Pattuglia - anno I - n. 9-10 - lug.-ago. 1942

Problemi ttenlasteroat"rola:Re~a,, T OCCHTAMO un argomento scottante e per l'attualità cli esso in rap.;x>rto a un sostanziale rinnovamento ciel nostro teatro e per 11abuso ormai corrente del vocabolo nei confronti di qualsiasi messinscena teatrale. Fino al J)eriodo anteguerra di\'crsu era la composizione delle nostre compagnie, cw;,cggiatc ciascuna da un direttore artistico (spesso il primo nttore) il quale metteva regolarmente in scena il repertorio della sua com,,}agnia, passando ngc,·olmente, se il caso Jo richicdcval eia Shnk<!spcnre a Nic• ooclcm.i, da Go doni a llennequin. li teatro italìano \'ive\'a allora in una euforica compiacenza di nomadismo, di tradizione, che non gli permetteva di avvertire le nUO\JC imperiose novatrici voci d'oltralpe, dal « teatro libero• di Antoine alla e freie 13uhnc » tedesca, alle renlizzazion.i russe sopratutto, belghe, inglesi. It movimento polemico e propagandistico cli A. G. Bragaglia e l'ìmmigrazione nel nostro Paese cli un'attrice cui bisogna riconoscere genialità e ardimento, voglinmo dire di Tatfonn Pnvlovn, determinarono ad un doto momento in Italia In necessità, almeno mondana se non intima e profonda, cli un miglioramento e di uno s,•ilur.no nello centenaria organizzazione della nostra scena di prosa. Dai primi tçntativi e 1;>oi dai primi saggi di regia, si è addi"enuti -Oggi all'inflazione della stessa, per cui non solo tutti gli attori fanno i regist~- mn anche i poeti, ·i letterari, gli am:itori, i cultori, gli « uomini cli gusto,., gli autori, e uno stuolo innumerevol~ e rumoroso cli giovinetti che imparano Ju cosidetta « boxe,. del teatro sulle tavole dei teatri Guf e delle filodrammatiche, con ambizioni spesso elefantiache in rapt;>0rto alle loro microbiche possibilità. Tuop•;>n grazia! Dnll'nbulin e dall'assenteismo in pochi anni il lotto e regia » ha scaldato le vene a uno infinità cli persone che con la regia banno poco o -nuUa n che vedere. Anzitutto è inutile incomodare un \'OCabolo così importante e foriero di responsabilità r;>er il teatro normale c corrente: per 9ortarc decorosamente a una « prima,. un lavoro di Viola o di Cantini, di Niccodemi o cli Testoni, di Fodor o di Cownrd, può sufficientemente bastare una gustosa e: direzione ortistica •• come ai vecchi tempi, ,poichè l'ap;>orto della « regia » prcsuppooe una eccezionalità del test.o, altrimenti up ln- ,·oro speciale cl' intet•;,rctazione dello stesso risulta log-ic11mcnlc nullo inutile banale. ln secondo luogo, quando la messinscena avviene nel opct·a di un Tòfono, di un Ruggicri, di un Bcnassj o di un Bicci, è ancora perfettamente inutile parlare di «regia», ma si 1:,uò lodc,·olmente discutere, anche col maggior entusiasmo, di e direzione artistica». La parola « rcgìa » irrJ_:>licauna violenza all'opera di teatro, im,?Jica una personale ndcsionc al fatto drrunmnlico, indica uno firma di messinscena, comporta uno « stile • nello !t_')ettacolo, stile che determina una particolare recitazione scenografica, un particolare movimento scenico e gluoco di luci. . Ricordiamo - come esempi di unn necessità cli rcgìa - « Il Re Cervo» e e lt Mistero Religioso~, inscennli daUa immaluramentc scomparsa compagnia dell'Accademia. E ciò sla u comprovare come la regia sin necessaria solo a determinati lavori, in cui o urga il fattore « spettacolo» o nei quali l'intensità poetica sia tale da pretendere una 9recisa esterna valorizzazione. Io credo vi siano opere eccelse di teatro non abbisognanti - per una ]oro vita scenica - di regia, ma nate per un'intelligentissima ma limitata direzione artistica. L'opera del cosidetto classico metleur en scènc può essere im•adente e imprimere a un testo una e torma » diversa dalla sostanza primitiva, OP";urc può essere francescana e attenerSl o un'umile rispettosa osservanza del teslo, in funzione di una continua puntellatura della '?arolo sul limite della poesia. Non ci si lasci trascinare da polemiche su « ciò che