Il piccolo Hans - anno IX - n. 33 - gennaio-marzo 1982

Così l'avventura esemplare che fa votare alla morte l'Amador del racconto X, che non è proprio un chierichet­ to, per un amore non certo platonico per il fatto di essere impossibile, sarebbe apparsa allo storico un enigma meno opaco se non l'avesse vista attraverso gli ideali dell'happy end vittoriano. Poiché il limite in cui lo sguardo si rovescia in bellezza - l'ho descritto - è la soglia tra-due-morti, luogo che ho definito, e che non è semplicemente ciò che credono co­ loro che se ne tengono lontani: luogo di infelicità. Attorno a questo luogo gravitano - almeno mi è sem­ brato per quel che conosco della vostra opera, Marguerite Duras, i personaggi che situate nel nostro ordine comune per mostrarci come vi siano dappertutto persone degne come lo furono i gentil-uomini e le gentil-donne delle antiche parate, tanto valenti a scagliarsi - fossero pure presi nei rovi di un amore impossibile a domesticare - verso quella macchia, oscura contro il cielo, di un essere offerto alla grazia di tutti... alle dieci e mezzo di sera d'estate. Senza dubbio non sapreste soccorrere le vostre creature, nuova Marguerite, con il mito dell'anima perso­ nale. Ma la carità senza grandi speranze di cui voi li animate non è forse dovuta alla fede - di cui ne avete a vendere - quando celebrate le nozze taciturne della vita vuota con l'oggetto indescrivibile? Iacques Lacan (trad. di Anna Maria Boetti e Ellis Donda) Postilla a una lettura Fin dal titolo, lo scritto lacaniano dedicato al romanzo di Marguerite Duras mette in gioco, con ambiguità sapien­ te, i due valori soggettivo e oggettivo del termine «rapi­ mento» - anche per effetto di quel «du» («hommage du») 61

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=