Il piccolo Hans - III - n.12 - settembre-dicembre 1976

Tre passi di lettura Tre lavori di R. Barthes, e precisamente Sur Racine, S/Z, Barthes par lui-meme, ci fanno pensare a1le vicende della lettura, la nostra e quella barthesiana. C'è qualco­ sa che si precipita attraverso questi Jibri, qualcosa che ritorna, e ritorna ad ogni passaggio a diversi gradi della spirale. Una spirale questa che non ha nulla di�< progres­ sivo», semmai si dovrebbe parlare di un ritorno indie­ tro quasi che il Barthes par lui-meme ,('75), con quel personaggio di «autore» in secondo grado, andasse a prendere il posto lasciato da chi aveva scritto il Racine ('60). Egli l'aveva potuto scrivere «solo iniettandovi una buona dose di alienazione personale» {«Tel Quel» n. 47, p. 97), aveva ,per questa via ricostJruito l'immagina­ rio dell'eroe raciniano ricomponendo la struttura da cui nasceva e l'alienazione e la tragedia. L'aveva ricostruito, questo immaginario, a partire dal silenzio fatto intorno alla propria alienazioné di autore reale necessariamente preso nella parola indiretta di chi non può dire «io» e sceglie di parlare degli altri. Ma se è vero che non c'è parola che dica «io» senza parlare di un «altro», se cioè l'indiretto è la condizione stessa della scrittura, veni­ va a porsi in questi termini l'interrogativo che R.B. muo­ veva fin da quel 1960 alla parola critica. La parola in quanto critica cerca r«oggettività», ma 15

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