Pattuglia - anno I - n. 9-10 - lug.-ago. 1942

Questo numero contiene commeaie ineaite a; O' Nei li - 3oppolo -rreccani ., Cihiglione. ANNO I • N. 9-10. L. 3,- LUGLIO-AGOSTO 191t2. XX S. A. P. GRUPPO III MENSILE DI POLITICA ARTI LETTERE DEL GUF DI FORLI' IN QUESTO NUMERO: ' /'('l ,-/' TEATRO ... @uallio. commPrhe EUGENIO O'NEILL Primdaicolazione Traduzidoine MARIO R. CIMHGHI • BENIAMINO JOPPOLO Ritordniosolitudine • NICOLA GHIGLIONE Corsdaibiciclette • ERNESTO TRECCANI Dialogo Ritornano alle basi gli uomini dei sommergibili che hanno portato la loro sfida vittoriosa fino alle coste dell'America. I siluri hanno squar• ciato le navi nemiche tangibilmente dimostrando la superiorità delle armi e dei cuori degli uomini della razza latina che combattono per affermare la marcia di quella civiltà che si irradia solo da Roma. diuno spazzeinlao luna Non certo per sterile ostentazione, ma solo per portare una concreta chiarificaz.ione del nostro sentimento umano nel tentativo di una risoluzione necessaria alla nostra coscienza, abbiamo scritto il mese scorso della situazione morale ed intima di UMBERTO BENEDETTO quegliuominiche stannocostruttiENRICO CAMPORESI vomentesoffrendolo lorogiovane MARIO R. CIMNAGHI vitapolitico. Ecomeiduetermini V I TTOR I O F RO S J N J vitae politicosianoinscindibilmente GIANNINO GALLONI fusinellanostrocoscienza ssieme a quello di morale, crediamo inutile P A O LO G R A S S I riaffermareper l'ennesimovolto. Di BENIAMINO JOPPOLO questonostrasofferenzacercammo SERGIO MORA N DO di fare un personalissimoesame, RO BERTO REBO RA scandendonei tempiollalucedi uno SEBASTIANO RICCIARDI obbiettivitàsolamenteonesta,richiamandoci all'imperativo categorico di W A L T E R RO N C H I un•vitanostra,c9,truit•e ricostruita FRA N CO RUSC O N I do noi. MARCO VALSE CC HI Siamostatiaccusatidi malinconia S T E F A N V L A D e di uno sbandieratoesibizionismo. ti'~~ WIA 2:.-A.-N-.E f"j I ff' ~f!ccusa,-llonc~,·~vre_bb_e,tu~itoe rQI IUdZIUI lt:: r'\l'.J Ut~ ..,,r<fm,QI'< ,to ol desoderoeod il dovere di rep icare e di precisa.re ... UOMINI se fosse scaturita da uno di quei fogli noti per la loro insensibilità politica ed umana. (Tipico esempio di questa insensibilità l'inopportuno e deleterio corsivo del 13 maggio u. s. del battagliero ad .ogni costo "Regime Fascista., di Cremona). Si,.1mo stati accusati di malinconia. Di quelfo malinconia, che piuttosto che nostra, è di coloro i quali. al termine della loro giornata terrena, dei loro tentativi quotidiani, s'accorgonodell'insufficienzeadel fallimento della loro azione. Malinconia che può essere sinonimo di vile scoraggiamento, di debolezza; che non può essere nostra, perché in noi è la sicurezza di pervenire alle mete desiderate per la sorte felice della Patria, perché in noi è la ceriezza di stroncare, di eliminare o di rieducare perfino chi non vuole e non sa capire. Siamo stati accusati di avere fatto sfoggio, chissà poi a quale scopo, di unD sofferenza che, secondo l'accusatore, è di tutti. Crediamo di aggiungere che tale "sofferenza., dovrebbe essere di tutti, perchè, purtroppo, tale ora non lo è. Basto leggerecertifogliche passano anche per autorevoli, ascoltare alcuni discorsi alla radio per convincersi che siamo ancora lontani da questa partecipa.zi:>ne generale. Non mancano dunque i documenti atti a sostenere le nostre affermazioni. er trovarli non è difficile: d vuole solamente un poco di coraggio. Di quel coraggio che finora non è mai mancato a "Critica Fascista,,, alla rivista cioè che ci ha benevolmente ripresi, e che noi leggiamo sempre con attenzione ed interesse. Perché quasi sempre è una rivista intelligente, e soprattutto onesta. Oue'ste prime righe non costituiscono l'inizio di una polemica ormai scontata sia in sede storica che morale, ma ci sono servite per riassumere quella che possiamo considerare la nostra condizione di vita. Condizione di uomini che vogliono dare ad ogni loro atto il segno di una politicità definit.:, con intima precisione. la nostra è una generazione senza pentimenti. Nati dalla guerra a noi. uomini nella guerra, non è permessa alcuna incertezza,.. nessun tentennamento. Mentre alle altre generazioni era naturale essere giovani nel senso piùfacileedaccessibildeellaparola, a noi s'impone - ed a questo del resto istintivamente perveniamo -d'essere u o m in i , coscienti, sicuri, lnflessibili nell'indirizzare verso la meta le nostre migliori energie. Uomini con tutte le responsabilità insite in questa parola che è un mo-

do di vivere e di agire conformemente. Non si è con ~roppa chiarezza inteso che tutte le scoperte divergenze fra le generazioni non sono altro che divergenze fra uomini, fra modi di intendere la vita, Posto così il problema, i termini possono sembrare equivalenti. Divergenze fra uomini, abbiamo scritto: ed in "uomo,. abbiamo riassunto il concetto di una incoercibile volontà, di una intransigente moralità, :doti che noi non riconosciamo nei giovani in quanto tali, ma perché naturalmente e fatalmente inclinati - ora più che mai - ad un tipo ideale a cui essi, vergini e lontani da ogni precedente contaNon basta che pubblicali at• tacchi e proposte vengano seguiti con occltio vigile di registrazione, e quindi, per così dire, allibrati. Bisogna che su ogni articolo o gruppo di articoli interessanti speciali proble,ni, s' i,nbastisca - non senibri esagerato - una pratica regolare, la qriale li accolga appena venuti alla luce, li indirizzi attraverso gli uffi• ci competenti e soprattutto, esiga per essi le risposte auto· rizzate. (Marcello Palumbo in cPunio della Rivoluzione•• edizioni di Roma Fascista). minazione nel .tempo e da ogni interesse illecito, possono più facilmente pervenire epossono più facilmente intendere. E questo che abbiamo, per comodità dialettica, chiamato "tipo ideale,., non essendo -certa~ente un fantasma creato nella n~sha mente, si identifica coi migliori delle altre ,generazioni, tanto da venire a costituire, 'Uomini di diverse generazioni anagrafiche, una unica generazione spiritualmente unita in cui è logico pensare che i giovani abbiano ~I sopravvento prima di tutto numerico,• la qenerazione giovane. Fratture anagrafiche .quindi non ne esistono: ed è inutile ricercarle -ed inintelligente ed antitaliano insistervi. Non sono valide distinzioni fra le generazioni dei ventenni o dei trentenni o dei quarantenni o degli anzianissimi. Se fratture esistono, sono fra categorie di mentalità, di idee, di concezioni: perfino fra modi diversi .di attuazione delle stesse idee primitivamente identiche. Generazioni ideali, dello spirito, se di spirito è il caso di parlare nei confronti di coloro che hanno inteso l'Idea solamente come un materialistico facchinaggio. W. R. mo I • •. 