Pattuglia di punta - anno I - n. 2 - dicembre 1941

ANNO I - N. 2 DICEMBRE 19/t 1 - XX S. A. P. GRUPPO III .. j MENSILE DELLA FEDERAZIONE FASCISTA DI FORLI' PER I FASCISTI UNIVERSITARI PROllll\lCIJl ITJlLIJlJl\l Musei etnografici, r1v1sl1ne scleroticbe, selezioni di canzoni campestri, passeggiate sollo i portici; ecco l'orripilante immagine che banno della Provincia quanti, cogli occhi irridenti e il sarcasmo nella voce, vi inchiodano al muro sotto l'accusa di provincialismo. È bene che si sappia come sia per noi inconcepibile il prodursi fra i troppi binomi ancora residenti nella 'Vita ,taliana, di un dissidio provi11cin-111etropoli, cagionato da pochezza cli visione di quella o da eccesso di accentramento di questa. Poicbè nessun astio abbiamo contro la grande città quando la sua grandezza e il suo sviluppo sono sani ; essa è in tal caso I' adegualo esponente di un Paese che produce e prospera ; e poichè anche, la Provincia italiana possiede delle caratteristiche stùla Provincia di ogni altra parte del mondo che ce la fa difendere. Essa . pure con certe angustie - è l'originale espressione cli un popolo cbe nella sua personalità e nella sua storia è tutto forza di individualità e di critica, sapienza cli autono1no reggimento, vibrazione di indomito coraggio. La nostra Provincia non è \ma nuvolosa FRONTE IWSSO · CHIESA BOMBARDATA E SEMIDISTRUTTA DAI SOVIETICI cipesche. Finchè le perle si unirono in collana, le pietre si composero a superbo mosaico; e nacque l'Italia. Anche. se "le tentacolari metropoli e le elefantesche Capitali di fuori tentarono gli snob cli qui alla corsa del milione (milione ricercato per lo più artificiosamente con una pletora cli contributo burocratico), la Procampagna, ammirnta degli scin- vincia continuò a possedere - più tillii notturni della città; essa, fievoli - polmoni suoi, pretese di_ che· invece è nata dal r,rodigio di continuare acl avere - meno potempi che conobbero ad ogni tente . un proprio intelletto e quadrivio della penisola aggrega- una propria cultura. ti urbani nei quali e' era forma È proprio contro c1uesti poie decoro di capitale e nel cui moni e questa possibilità di oriristretto spazio si agitavano die- ginale cultura che l'attuale proFBtttJ~ifffri~nR'élffi!Wn.: Foff1 di accentramento viene a battere. Ed è facile comprendere che conoscerà una rapida vittoria. Ma si tratta di ricordare che, uccidendo polmoni e originale intelligenza, non si sa in che modo potrà sopravvivere <1uel generoso e sveglio cuore della Provincia italiana cui, in sede politica, tanto teniamo e sul quale tanto fidiamo. Non vogliamo sbracarci per affermarlo. Ricordiamo solo che la sostanza della nostra cultura è dialettale, dalle pitture dei toscani, ali' arte di Verga e del miglior cl' Annunzio ; rudemente impressi in scaglia borghigiana i nostri soldati e i politici e gli scienziati. Siccome non ci piacciono gli appunti sterili, ci piace di segnalare I' ini~iativa cieli' Istituto di Cultura per la creazione di Centri scientifici ed intellettuali locali. L'idea è giusta; non tende essa infatti ad una coscienza 1·egionale e quindi più adeguala dei singoli problemi, alla impostazione d'un problema della differenziazione dello stile, alla pratica segnalazione degli elementi più validi che si riveleranno operanti nella carne viva della Nazione e non come postulanti nelle anticamere ? Si continui. Senza temei· troppo dei particolarismi; nel secolo delle antenne, campanili e torri non possono preoccupare. PA1'1"UCL/A

Leggo in una lcllcru di D'.\nnunzio a Felice Ratlo: « S.e io potessi interpretare • il mio sentimento di odio per « l'America. con parole di ruoco « e cli fiamma, c1ucsle sorpas- « serebbero in altezza il era- « tere del Vf'suvio ». L'AMERICA ALLCONijUISTA DELL'EUROPA Questi sono i sentimenti che ogni buon italiano del '41 dovrebbe pro, are. E che r,u. t1·oppo molti non pro,·ano. Si è preso il cattivo vez.(:o di considerare in ogni caso la propaganda politica come c1ualcosa di opportunista e artiFicioso. Se pure questo in parte è vero. In sensibili:à dell'osscrvalo"."C de,e saper discriminare. Infatti bene spesso I' impro'"dso ril'olgersi di una posizione politica dii agio di scoprire una situazione per l'innanzi del tutlo ignorata. Si diffonde il risultato della gra, issim•a scoperto; ma troppi dicono: « Propaganda politica •· E: ml usum delphini, Per l'uomo della strada. Noi intclgenti non ci crediamo. È un po' il caso cicli' America. Chi abbia seguito con un po' di attenzione e accortczr.a il 1>roccsso storico americano - sia detto una volta per sempre che adoperiamo il tutto per la parte, diciamo America per Stati Uniti -, ha compreso come l'America abbin smascherato ofa, in pieno, le sue mire di dominazione europea. Cerchiamo di capirci bene. Non voglio dire, o mi metterci alla pari di un farneticante pubblicistt1 del New York Times, che sarebbe giunto prima o poi il momento in cui l'esercito americano, ombrello in pugno e canarino nella gabbietta, sarebbe sbarcato a Lisbona o a Bordeaux e avrebbe conquistato a schioppettate il vecchio continente. Questo dice, con termini invertiti, riguardo alla Germania il sullodato pubblicista statunitense, per eonl'in- ,cere i suoi compatrioti che la guerra contro Hitler è una santa guerra di difesa n~ionale. ~la questo è troppo puerile. Il pericolo era un altro. (Dico era perchè al punlo in cui siamo, scoperte tutte le carte, messe a nudo le reciproche posizioni, ci s'è guardati in faccia, nel bianco degli occhi, e s'è compresa la verità). Consisteva cioè nel progressivo e tentacolare sforzo dell'America di estendere la sua civiltà, il suo cost.ume, la sua model'nità al nostro continente; che per conto suo non ne avev.1 affatto bisogno. L' attacco ern condotto, si deve ammetterlo, benissimo. Tanto che per molto tempo nessuno se n'è accorto; tanto che molti ancora non sono convinti a proposito delle reali intenzioni dcli' America. M' O lecito dire che anch'io non molti anni fa ero un fervente ammiratore dcli' .