Pensiero e Volontà - anno II - n. 10 - 1 settembre 1925
I PENSIERO E VOLONTA'· 219 « La crisi nella quale si dibatte il movimen– tc operaio contemporaneo - ribatteva, di mez– .zo a un campo totalmente di verso, Angelo Faggi nell'organo più autorevole del sindaca- 11'smoitaliruno di allora (2) - è ricca di molti insegnamenti. Fra l'altro ci dice questo: che ii movim~nto sindacale per svilupparsi deve -essere materiato di audacia, di sp'l°rito pro– fondamente rivoluzionario, e per raggiungere queste capacità deve temprarsi ai più duri 13acrifici e ·necessariamente essere sat!n·o di idealità. Le organizzazioni VU(l)tedi. anima ri- ' voluzionaria, di spirito eroico, di sentimento idealistico, son destinate a,d essere sempre ben misera cosa... Ora oi.,.sogna torna1·e all'ideale,. agitarlo nell'animo delle masse fino a render– le di esso sature. Qui è la nostra salute inte- riore, è la salvezza del proletariato ,,. Queste affermazioni' erano un'alta espressio– ne della più vera verità. Purtroppo era troi::– po tardi perchè una tale verità fo§!se intesa -da tutti ed abbastanza, in modo da correggere -subito un indirizzo d1 1 dottrine, sentimenti e fatti che durava da. più di u111. quarto di secolo. S'era alla vigilia della guerra, e questa scop– piò rovesciando un casteTio magni'fico ma co– st-ruito su troppo deboli ed erronee basi, tra– volgendo nella rovina altresì i pochi che ave– van visto giusto ed avevan fatta l'inutile par- te di Cassandra. e rendendo sterili in sul na– scere quei primi segni di resipiscenza. Ma il motto « torniamo all'ideale » non rac- -chiudeva, pe-r ciò meno un monito ispirato alle · più realistiche n~cessità del progresso umano. Dop 0 la bufera, e mentre ne durano le pitt orribilf conseguenze, quel motto va ripreso, -petchè in esso sta il segreto della ri'vincita. * * * Ma ginnti a questo punto, sorge ,logica 1ft -domanda: a quale ideale si deve tornare~ Non certo ad un ideale qualsiasi, poichè vi seno tetri spi'riti pei quali è un ideale anch~ il ritorno al passato. più lugubre, all'ignoran– za. alle servitù,, all'abiezione universàle per la gloria d'un solo; che sognano ancora, cio~, un re Sole od un Gregorio VII sterminatori' dj poi:oli, ed innanzi a loro milioni di c,chir– nc ricurve, di volti' supini nella polvere e ne] fango. L'ideale, per essere umano, deve ten– dere , non alla deificazione di un uomo solo tra l'abbassamento generale, ma alla elcvazio– nP del maggior numero, anzi di tutti gli uo– mfni. Questo ideale non può essere perseguit0 che • (1) L'Internazionale di Parma. - Supplemento n. 1 del :t'7 novembre 19l2. ' I attraverso un sempre crescente ampliarsi del– la libertà, man mano che que§;ta diviene pii, ccmpleta e patrimonio del maggior [1u1µero possibile di uomini: libertà intesa non in un senso astratto e sofistico, ma ln senso IJositivo e s~ciale, economico, politico e si::iritua.t~; nel •, senso che tutt~ e ciascuno possano soddisfare i loro biscg.ni ed esplicare tutte Je loro facoltà fisiche intellettuali. e ·morali nella maggiore ' armonia tra l'indiv1'duo e la collett1;,ltà, senza. r6oiproche sopraffazioni' o subordinazioni. Ed allora viene da chiedersi se hann,.) un reale cOllltenuto ideale i movimenti particùla– ristici come il riformismo. 1'1sindacalismo od il comunismo di Stato. I Quale contenu'to idealist1'co ha mai la teoria déla conquista del potere, queUa del paria– m~mtarismo e dell'elettoralismo, o quella del– la semplice contrattazione della merce-lavoro tra imprenditore e salariato 1 Il riformismo ha bensì una sua ideologia, quella che ha fatta pror:r1'a, ereditandola dallà borghesia libera– le e democratica di cui b.a preso il posto. Ma si tratta d'una ideologia che ha· già dato tutto ciò che poteva dare; ed oggi è superata dagli avvenimenti dalle aspiraii!oini cresciute delle ' m0ltitudini e dallo svilupparsi dei principii che essa stessa aveva posto sul tappeto. Non parliamo 1;oi del comunismo bolscevico, che è .un a specie di salto all'indietro ~on metodo ri– voluzionario, che annullerebbe gli stessi pro- - gressi acquisiti attrave:r:so le ri'voluzioni demo– cratiche e nazionali e 1t1onha nulla dell'idea– le « comunista n, nel senso storico, etimolo– gico e popolare della parofa. La fede nello Stato giustizi'ere, che rinac– que col sorgere dei grandi Stati moderni e la rivoluzione del 1789 fece propria, sia essa in– tesa in senso parlamentare sia in senso asso– luti'sta o dittatoriale, è ormai una fede morta eh(' solo con la violenza può essere imposta; non è più (se pure in realtà lo è stata• mai) ur. ideale. ' '. D'altrg, parte, i:uq esp:rimere l'ideale della liberazione umana H 'sindacalismo :fine a sè stesso, o che pretende bastare a sè stesso : lot– ta sia pure aspra e .audace nei metoai, ma fatta in nome e nell'inter·esse contingente del– le sole categorie 6peraie 0rganizzate 1 piccola mino-ranza di fronte all'enormé numèro degli oppressi. degli sfruttati e dii tutti i sofferenti•. delle miserie sociali 1 Quamdo esso poi ~i com– bini col riformismo - i1 i;indacalismo riformt– ata - l'assenza d'ogni idealismo v'è an~h-3 più, patente. Ma sarebbe illudere ed illuder– si il pensa.re che per dare al sindacalismo un
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