9-10LUGLIO-AGOSIO 1942- ll PATTUGLIA POLITICA. ARTI - LETTERE FORLl' - S.de LUtorla - Tel. 6011 Direttore, 1.ENATO 10 SSl Con~irettore I Ll V1 O FlATT1 WALTEl 1.ONCHI - redatt. capo reaponubile UN NUMERO L. 1,50 Questo numero doppio L. 3 . - Un numero arretrato; il doppio 1880111.: Ordinari I. 15• fmiatiU,im1itari I. IO Dbtrlb. D. J. E. S. • P.sa S. Paotaleo 3 • ROMA PUIILICJTA' 1 UUlclo Pubbllclti • Propa• ganda - Via Roma, 6 • IOLOGN A. ANONIMA AB.TI GRAFICHE • BOLOGNA VIA CONSOt.ARE • Sez. Edit, G. U. F. · forll PAOLO SJLIMBA.NI, Segretuio del C. U. F, . PRESIDENTE Armando Ravaglioli • Bruno Matolti Livio Fratti • Renato Roni P-ondazione·Ruffilli FrancoTosivitaseria Franco Tosi. sottotenente dt!lla Divisiorie Alpina Julia ventenne su,dente universiwrio veronese, è caduto !Ul mare il 27 marzo 1942. ff ENTRE la guerra continua, dentro e foori di noi, ci convinciamo semp1,e più d.i una realtà che tcmevruno. La lotta è essenzialmente solitudine. Dopo le lettere di Cesare Bolognesi, anche le lettere di Franco Tosi hanno cominciato a non arrivare più. La guerra sta strappando molte [rasche dal nostro spfrito e molti amici dal nostro [ianco. Non siamo più dei sognatori; la guerra ci apre nuovi ama· ri e profondi orizzonti di umt,nità. I noslTi giovani amici se ne vanno e non tornano più. Ma il significato della loro vita e della loro morte è molto più intenso di quello che una sbiadita commemorazione a base di gn• gliardetti chinati potTchbe far credere. Giovani pensosi, inquieti - P inquietudine è' la nostra ricchezza - ora 1 con la morte diventiamo per noi un simbolo: essi non furono pallidi idea• listi, acquietati nella supinità dell'« ipse dixit »: i nostri runici non si arresero alla vita comoda di una verità ri\•elata; non si sgomentarono davanti ali'« hic sunt leones »; vollero varcare i confini per rendersi conto di una verità che poi affermarono nel sangue. Non li dimenticheremo. La Patria trae da questi giovani nuovi motivi per essere amata. Due anni ra in quella prima\•era intensa che precedette il nostro intervento, 1:-ranco Tosi aveva raccolto l'an• nuncio dei papaveri rossi nei campi e quando la gueITa fu_, la sua domanda era giù al distretto. La decisione di Franco fu tutt'altro che una ragazzata; amava troppo lo. sua giovinezza per concepire il volontariato come evasione dai problemi o come avventura personale; nella piena accettazione di tutti i rischi, di fronte alla necessità della guerra, egli volle compiere il suo pri• mo atto d'uomo. E poichè desiderava esperienza, chiese l'esperienza durissima che solo la montagna e la guerra sulla montagna possono dare: fJ'anco Tosi fu Alpino. Lo avevo conosciuto ad una lezione di di.ritto privato nel gennaio del 1940. 'Il proCcssorc in cattedra parlava delle successioni, ma l'argomento non ci interessava; eravamo vicini, nello stesso banco; ci scambiammo qualche parola, ci dicemmo i nostri nomi. Quando uscinuno eravamo amici. franco non aveva ancora vent'anni: purità verginale di aUetti nati e cresciuti con lui; con la sua sensibilità delicata avvertiva la presenza di corpi opachi contrastanti con la sua chia• rità; ne riUettcva le sensazioni fiorendole in j.mprovvisi rossori: adolescente tw-bato. Non era nè un sanluigino nè un traviato i era un giovane, ed è stato detto che i giovani sono tutti poeti. Poeti.; cioè che creano e distruggono e poi tornano a creare. Franco voleva chiarirsi: si liberava dai dogmi e ritornava alle supreme conclusione dei dogmi; si scioglieva dalle premesse e ritornava al punto in cui s1 giustificano le premesse. Non rit:-Ornava sui suoi piedi, rifnce\'a il cammino solo per matul"l!lrsi; progredi\'a eliminando via \'Ìa dal suo spirito il <lccorativo 1 il superfluo. Si poneva i problemi per approfondirli; ne ricercava il nucleo; li vedeva sotto le prospettive più diverse. Oscillav8. tra la negazione e l'affermazione; non fu scetF o rl Ì tico. Voleva distinguere l'oro dalle dorature, il positivo dal negativo. Ton• deva a sepa:ra:re i due elementi a scioglierli dalle loro composizioni per ri• · conoscere l'uno e l'altro. Al vertice della sua preparazione alla vita, nel passaggio dalla fanciullezza alla vera giovinezza, è la sua domanda di volontario: significava che tutti i ~avagli. egli traduceva in, pro• blemi politici, cioè vissuti e· sofferti in funzione di un miglioramento personale, ma universale nella dedizione alla PatTia. Perciò la sua offerta fu progres• so: azione meglio che parola, combatti.mento meglio che rinuncia. Egli accettava il combattimento, non recideva i :problemi con la volontà pri• ma di. averli conosciuti con l'esperienza e la riOcssione; poichè amava la lotta, egli li accoglieva e li oftriva; e nella sanità del suo equilibrio trovava la forza di non stancarsi ma di su'pe~ rarsi, pronto sempre· a riaccettare nel suo spirito la violenza del combattimento. Un sorriso vago, quasi ironico, ve• iava il suo tormento interiore. Ripo• sto in pieghe recondite, pudiche del suo spirito, viveva il tesoro della sua pensosità; quasi celato da una appn• rcntc adesione alla contingenza. Noi amiamo la profondità nei gio• vani. Quando Franco giunse a Bassano, per frequentare nel settembre 1940 il Corso Allievi UHiciali degli Alpini, i suoi super1or1 lo soppesarono a prima vista e lo giudicarono « un poi bambino. La vita militare è larga distributrice di scapaccioni ai bambini ancora adagiati nella bambagia rosea dei pro• pri sogni o galoppanti sull'ippogrifo di idee generiche o di f.avolose illusioni. La rude conoscenza con uomini spo• gli di qualsiasi idealismo, il forzato accost.'nmento di diversissime nature cn• tro rigidi schemi di vita, sono espe· rienze provvidenziali e letali che la vita militare impone: ai più deboli toglie la volontà di agire, contamina la purezza, intorpidisce )a .coscienza. A Franco Tosi donò la conierma che ciò che è bello nella vita è iJ contrasto accettato, vissuto e superato. :Incontrai t~ranco il giorno del giur.amento degli allievi sulla cima del Grappa. Finita la ce1·ùnonia be\•emmo il vino freddo d'alJwninio nello stesso• gavettino; il pane che mangiammo sapeva di sudore nostro. Cantammo: « Sul ponte di Bassano bandiera nera; l'è il lutto degli Alpini che va a la Guerra ». Ci abbandonammo nella dolcezza di questa triste canzone che parla dei vecchi Alpini dell'altra guerra e di una fanciulla che saluta e manda baci all'amor suo che parte. Si av\•icinava l'inverno 1940·41; i nuovi Alpini avevano ricominciato a morire, come i padri. sul fronte occidentale essi si erano aggrappati alle mitragliatrici del nemico perchè non sparassero. In Grecia la Julia si preparava. Cantammo ancora: e L'è il lutlo degli Alpini che va alla guerra la meglio gioveulù che va sottoterra; Ci sentimmo faticosamente giovani. Quando, finito l'inverno 1941, Franco uscì di;i.lln scuola di Bassano con il grado raggiunto dj sottotenente degli AJpini, già in lui si delineava qualche fisonomia d'uomo. Il fanciullo nderi• va tuttavia al greto della sua personalità, trasparendo attraverso la gen• tilczzo del carattere. 