-\merica e degli Americani? .Ma ora, pur senza conoscere a Iondo l'America e i suoi complessi problemi, pur nella confusione prodotta dalla lelterutura americana e sulla America, per cui un autore ti, dice una cosa e il giomo dopo in altrn libro leggi perfettamente il contral'io, credo di stanza chinro nelle relazioni tra Amcl'ica ed Europa. L' 11.ssnlto dell'America alla civillà europea si può definire, con immagine ardita ma adercnlc, unu giganlcscn campagna pubblicitaria. La pubblicità di un popolo agli occhi del mondo. Ma la pubblicilà non ru folta con le ins<n·zioni. Ncssvno scrisse: « Visitate l'America» o « Vivete come gli americani». Il gioco si sarebbe scoperto troppo presto. Fu fotta pazientemente, un poco per \folta, una riga su un giomale, poi una colonnetta, poi una fotografo1. Fu foU..a in modo che il lettore non I' avvertisse minimamente. fu fatta, più che dalla stampa americana, dalla stampa nostrana: che riportando le cu1·iosità, le mattacchioneric, le originalità americane divenne in buona fede l'arma della pubbliciU'I americana. Cli americani, bisogna riconoscerlo, sono stati sempre dei formidabili agenti pubblicitari. Tutto quello che pensano, tutto quello che dicono, tutto quello che fanno, non possono tenerselo in casa. Debbono sbandierarlo lii quattro venti. Ricordo d'aver visto, due o tre anni or sono, su un noslro grande quotidiano una fotografia di Rooscwelt, che 1>oncva in rilievo come egli si fosse recato n unn c~rimonia, in un giorno cli pioggia, munito di una Coderetta impermeabile sul cappello. Sciocchezze. Eppure In propaganda americana ha operalo sempre su <1uesto tono. E tutti ci sono cascali. Vediamo un po' di considerare i vari elementi sui quuli detta propaganda lavorava. In un primo tempo il piatto forte fu costituito clal racconto fontnsioso delle strancL.ze dei miliardari e del progresso materiale raggiunto dal cittadino statunitense. A questi pczzi•base si aggiungeva la descrizione particolareggiata e soddisfatta dei rap.porti sociali e sessuali instaurati nelln republica stellata. Doveva, in conseguenza, apparir chiaro tra le righe come la nuova ratio vivendi era il principio e il fulcro sul quale si sarebbe sviluppata la nuova civiltà mondiale. Civiltà a sentir loro basata su un arditissimo concetto delle relazioni umane: la sincerità, la libertà, l'abolizione cli ogni con\'enzione. Tultc c1ueste cose produssero sui popoli europei l' effetto di una lampada da duemila candele sugli occhi di chi la fissa. I ceti meno colti e più supcrFiciali furono stupe• ratti dal racconto di tutti quegli industriali che, avendo cominciaio a ,endcre aghi a un centesimo l'uno, possede\'ano panfili e scuderie d' automobili. Si creò la fama dcli' Eldorado amedcano. ~= In propaganda cli oltre ocetrno raggiunse uno dei suoi fini immediati: quello di succhiare in tutto il "ecehio contim•ntc uni:1 ingente mano cl' opera attrnttn dalla speranza di forti guadagni. Fm'ìtf àtl'b n ~"'R riffi Il i ..:'fmfl° gli im entori di 2 comoditù e stranezze. La notizia della più stupida e banale scoperta venne in ogni occasione imniancabilmenle gonfiata; le più ridicole e antipratichc imenzioni portate alle stelle. !\'li domanderete: «E questo che se;viva alla pubbJicit~i ameri~ana? • Serviva a far altecchire nelle nostre menti la persuasione che l'americano fos~e un individuo di cccer.ionali e vulcaniche capacità, fosse l'uomo nuO\'O atteso per il 2000. '\cssuno capì che nella maggior parte dei casi cm un entusiasl.a e convinto buffone. Ancora. J rapporti sociali e sessuali di cui ho parlato suscitarono l'interesse sbalordito soprattutto delle classi giovani. Dopo I' interesse, I' ammirnzionc, l'invidia. In seguito e a coronamento, I' imitazione. Lo stesso dclo, del resto. altraversato anche p<;r i fenom'cni dj cui sopra. Sì che si vide il pietoso, spesso schifoso speUacolo di una gioventù in cui. in omaggio alla libertà americana, al cameratismo sessuale americano, i maschi si effemminavano e le femmine si mascolinizzavnno; in cui la sinceritU che si voleva copiare dagli ame· ricani, e che del resto neppur essi possede, ano, diveniva la più odiosa affettazione snobistica. E' di qui che nasce jl milo moderno, possiamo bene cosi chiamarlo, del gag<i; che nas<·e la stilizzazione della ragazza no"eccnto. Ma per fortuna s'è dato l'allarme e - anche per questo sia benedetta la gucl'ra - la mistificuz.ionc s'è in massima parte dissolta. Finalmente s'è capito come la società americana fosse fondata sulla spersonalizzazione cieli' individuo, sul concetto dcli' uomo costruito in serie come le automobili Ford. S'è capito che si sarebbe caduti nel materialismo più assoluto. quasi comunista. Ci resta da parlare dei mezzi materiali usati clall' America per imporci la sua civiltù. Uno dei più efficaci, special• mente per il popolino, fu il cinema. Ci fu un momento. non ricordo di preciso quanti anni Ca, in cui la testa cli ogni servetta e d'ogni sartina era piena di giornalisti' arruffoni, di donne dai venti abiti al giorno, di giovanotti spregiudicati. Calcolate che, per esempio, mille sartine e servette corrispondono circa ad altrettanti studenti, fattorini, militari, e vedrete subito la forza di questa propng:anda... Ancora più perniciosi degli effetti del film tipo av- ,·entura galante ed elegante, Furono quelli del Film di. gangslers. Questo fenomeno meriterebbe, in sede sociale e politica che con la tet·nica e I' esteticn -cinematografica nulla o poco ha a che vedere, con~derazioni lunghe e approfondile. J\fi sia consentito per ora di pone una domanda: Cl1e interesse a,cvano gli americani a far conoscere con tanta sch iet tezzn quella che era una delll' loro maggiori piaghe sociali? Le ragioni più evidenti potrebbero estere, per me, due. La prima tendo a scartarla perchè mi pare puerile: che cioè, se da una faccin della medaglia si mostrava la parte bacata, il !iand;tismo, da quel!' altra si mo~t: a, a in compenso la parte rnna e rngguarde\·ole: I' organi?Zazionc della polizia. 