Il piccolo Hans - anno I - n. 1 - gennaio-marzo 1974

una soavissima immagine della madre, dolce come un budino e con un grande culo (M. de Blamont inculata dal marito, così sottomessa, così pura, così soave). I bambini spettatori ridono come matti, la grande bouffe è un gran successo, scorregge, merda, culo allo stato brado, come Buzzanca ma nobilitato dalla maestra. Molto peggio, quindi. Il volgare ironizzato - senza più l'uto­ pia dei poveri (le smorfie dell'uomo masturbato mi ricordano La proprietà non è più un furto): certo sia­ mo bambini, certo abbiamo bisogno della mamma, ma possiamo riderci su. Il riso neutralizza, il pianto (Grand Hotel) è rimasto ai poveri che l'ironia non ha ancora acculturato. A uno stadio superiore si «virgoletta». Fe­ sta tra virgolette, morte tra virgolette. Un balzo indietro e due in avanti propone: far piangere i veramente colti (a calde lacrime, a fiumi, a singhiozzi, con sospiri, com­ mossi) e lasciare totalmente freddi, senza nemmeno un gemito o un sussulto di risa, gli indotti. Propòrrei la totale scostante freddezza di Sade, infatti, se l'idea di vedere piangere i lacaniani non mi piacesse troppo. un quaderno filosofico incomprensibile senza, in que­ sto caso, la fenomenologia dello spirito. Virginia Pinzi Ghisi

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