RE NUDO - Anno II - n. 3 - marzo 1971

•f,;s~if ,.,:!" ~.'~;~.:. i •••• ,... ,,••:.:-1•~1 1) j José Manuel, da 8 anni a Mombello, qui col pugno alzato, altro segno ln– controvertlblle di pazzia. E' matto, de– cisamente matto come gll studenti maoisti o fllocastrlstl che nella sclen– tlflKa AmerlKa vengono mandati dallo pslcanallsta - se sono ricchi - e dal– lo psichiatra - se sono poveri - per– ché affetti da « nevrosi acuta e dlffl– cllmente trattablle » (denuncia di psl– canallstl americani al controcongresso di pslcanallsl, Roma 1969). Se dopo 8 anni di Internamento nel lager non è ancora pazzo del tutto, viva la sua sanità mentale! INIZIAMO DA QUESTO NUMERO IL LUNGO VIAGGIO ATTRAVER– SO UNA DELLE ISTI– TUZIONI REPRESSIVE MENO CONOSCIUTE: IL MANICOMIO SPAZIO RISERVATO PER COMUNICAZIONI AGLI ABBONATI o CHI LA FA L'ASPETTI Dal manicomio criminale di Casti– glione delle Stlvlere, abbiamo ri– cevuto Il documento-denuncia di un uomo che Il 16 febbraio 1971 è stato condannato a trent'anni di carcere per avere ucciso un magi– strato. Loris Guizzardi era stato preceden– temente condannato nel 1939 a 25 anni per omicidio a scopo di rapi– na. Innocente, evase dal carcere di Volterra nel 1944, durante un bom– bardamento. Per alcuni anni cercò di risalire al magistrato che diret– tamente lo condannò, saputo che quel procuratore era morto, uccise molti anni dopo, il 17 marzo 1969 il dott. Pianta, procuratore di Bre– scia. Col passare degli anni Loris Guizzardi aveva capito che ad aver– lo fatto condannare non era stato tanto un uomo cattivo, ma la stessa logica istituzionale. Divenuto vec– chio Loris decise di sacrificarsi per dimostrare con un atto simbolico quello che aveva compreso. E il suo timore ancora oggi è di non essere capito, come scrive in una lettera e ha un suo incubo ri– corrente, dove vede in una sequen– za senza fine, un piccolo borghese in pantofole sprofondato in una poltrona da salotto intento alla let– tura di un quotidiano locale; il bor– ghese da una scorsa ai titoli in grassetto in particolare alla cròna– ca nera e ringrazia dio di essere estraneo a quel tipo di mondo. lo sottoscritto Loris Guizzardi nato a Mantova il 10-11-1905fui arresta– to nel 1939 per un delitto del quale mi sono sempre protestato inno– cente... Tengo a precisare ch'io ero cresciuto in un clima fascista dove si diceva che il morire per la patria voleva dire difendere la pro– pria famiglia. In seguito fattomi più maturo e volendo conoscere l'altra faccia della medaglia scoprii di na– scosto (a quei tempi erano proibiti tutti i libri contrari al fascismo) at– traverso i libri qual'era questa fac– cia e incominciai a ricredermi di tutto quello che loro mi avevano inculcato. Il morire per la patria non voleva dire difendere la propria famiglia ma invece significava mo– rire per quella di pochi altri. Ho fatto un piccolo accenno al mio modo di pensare perché al tempo del mio processo (1940) i miei com– pagni di un tempo, quelli fascisti, deposero contro di me, tant'è vero che il segretario federale di quel tempo fece una relazione inviando al Presidente della Corte d'Assise, Zambelli, le testimonianze di due squadristi con i quali avevo avuto tempo addietro, una lite violenta. Volevano mostrare il mio carattere violento, proprio loro che di vio– lenza furono i campioni. Uno dei due testimoni infatti dopo la guerra prese trent'anni di galera, sempre per politica. La magistratura sia al tempo del fascismo come pure ai giorni no– stri, non è mai stata obbiettiva, per– ché anche nel magistrato c'è l'ideo– logia. Ammesso poi che vi siano magistrati in buona fede, penso che s'illudano: l'obbiettività arrampica– ta sugli specchi non esiste; tanto meno l'obbiettività nello stato bor- ghese! In quanto alla polizia, que– sti... della borghesia per loro na– tura sono portati a snaturare dei fatti con il solo scopo di colpire inesorabilmente l'imputato: la loro coscienza stà nello stipendio e in una buona digestione... Per quel che riguarda l'uccisione del procu– ratore devo dire quanto segue: lo non uccisi l'uomo, ma la procedura, che espone la vita di un uomo sen– za prove evidenti. La mia protesta non è stata direttamente politica ma quasi e quando i magistrati sbandierano la loro autonomia, io non ci credo, specialmente poi, nei processi politici. lo voglio spe– rare che questa mia protesta possa servire se non altro a far meditare i magistrati prima di condannare. La mia non è stata una vendetta come taluni giornali hanno scritto, la vendetta la si fa in un altro modo, strisciando nell'ombra e cercando di non pagare il carcere... lo mi sono fatto giustizia e mi sento re– sponsabile delle mie azioni, respon– sabilità che i signori magistrati vor– rebbero oscurare facendomi pas– sare per pazzo. Nella prima perizia voluta dai ma– gistrati, risultai sano di mente, non soddisfatti, ne chiesero un'altra, collegiale, conclusasi al manico– mio di Castiglione delle Stiviere, la quale stabilì la mia completa sanità di mente. Cosa vogliono questi magistrati?! lo mi sento responsabile delle mie azioni e loro devono darmi la pena in base agli articoli del codice pe- DIARIO DI ANNA FRANK N.4 Re Nudo/19 nale 575-577. I magistrati ebbero in quel lontano processo il coraggio di condannar– mi in base alle loro prove cosid– dette logiche, così oggi lo dovran– no avere in base alle prove evidenti e volute da me affinché serva a non ripetersi mai più simili errori giudiziari. Il pensiero del magistra– to in un mondo borghese non è certo favorevole a noi: ne abbiamo le prove nei processi politici alla classe operaia per gli scioperi de/– /' autunno caldo dell'anno scorso e di quest'anno ... Sono con voi con il cuore e..... Con cosa Il compagno Guizzardl sia con noi oltre che col cuore, non l'abbiamo potuto leggere per– ché le ultime tre righe erano state censurate, ma lo possiamo Imma– ginare. Noi lo salutiamo col pugno chiuso. E' un'altro che libereremo, il giorno della rivoluzione.

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