1\fo que tu spiegazione, ho già clctlO, non mi va. P,·efcrisco la seconda: che cioè questu faccenda delle sparato1•ie e dei ricatli e dei contrabbandi costituisse per gli amerieani, più che uo'abi· ludine. una spede di epica sociale. L'idea è forse un po' ardiH,: ngli americani, materialisti e po,•cri di spirito, s'imponeva, per la diffusione' dello loro pseudo-ci, iltà, unn specie cli epopea moderna, che non potendo pro~urarsi in altra maniera si crearono con le gesta dei grmgsters e le imprese dei g-mens. Un anello nibelungico americano? Certo quelle tremende battaglie in automobile, ·in treno e in piazza, hanno una certa poesia sanguinaria ed eccitante. Non poco ci sarebbe ria scri,·ere per il ja:z. La musica negra, sensuale e materialista, ha avuto una parte essenziale nella arr:edcanizzazione di molti giovnni d'Europa. F; stata una delle armi più affilate della pubblicitù americana. Quando l'Europa fu inondata dai Duke Ellington e dagli Al Johnson, corse un pericolo forse più grave che quello di una invasione barbarica. Tanto più che in questo caso si trattava di una invasione c-osiva e pacirica. Anp che riguardo alle letterature americane mi riprometto un ulteriore approfondimento. Per ora mi basti dire che i più recenti fenomeni, come Stcinbeck, Caldwcll ccc.. anch' essi sono un'arma u doppio taglio. Come si spiegu che «: furore • sia stato approvato da Roosevelt? « furore » sembra un attacco al capitalismo americano; ma ne è in un certo senso l'esaltazione. Ste·nbeck, c,uanclo pone il problema soc.ialc e non lo risolve, fa capire di credere in una risoluzione di questo problema di parte del capitalismo americano. Altrimenti l'autore si sarebbe riFugiato in un ostinato socialismo dislrul• torc. , Un'obiezione potrebbe essere portntn contro molte delle affermazioni di questo mio scritto. Se gli americani hanno cercato di diffondere gli clementi migliori della loro civiltù, gli altri popoli hnnno assorbito questi, e non gli llltri peggiori che gli Stati Uniti hanno tenuti gelosamente in cusn. i\Jn sapete da che cosn derivano le bruuure dello civillù americana? Dal complesso, dalla totalìtà ciel modus vit,cncli. Cli clementi cattivi scendono direttamcnlc da quelli buonj, e sono insdndibili da essi. La civiltà nmericana è un tutto non scom· ponibilc in pecche e pregi; è un tutl.o in cui le pecche d1ìnno, poniamo, il 70 per cento; i 1>regi il resto. Si legga «America amara» di Cecchi: il quadro è sintomatico. A pàg. 357 l'autore, che profondamente conosce l'Americo, la chiama: « ... un continente mortinizzato e isterizzato di ipocrisia e di cupidigia bancnria 1 df'alcole e cli frustrazioni sessuali». L'America è tultn in questa netta sintesi. Se la pubblicità americana fosse riuscita. prima o poi, per convinzione graduale ma radicale dei popoli europei, a rnggiungere i suc,i scopi, l'Europa sarebbe arrivata allo stesso punto. Ma la guerra ha messo in chiaro lutto. L'A11:e ica non conquistcr:'i mai l'E:u.ropn. Tra <lue mondi c'è un abisso incolmabile. Di qua sta la dvihà secolare. Di là sta In primitiva barbarie. GJUSE:l'l'f: ZOIJOI,/ PUNTI DI VISTA Bisogrw che i carr,tteri degli ltoliarii tlfoengano veri e propri monoliti di tersrt fede. Bisogna cre,lere col cuore e con la mente al Sacro, al Vero, al Giusto, al Buono, al Bello. Solo éO.-.ì d pos,.,ibile crellre i presupposti e le basi cli una politica imperiale, della politica imperiale. Solo cosi si avrà a che fare non con c/ei bipedi umani che credono solo a quel che vedono ma con delle personalitrì che oer/ono sol ciò· che credono. *** Si di,e: « lo sonu a pos/f, con il Codice; du11que io sono fascista •. .Von è ,,ero. Essere onesti mentre, molli arra//ano è già qmtlco.<rnma non è lullo. Il fascismo postufo essen:ialmenfe l'Oflesf<ì ma la supera, la trascemle, ne fa un trampolino di lancio verso ideali pitì vasi i anche nel/· ori:- =onle della persorwlilcì singola. Non si è Fascisti quando, salraguardarido gli arlicoli del Diril.lo, ci si impegola nella giudaica astu=ia, ci si mwolge nel manto dell'egoismo, ci si insudicia nel letamaio prfoato clell'ttmoralit,ì, si rendono, in altre poro/e, sè e gli allri reciprocamente estranei e 1,er di pili nemici. * ** Ogni grande, imperia'e politica ha e non può non <were come fufc,.o la seguente massima ,li Ferdinando Martini: « Mai nominare per un pubblico incarico clii nel corridoio aspetta di essere nominato•. * ** Game/in, in un discorso termto nel nu,ggio <lei 193i. dichiarò che « Un fwese che Puoi t,h-ere no11 deve <limcnl i care ». Mussolini, rendendo omagg·o recentemcmle aìle ceneri cli Goffredo .\lame/i caduto per piombo franCése, lw assicuralo il generr,for,e repubblicano ed i suoi degni compatriotti che l'IJa/ia /,a la memoria buona. Cosi siamo d'accordo! NEVIO ,I/A1"1"E/1'/

Hl\lHRGIIHOlll \ll C'è capitato diverse volte - quando, dopo avere notato e sottolineato errori e deficienze nel nostro settore, abbiamo manifestato il desiderio di dedicare tutta la nostra attività ed il nostro ardore per correggerli e rimediarle - sentirci rispondere da alcuni nostri interlocutori che crayamo degli illusi, che tanto il male era talmente incancrenito da non poterlo vincere in nessuna maniera. Ed i nostri interlocutori non erano vecchi rimbambiti, ma giovani come noi - giovani d'anni precisamente uomini che vivono più o meno la nostra stessa vita e che dovrebbero sentire i nostri stessi bisogni ed avere i" nostri stessi desideri. Ci trovavamo quindi di fronte a dei rinunciatari, a dei giovani troppo presto invecchiati, a dei poveri di spirito, a degli esseri - per adoperare un aggettivo oggi molto usato - tipicamente borghesi. E: doloroso accorgersi come, in nome di un ideale deleterio e desideroso solo della pace a tutti i costi, molti giovani non si accorgano del gronde dono della giovinezza operante, coraggiosa, negatrice di tutti i compromessi, di tutti gli arrivis,ni, di tutte le burocrazie più o meno mascherate con l'accomodante distintivo dcli'« ogni cosa a suo tempo »: il bello è che questo auspicato tempo non arriva mai. Giovinezza. \'ogliamo precisare che noi rinneghiamo tutti coloro che fanno professione di giovinezza, che, dietro il suo paravento trasparente, co1nmcttono un mucchio di stupidaggini; ma d'altra parte non possiamo fare a meno di rinnegare e di allontanare da noi coloro che - pensando alla giovinezza come ad un semplice abito esteriore fatto di gesti e non di fatti - cercano di invecchiare precocemente per fare piacere al vecchio capufficio ed ai vari altri capi. Ma non si deve credere che la giovinezza italiana sia costituita solamente di persone che tengano in grandissimo conto la loro reputazione di uomini «posati», che non sanno compromettersi in ogni modo, o di altre persone che non vogliono assolutamente invecchiare pcrchè vedono nella loro vecchiaia non una maturittì mentale e morale, ma semplicemente un indebolimento materiale e fisiologico: tutt'altro. In Italia esiste, ed è quella che conta perchè dà alla vita della Nazione il marchio inconfondibile della sua vitalità, una categoria di giovani preparati coscienziosamente, maturi intellettualmente che si sono accorti che la giovinezza non è una fonte di chiassate goliardiche od una deficienza da mascherare di fronte agli uomini