Il piccolo Hans - VI - n. 23 - luglio-settembre 1979

eventi interiori, «perché, lo ripeto ancora una volta: · l'uomo, come ogni creatura vivente, pensa continua­ mente, ma non sa; il pensiero che diviene cosciente ne è soltanto la più piccola parte, diciamo pure la parte più superficiale e peggiore: infatti soltanto questo pen­ siero consapevole si determina in parole, cioè in segni di comunicazione, con la qualcosa si rivela l'origine della coscienza medesima. Per dirla in breve, lo svi­ luppo della lingua e quello della coscienza (non della . ragione, ma soltanto del suo divenire autocosciente) procedono di pari passo..., a ogni farsi della coscienza è collegata una grande fondamentale alterazione falsi­ ficazione, riduzione alla superficialità e generalizza- · zione» (FW, af. 354). Della complessità dei molteplici impulsi che attra­ versano il corpo e delle forze che li ;:i:ccompagnano (Sel- _ bst), l'io cosciente non ritiene che segni abbreviati: Jl dinamismo degli eventi si cristallizza nella fissità delle parole. Pure, dice Klossowski, «prodotto esso stesso da questa «abbreviazione di sogni», il suppositum (Sup­ pòt) ciononostante si «pensa» - al di là dei sogni pro­ priamente detti che sono i movimenti impulsionali... 1 • Ora è una condizione d'esistenza per il suppositum d'ignorare il conflitto stesso da cui il suo pensiero ri­ sulta: non è affatto questa unità vivente il «soggetto», ma «il conflitto impulsionale che si vuole mantenere...» Niente esiste al difuori degli impulsi essenzialmente generatori di fantasmi » 2 • Là dove il «soggetto» si dice e si pensa, simula se stesso. D'altra parte « noi cessiamo di pensare se non vo­ gliamo farlo nella costrizione linguistica». (Fr. post. 1886/7, n. 5 (22), voi. VIII, tomo 1). Non c'è dunque modo di raggirare la fatale ridu­ zione di cui codice linguistico e pensiero sono porta­ tori? E' anche in questo senso che l'errore diviene con­ dizione necessaria per la sopravvivenza della specie? 158

RkJQdWJsaXNoZXIy