11 processo di formazione continua,a pianamente, senza truculenze, senza [issare delle zone d'ombra nel sùo spirito. Egli si preparava operando in silenzio; meditando e conquistando brano a brano la sua superiorità nella vita. Non ru uomo pubblico. Ricerca, a Ja sua e.$pressionc, voleva dare il proprio nome a « qualche cosa· di prestntabilc e di leggibile dall'umanità». Ne aveva la capacità. Avc\'a intTavvisto al di là deUa guerra e della slcssn vittoria la pos• sibilità di giungere a una superiore spaziosità di orizzonti ideologici, che è alleggerimento; fluidità e gioiosit:ì di vita. Tutto ll\'Cvu subordinato all'adcm• pimento di un generoso dovere. Quando lo spirito è educato a considerare il diagramma tra la vita e la morte come nodo fisico, Iragilissimo e trascurabile di fronte aliti vastità di eterni problemi, il sacrificio non coglie impreparati. Franco Tosi è morto sul mare, mentre tornando dalla Grecia si accingeva a raggiungere la PatTia per poi proseguire per oltTo CrOnte. A franco Tosi non daranno medaglia; la interiorità della sua vita non fornirà spunto per retoriche com· rnemorazioni. Carbonari dello spirito, questi nostri caduti giungono puri alla meta, non luttavia involuti nel nimbo dell'jnnoccnzu: la loro grandezza è nel segreto della propria coscienza. Siamo solitudine - è vero - ma attorno a noi · vi sono solitudini nobilissime che si concludono con la morte e si schiu• dono nella luminosità del sacrificio. L'insegnamento dei giovani caduti non appesantisce la nostra giovinezza: il loro linguaggio noi lo conosciamo; essi sono il nostro trav8glio che trascende il turbamento e diventa nel sangue ra• gionc della nostra esistenza e giusti• ficazione alla nostra guerra. GIGI GHIROTTI • È con un certo acorameoto che a •olle ooU•mo come troppo giuste pa.role cadaoo, dopo Il fuoco delle dlscuHioal, nel •uoto della rettorica • della dlmeatlcaou. SI • dlscuHo Wtlmameote ID molti fogli dell'economia cartacea. del mJ. gllonmeato del togli federalt e della 1lampa pro•lncla1• tutta quanta : la dlscuHlone ha a•• sorbito molta della nostra passione. Ma, spe.oto l"lalereaH destato la uo primo tempo dalla po· lemlca, tutto • rimasto come prima. SI coatl• ouaoo a pubbUcare tutU I più laullll fogll cbe ooo a•rebbero n dlrltto di eal■tere. molti aet• Umanall IODO fatll COD le forbici. l"Eate Stampa cooUnua ad aiutare l'lacurJa di molti direttori. Ogni giorno di più notiamo come l gtornaU del• la pro•l•cla ..-adano spenoaalluaadoal, uaUor• maodoll ad u.n tipo unico, fatturato coa I bene• flcl artlcoU del prolUlco Ente. Il quale Eate ba certamente sorpassato l llmltl tmpo'slt dalla steHa originarla fuoiloae per cui fu creato. Questo noo sarebbe ancora niente. Ouaado poi, mentre al trtbola ogni glorao per cercare quel minimo di carta per fare u1clrt regolarmente li giornale, capltaao sul tavolo gloroaletll come un tlorentlno •Lu.mini da o.olle., fatto dl piccola posta e di stupldagglnl ln•uo■imiU, più 1tupl· do del più stupidi bollet1lnl parroccbieU. al • costretti a peas.&re che, per partito preso, la carta sla falla scarseggiare solo per quel glor• aatt che sl sforsano di e11ere utlU alla cauH

!lJi 1;1;nano{J;t'!Ja esigenza religiosa C ON un'asprezza qualche volta crudelo ma inevit..ubile e del resto ben presumi.bile la guerra hu dat.o uno strettissimo giro cli vite a tutti i problemi maggiori che si agitavo.no inquieti già anche prima di essa sul terreno delJa sistemazione dottrinale e della realizzazione pratica. Noi ravvisiamo, in questo improvviso accentuarsi deWurgcnza di taJi soluzioni, la prova maggiore della necessità assoluta che si giunga al termine della f_,'1.lcrrasenza che tali questioni sfano rimaste sospese. PnrticoJarmenlc da noi gio,•ani sono sentiti e discussi questi problemi, purtroppo, data la nostra età, spesso con un orientamento tanto teorico e avulso dalla realtà che qualsiasi risultato pratico vien meno; ma pei· fortuna rimane qua• si sempre qualche cosa che ha certamenle un valore positivo: la manifestazione delle esigenze d_aUc quali, per Ja nostra coerenza di uomini e di fascisti, non ci sentiremmo in alcun modo di polcr prescindcro in una ricostruzione futura. Esigenze politiche, economiche, morali; e tra queste ultime fra le più notevoli sta il bisogno di una nuova 1·eJigiosità, d'una religiosità che possa costituire il punto <li fusione tra Ja rcligiositò. in senso proprio e la coscienza politica. •, Non vogliamo qui certo avventarci in una dissertazione dottrinale sulJ'argomento, poichè ci mancherebbe certo Ja competenza e in ogni coso non avremmo da cifre gran che di nuovo: crediamo che in proposito sia venuta quasi <lefiJlltiva Ja polemica su Crilicu Fascista. Solo vogliamo tentare di puntualizzare, per quanto ci sin possibile, la posizione cli noi giovani rispetto a questo problema. sare, accettandO idee ormai gcneral1 e quasi acquisite, preferirono nvolgcrs1 dall'altra parte; e ppichè purtroppo 1n situazione è quella che è, e snrcbbe inutile nasoonclcrla, molto spesso ~~~~ gcd~J}:~\:ii;,a cuusa del Fu• Conviene o. questo innestare i.n proposit9 quel problema morale della Rivoluziono che costituisce il nucleo fon~ (.:omentale dellf! crisi problematica tra• versabt ora dal Fascismo. Crisi risolta gi~ì in "·ia teorica, perchè l'airermaz-ion3 di uu Iine morale e superiore al Iine strettamente rivoluzionario sembra ormai pacifica e fuori di discus• sione. Orbene, noi crediamo che J'av• -vcntù di una nuova moralità non possa concepirsi se continui od esistere quell'agnosticismo religioso d.i cui abbiamo giù parlato e che è cosi diffoso nel la massa dei giovani. ron diciamo che non possa esistere una moraJe senza una religione. Teoricamente questa può essere proposizione vera e irre[ragabile. Ma guardando immediat-nmenle al• la realtà, osserveremo come un incen~ ti.vo formidabile alla conservazione di un'integrità morale sana e saldn anche dal punto di vista politico proceda appunto dalla preesistenza d'una nltrettanto sana e soldn coscienza re)igiosa. intendendo questa naturalmente al <li Iuori di ogni forma pipina o beghina. Poichè il Fascismo in vin dottrinale non impone alcuna particolare religione, molti fascisti sono forse condotti a pensure che il loro credo politico possa sussistere senza contraddizione al d.i" fuori di ogni vincolo religioso. Anche questo può essere vero; ma solo in certi casi d'eccezione. In genere invece se si pensa alla spiritualità del• Ja concezione !nscista, e $C si pensa che tDle concezione non vuole certa• mente sostituire una credenza religiosa, poichè nessuna opera di mente umana può po.ragonnrsi a una fede divina, per Iorzn si dovrà concludere che un volontario agnosticismo porta facilmente a una visione materialistica della vita, NOSTRI REPARTI ALL'ATTACCO DI UN FORTINO .NEMICO IN A. S. ciò che è in contrasto perfetto con l'idea fascista. 