seri, agli arrivati, ma uno stimolo ad agire con una maggiore potenza di azione e con migliori risultati nei confronti dell'interesse nazionale, Categoria che può sembrare, che anzi è, poco numerosa, ma che è quella in fondo che dà, o meglio darà, il tono alla vita della Nazione. Gli altri non contano: lasciamoli alla loro giovinezza ad oltranza, lasciamoli aUa loro precoce vecchiaia rinunciataria. I giovani veri, quelli che non temono di essere accusati di creare perturbamenti con la loro vita al cli fuori di ogni meschinità e di ogni burocrazia, che non vogliono e non desiderano il posto sicuro per non incartapecorirsi innanzi tempo fra le schede e le statistiche, lavorano con fode, con purezza d'intenti per una lclea che non si riassume nell'acquistare regolarmente la tessera e nel portare in bella mostra il distintivo. E questi giovani, nell'interesse stesso della Nazione, vanoo valorizzati: non assegnando loro onorificenze ed incarichi ~abbondantemente retribuiti, ma incitandoli piuttosto ed aiutandoli sempre più a lavorare con fede e con disciplina. Innestando queste giovani energie nei quadri non solo del Partito, ma degli organismi della Nazione maggiormente vitali, affidando loro i compiti cli maggiore responsabilità, si potrà imprimere alla vita nazionale quella spinta propulsiva necessaria per un'Italia imperiale. Il Partito, con la nomina recente di giovani vice Federali comandati presso le varie F eclerazioni provinciali, ha già cominciato questa benefica opera cli ricostruzione elci quadri. 0pera che va intensificata sempre più, con coraggio e con triplicata volontà. Ci sono dei giovani in provincia che, attraverso il fuoco di numerose battaglie, attraverso lo studio e la prassi quotidiana ciel vivere secondo i più duri e disinteressati principi dell'etica fascista cd italiana, aspettano con ansia la prova che dovrà mettere de[initiYamcnte in luce le loro reali possibilità, le loro doti innegabili. Il Partito non può dimenticarsi di loro: e siamo sicuri che, quanto prima, assisteremo ad un nuovo radicale rinnovamento dei quadri ciel Partito. Rinnovarsi o morire: non è desiderio di stupida dozzinale rettorie .. che ci spinge a scrivere la frase famosa, troppe volte adoperata a sproposito, ma il desiderio di vedere sempre più !orte e più grande la Patria: la nostra Patria « giovane » e potente. IF'Al,TER RONClTI Fondaz~@~eRRl!Jlf.fi-14tr ... J;o,.~ CHE PRODUCE MAlfRIALE 01 OUERRA, UNA:COLATA Dfl METALLO fiori bi serra Nel numero del 9 Novembre 1941 del "Giornale di Dalmazia,,, quotidiano di nuovissima data, stralciamo e riproduciamo, in un certo senso divertiti: Sembrerebbe si trattasse non d'un giornale fresco di quest'anno ma d'un foglio di vent'anni fa. Un po' d'attenzione, di grazia! Cii9ioni A che volgon,o i richiami della stampa non quotidiana in Italia dove, a leggere pubblica:ioni di un certo carattere impegnativo, sare,no si e no i soliti il1testarditi dieci gatti? La riprova la abbiamo nel persistente gigioneggiare di individui impomatali e distintamente drappeggiati che continuano sugli schermi, nelle foto delle riviste illustrate, nelle noliziole delle rubriche confidenziali dei giornali femminili, la vecchia trama che non sa di guerra e di lotta nozionale per la vita e per la morte. Ma quante belle donnine li circondano, che scollature, che indicibili particolari anatomici femminili, che provocante richiamo di una vita facile e tutta gioie! Ce ne staremo dunque contenti di quella loro infinita condanna ad una sorto di mondo dimidiato, di vita incompleta, di strati spirituali a mezza costa; ce ne staremo contenti, noi che ogni tanto ci vediamo davanti queste effigi, sapendoli di una indecisa virilità, se sapessin10 dimenticare, sotto l'abito militare, la passione dell'arte e se, convinti della serietà morale del teatro - e anche della possibilità di essere di una serietà del cinema - non pensassimo che saranno quei simpatici gigioni goderecci a dover interpretare e portare al trionfo i personaggi del nostro nuovo teatro, personaggi che saranno nati da questa tragedia e da questa faticata vita d'armi. Che si aspetta a mandarli al fronte? Si teme che le divelte del varietà restino senza compiacenti ballerini o che zia Teresina sia presa dalle crisi se tarderà un poco il solito divo ad affacciarsi dall'altoparlante della radio casalinga? Qualche licenza per un film o per una serie cli rappresentazioni non saremmo certo noi a volerla negare. Ma che il pane della vita militare lo mastichino un poco anche loro! IL BARBUTO 3

----------:lf. Scri1Je g. r. sul Corriere Padano del 25 ottobre, un pittoresco e 1Jivace articolo sul giovane letterato, dal titolo « V topie », nella rubrica « Il Parnaso •. g. r., però, se ha saputo fare il •pezzo• di colore, ha dimostrato d'altra parte di non conoscere i gio1Jani letterati; e per lo meno i giovanissimi lelteral'i - che sono in fondo quelli che contano; poichè da essi verranno i futuri scrittori e poeti. Sentite/o: C'è in lui superbia e disgusto, nella pretesa che la società letteraria abbia a ricominciare da capo, dalla sua persona e dalle sue scritture. Tutt'al più concede la sua attenzione a quegli scrittori che egli presume di scoprire o al massimo di riscoprire; e son nomi che si cdnoscono da anni e anni. Così g. r.: e sbaglia, poichè non sa come nei giovani l'ansia di rinnovamento che unica potrà dare qualcosa di vivo e vitale sia contemperata quasi sempre con quel!' amore verso le più grandi e classiche opere del genio che sole possono essere maestre di nuo1Ji capolavori; ma a patto non d'imitarle, sì bene d'ispirarvisi. E riguardo alla « scoperta • degli scrittori che si conoscono da anni e anni, ancora g. r. non ci persuade. Per forza il giovane deve a poco a poco scoprire il mondo letterario dei secoli che l'hanno preceduto: non si può certo nascere avendo in testa tutta la storia della letteratura, dalle origini ad oggi! di casa, ieri russi e francesi, oggi americani e meticci; ma guai a dirgli che sono scrittori di mezza tacca, bravi d'istinto, ma barbari e velenòsi come i fun$hi, slegati quindi da noi, dalla nostra umanità, dal nostro modo di concepire la vita, e di viverla, codesta vita, sensi ed anima. Tutto bene, g.r.; solo che queste parole si addicono non al giovane letterato, che in genere sa il fatto suo, sa dove deve andare a pescare, bensì alla maggioranza dei lettori d'oggi, che capitanati dai gagà e dagli