, e mi auguro che continuino così senza trascen– dere come abbiamo fatto noi. Il movimento giovanile ora do– vrebbe trovare in un ottica sem– pre più reale e viva, nuove basi per approdare ad sincero movi– mento di idee alternative e di fatti, e ribadisco ancora l'inuti– lità della· violenza contro la vio– lenza del potere per raggiunge– re i ns. obbiettivi. basta volerlo e tutti qli spazi ch,, ci servono possiamo prenderli, senza fare uso della violenza. (N.B. violen– za per me = fucile o qualsiasi arnese che uccide un altro uo– mo). Basta mi sono scazzato troppo, vado a farmi un trip. Antonio Comunque io sono: Antonio Ca– stelnano Via Soperga n. 54 20127 Milano Caro Re Nudo, stiamo raccogliendo soldi per abbonarci a Re Nudo, ma pen– siamo ci voglia un po' di tempo prima di arrivare alla cifra pre– scritta. Siamo tutti sottoproleta– ri e semiproletari come i nostri padri, ma siamo decisi a lottare con tutti i mezzi e le forze, per portare un contributo alla lotta storica del proletariato contro il potere borghese per una so– cietà più giusta e umana, più egualitaria, per una società co– munista. Il nostro comunismo non è soltanto verbale, ma fra noi, nei rapporti con gli altri lo pratichiamo, facendo del quoti– diano un problema politico e vi– ceversa. Lo viviamo perché lo sentiamo come giusto, come naturale, come vero. Soltanto quando si parla, si discute fra noi dei vari problemi ci sentia– mo veramente noi stessi, recu– periamo in quel momento la no– stra vera identità, la nostra vera natura. I miei problemi sono i tuoi, e i tuoi sono i miei, parlia– mone e discutiamone assieme. Ma con la spontaneità, la natu– ralezza che ci è propria. 11 pro– blema che ci deriva dalla sini– stra storica e da una parte di quella «rivoluzionaria», qui a Bi– signano (Cosenza) è quello del rapporto tra vita privata, fami– liare, personale e vita pubblica, politica. Per noi non c'è con– traddizione e non vi deve esse– re separazione, ma l'una si de– ve identificare nell'altra e vice– versa, altrimenti addio rivolu– zione! A Bisignano si è costituito un collettivo autonomo. È senza dubbio un'avvenimento impor– tante dopo le numerose fratture-scontri fra i·componen– ti della stessa sinistra rivoluzio– naria che, dopo numerosi ten– tativi di far fronte comune per un'azione comune all'interno della comunità locale, attraver-

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