'In sostanza, noi ilon crediamo che Ja soluzione del problema sia troppo lontana o comunque troppo difficile. Forse si tratta solamente di spiegarsi una buona volta, da una parte e dal• l'altTa. Anzi: forse il problema è risolto in via teorica e manca solo di buona parte d'attuazione pratica. Il diletto anche qui non è nel sistema; semmai, negli uomini. Si tratta di eliminare delle diffidenze e delle malefedi personali, da una parte e dall'altra, derivanti anche dall'esistenza di residui liberalistici, democratici, parlamentaristici. Noi crediamo comunque di poter aUarmare che sin d'ora Ja nostra generazione dedicherò molte delle sue migliori forze per eliminare <1uesti ostacoli, ostacoli molto gravi e dannosi al benessere della Nazione e del Fascismo. O, se non lo farà, noi crediamo che avrà fallito uno dei suoi compiti principali. GIUSEPPE ZOBOLI l'altro: te La vostra presenza qui segna l'inizio di una nuova era per il vostro popolo, che entra - come uguale - nella comunità imperiale di Roma .... Se dunque e: l'Impero » è il principio astTatto, la « comunità imperiale fasci.sta ,. è la forma concreta con cui oggi l'Italia !a risorgere questo unico concetto. E poichè l'Italia oggi è fascista, questa realizzazione surà fascista, potrà esistere anzi solo quando 'sarà fascista. Ma fascista, sopratutto quando entriamo nel campo istituzionale e .o.rganizzati~o vuol dire corporativo. E vediamo dunque come può essere corporativo un impero. Un impero che esiste proprio in quanto è corporativo .. Non si tratta di trasportare sul piano delle relazioni tra le nazioni nell'ambito Impero, i principi corporativi che reggono Je relazioni tra gli individui nell'ambito deUo Stato. Desideriamo chiarire anzitutto che qualsiasi noslra parola non sarà dettala da spirito settario o di parte: nulla, specialmente in questo argomento, aduggia il nostro disgusto più che gli attacchi velenosi, in malafede, che ogni tanto ci vengono davanti agli occhi scritti o ispirati o da chi confonde iJ suo minislero spirituale con una specie d.i partito elettorale, o dn chi ciecamente e scioccamente confonde In perfidia e la malafede di alcuni con il senso eterno e insostituibile della religione. Non mai cresciuti nè alla scuola dei circoli parrocchiali nè alle idee degli anticlericali sfcgalati. noi ci troviamo in questo momento di fronte alla nostra coscienza unicamente, e aUa nostra sensibilità di uomini nuovi; e crediamo che in ogni modo chi pe1· una delle due ragioni suddette non riesca a porsi in una condizione di obiettività assoluta., non possa certamente azzardarsi a dar pareri in materia; pareri che potrebbero avere un giusto valore per gli uni e per gli altri, come per due categorie chiuse, e mai per la massa la quule, se ancora non si trova nel giusto mezzo, certrunente prima o poi dovrà portarsi in queste posizioni d'equilibrio, per iJ bene della Socict~\ e della Nazione. lArnM~UIIA' IM~IRIAU mR~MA Il corporativismo parto dalla necessità. per ogni individuo di realizzare sè stesso, cioè, come diceva l'ecccl• lenza Bottai rivolgeQdosi ai rappresentanti della gioventù europea, in Firenze i.l 27 Giugno scorso: « •••. at- - tuare il disegno divino che è in ciascuno di noi •· Cosi nella comunitò. imperiale è rivalutato nella sua integrale funzione il concetto di nnzionè, come ha messo in luce ampiamente iJ ministro Ciano ne.. suo noto articolo « Italia e Alba• nia •. La nazionalità è come un traguardo necessario per ogni popolo per divenire sè stesso e per collaborare attraverso dì esso alla comunità imperiale nel suo insieme. Giacchè l'altro principio fondamentale del corporativismo è che il mezzo per attuare sè stessi è Ja collaborazione. Collaborazione dei cittadini nella nazione, collabora~ione dèllo. nazione ncll'Jmpero. Crediamo quindi d'essere stati abbastanza chim·i nell'esporre il nostro convincimento che, sempre l'antico c'insegna, in medio stat uirtus. Comunque può essere interessante osservare Je condizioni, sia in un senso numerico che in senso qualitativo, del rapporto trn le due calegoric opposte di cui or ora abbiamo augurato la conciliazione. Giovani che facciano parte dei cirCQli cattolici ormai crediamo non cc ne siano tanti come un tempo; nonostante che non possediamo gli elementi statistici necessari per forci un'idea esatta della !?otcnza delle associazioni giovanHi religiose. Più piede ha preso, specialmente in questi ultimi tempi, e purtroppo il fenomeno ha sovente co·nciso con l'avvento del Fascismo, si da tare erroneamente credere a molti di corto vedute che in esso ne risiedesse la causa\ e da far complicm·c senza 1·ngionc positiva clCi rapporti che avrebbero dovuto più che mai essere Iacili 1 un gratuito unticlcricalismo e, peggio, a• gn.osticismo, che pericolosamente può finire per permeare di sè c1uasi tutta la giovontù nostra. E non credo in ogni cnso la gioventù migliore: poichè molti dei migliori essendosi convinti che tale confcssionulismo negativo ern basato ~0r-t0a~~&ood~ttwr.:: A BBIAMO esposto nel numero 5--13 di PClltuglia alcuni concetti schematici sull'orgnnizzuzione politica del• l'Europa di domani e in particolare sulla comunitù imperiale fascista. Intendiamo ora integrare qunnto abbiamo già scritto, illustrando il nostro p'rincipio di organizzazione imperiale. li concetto in base al quale l'Italia intende assolvere il suo compito di instauratrice, assieme alla Germania, dell'ordine nuovo, è quello di Impero. Concetto che il Fascismo oggi realizza concretamente in quella nuova costruzione che ò Ja comunità imperiale di Roma. L concetto di Impero non è però nuovo, è un concetto che per la sua assolutezza sfugge al tempo ccl nJle contingenze della storia, poichè altro non è che quella concezione della unità dei popoli ed al disopra dell'e nozioni, che fu concepita dalla mente universale dei Romani e che da allo ..a, pur attraverso le vicissitudini dc!la sua attuazione pratica, attraverso la st.essa scisionc per cui è apparsa per un certo periodo contemporaneamente in Bisan• iiio e nel Sacro Il omano lmpero, anche se è stata offuscata ultimamente dalla rivoluzione borghese del sette cd ot• toccnto, non si è mai spenta come idea ed è rimasta immutabile, patrimonio ormai acquisito alla coscienza umana. f: lo stesso ideale politico che ha ispirato Dante. È lo stesso Impero che Mussolini il 9 mr,gg!o 1993 dichiarava rilornarc te sui colli fatali d\ Roma». Ideale in cui si riconosce l'essenza stessa di Homa, cioè l'unih\ e l1univcrsalità (nè l'una può intendet·si senza l'altra) e che iJ poetn ha definito per sempre quando a lei si rivolgeva con i Inmosi versi: F l,'fatria d~di$I di1·u,1s genf/bus ur,nm Orflbtn /ac,stl q1wd prius orbìs tra!"·· Essenza di Roma che ha dato l'universalità alla chiesa « cnttolica •, che in essa ha posto Ja sua sede. Essenza di Roma per cui questa città non può conoscere grandezza che non sia imperiale. 