Il piccolo Hans - anno IX - n. 33 - gennaio-marzo 1982

che certo rinvia al testo tutore ma anche fa oggetto del- 1'omaggio lo stato di coinvolgimento subito dal critico e dai possibili lettori («la ravisseuse est Marguerite Duras, nous les ravis...»). Questo protocollo di Lacan alle prese con un autore di finzioni contemporaneo non va senza conseguenze. Es­ so compare nel numero 52 dei «Cahiers Renaud-Barrault», anno 1965, intitolato appunto alla narratrice francese Mar­ guerite Duras, e il libro assunto in analisi è Le ravise­ mente de Lol V. Stein, uscito nel 1964. Si sa che tutta l'opera di Lacan, dagli Écrits ai seminari, formicola non solo di riferimenti ma di prese di possesso («ravisse­ ments» in questo caso oggettivi) di testi letterari antichi e moderni ai fini dell'insegnamento psicoanalitico. La­ sciando da parte l'ovvio Poe, c'è il Joyce del seminario sul sintomo, La philosophie dans le boudoir dello scritto su Kant e Sade, lo sfruttamento dell'Athalie nel corso sulle psicosi: solo per citare i primi esempi che vengono in mente. Tuttavia non abbondano, direi, i casi in cui Lacan produca ex professo un pezzo di critica letteraria, sia pure una critica articolata dal luogo della psicoanalisi. Forse non ce ne sono in senso assoluto, fatta eccezione, accanto al saggio su La jeunesse d'André Gide di Jean Delay, per questo Hommage, appunto. Dove, non è la cosa meno importante, Lacan riprende esplicitamente la posizione di Freud verso gli scrittori, i poeti che non si accodano alla psicoanalisi ma le aprono il cammino: «Marguerite Duras s'avère savoir sans moi ce que je enseigne...». Converrà pertanto prendere questo reperto lacaniano anche come esempio di lettura critica di un romanzo contemporaneo, valido per tale tipo di comprensione. La vicenda, scandita al ritmo triadico, del Ravissement de Lol V. Stein, si srotola su uno sfondo vagamente co­ loniale. Nella città di S. Tahla, a diciannove anni Lola Valérie Stein, durante un ballo, si vede rapire, è il caso 62

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