deve Care :il regista,., poichè ')uesto è proporzionato sempre al lavoro eia inscenare ed ò sempre relativo al tono, al carntterc, alla teatrnlib\, alla mole, al signiricato det lavoro stesso. Soprattutto il regista -tl'oggi, che del1'a1>pcllnti,·o meriti le funzioni e le enormi responsabilih\, deve ,;_Josseclcre, oltre a un• perfetto corredo tecnico, persino manuale e :1rtigiano acquisito sul palcoscenico, anche una conoscenza almeno documenta.rio su dò che in questo campo si è fotto e si Ca, con TARDIVO EMULO DI VEROA Foto Ra11a1lla fpndazione Ruffilli - Forlì risultati formidabili, all'estero, nonchè infine una cultura che, dopo n,·cr esauriLo nei limiti del necessario lo studio dei classici, inyesta tutti i pro; btemi dell'.:i.rtc contemporanea, dalle Jettere alla pittura, dalla poetica alla musica, alla danza all'architettura. ll teat1·O1 o torto considerato nella gerarchia de1le Arti, arte minore, è tuttavia arte composita, in cui gli clementi puramente artistici sono completati e sorretti nella loro esistenza e condizione dn innumeri ·insostituibili, tat\'oltn banali, clementi tecnici, ugualmente indispensabili. Jn uno spettacolo che soddisfi ap~ pieno le esigenze del nostro spirito e del nostrn gusto, oltre ad un'csntla o prepotente interpretazione della [rase, necessita in modo assoluto un'adercn7.a precisa e colla ciel oommcnto musica1e, della scenograFin, della luce. Perchè tutte le componenti di uno spettacolo si tro\'ino in pcrfett.a funzione reciproca, il regi.sta deve conoscerne ·tutti i segreti e de,·e clorninarlc ed u01rlc1 in ragione di una valida risultante. Dalla fusione delle componenti citate, dall'amalgama ortistico aristocratico della recitaz'ione della luce della messinscena della musica la servizio dell'opera ciel Poeta, \JOluto dal regista cosciente e completo, nascerà lo spettacolo veramente « nostro,. adcrcntt'.! a un'affinità temporale. Volutamente in codesta nota non si sono fatte citazioni e nomi: chi ha \'oluto capire, ha certruncntc capito, al 4 L'infuori di quolsinsi minuto riferimento. · L'importante è che - nel nostro teatro - prima o poi - ma sicuramente - sia fatto posto ai veri artisti (e atcuni cc ne sono) e sia in,·ece indicalo la via d'uscita agli innumeri speculatori che, in nome cli un volgare mestiere o di un atteggiamento « cli gusto•, inficinno il natm·ale sviluppo deUa nostra scena di prosa. Il nostro pensiero particolare •in questo argomento non è stato espresso, in quanto di stretto .e appurentemente polemico sapore privato. Se proprio qualcuno si interessasse a conoscerlo, onde evitare delucidazioni postume, diremo come la nostra passione cH teatranti vacln in questo campo alle }'ealizznzioni straniere (e i nomi di Pitoefl Piscntor Tai1·0, Appia Stunislnwki Antoine Jcw·reino\' ecc. ccc. comprovo no e giustificano la nostra ammirazione); come pubblica dimostrazione di una personaliti\) sebbene e necessariamente in ristretti ambiti speri.mentali, sia stata cinta l'anno addietro nelle mani[estazioni milnnesi di Palcoscenico; come in[ine l'astratto \C il surreale-, anche nella messinscena, costituiscano per noi - nei li.miti dell'eventuale applicazione - il punto di partenza, il corredo spirituale per uno imperioso categorica urgente e,·oluzione del nostro tToppo vecchio teatro. PAOLO GRASSI !Ja6t11d1t;eun mondo LA meraviglia, che accompagna la lettura di libri come questo del Corsi (:\1. Corsi, ~'faschcre e ,ohi, cd. Ceschina), non dovrebbe essere molto differente da quella che può provarsi alla ricognizione «scientifica »delle trnc• ce cli un mondo oramai finito ccl assunto alta leggenda. Le maschere C" i volti che l\,(ario Corsi propone nlla svagata curiosihì di un pubblico medio ridanno infatti ancora una volta riel nostro teatro un documento. oltrechè spicciolo, limitalo da una troppo particolare compiacenza. Considerabile come un alibi insinuato ai fini di provare la popolarità, meglio h1 vitalità del nostro ambiente teatrale, epperciò indubbia nota