-8riscontriamo questo divario fra i limiti che le vicende politiche imposero allo stato italiano e i limiti che la natura e i diritti nazionali richi~derebbero. Non certo il torrentello accavalcato dal Ponte di San Luigi presso Ventimiglia (onde Mentone, Monaco e Nizza rimangono esclusi dal Regno) è la linea divisoria che la natura suggerirebbe in codesta parte tra Francia e Italia. E meno ancora somiglia a una divisione naturale la frontiera del. Canton Ticino, che per la bellezza di 250 km. scende giù nel cuore della Lombardia fino alle porte di Como, togliendo al Regno italiano una viva porzione di terra nostra tutta abitata da gente di linguaggio italiano. Ma finchè i Nizzardi da un lato e gli abitanti del Canton Ticino dall'altro consentono come uomini liberi ad esser parte viva e operante dello stato francese e dello stato svizzero invece che del nostro, e finchè questo loro libero consenso è senza alcuna minaccia per la nostra vita di nazione, nessuna rivolta degli animi può sorger fra noi perchè il confine politico ci sottragga in codeste parti dei tratti abbastanza considerevoli del territorio italiano. Lafrontieraltalo,austrlaca e Il confinenaturale, Ben più grave invece, ben più intollerabile alla vita d'Italia è l'enorme, assoluto divorzio che la frontiera italo-austriaca fa dai confini che la natura e la stirpe esigerebbero. Certo altri, ben altri confini dagli attuali vorrebbe anzitutto la natura stessa. Se mai v'ha parte d'Europa, in fatti, dove un limite naturale appaia preciso, evidente, sicuro, tanto da sfidare qualunque competizione umana, questa è appunto la magnifica nostra conca padana, alla quale le forze oscure che hanno scolpito la superficie del globo hanno assegnato come barriera d'indiscutibile eviden:?:a la fascia grandiosa delle Alpi, segnando fra esse come limite lineare all'Italia la lunga e fiera serie delle creste costituenti il grande spartiacque alpino. Biblioteca Gino Bianco
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