Pensiero e Volontà - anno I - n. 15 - 1 agosto 1924

PENSI®RO E VOLONTA 3 · suoi responsabili : u,na, intenzionale .e non con– fessata e l'altra apertamente proclamata. Il sospetto, anzi la certezza, che 1a seconda non sia cll.e un pretea:to ·ed . un modo di ma– scherare la prima, è troppo forte in noi· per– cl:tè tentiamo di dissimularlo. Del resto ~sso non è sospetto,' o· certezza, nostro soltanto ma . di milioni di cittadini, forse della. grande maggioranza degli italiani; ed è stato detto e i spiegato a lungo in tutti i giornali dell'oppo– sizione da ventì giorni in' qua, dai più caùti e mòde}'.ati ai' più schiet~i ed esacérbati. Esso è stato espresso, del r,esto,- anche in organi che sono o paiono amici del regime fascista: tron– care a _qualunque costo le _discussioni e le li– bere riçerche dei giornalisti sull'assassinio di Matteotti, éhe mettono troppa pau,ra a trop– pa gente; e troncare altresì ogni esame delle. · responsabilità morali e politiche de1 delitto. S~condariamente far cessare· quel processo al– la cosidetta rivoluzione fascista, ch'era comin– ciato coi' richiamo· ai delitti- impuniti· commes– si dopo la marcia su Roma. Terzo, salvare il part~to faiscista· ed i ~uoi 'uomini) ìmped~ndo una campagna dì stampa che trovava, nei fat– ti, nuovi e vecchi, sempre maggiore argomen– to ·ed alimento. Vi sono fatti cos·ì universalmente conosciu– ti da non potersi negare, vi sono ragioni cm,ì evidenti- che basta dirle per farle accettare da tutti. Contro di· esse la libera '.discussione non è possibiie; ·e non v'è altro rimedio per- ne– garle che imporne il silenzio. Non sono in giuoco delle· teorie, su cui .il dissenso è na– turale ; n~n è quindi 1: esposi~ione delle ·.dot– trine cosiddette perverse (socialiste, o comuni ...· ste, o anarchiche) che si _vuole i~pedire (1), poichè si sa che la loro propaganda non rag– gi unge i suoi scopi che den~ro certi lirµiti._ Ciò che è in giuoco è un principio superiore indi-· scutibile, elementare ed universale di umanità, su cui v'è l'unanimità e su cui, se sono così ina– tiili da scendere sul terreno della discussione, gli stessi fascisti' sonÒ costretti a convenire. Quelli che non vogliono ~onvenire, pèrchè facendolo negherebbero la b~se stessa e l'ori– gine vera della loro potenza, non hanno che un mezzo: far tacere l'avversario che invoca un principio vitale per tutti e mortale per loro. Ecco perchè un partito ricco di giprnali (1) Chi avrà le mani in pasta. potrà finiré col sopprimere anche questa., prima, o poi ; ma. non ·sarà ciò, secop.do me, lo scopo vero o princi– pale che · si son proposti gli autori del decreto. d'ogni specie e di mezzi potentissimi di diffu• sione ha preferito e preferisce tanto spesso a qualsiasi discùssione la soppressione· dei pochi e mo<lesti g1orn~li a·vversari: soppressione fino a ieri illegale che s'avvia a diventare le– gale attraverso glf ultimi due decreti, i quali appaiono un semplice sostituto. dall'in~endio delle redazioni e tipografie. _ _ I\. tutto ~iò gli amici ,del governo obiettano che si tratta .d'un sacrificio transitorio è tem.:. - . poraneo per ottenere il disarmo_ degli animi e la cosidetta « normalizzazione >>. Uessata la. furia di polemiche,· rivelazioni, attacchi. e con– trattacc.hi , ecc., fa, gente si calmerà, e fra non molto tempo si potrà tornare alla legge ordi– uaru•.• Lasciamo da parte la temporaneità. dei de– crelii, niente affatto dichiarata dal governo e nega'ta da organi fascisti dei più autorizzati. Una restrizione di libertà come quella attua.le della stampa, se per poco viene sul serio acoot– tata dal pubblico, e· cessa verso di lei ogni mo– vimento d'ostilt~à e d'opposizione, acquisterà tutta la forza del fatto compiuto e durerà, per lu 1neno', · quanto il 'regir;ne fascista. Come per la dittatura, ogni restriz~one .di libertà tende da provvisoria a diventare definitiva. Del re– .sto è naturale che la legge avrà tutti i rigori per !e _opposizioni d'ogni specie, ma.-sarà n1ot'to indutge~te con giornali amici, salvo in qual– che specialissimo caso di forza maggiore o per salvare t.e apparenze o _quando lo zelo di qual– che ·amico si spinga tanto in là, da toccarsi coi suoi estremi e rassomigliare agli estremi dell'oppqsizione. · . Gli animi non potranno disarmare. Quelli, che non avranno più neppure lo sfogo di scri– vere quel. che pensano o di leggere l'espressione dei propri .sentimenti, non faranno che ina. sprirsi e inciprignirsi nel silenzio coatto ~~m– pre più. E per chi conosce la psicologia fasci– sta, è evidente che i fascisti non si contente– ra~no più, qua,ndo l'avessero ottènuto, del si– lenzio. In parecchie località anche lo stare ap– partati, il ta.cere, il sempliée non aderire agli atti del fascismo o nori -volere entrare nelle sue organizz~zioni è considerato att-0 d'inimi– cizia. Si riçordi quale dispetto. produceva tem- . po addietro il semplice ~ilenzio del ·massimo quatidiano milanese. Ed è naturale. Il governo sabaudo, si ricor– di, aveva paura di un giovane pensieroso, che se n'andava sempre solo per le vie di Genova, coi suoi libri, pe~chè « n9n pa.rlava >); ed ave– va ragione. Nell'antica Roma imperiale si manda.vano alla. morte anche dei solitari, per- I

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