della qualità delle attunli rispondenze fra platea e palcoscenico, si riduce a considerare il nostro teatro niente nitro che attori e attrici, fatti e fatterelli in un giro di triste coincidenze. Intendiamoci, del retroscena e delle piccole memorie niente degli neri toni di certa scandalistica d'uso d'altri paesi; anzi, tutto è in una candida veste accomodante: pure, il testo che oggi si presenta al nostro esame, senza spingerci - non ne sarebbe assolutamente il caso - nJl'impennata nel richiamo verso una maggiore dignità, ci suggerisce una serie di idee che vanno dal seminario teatrale Iino alla compagnia anonima. In fin dei conti - si vorrebbe dire-, se si vuole che le attenzioni con\'ergano verso i I centro vero del teatro - che non può non essere l'ope1·a rappresentata -; se si vuole veramente scuolcre di sopra ai panni dell'attore l'ultima polvere del guitto - riportando l'interprete alla sua chiara funzione di mediatore artistico -, non si può (non si deve) Jasciar ,passare come impunite queste cronache di mezzo gusto mnccltiettistico a gloria cli uno noiosa festa ìntorno al palcoscenico i camerini, e le altre vicinanzc4 i tic, le manie, le preferenze, le cotte, gli esordi, le astuzie, le incredibili trovate e le brillanti risoluzioni. e un fatto che se c'è un ambiente del nostro mondo artistico su cui deve agire un'cne1·gicn deflazione, questo è quello teatrale, ove necessario si rende lo stabilimento di un'adeguata gerarchia di valori, n cui l'attore italiano, che ripete della nostra gente Ja fervida intelligenza, la schietto. ca.pacità di sentire e i n-on meno certi difetti. deve assolutamente sottoporsi. Ne guadagneranno nei rapporti, J'ìntclligenza creativa e J'organizzazione statale, che troppc volte si son h-ovate imÌ,igliate nelle filacce dei caratteri stravaganti e nelle volontù senza remissione dei comici. Se, per gli attori di domani che oggi compiono Jn loro p1·eparazione nelle scuole e nei teatri d'urtc, nei contatti di una disciplina che lro\'a la sua ragione d'essere nelle particolari t'.!sigenzc dello speciale repertorio, dalla abolizione dei ruoli e nei controlli di. quel moderno regolatore dello spettacolo che è il regista, questo discorso può apparire eccessi\'o, inutile non <lo- ,•rcbbc essere per i meriti dei mimi contempo1·anei e per le loro naturali pendenze. Per Je esigenze della vita moderna le condizioni del sorgere di una civiltà teatrale sono quelle che si determinano oltrechè in una cultura e in un gusto, nnche nella disciplina e nell'organizzazione. Così, qualche buon attore non basta a fa,· teatro e neppuro, a ben vedere, a costituire un buon modello nella pratica della recitazione (se non per i pigri e per gli svogliati), cosl come non è sufficiente per ammetterne l'esistenza in un movimento formativo di un teatro nazionale lo sbocco brillante di <1ualche opera temporanea. Tale civiltà solo si riassume nelle opere, negli uomjni, negli enti, nelle pratiche che su di un pinno di comune intesa sappiano assicurare lo svolgimento puntuale e coincidente dell'esercizio teatrale, che do essi si dctennino e che segni di validità sappia ricevere dall'esecuzione dei problemi drammatici del tempo. Per ora lasciamo ad altri settori dello spettacolo, al cinematografo. al varietà e alla Radio. iJ gusto per CE"rte artilicinli illuminazioni e per certe corrotte messe in evidenza, e diamo in"cce al teatro, con l'ausi.lio di un'assennata critica di posizioni, il peso e In veste che alla sua dignitù competono nell'insieme delle manifestazioni nazionali. e naturale (e forse non occorrerebbe di.rio) che qcr il nostTo discorso il libro del Corsi ha fatto nè più nè meno che l'llUicio del pretesto: chè l'idea per noi era vecchia e so.lo attendeva la sua occasione e che se un'ultima spinta il libro ce l'ha fornito, è specialmente per una chiara scrittura di Luigi Chiarelli che - guarda guarda - precede i1 libro, a prelazione. St::B. RIC.

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