Alessandro Dudan - Dalmazia e Italia

- 17 - ciale della provincia il predominio morale intellettuale ali 'elemento italiano. Gli slavi, immigrati nel VII e VIII secolo, e poi, fuggendo dinanzi ai turchi dalla Bosnia-Erzegovina. nel XV e XVI sec., si adattarono senza difficoltà alcuna alle condizioni di ambiente; quelH di loro, che ebbero i mezzi e l'ambizione di conseguire la cittadinanza nei municipi dalmatr, s'italianizzarono uguagliandosi in tutto agli indigeni, gli altri, i minori, rimaspro fuori delle cinte urbane, popolarono le campagne, · furono i contadini, i coloni. E questo rapporto fra i due popoli, fra camoagne slave e città italiane è durato ininterrottamente fino ai giorni nostri, senza lotte nazionali di alcuna specie, come la cosa più naturale del mondo e comp durerebbe ancor oggi se l'Austria, dopo la perdita del Veneto, non avesse creduto opportuno ed utile ai fini della sua politica antiitaliana turbare la pacifica convivenza fra italiani e slavi. Non soltanto la lingua, non soltanto gli usi e costumi, ma anche tutte le altrp espressioni di una vita politica civile e sociale, la religione cristiana cattolica, il diritto pubblico e privato, gli studi,, le scienze e le lettere, le arti, i teatri, le professioni, i mpstieri, l'a,gricoltura. persino - non sembri frivolo quest'argomento, parsuasivo anzi quanto altro mai - l'arte culinaria, tutto ciò ebbe in Dalmazia, di pari passo come in Italia, quei caratteri di evoluzione storica che formano l'odierna civiltà italiana. I municipi di Dalmazia, rimasti liberi dopo la caduta dell'impero romano, si reggono da sè con I~ leggi e con le antiche istituzioni municipali romane, poi nel medio evo avanzato si danno da sole i nuovi statuti di pçrfetto tipo romano-italico: Curzola già nel 1214, Spalato nel 1240, Ragusa nel 1272, Zara e Brazza nel 1305, Traù nel 1316, Arbe tra il 1325 e il 1327, Lesina Ml 1331, Scardona e Sebenico al.Ja flne del XIV sec. Budua, la cittadetta estrema dell'a Dalmazia odierna, nel sec. XV. Lo statuto di Traù, a tutela del carattere italiano della città, vieta negli uffid pubblici l'uso d'altra lingua che non sia la latina o 1'italiana. Venezia. qua,ndo estende il suo dominio su queste città ne rispetta le libertà statutarie, che continuano ad evolversi con lp riforme dei secoH seguenti. sempre di pari passo con l'evoluzione del B!blioteca Gino Bianco

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