snob impazzano per uno straniero e non sanno magari che esiste liii Cardarelli ... E si è dimenticato, g. r., di distinguere i funghi 1Jelenosi da quelli buoni; poichè non credo che egli ci voglia dire che Goethe, Shakespeare e Dostoiewski vanno gettati come pericolosi tossici ... • ** Scrive molto opportunamente « marpin • sulle colonne di Roma fascista, a proposito della burocrazia: Non da oggi si grida contro le burocrazia ed i suoi erretti che non sono pochi nò indifferenti e che si possono sintetizzare in una ingombrante necessità di formalità esteriori inceppatrici d'un rapido corso delle pratiche e creatrici d'un mondo di carta stampata spesso sordo alle voci del mondo che vive e che si agita al di tuorL E ascoltiamo ancora g. r., più avanti: Ma quanti si sono chiesti come poIn fondo, essendo un provinciale, trebbe funzionare questo complicatisspende ogni attenzione, ogni curiosità, simo mondo nostro del XX secolo, senogni studio per gente che stia fuori za questo deprecato regno di carta ,+,-----------·,,.., stampata, d'inchiostri e di carte assorbenti? Quanti si sono chiesti come e da quali organismi si potrebbero sostituire gli attuali organismi burocratici, che non fossero burocratici n loro volta? Rimandiamo il lettore a Roma fascista del 16 ottobre per il seguito dell'articolo, che riguarda la parte, diciamo così, costruttiva. A noi basta per ora che il problema sia posto. Tanto pitì che un'altra voce si leva in proposito; questa volta dalle colonne di Critica fascista del 1 novembre, nella rubrica • Piccola guardia •. Dopo aver anch'egli lamentato l'accanirsi di certa stampa contro ai luoghi comuni della burocrazia, l'articolista prosegue: Anche qui OCCO!'rientendersi: la burocrazia, intanto, ha per primo do-l vere queJlo di far osservare la legge che è Punica seria garanzia della col• lettività; poi deve amministrare con intelligenza. I me:tzi per questa buona amministrazione non possono essere, in uno Stato moderno, che complessi, sopratutto in un paese ancora poco disciplinato e troppo individualista come il nostro, e le decisioni ponderate. In secondo luogo è falso che la burocrazia, nel suo insieme, non si sia messa in moto e non sia sensibile ai problemi politici contemporanei. Chi parla in questo modo ignora semplicemente l'organizzazione e la vita della burocrazia statale che è una delle cose serie e che hanno meglio resistito, trincerandosi dietro la legalità, all'imper\'ersare degli improvvisati, dei chiacchieroni, degli incompetenti. Infine ci sembra che questa Carnosa burocrnzia abbia retto abbastanza bene alle scosse impressclc .,dalla profonda evoluzione dello stesso co·ncetto di amministrazione statale, assumendo 1·esponsabilità e iniziative del tutto nuove e fuori d'ogni schema tradizionale. Segnaliamo le giuste constatazioni di Roma fascista e G:ritica fascista con particol.are evidenza. Si tratta di una reazione tempestiva e appassionata ad 1111 luogo comune quanto mai pericoloso. *** Tra le tante cose che si leggono nei tanti giornali e nelle tante riviste italiane, più o meno belle o brutte, vivaci e noiose, giuste e sbagliate, ce n'è una che comincia a stancare molto, molto, molto. E non solo noi. È la polemica di Mediterraneo futurista. Si direbbe che i collaboratori di questo foglio siano un' orda indemoniala di ossessi contenti solo se possono dir contumelie a qualcuno. Si direbbe che più una persona ha fattivamente lavowto e prodotto per la cultura e per l'arte italiana, più i redattori di Mediterraneo futurista la tacciano di passatismo e pedanterin. Noi non vogliamo difendere nessuno in particolare. Ma ci crediamo in diritto di chiedere: chi sono, i redattori di Mediterraneo futurista, per mettere alla berlina così stupidamente e offensivamente persone rispettabilissime? È anche, del resto, una questione di sensibilità fascista. Specialmente in tempo di guerra, il buon fascista, quando critica, deve fare una critica costruttiva; e non la cri· tica inconcludente e piazwiola di quegli scalmanati. ZOBI ,, IIIII~IR~IIlIIIlIlF~IILE 1111111 () lii qualcosa di buono in questo senso propagandistico si farebbe. E i dopolavoro, le sedi di Fascio, le Scuo1e, i vari ritrovi non potrebbero essere spinti su que• sta strada, naturalmente nel quadro di un'iniziativa completa e organica promossa dal competente ministero il quale si dovrebbe procurare che nello stesso tempo le Case editrici offrissero vantaggiosi assortimenti di opere adatte e pubblicassero opportuni volumi di aggiornamento politico oltre che letterario? (Ogni tanto i suddetti enti ricevono delle segnalazioni dall'alto - non crediamo di rivelare segreti - ma si tratta per lo più di forzate segnalazioni per iniziative che non meritano o che sono a larvata finalità speculativa, o comunque improvvisata). Il discorso pronunciato lo ciano di volta e sui loro precescorso mese a \Veimar, al con- denti storici. grcsso degli scrittori tedeschi da Cosi altra carta stampata si Goebbels, oltre a contenere dati rovescia sulle case tedesche. È impressionanti per la poderosa facile dedurne che considerevoli opera culturale che, nonostante saranno le conseguenze di tale la guerra, anzi usando appunto diffusione nel campo culturale e delle speciali circostanze della sociale e che comunque si sta guerra, si va conducendo in Ger- rendendo un magnifico servigio mania, è fertile di spunti per il alla civiltà del popolo tedesco. confronto con condizioni nostrane Il libro è da noi ancora un anche inferiori a quelle tedesche oggetto voluttuario. Noi non pree con la ridevole portata dei mez- tendiamo la scelta delle letture, zi disposti a fronteggiarle. non richiediamo ancora la comSono duecentocinquanta mi- petenza del gusto, l'esatta gerarlioni di copie di libri ed opu- chi a di diHusione delle opere; scoli stampati in un anno e do- ma questo richiederemmo; che H nati ad una popolazione di no• mucchietto di carta stampata non van tu milioni; sono milioni di venisse considerato come oggetto ottimi libri inviati al fronte dalle da signori o da picchiati di strane iniziative private, sono tre milioni manie. di speciali edizioni militari delle Chi compera libri in Italia, principali opere letterarie e poli- dove si dice che l'analfabetismo tiche della cultura tedesca che è in via di sparizione (ma la il Ministero della Propaganda ha conoscenza dell'alfabeto, se non pronto per costituire le bibliote- ci sbagliamo, la si