Ombre Bianche - anno II - n. 4 - aprile 1980

6 Non si tratta di piallare gli uomini, ma di allargare culturalmente ed organizza- tivamente il sindacato. In questa direzione e come spunto per una riflessione, alla quale invitiamo tutti coloro che ne hanno un qualche interesse, pubblichiamo un intervento redazionale su quella cosa che non abbiamo saputo meglio definire che "sindacato di popolo". Ad ulteriore conferma di quante cose non ci ha permesso di vedere e di vivere la santa astrazione del ''sindacato di classe'' riportiamo la testimonianza di un militante sindacale omosessuale. Egli descrive, dal suo punto di vista privilegiato, la condizione di intollerabile repressione in cui questa organizzazione, che do- vrebbe essere lo strumento della liberazione operaia, ha costretto a vivere alcuni tmilitanti più impegnati. Il progetto complessivo, i grandi obiettivi politici totaliz- zanti hanno condotto alla pratica clandestinità anche larghe fette della nostra umanità come la sessualità e l'affettività. Sia chiaro, non stiamo denunciando nessun nemico esterno. A questo bel risultato siamo giunti con la nostra attiva collaborazione. Oggi ne parliamo soprattutto per chiarire e rendere intollerabil a noi stessi la nostra complicità. Ci rendiamo conto che su questa strada si finisce per allontanarsi ·sempre di piu da una teoria complessiva e per doversi rassegnare a considerarci una ''parte''. Diciamo di più. La crisi della Politica ha ridotto molti di noi ad accettare per se , stessi, magari provocatoriamente, la definizione di qualunquisti. È ancora trop- po poco. Ci rimane un passo da fare. Dobbiamo riuscire ad accettarci come uo- mini qualunque: che poi è la condizione in cui abbiamo sempre vissuto, anche se , le paturnie teoriche complessive ci davano l'illusione di sentirci qualcuno. Dob- biamo serenamente prender atto che, al di là della nostra soggettiva arroganza, ognuno di noi fa parte di quella che nella sociologia del buon senso vien definita/ "gente umile". Certo, in questa maniera, rimpiccioliamo il nostro campo di pensiero. Ma ci mettiamo nella condizione di approfondirlo e soprattutto possiamo ritrovare il gusto dell'efficacia delle nostre mani. Piccolo è bello? Bisogna intenderci sulle parole. Il campo di realtà al quale vogliamo intanto prestare attenzione è quello coper- to dalla lunghezza del nostro braccio. Se il grande, il complessivo è tutto ciò che comincia al di là dei polpastrelli delle nostre dita, tutto ciò nei cui confronti sia- mo impotenti ed inefficienti, bene, allora solo il piccolo, il parziale può essere un buon punto di partenza. · Il compito che abbiamo di fronte è immenso, perchè immensa è la ricchezza della piccola realtà sulla quale esercitare quotidianamente l'efficacia delle pro- prie mani e della propria testa l'uomo qualunque. Vangare in profondità questo piccolo territorio porta a sorprese incredibili e salutari. Nella séconda parte della rivista pubblichiamo alcuni esempi di quanto può es- sere fruttuosa l'attenzione a questo terreno privato, locale, banale e quotidiano, sul quale ognuno di noi finisce per campare i propri giorni. Questa sezione della rivista potremmo definirla "storica", ma ci piacerebbe che venisse letta con lo B f- ag ia n , .~~Jl.L.. ui ci si informa di una vertenza aziendale.

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