Pattuglia - anno I - n. 8 - giugno 1942

SCIPIONE: "LA MESSAcf)ELLE MADDALENE., J;e (Jarte Segrete di f/cipione O GNl qual volte s'è iniziato lo stesso tono di gelosa confcs- . o ripreso un discorso su Gi- ' sione. no Bonichi, si è venuti al punto Sento gli strilli degli ungjoli in cui, come a un incrocio stra- che vogliono Ja mia salvezza, d mo Ja saliva · è dolce tcgico i strade, si è urtato \n e il sangue cori·c a peccare. una parola ferma e suggestiva, !..'aria è ferma, e ~uggestiva non proprio per tutto è rosa come la carnei quanto di leggenda porta in sè, se pervade beatitudine ma giust.o per il suo valore di bisogna rompere e cadere. disegno prcstabiliiÒ e quindi fuo- !~ 11 :1 01 f 11 ~•~t;nca::'sti~:io petto ri dall'inerte giuoco delle casua- e io mi sento voto, lità, proprio una fitta reie di li- la mano si sta'cca da terra, miti, cui porta l'onda stessa del toccb l'aria, la luce, la carne. Lu lancia si sprofonda nelle reni della sangue .nel suo corso misterioso lcavaJla e prorondo: destino. Una parola che cori·c - ~ urla con la testa nel invalicabjlc che luU.o riassume e !ciclo. denuncia, e sconvolge gli appas- Qui abbiamo il modulo com- ~ionati furori cdii ci, i castelli e- plcio dcJla sua « denuncia ». Alstelici in cui risolvere nel gi.ro tro,·c avremo una maggiore puncli una poctìca - retta n1agari da gcnzo 1 una più rastremata escmuna rottura di arbitrarietà, 1na pli.ficazionc poetica della sua consempre catalogabile - nel giro dizione d'uomo condotto a peccadi « un eccezionale g·iuoco lette- re per una suggestione .iscritta rario » la sua avventura primie- nello cose del creato, ramcnic umana che non artistica, '\l'.el mon<lo op:.1co i desideri pnmdo.no il nostro peccato, cli ridurre tut-to [corpo i rospi si strorinr,no contro Ja corteccia a una logica dj commenti, anche [dei grossi tronchi. Jacldo,·e non è che una sollecita- la terra ha iuUJi i nascondigli, zionc di al'fet..ti. t mai,. {orse, co- gli scarabei ronzano ncll'arja. mc nel cas 9 di Scipione, tale sol- Se una femmina cantasse ... lecilnzionc ha una richiesta così cd ancora: Le mcÒ1bra del giovane sono belle, viva e dolorosa, tanto da dcci- la sua menlc è chiara e serena, <lerci a tralasciare anche la par- ma i vizi degli altri scrivono in nero vcnza di un giudizio, in una di- e nel lago degli occhi sarmata umiltà di riferimenti, do- nuotano le anguille cattive. ve non è che il cuore 8 pNndersi, cd i rjchiami ai versetti del :,,tll'inalmcnte, la ~ua grossa rivin- mo di David sono i primi ad l:it.a. incidersi nella memoria. Tanta D'altronde ogni diversa for- possibilità-di rendere tutto·• bianzatura ci è inibita dal tono stesso co:.o, di ridonare alle parole il dèlla sua pagina. Se in seno alla loro «candore» evocativo lontano sua opera pittorica sono possibili dalle convenziol)i del lessico, di ancora variazioni esagitate di sin- enunciare jl creato nella* stretta tassi critica, di fronte alla scarna economia dei simboli, è tutta inraccolta di scritti (1) cade ogni fatti biblica e pare cli assistere tentazione. Se discorso s'apre, è al 1niracolo di una nuova genesi: una neccssit.:ì di sÌmmct.rie tra Jc t~ ~~~;0 s:~:ì'c sd:/ì~Ì~o n~~';a~i;;ntc voci, un'curjtmica apertura dello e la quaglia nel grano P&ti<tratrari'è'eR'ITfffl rr~ F è)ffl il suo canto. IO Un uomo nudo camrr(ina: é bianco come un albero senza corteccia e tutte le cose crente vogliono toccarlo. E )ui taglierà gli alberi dopo aver goduto della loro frescura, prenderà i pesci dal fiume, gli uccelli che volano. Nell'aria c'è i) fuoco, il tuono scoppia e la rolgore scrive nel ciclo i Ct\rattcri di Dio. 11 timore, il timore <li lui spezza i I corpo nell'adorazione. TI linguaggio ha rotto tutti gli schemi e fluisce nella sua forma essenziale, vorrei dire originaria, abbreviata al massimo la distanza fra « cosa » cd « immagine », fra «realtà• e «simbolo». r\llu culuta del sole una pecora hu fotto un ugncllo. ~ ~~~~!