Il piccolo Hans - VI - n. 23 - luglio-settembre 1979

Futuro garantito, senza un tempo indefinito che possa trasformarla in Utopia. La storia, ininterrotta serie di partite giocate con un mazzo che rimane strutturalmente identico; ci sono giocatori buoni (definiti secondo i soliti banali valori di tolleranza umanitarismo capacità di godere della sa­ lute, del sole etc.) e giocatori cattivi; la storiografia è la raccolta delle partite con particolare attenzione al comportamento dei giocatori buoni, giudicato a par­ tire dall'effettiva smazzata a disposizione. Utopia una partita modello mai giocata, messa insieme collezio­ nando le mosse migliori di tutti i tempi sull'ipotesi che per una volta la smazzata sia favorevole ai buoni. Può suggerire qualcosa; forse bisogna ricordarsela per­ ché si possa · riconoscere la smazzata buona. Il ricordo del passato: i greci, i romani, Platone, lo stoicismo etc., e poi il Rinascimento ed il suo sgretolarsi in Riforma e Controriforma sono il continuo risveglio alla consape­ volezza di quante partite, che sembravano quasi vinte, siano poi state perse. Questo il mondo degli illumini­ sti; e non poter neppure essere anabattisti o digger, che l'Utopia la leggono in tutt'altro senso. Dire che gli illuministi pagavano il prezzo di non saper essere plebe è facile, e soprattutto serve non poco ad autogarantirsi che si è diversi, perché si sanno còrrtraddizioni che essi dovrebbero non · sapere _. E que­ sto sapere (magari anche delegato al senso comune che l'ha delegato a Hegel o a Marx) garantisce che noi invece siamo e più intellettuali e più plebe. E magari è anche vero, se il valore della plebe, come è stato recentemente ridimostrato, sta nel cercare di non la­ vorare. E Glucksmann non è solo un brutto sogno del­ l'industria culturale; forse è un sogno che davvero dice qualcosa se lo interpretiamo; forse in esso sono rac­ colti e stravolti, ossia messi in un ordine logico, tutti i segni che la grande cultura ha messo al mondo senza 155

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