RE NUDO - Anno II - n. 3 - marzo 1971

Re Nudo/ 16 Essa è costretta a recitare la par– te di Cenerentola, che aspetta la fortuna e la felicità dal Principe Azzurro, piuttosto che cercarsele da sola. Sii carina, piacente, usa il rosset– to e il deodorante, non pensare e vedrai che il Principe Azzurro ti trascinerà al suo castello, dove tu vivrai felice per sempre. Questa è la carota e dietro c'è il bastone: « Gli uomini non muo– vono un dito per le occhialute », « le ragazze tappezzeria», « le zi– telle », « le donne libere »... la li– sta va avanti e il suo messaggio è: l'aver acchiappato un uomo è la prova del fascino della donna; essere senza uomo è una disgrazia sociale e morale. La condizione economica della donna che lavora contribuisce in larga misura a far sì che il matri– monio le appaia una liberazione da un lavoro ingrato e mal remu– nerato. Essa è generalmente posta davan– ti alla prospettiva di dover lavo– rare a stipendio ridotto nella più bassa categoria sociale. Essa è infatti di fronte a una discrimina– zione basata sul sesso che anche i gruppi razziali non sono più di– sposti a tollerare. Non c'è quindi da meravigliarsi se il suo deside– rio di trovare marito si rafforzi. Lo strumento più potente che la società possiede per trasformare degli esseri umani femminili in a– dulti non autonomi è il processo di socializzazione. Noi abbiamo una società basata sull'arbitrario e strettamente forza– to ruolo dei sessi. Un allentamen– to di questa condizione lo potre– mo vedere con la prossima ge– nerazione, ma è comunque pur– troppo vero che attualmente il ruo– lo viene assegnato sulla base del sesso... Cosa significa ciò per il sesso femminile? Significa che la caratteristica essenziale del cosid– detto carattere «femminile» è la passività. Attraverso il suo svilup– po e la sua educazione, dall'ado– lescenza in poi, il senso di se stessa, nella ragazza è progressi– vamente frantumato. Mentre i bambini hanno a dispo– sizione dei giocattoli appositamen– te studiati per offrire loro il con– trollo dell'orientamento, le bambi– ne ottengono dei giocattoli che le relegano in un ruolo particolare. I bambini hanno trattori, missili, microscopi; le ragazze invece, bambole ed inutili smacchiatori. Mentre i bambini sono vestiti co– modi ed è ritenuto naturale che si sporchino, le bambine sono ve– stite in modo da sembrare delle « signorinette ». In altre parole so– no vestite per essere degli oggetti graziosi, come le bambole. Mentre i bambini sono incoraggiati G le bambine sono trascinate ad es– sere timide e docili (eufemistica– mente: le donne che sanno ascol– tare meglio, aiutano meglio l'uomo). Mentre i maschi si preparano a diventare i creatori del proprio fu– turo, le donne sono portate a met– tersi in relazione con gli altri e ri– nunciano alla loro autonomia, in quanto pensano che il loro com– pito sia quello di tentare di es– sere piacevoli. Piacere significa abdicare. Questa è la lezione che la giovane ragaz– za impara. E' la lezione che trova la sua apoteosi in un recente best– seller scritto dalla stella del cine– ma americano Arlene Dohl, il cui titolo è indicativo del suo mes– saggio: « Always Ask a Man» (« Chiedi sempre all'uomo»). Fin tanto che il matrimonio e la maternità sono concepiti come lo– gico destino della donna e come la massima realizzazione della sua natura, significa accettare una si– tuazione imposta dall'esterno piut– tosto che operare una libera scel– ta in rapporto alla propria indivi– dualità. Fin tanto che la donna accetta que– sta situazione essa metterà in pe– ricolo la propria individualità e le possibilità di sviluppo come esse– re umano. Noi tutti siamo a conoscenza del– l'enorme consumo che le donne fanno di alcool e di pillole e della grande affluenza di pazienti alla psichiatria femminile in seguito a disturbi non bene specificati e del– la miriade di sintomi che suggeri– scono in modo evidente che