-~o 1 ~u~~;c:.li lana, col sangu~ Cli uomini sbucano ruori e se ne vanno via, i cani silenziosi se ne vanno ,,ia, gli alberi aspettano il buio per ignorarsi, Jc erbe odorose si mettono in cammino. Le civette gridano, tulio si muove e l'angoscia riempie l'aria cli inquietudine. Ogni parola ha un immediato riscontro tangibile e si pensa, nella creazione, al concorso di tutti i sensi. Se immagini appaiono, talvolta, scopertamente· decadute in compiacenze, (Le mie radici sono d'nvorjo e sono nascoste - la tena fine le ricopre). (La · via · bio~ca ·era · com.e u~n benda sui miei occhi). . . . . (I:: la son:,gliera dei grilli, la nolic, ' ci portA incontro al sole che ci trafiggerà con le sue mille frecce)'. non sono che scaglie e comun• que non giustificano un termine di • barocchismo » o di « gongorismo• fatto circola1,c facilmente. Anche perchè, se l'ispirazione s'è ,~essa qui su una chiave più alta e preziosa, in ùontrasto col contrappunto smorzato del rimanente, ha avuto però una traduzwne secca e scarna, ci,ormemcnte sottile e pungente, piena di inuncdiatezza lirica, che allontana ogni sospetto di turgore e cli orpello. Appunti, invece, si direbbero, carichi di una furia emotiva non altrimenti contenibile. Enrico l:alqui, che gli fu amico, scrive infatti nelle prefazione: • I pochi versi qui appresso sono come l'appunto scritto, il folgorato e scheggiato soggetto di quadri più tardi eseguiti o dalla morte sottratti», Con le pagine del diario e 'con i successivi brani epistolari si entra invece proprio ncll'inti.mo della sua vita e della sua luce. Le poesie partecipano ancora di una tentazione della fantasia, vogliono cioè creare; in quest'altre pagine si è nell'ambito della suu anima che si apre e si confessa: vogliono soltanto clocu-11en·are uno stato d'animo, una sofferenza, una ripresa della speranza, un'abbandono, uno sconforto. « ... Tutto si restringe in modo implacabile intQrno a mc; ma io non sarò schiacciato. Quando uno finisce non rimane schiacciato. Perchè avere paura o terrore di questo? E poi ancore non è il caso c\i parlarne, chè durerà ancora .forse uno o due anni, se va bene. E due anni sono lunghi come due secoli, sono otto sta· gioni ! Ancora due primavere! Due estati! C'è ancora tempo cli lavornrc, di ridere, di giocare e di dormire )>. E su questo spiraglio cli vita che non è ormai più che un barbaglio di luce al crepuscolo, crea calcoli cli possibilità di lavoro, tanti drammatici strappi cli soluzioni all'algebrica incognita del suo futuro. « ... Sono contento, tante cose mi urgono nella testa e dovrò ben cacciarle :fuori Ho ordinato il cavalletto, ma questo benedetto falegname ancora non me l'ha consegnato. Sono impaziente di lavorare, ... « Dopo il primo senso di grande benessere sono stato colpito' da letargo, e credo che questo mi gio, 1i assai. È come una fermentazione, un rinnovarsi ». Ma chi sa resistere alla pagina del 28 marzo 1932? t la denuncia della fine, dell'abbandono di tutte le forze e cli tutte le speranze: una drammatica apertura sull'infinito ormai vuoto: « se- « dici diciassette diciotto dician- « nove venti ventuno ventidue « ventitr~ ventiquattro venticinque « ventisei ventisette ventotto. «1G 17 18 19 20 21 22 23 24 « 25 26 27 28 29 30 31 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 «13 14 15 16». Niente cli più di una numerazione arida, non sai se di giorni o di minuti, ripetuta con insistenza cd ormai con inerte furia Un:1 disperazione rassegnata, senza più , occ e parole, la sua più alta cd eroica rinuncia. Dopo non potrà che venire l'invocazione: « ldclio salvami, caccia i miei nemici, aiutatemi, per· MARCO VA/,SE:CC/11 (1) Scipivnc ~ CAHTt SEGHETE - a cura di E. l<'alqui - cd. Corrente, Milano 1942 XX - L. 16.

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