diffonde apche invernali dell'esercito tede- punto per permettere la lettura sco e sono altri tre milioni di dei libri)? Basterebbe una stalibri quelli che sono in corso di tistica di questo genere e l'anastampa per il medesimo scopo. lisi dei compratori abituali di liUna opportuna sincronizza- bri in Italia ( compratrici in maszione dell'attività editoriale con sima parte, crediamo), rendei grandi avvenimenti politici e rebbe immediata ragione dei mo• militari permette l'aggiornamen: tivi di certi stupefacenti successi, to immediato del pubblico sm di certi orientame,nti editoriali; ci comp\essi problem~he Ai rtfac-F SP,i,.egherebbe la sproporzionata Fonaaz1oneKuml 1- ori1 4 fortuna degli autori eleganti di Budapest e di quelli plebei e imbarrazzanti - imbarrazzanti, ma così interessanti, vero ragaz• ze? ! - di Brooklin. Siccome la folla non accorre al libro, noi pensiamo lapalissianamente che debba essere i[, libro ad avvicinarsi alle folle. E pensiamo precisamente che pronubo di questo incontro dovrebbe essere proprio lo Stato. Troppi sono già i compiti che lo Stato ·deve assumersi in Italia per deficienza della privata iniziativa, ma occorrerebbe certamente aggiungere anche questo e fare di tutto perchè dagli enti politici agli enti militari, in tutti gli strati e le condizioni della vita nazionale il libro non solo fosse un ospite gradito, ma un personaggio essenziale. Non ci illudiamo circa eccessivi risultati che l'iniziativa potrebbe riscuotere, ma riteniamo che se fossero inviate alle truppe in linea o mobilitate delle bibliotechine che non fossero il rifugio degli scarti di tutte le private biblioteche italiane e se queste bibliotechine fossero af!idate ad elementi idonei (ma che cosa si fa che non ci si decide a rifare e ad adattare da ,noi le P. K. dell'esercito germanico?) Pretendiamo troppo? Ma un Ministero della Cultura popolare esiste proprio per portare la cultura al popolo, oltre che per fornirgli un utile svago. E siamo certi che Alessandro Pavolini, fascista e scrittore, è del tutto con noi: lo sappiamo inoltre coraggioso come al tempo del suo giornalismo giovanile e tutto è possibile a un uomo che sia abituato 1 a considerare gli ostacoli sempre inferiori alla volontà di vincerli. Le battaglie intraprese in nome della cultura del popolo valgono non meno di quelle sostenute con le armi contro il nemico. ERREÀ 1

IL MONUMENTO PRESSO PONTE PfRATI AOLI EROICI CADUTI OELL' VIII CORPO D'ARMATA GRECIA VISTA Atene novembre Se mi occorresse, potrei star certo che il mio caro libraio Ateniese di via Stadin, dietro le edizioni Mondadori e Bompiani che vende a prezzi notevolissimi, ha ancora in serbo i manualetti della • Kook Company t' How to see Greece »: l'arte turistica cioè, secondo gli Inglesi, per vedersi la Grecia comodamente e con un di~ spenclio mm,mo di tempo; al massimo una settimana. Oh Dio! non che non avessero ragione! Ma ormai noi abbiamo più tempo di loro, se non proprio tutte le comodità, e da Patrasso a Corinto a Megara, da Atene alle scogliere dell'Euripo, da Amplussa al Golfo di Volo (proprio adesso c'è lo spettacolo della mattanza dei tonni) fino ai monasteri dell'Athos, al Chilanclari, al Oiorapsion, ce la stiamo girando tutta eia tre mesi a questa parte: a piedi in sonno od in vigilia, per piste ruinosc fra fragore cli carriaggi e cli salmerie, fra crollare clicentineecliffe1emia·i: ogni quota è notata, assaltato ogni punto trigonometrico; foglio e goniometro, schizzi panoramici da una parte, schizzi goniometrici dall'altra, ti palpi ogni porzione, ogni profilo rilevato cli monte, conti gli sbalzi incisi degli impluvi, le case del villaggio, i cipressi del cimitero, i tronchi le radici scoperte degli ulivi fra i sassi e i quattro palmi di vigna bassa. Anche ora siamo in alto, le nuvole sono sbavate forte dal vento fresco, non riesci a tener fermo j} foglio sotto il fascio cli frasche. Insomma, vorrei dire che un poco l'abbiamo vista, questa Grecia, non solo nelle sue cose più sublimi, ma proprio dove importava guardarla per vedere qualcosa: e ci è sembrato che tutto il paese sia un cadavere aggrin• F5hèfu2f5n~SR'flfffllrauna mostruosa capitale sanguisuga. Atene, banca giudea, frenetico tresco bacchico per le verità più disperate e tormentate, viscido brulichio animale dove si sfondano le sette porte della dissoluzione e dell'ubriacatura spettacolare, se l'è come spremuto a poco a poco, l'ha spolpato, scheletrito: dovunque tu viaggi, qualsiasi villaggio tu incontri, non sono che carovanserragli deserti, disarticolati, scuciti; fondali scenici stinti e smorti. A vederli cli lontano questi muri sbrecciati, queste case basse di [anghiglia secca e di paglia tinte in bianco da calce viva, sembrano pezzi di garza sterilizzata; senza più nulla cli vitale. Di sasso c'è la chiesa, nella solita domestica sonnacchiosa sporcizia ciel piazzalctto, se guardi bene una, due case più alte con balconate di legno tarlato alla rusticana, tra il tipo svizzero e scozzese, e col posto calcolato, finalmente, anche per le foglie d'acanto: che un cemento dipinto di scialbo turchino chiudono i hti del tetto con gusto rin!ronzolito e lacrimevole da pasticceria. Intorno magre ombre di alberi ciel pepe, anziani in babbucce e gran cappa, ombra tarda nera del pope, una gallina biliosa isterica sotto il gran sole. Di galline, purtroppo, è un caso ormai, una vera tor· tuna vederne; camminano sinuose e arruffate dietro i graticci di bambù delle brande già lnglesi, fra stenti secchi di ortaglia. Con qualche capra famelica, afflosciata, dagli occhi marciosi, son divenute: le eroine cieli' economia domestica: ogni giorno le sacrificano qualcosa, qualcosa le donano; e a guardarle diresti che hanno acquistato una vitalità puramente nervosa. Da non dimenticare i lustra- P6Yli' credo la più importante istituzione di Stato dopo l'aperitivo Nazionale che è l'« uso». Basta clie tu sieda un attimo ., bere questo intruglio di anice e di acquavite lubrificato con listerelle rosse di pomodoro, e le scarpe gibbose diventano di coppale, specchianti, riprendono perfino a cricchiare: cassetta a tracolla, sono dovunque, ti insidia· no dappertutto; ticchettii rapidi di spazzole, civetterie morbide di ritocchi, abilità di mestiere compiaciuta: i vezzi della perfezione dagli otto ai quarant'anni: orgoglio nuovo di generazioni. Probabilmente il mestiere è anche direttamente proporzionale alle condizioai del suolo: se tu so(- fiassi su queste bassure sgomente, sarebbe tutto un ribollio rosso, impenetrabile di polvere; se polvere non c'è, è cespugliame rognoso, pietrame scarno su per roggie aride, per ogni monte, per ogni cima, Fra siepi di cactus e di agavi: quando lo martelli col piccone non cede, si scaglia 1 iviclo agli occhi, il ferro rimbalza, dopo due ore l'hai appena intaccato. All'orizzonte, ogni tanto, salterelli sbilenchi cli qualche mulo infelice: sopra una donna, due occhi fobbrili nella fessura ciel fazzoletto giallo che le nasconde il volto; ricordo di dominio o gineceo turco, o adattamento sapiente alle condizioni atmosferiche. Ogni tanto qualche vite, tronchi bacati cli ulivi druidici senza santità: torpore senza tem· po, capre nere sotto gli ulivi. Allora ti vengono a men te i vasi Rodii e quella Kylix Attica di Berlino in cui, seduto su una roccia fra quattro capre, Paride suona la lira: e pensi, è vero, che roccia e capre sono rimaste e anche le corna son sempre le belle, lunghe e ondulate corna degli archi di Omero; ma non c'è più alone ormai, non curio• sità in te o consenso inti1no: una frana paurosa ha somn1erso i calchi di una divina cicrcazionc ciel mondo; e tutt'al più, giallo cli creta e cogli occhi calcinati, il vecchio Pan riaffiora in questa incisa immobilità, in questo assoluto di geometrie avvampate e angosciose. O Atene, o viole di Saffo, o boschi ciel Menalo, giardini della Messenia! Fino ad ora verità costanti e fedeli, pacate e sicure e composte nei ricordi e nel tempo! Truffe sentimentali ormai, repertorio, galleria di aforismi da viaggiatori di commercio (come dicessi merletti di Venezia o tartarughe di Sorrento) per questi mercantini urlanti fra il tempio di Giove e il Partenone ! on sono rimaste a vegliare che la pura forma delle colonne, la dirittura dei cipressi sottili, giù dal teatro di Dionisio, su per la collina di filopappo eroe ... * ** Adesso, che son ritornati dagli ospedali o dai campi di concentramento, incontri più spesso, anche per queste campagne, i testimoni, i reduci dalla catastrofe: quelli che avevan creduto al falso oracolo. Ma ormai pare non abbian più voglia di trarre l'oroscopo: fermi, immobili quasi sempre nel piazzaletto ad ascoltare qualche disco di musica, la loro o è una tecnica istintiva contro la fame, o un risvegliarsi lento alla realtà, un lento riprendere: e forse di giorno in giorno più, stanno imparando che sono gli Italiani a tenerli in piedi con la farina della propria Intendenza, per non dar loro i 25 drammi di riso o i 100 di carrube; proprio mentre i Greci di Londra impediscono i rifornimenti dalla Turchia, la restituzione dei frumenti australiani acquistati eia tempo, silurano i piroscafi francesi con la farina del Banato. Vengono dai· dischi i motivi musicali, lamentosi, con sbattimenti oleosi, singultanti; melopee dei « Politakia » venuti da Costantinopoli e da Smirne, ricordi di mandole « santuri » e xilofoni turchi; e dicono al solito di occhi e capelli di donne amate. Che non lo meritano, credete, non lo meritano; anche qui, nei ricordi di curve mirabili e di trionfali venustà statuarie, avevamo già costruito perfetti incontri, divine combinazioni di bellezza e natura; e per scoprirle eravamo pronti alle più audaci esplorazioni: ma davanti a queste armature sbilenche di tabarino, a questi incunabuli da abbazia o a questi ventri carcliopalmatici, le costruzioni troppo vagheggiate e meditate sono cadute; e più che mai la poesia, o mie Vergini cieli' Eretteo, più che mai è rimasta reazione ideale. Ormai è venuta la sera, grande, pacata, sgombra di nuvole: i soldati fumano a turno una sigaretta, abbassano i teli delle tende; qualche luce lontana da Elensis e Salamina cancellate nell'ombra, richiami cli sentinelle, squilli di tromba strascicati dal vento. Ma qui, nell'ora fatale delle vocazioni e delle rinascite poetiche, ti tocca andare a dormire. FAUSTO FRATI 5

BATTERIA DA 149 X - Novembre si prova, difficile com' è1 tutti vestiti migliori e le porpore e Questo dorso di collina - non broccati. vicino da toglierti il respiro e Piacerebbe anche di averci non lontano da considerarlo e- lassù - in quella quiete, fatta straneo - se lo ricorderanno per di un dominio chicto e incontratutta la vita (come ci si ricorda stato delle cose proprie di queste dello specchio sul quale si è sp'a- .terre serene che non conoscono to il nascere della prima barba, il tormento dei dirupi e il mistela lettera sulla quale si scrisse rioso interrogativo di selve o di per la prima volta « ti bacio », la burroni, - piacerebbe di averci scrirnnia elci primo capufficio). una completa serie di libri d'ogni Le volate dei pezzi, affusolate forma e d'ogni colore, ma sopratc di una certa arroganza mec- tutto quelli manevoli, po1~osi nella canica, si puntano ogni giorno a carta, scritti apertamente a granquel promontorio della vasta pia- di righe sicure. E che ci fosse in nura sul mare. J!: come se il mare essi tutto il sapere e ci fosse abbia faticato dei secoli ad am- l'anima di tutti i grandi. Che mucchiarc detriti e cose di nau- discussioni, fra i pergolati che fragi e la campagna di qui, pie- lassù non mancheranno certo, con tosa e umana, si sia data daffare Orazio epicureo e con Carducci per nascondere quelle miserie e sanguigno: che pacate contemplasi sia inerpicata con le «prese» zioni con Keats e con Pascoli, che verdi e gialle, con i boschi, con estetici momenti pel vano di una i pampini delle viti che fuggono finestra con l'Alighieri (la posisempre in una danza infantile. zionc è così simile a quella donCosi la collina ha il meglio del de Francesco e Paolo perdevano paesaggio vicino. Scintilla d'erbe, le pupille nel male e la vita nelinvita con le ombre, ha dei via- l'amore!). letti di cipressi che accontcnte- E: una mogliettina festosa e rebbero qualsiasi asceta del quat- capricciosa per togliere d'attortrocento, amante · della bellezza no ogni tanto tutti quegli ospiti nonché della divinità, ha delle e aprire le porte di una indiciaie scoperte· fatte per ballarci e bile intimità. raccontare fole le più strane e le Ogni mattina, di sole dominapiù stupefacenti, il balenio delle torc o di nuvolaglia pazzarcllo10ndc e i dnappeggiamenti del cie- na, essi - i ragazzi - debbono lo sul mare le trasporterebbero invece puntare qucl'.e bocche irnel ritmo della loro logica senza riverenti ( così debbono essere le logica e le renderebbero