11 popolo italiano non conosce mediocrità, non è !atto per quella mediocrità borghese a. cui voleva condannarci la democrazia liberale. O miseri o .imperiali! Il popolo italiano quando realizza sè stesso non può essere che imperiale. Ed analizzando questa idea noi ve• diamo come essa ben si distingua da tutti gli altri imperialismi. Mentre questi inJatti si contigurano e si sono configurati sempre, come il dominio di un còndottiero o di una nazione o di una razza sulle altre nazioni, l'Impero per antonomasia è un principio supernazionale che comprende, senza dominarle, altre nazioni oltre quelle italiane. L'Italia perciò mentre sotto un aspetto è la portatrice cli questa idea,. cui dà vita con Ja propria organizzazione, sotto un altro aspetto è semplicemente una nazione « prima inter pares », ac• canto cioè e non sopra le altre; sic• chè queste sono sottoposte non alla nazione italiana, ma soltanto all'imperatore. E qui sta l'univcrsalitii dclPhnpero: nel fatto che le nazioni in esso comprese non debbono rinnegare la loro personalità mu;iona!e, pcrson0.lità che anzi devono svi!upparc nell'interesse proprio cd altrui. Un esempio concreto di questa concezione l'abbiamo nei rapporti esistenti tra noi e l'Albania. Rùpporli che furono sintetizzati in due parole dal Duce il 16 aprile 1939 quando a palazzo Venezia, rispondendo all'indirizzo di omaggio rivoltogli dal prcsidcn'c de'.la missione utticiale albanese, disse tra D'ultra parte il riconoscimento delie varie nazionalità implica quello della loro diversità; e diversitù sia di potenza intrinseca come di sviluppo di sè stessa. Diversità da cui sorge necessariamente una gerarchia, al sommo della quale troviamo l'Italia; la sola che abbia la posiziono spirituale storica e politica, oltre che economica e geografica, necessarie a « guidare ,. que• sta collaborazione delle nnzion.i. E queste gerarchie significa anche un diverso grado di intensità di questa «guida•, lo quale se sarà appena riievante nei riguardi della maggiore na• zionalihì., potrà arrivare ad un massimo di intensità nei riguardi di quelle po· polazioni che di nazionalità sono pt·essochè prive: vogliamo dire dei sudditi coloniali. t Abbiamo cosi brevemente indicato come I~ssenza del corporativismo, che è la collaborazione gerarchicamente ed unitariamente organizzata delle vari& personalità, sia il principio stesso informatore dell'Impero F'ascista, di quell'Impero che costituisce il mezzo atl.raverso it quale Roma si accinge per la terza volta ad nssolvere la sua missione civilizzatrice nel mondo. AN'fON/0 MAl!ZOITQ 3

IVocAeOLA,R1oj ONEST-À (;I sono parole che serbano una immacolata giovinezza per quanto pietoso sia l1abuso che se ne la. Onestà è un'altra di quelle parole che l'ereditò. dell'ottocento ,ci ha trasmesso logore, consunte, ròse. E prodigiosamente,. solo che ci distacchiamo per un istante in religiosa meditazione, essa ci riappare timida e candida, cpme quella immagine dannunziana. Non si è consumata. In realtà, si parla troppo poco di onestà. L'equivoco è che essa sin sottintesa: il che, intendiamoci, può anche darsi 1 ma "non è sufficiente, non basta a spiegare PoWio di cui la circondano coloro che scri\'ono di cose universali con universale competenza. Quando si parla di giovani, si scrive competenza, si scrive preparazione, si scrive fedej si sottintende onestà. Ci affrettiamo a dire che è un procedimento sbagliato. Conosciamo una fede senza onestà. soltanto un'nzione negativn 1 ossia di- [ensiva contro la tentazione di decadere dalle proprie convinzioni. In realtà, è indispensabile operare alle radici del proprio essere, incessantemente, per formulare ,chiarire •modificare alimentare uccidere le convinzioni medesime. Per la schiacciante maggioranza degli uomini, il sistema filosofico è un brutale atteggiamento statico che essi assumono di fronte alla vita dopo un superficialissimo .l:ltudio che non va oltre l'elementare. La filosofia e la cultura sono ritenuti non il privilegio ma il fanatismo e lo snoOismo di pochissimi individui circondati da un un_i• versale compianto appena velato di forzosa ammirazione. E chiaro, invece, che ogni individuo come tale ha il dovere di concretare le sue possibilità intellettive con un esercizio d.i ogni fncohù, cioè di conc1uistorsi le proprie posizioni di fronte o.i problemi uoiverso.H con la meditazione. Si penserll olla culh1ra, ed è ovvio che quella è la via più sicura alla formazione di una onestà sistcmntica di convincimenti. ~a noi pensiamo che nel fòndo dell'essere ci siano innati principi <li meditabilità che è possibile anzi doveroso sviluppare, anche senza una grande e• rudizione. E ln modestia e la relatività delle possibilità costituiscono insieme dei limiti e degli stimoli, delle giujSERVIZIO L.a con(usionc, è Cacile, diremmo <1uasi Che è storica. Dal piano morale si scivola in campo sentimentale, lasciando che si creda in una estraneità dell 1uno rispetto all'altro. Del resto è un equivoco evangelico, illustre quindi. Tra le beatitudini della montagna ce n'è una che suona appunto come unu csoltuzionc della semplicitù di spirito, quella chel i Galli chiamano « naivetè ,._ 1\11 a•' CO 11 senso profondo di quella espressione L dc, tristo è però molto diverso, e se fosse sospettato - in tutta la sua Ramperti intellettuale fascista unico selcttrìce elevutczza - desterebbe stu- Nicevi,nio da Marro Runper1i I• .ett:u"n,., 1.,11.,ra che pori e 1nera,·iglie. ripr<11luci1mo in1eg,.Jllleo1e; ,nehe il u.,,.,11n ~ dell'1101ore. Come si vede, noi attribuiamo od Milano 20 magsio 1941 :,;x •« onc,stù » un senso vastissimo. L1unico EG. sic. DIRF.TTORf.'. in \'Crità, che CSSU ubbia. E diciamo h1sgn ,.,-Jl'Anicofo "f:,a11,imen10 ,lei/et melrnJWlt"', pub- :h~che che è l'unica garanzia, i'oncstù, blica.to ,teti Sig. Co,fo lh Rof»e,11> ,..,, ,cio,naf,. da 11..,i d1 una propria autentieitù. Essere one- ;~';;~~ ~;;;':c1:~f';,,~,:;_;v.'c'./ ;~~:m::: 0 r~ !:':: 01~h= sti nilc essere. E si bali che l'onestà, pari,,,., 1/111/e do,ine di uwi 1>att:1i. o Rompe••• di 8"ercome non si compera con un atto di ;:~';,;;°~; 0 ,~~:,;:,::~.~ ~f'; 0 ,-:;,:; 0 ,,:;;;,.:;;: 0 ~;/;".':t1~•~~ probità materiale o spirituale, cosi non Al •i&no, Carlo De Hokr10, che •upp,,ngo ginvo11e, si vende con un attimo di debolezza. . b,mch~ non ,..·,.cpour,(r,i,1~0, il f,o,.,,. • ,; mancM<> E una conquista ed una redenzione. ~:':,:;:;;; :!,~.•7.~:;':~:,a!,7':;' 0 ~:~}.;:;." l~t~ :;: 0 ;i;:~ Chiamiamo onesti, la rispondenza, f · · perfetta quanto è possibile, del com- o•m;rN::. ''fr"~::t~ !•lico mtJi • ,iceciuli ine(uiehi da plesso degli nUeggiamenti e degli atti una;jd;":~e~'/f:;~~:·mai.. dico m~i. cnmmeuienm• di un indi\'iduo morale l\l suo sistema pfii <li propoganda. La 1.,opa 5,JnJ,. ,.110 8 ..e,r11 au,,ol•. Iilosofico. Ci(tSCuno hn un sistema filo- ch11 ,i1engo .,,;J., " giu.,o. lo /occio NJlon10,ia,.,en1e e sorico, intendendosi per filosofia unn ~~:~:•:;:,.•;i;;•,::;• !ri~:.,e;;.