qual– cosa sta tormentando un'enorme quantità di donne. Se noi a questo aggiungiamo l'e– norme successo dei libri femmini– sti quali « The second Sex» e « The feminine Mistique » e la cre– scita dell'onda femminista in Eu– ropa e in AmeriKa, penso che sia chiaro a tutti, eccetto alle menti più ottuse, che il quadretto della donna di casa felice, la donna sod– disfatta che ha comprato tutte le immondizie della mistica femmini– le, che questo quadretto, dicevo, è una grossa distorsione. La verità emerge a caratteri cubi– tali: FRUSTRAZIONE. In tutte quelle donne che hanno conosciuto il senso di vuoto, la frustrazione, spesso è seguita da un senso di colpa. La domanda per le donne è: chi sono gli artigiani del nostro par– ticolare tipo di oppressione e qual è il modo migliore per sconfig– gerli? Per la prima volta dobbiamo ren– derci conto che la liberazione del– la donna deve essere collettiva; essa deve tendere alla libertà di tutte le donne. Il nostro traguardo deve essere che ciascuna e tutte le donne che vogliono fuggire il ruolo loro imposto dal sesso, ab– biano la libertà di farlo. In secondo luogo, dobbiamo otte– nere i pieni diritti economici, per– ché solo la libertà economica può garantire alle donne che le loro teoretiche libertà civili forniranno loro la libertà nella pratica. Dob– biamo rifuggire dalla nozione di donna come parassita economico. In terzo luogo le donne devono liberarsi dall'attuale schiavitù par– ziale o totale che sia. Esse devono avere il diritto di decisione sul proprio corpo. In quarto luogo, le ragazze e le donne devono essere incoraggiate a cercare la propria realizzazione come esseri umani piuttosto che esclusivamente co– me femmine. Esse sentono che ci deve essere qualcosa di sbagliato in loro, ma che dovrebbero in qualche modo tener testa alla loro frustrazione (nota a questo proposito il cre– scente successo della pillola con– tro la tensione chiamata Cope). Noi siamo tuttora beneficiari del– l'asserzione freudiana che la neu– rosi è un segno della tristezza. E' però nata recentemente una nuova scuola di psicologia che ha definito in modo nuovo la tristezza e la salute. Tale scuola, chiamata « La terza forza » è in contrasto piuttosto acceso con Freud e i comportamentisti. Alcune sue tesi sono le seguenti: ciascuno di noi possiede un cen– tro essenziale, un potenziale e una personalità, che tende a resistere con forza. Uno potrebbe deside- • rare che questo centro fosse la guida del corpo per la salute. Quando questa guida psicologica è frustrata ne scaturisce la tri– stezza. Nessuna salute psicologica è possibile se il centro della per– sona non è accettato fondamental– mente e rispettato dagli altri. Ed essi aggiungono: «l'accomodamen– to non è in modo definitivo, sino– nimo di salute psicologica». Su queste basi sembrerebbe che l'attuale situazione della donna non sia conforme alla sua crescita; ed inoltre che queste frustrazioni sia– no il segno, non di una tristezza mentale ma di una salute mentale. La conclusione più logica che de– riva da tali argomentazioni è dun– que che il tradizionale modo di vedere della donna e la sua mi– stica femminile sono una frode. La donna moderna rischia di per– dere la propria identità, rischia di diventare una cosa: la donna mo– derna si trova nella stretta di un circolo vizioso e ha un assoluto bisogno di liberazione. Più essa si rassegna alle domande della sua situazione, più schiacce– rà la sua crescita umana, e più difficile sarà fuggire dalla sua si– tuazione. Il successo del sistema comportamentistico fu in ultima analisi quello di aver convinto gli schiavi che essi venivano uccisi per il solo fatto di essere nella condizione di schiavi e che ad essere uno schiavo c'era tutto da perdere. Noi donne dobbiamo imparare moltissimo dalla mobilitazione del– la gente negra che viene uccisa perché vuole una dignità negra.

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