Il piccolo Hans - III - n.12 - settembre-dicembre 1976

caso personale, odioso almeno quanto l'« io», viene esibi­ to qui soltanto per vedervi la verifica di un fenomeno generale. Ma forse il valore euristico di quel non trovare (non trovare più...) sta nella connessione con l'argomen­ to d'origine. Anche la scomparsa non sarà un modo del lavoro della Lettera? Difatti: su quel vuoto che non è poi un vuoto ma la traccia rovesciata, perversa, di una parola o catena di parole non più leggibili anche se in qualche modo instan­ ti (l'esperienza del sogno presenta il caso della pagina chiaramente scritta e chiaramente visibile, che tuttavia non si può leggere) viene a innestarsi una catena sostitu­ tiva di frammenti di letture, microipotesi inverificate, spezzoni di idee, associazioni. E' probabilmente qualche cosa che riveste il carattere di « ricordo di copertura» . . Comunque, ha il vantaggio di dissolvere e insieme di prolungare, spossessandolo fi:r;talmente del suo �<io», il caso personale. Una « forma cava» della Lettera, secon­ do racconta Borges nel saggio « Il sogno di Coleridge» ma racconta egualmente qualsiasi storia della letteratu­ ra inglese, si legge nel frammento coleridgiano « Kubla , Khan», sognato e ritrascritto dal poeta un giorno d'esta­ te del 1797. Borges non fa che riprendere la testimonian­ za stessa dell'autore, ma non è irragionevolmente che si privilegia la versione di quello straordinario professeur de fictions. ,L'ingestione di un sonnifero, il torpore che sopravviene proprio durante la lettura del pa�saggio di Purchas sulla costruzione da parte del Kubla Khan di un palazzo imperiale; il germogliare nel sogno di immagi­ ni visive e di parole che l'esprimono etc. « In capo a qualche ora, Coleridge si risvegliò con la certezza di àvere composto, o ricevuto, un poema di circa trecento versi..». La trascrizione venne interrotta da una visita. « Più tardi» confessa Coleridge « rimasi vivamente sor­ preso e mortificato nell'accorgermi che, sebbene conti­ nuassi ad avere in testa la forma generale della visione, 33

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