Il piccolo Hans - anno IX - n. 33 - gennaio-marzo 1982

sbrogliarsela col linguaggio. Questo ne fa piuttosto degli infermi. Se volete avere ancora un poco di pazienza e se volete che i nostri impromptu continuino, vi dirò che l'ispirazio­ ne rivoluzionaria non ha che una possibilità, quella di sfociare sempre nel discorso di un padrone, come l'espe­ rienza ha già dimostrato. Quello a cui aspirate come ri­ voluzionari, è a un padrone, e l'avrete! Voi non vè ne rendete conto, vi immaginate di averne uno in Pompidou. Andiamo! Cos'è questa storia? Anch'io vorrei porre delle questioni. Per chi, qui, ha senso la parola liberale?» - X: «Pompidou è liberale, Lacan è liberale». - Lacan: «Nient'affatto! Io non sono liberale che nella misura in cui, come tutti, sono antiprogressista, salvo ad essere preso in un movimento che merita di chiamarsi progressista, perché è progressita veder fondarsi il discor­ so psicoanalitico, e proprio in quanto esso completa il cerchio. Questo forse potrebbe permettervi di situare con esattezza cos'è ciò contro cui - vi rivoltate, il che non gli impedisce di continuare a funzionare e maledettamente bene. E i primi a collaborarvi, e anche qui a Vincennes, siete voi. Il regime vi mostra e dice: 'Guardateli godere'». (Rumori) «Bene, allora arrivederci per oggi». (Manca nel resoconto un passaggio impossibile a tra­ scriversi, dove Lallemand ha abbozzato a spogliarsi sulla scena in cui Lacan parlava. E visto che questi, invece di rispondergli, lo ha incoraggiato ad andare sino in fondo, ne è seguito un momento di confusione, fino alla ripresa del dialogo con quelli che conducevano la contestazione.) (Traduzione di Paola Mieli) 135

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