Il piccolo Hans - III - n.12 - settembre-dicembre 1976

fantasmi, di residui che si accumulano fino a produrre la maschera. Il corpo intero è un complesso di frammenti, un re-make. Effetto di riciclaggio. Prodotto di discorso. La letteratura fa da specchio. Offre l'imago a cui identifi­ carsi. E' l'esteriorità compiuta a cui il personaggio desti­ na la propria alienazione. La relazione non è con la real­ tà; o meglio, non c'è altra realtà che la letteratura. Il personaggio accede all'esistenza per ondate successive di citazioni, in un ammasso inesaustibile di letteratura. Il feticcio, la maceria, il frammento, conducono alla nuova totalità alienata del nuovo prodotto. Il discorso eliotiano, non a caso, si gioca tutto sul rapporto èon la Tradizione · e con il Mito 2 • Come a dire, con l'esistenza del Capitale. 1. 2. La Tradizione. - La tradizione è l'ammasso di lavoro morto la cui esistenza è valore, se produce altro valore. Al poeta si pone quindi il problema di investire quella macchina produttivamente: la sua scrittura in que­ sto senso non è che un mezzo per valorizzare i valori esistenti, e creare altro valore, più valore. Il gioco di intarsi e rimandi dentro la macchina tradizione, la utiliz­ zazione del metodo mitico - ancora letteratura, sempre letteratura - accomuna i due restauratori del '900, Eliot come Joyce. La vocazione restaurativa del progetto è chiara nella rivalutazione a cui giungono, attraverso la sua rimessa in gioco, di tutto il passato; procedimento fondamentale è appunto il mito, proprio in quanto patri­ monio del passato. A differenza del,la ingenua e imbaraz­ zante utopia poundiana che vuole il passato da restaura­ re come opposizione all'Usura, all'orrenda mercificazio­ ne del presente, Eliot come Joyce usano il passato, reinvestono produttivamente l'immensa accumulazione di lavoro morto per produrre altro v�lore. La ricerca di Valore (il senso della vita), sia che pren­ da i panni del cavaliere del Graal, o dello straccione 106

RkJQdWJsaXNoZXIy