Pègaso - anno III - n. 8 - agosto 1931

Ritratto di Paolo Lioy 223 anni, nella cameretta in cui l'avevan,o chiuso, durante la, nascita di un fratellino, con le forbici tra le mani e dinanzi ai tomi illustrati d'una vecchia edizione dell'ornitologia di Buffon, da ~ui ritagliare, per -starsi cheto, le figure di cento e cento uccellacci; e poi andato avanti, di curiosità in curiosità,, esplorand0 tutti i campi dello scibile, senza dar retta a ç hi gli cantava all'orecchio: - ,troppa ('arne al fuoco, pvurimis ùitent.us, chi troppo abbraccia, ecc. ecc. - E v'è Ja. poesia, l'arte: e si ri vela nei modi d'associazione degli elementi della materia, molteplice e mria. Niente di più nitido dej poliorami nati d.a questi modi d'associa– zione. Lioy fa, poniamo,.del folklorismo? Un ricordo delle lavandaie di Perarolo, pola-rizzandosi verso reviviscenti impressioni della ·scuola pit– torica veneziana del cinquecento, esce a vita con questa evidenza: Quando pioviggina è bello vederle sulle rive del Piave. Piegate sul lavatoio, si coprono tutte con lenzuola bianchissime. Solo il viso tizianesco e le braccia re– stano scopeTte, e nelle curve sotto il bianco manto si· disegnano forme di ba– gnanti ignude o di belle che lascino il letto. E che deliziosa chiarezza in q,uesta apertura di Veoohi paesaggi: A Bolca si stava beni ss:iJIIlo.La sera nella piazzetta, sotto al campanile, bi– sognava sentire che musica al chiaro di luna! Con una foglia di ellera in bocca, quei giovani montanari improvvisavano allegre fanfare; e che scoppiettio di trilli, di squilli, di strida, di sibili sapevano trarne! Non sonavano, s'intende, sinfonie dei maestri, ma l'aria con che cor morettvna tu mi lasci. Facevano furore. Sugli usci e dalle finestre, le ragazze col braccio ignudo, appoggiate una sulla spalla del– l'altra, con le ciocche di garofani dietro all'orecchio, dondolavansi come se bal– lassero. La guida Cerato, grande, curvo e taciturno, .in un cantuccio fra le te– nebre, sembrava Polifemo. Pare_ una pagina dello zibaldone <l'un poeta-, la quale attenda di comporsi in, idillio : la notazion_e ha già il taglio del quadro : lo Zane.Ila. ne avrebbe fatto un sonetto. Ma. nella fantasia di Lioy il paesaggio chiama altri paesaggi : si dissolve per ricom_binarsi in paesaggio preisto– rico: « Foreste tropicali ombreggiavano negli antichi tempi le rive so– litarie di Bolca ... >>. rrra questi vecchi paesaggi c'è anche quello del Museo della villa · Valmarana, a Lonedo: eucalipti e palme fossili (bisogna vedere che , vettoni, fin di nove metri!) e resti !li vita oceanica, nummoliti, con– chiglie, echini, polipai. A que' tempi, in cui il gusto per la paleon– tologia s'attaccava un po' a tutti e a tutto, ai saçerdoti ortodossi come ai ventagli _delle signore, vi capitava, da Vicen,za, con le suore e le ra– gazze del Collegio delle Dame Inglesi, lo Zane.Ha, in ferraiuolo nero e tuba come d'abitudine, e doveva fare l'efl'etto, tra cornette e mantelline, d'un calabrone in mezzo ai petali e alle farfalle. ,Gliene venne l'ispira– zione, fra tut_ta quella giovehtù ~ fragranza femminile, per una poesia• archeologica, Le palme fossili. Ma io mi trovai nella villa di Lonedo un pomeriggio di primavera, che si mise a nevicare sui ciuffi gialli delle primule innumerevoli nel parco, giù pei prati in pendio (la con– tessa padrona di casa, frl'sca ed ilare come in un quadro di Lavery, BibliotecaGmo Bianco

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