~ 0 :: 1 •';:"~~;~:;,;: 8 ,,:•;r:i~ anche inconscia organizzazione di con- .,,,.plicoi motivo di oio,ci.ini(I. vinzioni psicologiche sulla essenza del J) Sicen .. ,e o queoo guPr,,,.'""o c,m1,,,.,;, eo,,.,. mondo e dei rapporti sociali. :;;;;,,'... ",.,",7~·ìl 0 ~~::: ;;.,V",t:;:,::":':.,,:~ 11 ; 1:.:,:; ;";::; ;';: Lu nostra definizione postula, tut- quamine do ,loler1i proprin di qu,ell' unico che i,u,ec,: tavia 1 l'esistenza di una possibilità di d ""'"'°'<>· 11nche ,.,.;. si,m1i più difficili. di prender,i determinazione obietiiva universale di ,, cuore. "',.." 1ornar.on.10 e H,ua fin,ion,., t.- Jor1i Je.t ciò che è onesto. Voglinmo clirc non ,,,or;~o :::::· il 5i!fnor De. lfobe.rto isflora ,,,.,., Marco pure che la maggioranza degli uomini R,unp,:r1i, nella ,.,.,..,, .. I(""'""• ,ì ,,,,.,;w lot mili•iot è d'a~coi-do più o meno su quello che ~::!:;!'::t;u!,e;/;~ 1;:,: //,,:":n;;., f."~~"':';. 7,: 1;t:,~ Sl può ammettere come onesto, nHt IP,101i",,.i1i1tui,_ pronti a o~ni t,•e,ifien. ,... ,imnflfono; e esclusivnmcnte che - al cli l::'1di ogni che f!Uendo~i nff~r/o vofonto,io pur.- "'"' ('0'1fli110 , •• relazione temporale e spaziale, - è ;~,~~-,~c::~c~:!':,: 11 :C:::~:,f: :,7,~~;:::~~ 14 1~~;;,t; ~~b~ universale lo rigorositù ineluttabile di biome.n,. pouedl4ta da chi, ,folitndo•i di lui. non Il quella rispondenza di cui facevamo ccn- p<1.16 ,ineoro ,.,.,,;,o,,,,, ;1 f,.,,,.,.,. no. t, in fondo, non altre variclà do, m" :J, 1 ; 11 ;:i: 0 ,.~e.,.::,b:';!.,;~7 1:;:~ ; ;::::!':a~",~~~;;~ vrcbbcro prodursi, in un perfetto mondo Rom/Htfli ,i ,io aui,a,a ogni ,orra di o,1ilild da ,.,u,,. 1norale, se non <1uellc che derivano ,u ,,.,,; !lii an1if•uci11i. di~fa11i,1i, mauoni, • .1siudei <laJJe infinite varieta fisiologiche dei f:!::,/;;;7/;.~t-'r::: ;: 1.":~':';e::.;~::m;;;:~,,:~e;:: !f ~~f t ti psich ieo-f isici del I e sens{lzioni ;/-:t";,: 0 !~:. c:•;;/;~~i::,i)p:,i;';:',t',:"*J,.;;~cu;;•.,,;:;; Perciò, noi pensiamo - spinozin- ~7-;:~",,:~ 1:;:;; 7;;:;;:;:;;,.,.";: 0 :::;7:; 0'1:;~ 0 •::;e.:~~i nomcntc - che un individuo cessa di simliw. "ll~i. e,H••,s ;1 ,.,.,,.<> ,1,.; ,1o,,..,;. essere onesto, ossia di essere, o quan- J,,'..,.,,'"""· Saluti do si è ritirata da lui la cogit.atio, o quando ne è n-eeclutn la cxstensio. Trat- Per il prJln~ ,;>unto il Signor Marco tandosi, nel secondo caso, di una defi- llarnperti 1;,uò aver rftgione (la mccienza patologica, sarà chiaro che è moria mi aveva tradito) e realJncnte più interessante il primo caso. t: di- non si trattava di una sede provinsoncsto a:llora. l'uomo che ha rinun- cialc dcli' J. 1 . C. F. che avesse chiaMARCO RAMPf;HTI ciato alla propria integrità intellettuale, mato llamperti a 9arlare di guerra, scindendo il corpo delle proprie azioni ma di un GUF che invitò tempo fa da <1uello delle pro\>ric convinzioni, o Romperti, « noto ,;,er aver scritto ed sacriticanclo <1uindi a propria univer- esallato la diserzione » a padarc a solità e validità ad interessi di catc- degli universitari di un film « di csalgoriu fenomenica e materialistica. Si tuzione del patriottismo, <lei volontariha scadimento della personalità. L1uomo smo e del sacrificio supremo all'idea si autoinibisce la .consolante possibi- ctella Patria ». Si trattava del GUF lit.i di restare serenamente solo con Vicenza (Vedi « libro e Moschetto» sè medesimo, il che vale solo con il .N. 38; 24 mnggio 1941). Ma il Signor Tutto. Si condanna all'ergastolo del- 11:amperti ha torto di prendere, come la collctti,'itù. intesa come un supedi- si di<:c, cap_>ello; snrebbe stato un ciale brulichio che' nasconda un pauroso onore per lui esser invitato a •;>are incolmabile , uoto. Conseguirli sue- Ja.re in unn sede dell' I. N. C. f .. e mi cessi nella sfera del quotidiàno, del- ctole\'o op.:,unto che con• troppa facil'cmpirico, ma solo a patto di non · lità tale onore potesse esser concesso. potere rispecchiare sè in se stesso, Per quanto riguarda llamperti ciò non O\'vero cli scocciare - con l'nngoscia t avvenulo e con Jn retL"iiica chiedo sublime del dolore - l'infinita mnlin- scusa ali' I. N. C. f. del- mio errore. Si coniu di <JUesto vivere. Ogni signific,uo, trattava <li una sede di GUF e l'onore finanche negativo, della sun vicenda per ll.ampcrti in verità non ò minore. glì sfug~-irà per sempre. Hcsto cln dolersi allora per questo. Pe1· il conseguimento di uno stato Per il secondo punto faccio notare F ò 11't1~ztb n'è 'R. ctfflttrS!!_Cif' otl f ignor llmnpcrti che egli fa delle 4 .stiricazioni vonemmo dire alla integrità dello sforzo per uno sviluppo tota1e. Viceversa, la generalità si accontenta di opinioni che sente false e inique, non fosse altro che in quanto contrastanti con quelle oltre volte accettate per autentiche, ma ha paura di operare il confronto e rinnegare. Si osservi per inciso che non parliamo neppure di un rinnegamento attuato in torme concrete: siamo rimasti, per amore di moderazione, nella sfera dei ,meri convincimenti teorici. Si ha, quindi, uno onestà generale, oltre quelle specifiche e rispondenti al- " le varie categorie delle relazioni umane, economica, polìtica, letteraria, religiosa. La retorica, per esempio, è un modello di specHica disonestà letteraria. Si parli, perchè sia possibile l'incarnarsi del verbo, di probità come della meta <lcfiniliva, ultima, sublime di ogni attività umana. Al di. sopra di ogni istinto grossolano di aUermazionc esteriore, soprarratricc, caduco di una propria mali.ntesa esistenza. Non fuori di noi, o del mondo, è la nostra Esistenza, ma dentro di noi. Non fuori di noi, o del mondo, è ]a nostra punizione o il nostro sol1ìevo:, ma dentro di noi. [vi è Dio. ESPINOSA POSTAL.El affermazioni che egli sl.csso poi smentisce nel quinto punto della sua lettera. }:. d'altra parte egli si era tcnw;x:, fa vantato im·ec:e proprio <lei compiti propagandistici com[!1essigli 1 in una lettera al camerata ~'[ian direttore del «Bò» 1 pubblicata sul • Bò » del 10 gennaio. lvl Jlampcrti scrive: « Da due anni in qua, eia quando cioC la guerra è tlichia-, ratu, avrò scritto duecento - dico duecento - articoli a favore della gucna e della sua giusta, della sua santa causn. E basterebbe consultare la ruccolta dcHa-«Stampa», della «Stampa $era•, del •Popolo cli Roma-, dcllu «Jllustrllzione Italiana.,.,, dcli'« Ambrosiano», per co1winccrscne. Le mie modeste bencmei·enze sono state, i.n proposito, cosi evidenti, che il Ministero Tedesco degli !