possi- terribili bocche dei demoniaci bili e vive. bestemmiatori) proprio su quella Invece loro su quella colli- casa rossa e minacciarla di mornetta ci puntano ogni giorno le te, come per invidia della sua bocche degli obici; quelle gros- felicità. se, sdentate, bietolone bocche de- Sotto le mani dei serventi i gli obici che sembrano irridere pezzi pare che abbiano dei suscon moto sguaiato quando i ser- sulti, pare che vogliano impenventi si affannano nelle manovre narsi e che voracemente richie:. di allestimento e si adoprano sul- dano fuoco e ferro, irritati dal la piazzola, aprono e chiudono troppo lungo agguato, per avvechiavistelli, s'immorchiano le ma- rare il loro sogno di distruzione. ni, agiscono in volantini e gli Allora sente qualcuno un odio scucii si alzano e calano in uno sordo salirgli per le vene, una sternutio cli ferraglie. furia punitrice avvamparlo conOpera di un genio negatore, tro la bestia apocalittica; una di una potenza terribile e distrug- volontà decisa a sabotarla, a digitrice, queste lunghe canne cer- struggerla, a renderla pazza come chiate alla perfezione, calibrate la vipera cui si toglie il veleno. con scrupolo come gli strumenti Quel qualcuno è forse uno dei della chirurgia, lisciati con il ge- più riflessivi, dei più pensierosi !oso tremore delle mani degli di quei ragazzi - cento sono - orafi, studiate e descritte con una che escono a fiumane ogni giorno amorosa e puntuale precisione sul cortile dalla camerata al pricome mai mano di poeta carezzò mo piano (hanno tutti le preocsulla carta le forme della donna cupazioni tradizionali dei bottoni, amata, le masse di acciaio e di delle scarpe, dei fregi; tutte cose ottone negano la festosità della che debbono lustrare); sono quelcollina degradante, la verità di li che talvolta esitano ai fronte quella legge di gioia, di spensie- alla cavallina, in palestra, perratezza, di feracità senza sforzo chè protesi ad altri acrobatismi che si spande dal cucuzzolo dove nella palestra delle nuvole, hanno scampana qualche volta il prete. dimenticato di saltare i fittoni C'è anche, sul colle, una casa dei vicoli sudici e scuri, come rossa, una villa sagomata in 'tutti i ragazzini che si rispettano. bianco; fatta per accontentare Ma nel pensare arrivano prichissà mai quale gusto, per fa- ma e comprendono certi perchè. vorire chissà mai quali jncontri Comprendono, per esempio, perfra chi arriva da lontano e lei chè nella camerata calda ciel sole che sbandiera quei colori. Ep- di mezzogiorno, Siciliano e Polipure a qualcuno dei ragazzi pia- meni qucst' oggi si siano seduti cerebbe cli abitarci lassù, di salire vicini e si accorclina. nel suonare la mattina presto - un po' più la fisarmonica e Pacifico canti tardi di questa ora della sveglia da tenore e tutto un coro batta così nera e così fredda (mai co- i tempi all'amerieana e reclami me all'alba ci si accorge della dei bis come a teatro; comprenpratica vanità dei fuochi delle dono perché la pos1:9 sia un_a stelle) - a godersi le intimità istitu~ione borghe~e ~~spettata f,- FéWièf~ifO~"éa'f{'lliffljje:.toFOnÌda, regolamenti m,htan e dalle 6 usanze dei terribili sergenti maggiori, al punto da concedere l'onore di adunate ufficiali ( anche se poi la posta strappa il soldato dalle [ile - vi lascia il corpo, ma ruba la mente in braccio alla biondina lontana), perché il gruppo dei bolognesi faccia sempre quei grassi discorsi e usi quegli espressivi intercalari di gergo da trivio. Ognuno si richiama in mente a se stesso come sa, nel modo che gli è più sbrigativo, richiama i particolari della vita di fuori per non dimenticarsi tra il ferrame dei magazzini armi e le scartoffie del casermaggio. Più mordono le consegne e più si aspetta la posta, più si dà voce alle usate frasi, alle espressive immagini che nel giro elci fianchi delle ragazze racchiudono tutto il panorama della vita, più si acutizza il cervello in cerca delle più pazze strampalerie. E ne nasce allora quel cretino squillo da prima cornetta che « il professore • riproduce soffiando Ira le palme della mano. Evasione? Evasione. Per non finire, per non cessare di essere Guido Carlostella, ragazzotto con conoscenze e, magari, donnetta lontana, un gruzzolo iamiliare, delle dicerie ai paese, dei desideri da sodclisfare. Allora, pech, pech, la cornetta; allora periodi coi fiocchi all'innamorata che accusa di freddezza, allora un frizzo vendicativo contro il sergente cli giornata. Eppure - c'è da giurarlo; e questo se è difficile da spiegare con la logica, è facile da intuire - se qualcuno si sveglierà stanotte - le finestre saranno tutte chiuse contro le prescrizioni perchè fuori è freddo e non basta affusolarsi a gatto nella coperta; sorprenderà nei vaneggiamenti del sonno della camerata oscura, un parlottio militaresco, udrà una voce roca inasprirsi in un comando, sentirà un Tizio a vantare il pregio del proprio pezzo. Se a svegliarsi sarà uno dei pensierosi, di quelli che non comprendono le delizie del salto a pesce e non escono le sera per passeggiare su e giù a lungo per i cortili, scoprirà sotto quella voce la intonazione del bimbo che, dieci anni fa, giocava sulla terrazza di casa, si metteva un pennacchio e disponeva le compagnie .e le batterie di cartoncino faticosamente tenuto in piedi; scoprirà la voce del ragazzino che si vergognava delle lagrimctte che gli spuntavano a ripetere in classe la storia di Malei. E la sera, allora, uscirà anche lui, il pensieroso, uscirà in fila dalla caserma. Saluterà rigido la sentinella e andrà su e giù per il corso della cittadina guardando negli occhi le ragazze che non chinano !troppo i loro incandescenti e a,·idi, e sarà impettito del filetto d'oro al collo, elci guanti bianchi cli filo e della nera sciabola pesante. GIULIO BE:R'fOCC/11 È USCITO IL PRIMO NUMERO DI Spettacolo JI •-: X S I I, F. I) •-: I G l- •• t~Dl'l'O U.\I, <,1·•• DI ••01t1,l CavV. IRGILIO SACCH PREMIATA INDUSTRIA IMBALLAGGI SAVIGNANO SUL RUBICONE (FORLI') Via Circonvallazione '>2 . Tel. 17 BRANDINI PELLEGRINO COMMERCIO U O V A POLLAME CONIGLI & FIGLI FORLI' VIA RAVEGNANA N. 67 Montanari .llrrigo fORLI'= LAKliO DB CALDOLI, 3 - TELEF. 6614 CAKBOIIII.FOS!iiLI 111/ITGRIALH DA COSTRUZIONE PU'UIHIIITI - KIVBSTUIEIIITI Esclusivista: Soc. del Linoleum MIiano Ceramiche Ferrarl Cremona Ceramiche Marca Corona Sat1t1uolo r::~~~::-.: !PATTUGLIA! I ~Ns1~, o,: r~RA~NE ~se, ! 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