Il piccolo Hans - VI - n. 23 - luglio-settembre 1979

Un sonetto di Zanzotto [ ... ] e noi stessi tucenti mirabili tra un'unghia e l'altra [...] Cattafi, Briciole Qualcuno ha detto che la lingua è padrona delle mez­ ze calzette e serva dei veri ingegni. Serva indubbiamente per Zanzotto, e più che mai nella raccolta poetica pub­ blicata ora da Mondadori, Il Galateo in bosco, dove la lingua come si dice corrente o media è sottoposta a urti così assidui, la realtà semantica risulta così manipolata nello sfruttamento agilissimo del significante, da sepa­ rare via più l'autore col suo trobar clus (clus magari per eccesso di lacerazione o meglio disgiunzione) dal lettore anche di buona volontà. La «distanza nel pro­ fondo, discesa alle Madri o regressione», di oui parla Contini, esige un'oscillazione quasi squassante dell'Ago dell'Espressività, onde, per prendere da Barthes, fa il suo giusto rumore in Zanzotto una rara «machine à langage», capace di produrre straordinarie «catene» di parole poetiche, un messaggio squisitamente verbale e dunque meglio interpretabile se prestiamo vera atten­ zione alla struttura interna del segno. _ Può darsi che a questo punto alto del suo «travail sur le mot» càpit� a Zanzotto di scivolare verso un certo manierismo (con graffi, come -si dice del Tasso), ma a buon conto, più m'addentro nel «bosco» col mio «soma» (ancora non ho provato l'agopuntura) e più mi convinco della neces- 61

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