~steri, d'accordo con l'A1nbascialn d'Jtaliù, mi invitnva recentemente in Germania pel· una visita alle oucrc militari e civili del Rcich: visita ·che è l'Utt'ora l'oggetto d'una mia serie <l'articoli nella «Stampa». Con · tutto questo il Signor Romp.erti smcn• tisce completamente il secondo •?unto della sun lettcrn, anche pet· <1uanto riguarda quei due avverbi sotlolineati, e smentisce pure quanto dice ~-,oì nel quint.o punto, con ,;>oca comprensione anche per l'onore rattogli dal Ministero Tedesco degli ESlcri. Ma ora ,,iene il bello. Nel terzo punto della sua non del tutto inutile o certo interessante lettera il Signor Hamperti ingiuria ignobilmente gli intellettuali italiani. All'aspirante Accademico, competente di astronomia e di anatomia d1 dive non busta c.Tedersi un intclJettualc, ma si autodefinisce spudoratamente Punico intelletlualo lasci.sta. lntellettuulì rascisti imparo.te da l\forco Hamperli come si deve 1;wendcrsi a cuore anche nei giorni più difficili, senza tornaconto e senza Iinzioni 1 Je soi:tì del prct,>rio paese!! Con una penna !acile a tutti gli usi, si scri,•ono articoli di prc1;>n,:cnnda per commissione di quotidiani o periodici a grande tiratura e 51 può esseré tasci.sticamente u •t>osto con la coscienza,, e la Putl"ia deve esserne grata. Pe.r i ramperti unici intellettuali fascisti do,Temmo rinnegare Berto Hicci, Xicolò Giani, Guido Pallotta, Bnr• biellini Amidei, e gli altri giavani intellettuali caduti? t l\1arco Rampcrti un ra))\">rcsentante di quel fronte della cultura e dell'arte nella cui potcnia non meno che in quella del fronte armato dobbiamo confidare per una vittoria totale e Fascista? Hientra nella disintercs• sat.a opera di 9rop.:1ganda del Signor Ramperti la dcnigruzionc vile della cultura italiana? La questione in realtà m1 pare tanto grave che sarebbe u;,porti.1110segnalarla olle superiori gcrnrthic competenti: a quei due ministf'i intclJett'uali che entrambi clni rispettivi dicasteri della Cultura Popolare e dell'Educazione !\azionale, sostengono ufficinlmcnte gli interessi della cultura e degli intellettuali. Per il quarto punto dirò al Signor Hamperti che non ignoravo nriaUo che egli avesse neUa passat~ guerra «scr: vito le milizie della Patria per tre nnm (uno in fanteria e due in ~viozione)~ con Ja scnsibi.lità e lo shl!! che SL possono dedurre dal Iatto che c..gli, in· un tempo in cui probabitmente servivo le milizie della Patria, abbia scritto un articolo a difesa dei disertorL. t: credo che i suoi attestali possano testimoniare della «fedeltà e l'onore», come posso credere che ~gli_ si s.cnta onorato di spartire con 1 d1sei;tort da lui difesi «la fedeltà e l'onore•, e ciiJ, in virtù del noto decreto itti, che, torse in misura eccessiva, teneva conto ;nchc della d.ifcsa di Rampcrti. Ma io, Signor Rampe.rti, valuto gl~ uomini per <1uc1 che sono e non drn nastrini e dalle campagne: •.?crchè non §J)nO i 11astrini a dar valore ed onest.ù ad un uomo, ma l'uomo a dnr 'valore al nastrino che porta. Per il resto sarebbe da chiedersi come mai 11:amperti saçipia che io non sono partilo per il fronte; altri giovam come mc scrivono sui giornali universitari e molti che sono tornuti dal fronte anche feriti e mutilati. Forse che llampcrti li ritiene tutti degli imboscati?, Al Signor Ramperti dirò che non sono partito ,Per il fronte pcrchè . reolmen~e e molto invalido. E se a\'esst avuta la validiH't necessaria per ,;.>artil'e spero non sa,rei ritornato poi u gloriarmene a riparo di giust.ific~te osservazioni_ .e~ accuse, e se avessi avuta una valid,ta bastevole per cui il rrcscntar domnnda di volontario non sarebbe parsa una rettorica oftensiva pagliaccintn, opero pure che non ne avrei ~">arl~to.. Per il quinto punto confesso cli clubitn.rc molto che il Signor Hnmpert~ per il modo con cui scrv_e «_una c~,usa che ritiene i::ncro.snnta s1 sm a~tlrat~ ogni sorta di oslilitù da parte d1 tutti gli antifascisti, disfattisti, massoni e giudei della penisola». Sarebbe stato davverb un grande onore. Ma dubi~o di ciò anche per via di un famoso nrllcolo suW«Jl/uslra:fonc Italimra» dc] SO novembre 1941, n. 48. Articolo che. visto che la segnalazione del camerata Mhm pure non a\'el'c servito m~lLo, se~nalo per competenza ad Al<lo V1dusso01 Segretario del Pn1i~1i1,0 DE ROIJERTO Cbicote o Cbisciotte ? Caro RJnchi, ho ,,/sto su Pattu~lia di Mageio la lei/tra che li ha seri/lo Luciano Strra a proposito dtl mio Chi~ cote- Temo che ml sta sfuggito qua!che prt_cedenlt: forse Sura si riferisce a quanto t1 scrissi qual.che twrpo fa ,n stg11t10 alla nota appc,rsa sul tuo giornale "Don Chisciolte o Chlcote ?., , ma io non 1•idl pubblicata talt mia ltttua. Non so po~ cosa abbia scritto Manusi. V110/ farmi avtte li numero del glornalt che mi i sfuggito? Comunque ptrmettlml clt riferirmi a quanto. seri• ve ora Strra, poiché la sua arcusa di tr.rort t davvero per lo meno pruipllata. A/fuma 11 comtrala_ che "ntlla Spagna dtl stcoli XVI-XVII lt~letteraJ si pronunctava se, come /_11 scena, e perciò lf1pro• nunzia vera e che f11 subilo adottata 111 /lat,a non poli e non può essere altro che Chlsclottt ... lo non ho /rtqurntato li corso sul c,rvantes che dd a Se.r♦ ra "la piena siwrtzza., ,:tr quanto afferma, ma :t;r,~hl~t:~ t:~~f~~!o,:b::ri:1alisrf:,:~on~~nt ~,~~~ affatio lmpitgata da Cervanlts percht, stmpllct· mtnte, ai suol tempi esrn ancora non era usata 11ellaling11acattlgtiana l Cervantts s.crlsse •'Qaixo· te .. e non "Qaljote., come sl incomincio a scrivtrl' assai piu tardi, e si scril't ora fn Castigliano: basta cons111tare le prime edizioni del famoso libro, o romlnciare da quella ttlita nel 1605 ''Et ingrnioso Jf1'dalgo Dm Quixott de la Mancha comp11t!ilo por Aflguel de Ceruunt,s Saa11tdra. Co11prt11iftgio, E11 Madrid.,. Che pr1J111rnclallvesse allora la x non si S(I: /o ctrto nor, mi sentirti tanto slc11ro rll fare tn proposito a/ftrmazionl come Serra, poh"he nts~uno ci ha trasmesso con sfc11rrzza le pronunce dtt se• coli scorsi: ma i possibtlt che usa risultasse simile al s110110 se di uena ntll'ttallano di o, a. Ciò pro· babllmtnlt, dttlt modo al fiorentino l' renzo Fran· closlni di tradurrt per la prima volta "Qu:xote,, in •'Chlscioltt,,• Orbwe, mentre con l'andar dei secoli l' evolu• zlone della lingua spagnola /111 cambiato, con tallle altre forme e parole {a incominciare dal nome dtl· l'autore: allora scritto Ceruantts - lui, poi, firmava Cerbantts) Qulxott in Quijote, noi dovremmo ~e':ifo~~n,!iC~'[$~1o~tt~ 1 fEi~fto:!! 1 ~•,~:~f/:ec~/~~Ì 1622 - dala dtlla prima t certo non esemplare traduzione ltaliana del Chlcote - ad oggi, anche la nostra lingua ha cambio lo non poco f IJaderebbt dorsi la otno di rlftggtre il solo fronte,pizio dtlla situa l!id nominato prima traduzione italiuna, per trovarvi dtstli "hora., "nuo11amtnlt,. "tauola,. ''brauure., "Venetla., l'Cceftra, per rtndtrstnt esal• to c011fo. Figurati st nelle nostre trad11zif'nl di a11· ttrhl libri stranitri, o nelle sttSS'- trascrizioni del nostri classici antichi not dovessimo 11tter,ercl alla orf's11nta fonelirn di un tempo, e non a qutlla sicuro otltlale, quanlt di belle ne ootnmmo vedtrel Quindi, dato che Chlcott (e Serra lo ammellt) risponde alla migliort pron1Jnc10 italiana dtl Caslig(iano Qufjatc, io continuo a riroporlo al posto di Chisclotte. E tolgo anche quella doppia "t., cht. /lroprlo non si sa cosa cl sito a fare {non so ntp· pure cosa ci stesse a fare nel 1622). Scusami St sono stato pili lunl!O di quanto m•rel desiderato, ma credo volta la pena di chiarirt la cosa, anche e l'arando I miei arlicolì sul .Chicote t,,ver o lo ml attendevo di dOl'tr battagliare rn quai• che cosa di assai pni sosta11zialc dtt nome. T, sarò 11i11amt11ft,e!rato st pubblicherai e mi St· gnalerat quando, poicM q11ino11 sempre riesro a trovare il giornate. Tuo EUOENIO LURAOHI

A CURA DI WALTER RONCH E PAOLO GRASSI Nota A LLORCHE' i] nostro teatro ., La .1cena s,uò coJÌ re.1tor "uota una o due tJolte, • co.ta contro le regole, a quel che si dice; ma io me ne in/ischio. - ., (CHARLES BAUDELAIRE) POLEMICHE SUL TEATRO che in nome della loro richfosta bravura si sono indaffarati, aiutati dalle false seduzioni della scena, nel cljsconosccre Ja potenza della parola e nel sottometandò per la prima volta in scena, rimanemmo sorpresi che uno dei maggiori critici del teatro italiano, uno di quelli da cui ci aspetta,·amo comprensione, ter-• minasse la sua critica proprio dove ]a critica avrebbe dovut,o incominciare. Egli infatti chiudeva chiedendo: « dove si andrà a finire con questo continuo dissolvimento dei personaggi? ». Ecco il punto che a noi interessava: il dissolvimento dei personaggi. Al cli fuori cli ogni polemica noi siamo ovviamente estranei ad ogni teatro di caratteri, di tipi, di tesi, cli ambicpti, ed amiamo solo quel teatro nel quale i personagg~ incomiJ1ciano ad agire e a parlare quando sono già dissolti. I personaggi devono entrare sulla scena già dissolti e percorrere sulla scena la strada della stratosfera umana, inumani e Jjberi dell'umano O\'vio e attuale. 1 on vediamo nè poss.ibilità di tragico nè possibilità cli grottesco se non nelle creature e nelle situazioni nelle quali il normale è messo a bando. Amiamo Prometeo perché non è più nè uomo nè dio e si trova a delirare nel mondo delle parole che ricreano l'umano su cli un piano superiore all'umano. Amiamo Fausto perchè dopo solo qualche scena rompe i fili con l'umanità e vive nel inondo degli eccessi. Del resto pensiamo che tutto ciò finirà col diventare ovvio. Inumano sarebbe certmncnte un romantico per un primitivo, inumani siamo noi per i romantici o neo-romantici, ma saremo sorpassati da un'altra inumanità cli fronte alla quale noi saremo sconcertantemcnte UJnani. In tal modo molto teatro ci cade dinnanzi e in quello che acceUiamo scorgiamo i segni ciel Scrive Flaiano in un vecchio numero terla ad elementi minori. di ~Oggi» ch'e i giovani credono ferma• li teatro è letteratura cioè poesia. mente al teatro nuo\'o e che sanno che Arte pura che deve temere tutte le concosa non dovrà essere, mentre non san- ~am.inazioni, che non può scendere a no ugualmente bene cosn sarà. In fon- nessun compromesso. do l'arfcrmazione de} critico, posta in L'arte non è mai cronaca contingente, c1uesti termini, può sembrare brillante anche aJl'accorto lettore e nascondere così la sua inconsistenza ed il suo valore puramente dialettico. Non si tratta infatti di ricercare un nuovo teatro, ma di ritornare semplicemente, dopo anni di ricerche vane per-- chè inulili, con coraggio ed amore al «teatro», inteso nel suo valore originario vecchio di secoli. L'ultimo teatro, j( teatrQ corrente, ho provocato nei gjovani Je più varie reazioni: reazioni non sempre legittime, ma che pure hanno dimostrato come da molti fosse sentita l'urgenza di un rinnovamento che non è altro che un ritorno sofferto a c1uel significato umano proprio delle opere dei grandi da Shakespeare a Pirandello, da Molière a \Vilder 1 a O' Ncill. puro caso intuitivo mentre noi Dalla fine ottocento in poi gli scrittutto ciò ]o vogliamo sul pjano tori di azion.i sceneggiate hanno abituato del cosciente. Questa vuol essere i pubblici di diverse generazioni n diuna semplice nota per un lungo menticnre la vera essenza del teatro, costringendoli al fattore spettacolo, fa. discorso su come intendiamo il cendo perdere di vista l'unico valore ef• teatro. Diciamo ora soltanto che Iettivo del teatro, l'unico capace di Salacroau ci interessa piu di rimane1·e nella storia tangibilmente: H \V-I I testo. 1 e er. Ed a questa opera negatrice e anti· Fondaziorre,~affrtltw.f'orfrru!tiva hanno collaborato gli attori ma ansiosa ricerca, portentosa scoperta. t contro tutte le formule, contro ogni tradizione, contro ogni regola imposta. Costretto a rigidi schemi, soffocato dalle abitudini. il teatro che norm11.lmente viene rappresentato costituisce inoltre l'esempio deteriore di un costume lette1·ario e cli una morale inaccettabili per motivi n.on solo estetici. Reagire ad esso con nitri schemi, con altri moduli, sia pure Hlustri ccl a noi particolarmente cari, oltre che inutile ci sembra che più o meno ricada nel vizio deprecato. ;'Jon sono rari esempi del genere e noi non fummo gli ultimi a denunciare la limitatezza di certi tentativi paesani, ammannitici senza economia da giovani autori ammaliati da una 1ettcratura densa di sangue e di umore regionale e folclorjstico. Tentativi che non cercano neppul'e di sFuggire rtlla prigionia del tempo, alli:1 tecnica della rappresentazione, aJla necessità del carattere, al colore del costume. }1 teatro per continuare clegnamenle ha bisogno cli liberarsi da tutto questo: per costituire così un documento universale. t: tanto meno si può giungere a <1uesta derinizione universale, cercando dta Foto Vultd nella evoluzione tecnica di cui ognuno sente la futilità. Sentiamo la necessità di un testo teatrale al cli fuori di quelli che sono stimat..i i oononi principali della rappresentazione: abbiano bisogno che ]a parola riacquisti quel valore che Je è proprio nel teatro dei grandi autori, cho prima cli essere autori drammatici, sono poeti. La scena, 11)c. oreografia, il gcslo non sono che elementi integrativi della parola che da sola deve saper e,•ocarc e gli unj_ e gli altri, che deve saper costruire o distruggere. La storia del teatro ci dimostra come questi elementi non siano inratti strettamente necessari, ma solamente complementari. Occorre dunque rinunziare allo spet• tncolo: occorre ritornare al teatro come lclteratura, se si vuole ridestare nel pubblico l'amore per il teatro. Con primitivo candore bisogna nuovamente guardare alla vita e trascen• clere in un mondo ideale, in cui domini l'universale sentimento di un modo cl.i essere più puro, cd in cui U miracolo delle parole riacc1uisti H suo intrinseco valore di simbolo. Si deve ritornare al teatro: al teatro d1 sempre, aJl'unico teatro, al teatro di Shakespeare e di \\.ildcr e cli 0' NeiJl, in cui Ja parola sa suseitare e far viverd }e più alte emozioni oltre il tempo, in una srera compiuta di poesia. Teatro senza attributi, unico ed im• mortale, privo cli ogni folsitài e di quaJJ siasi opportunistica apologia ad uno dei contemporanei. WALTE/1 /IQNClll 5

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