Ombre Bianche - anno II - n. 4 - aprile 1980

PER UNA RICERCA COLLETTIVA DI UN'ESISTENZA QUALUNQUE. Contro paralizzanti illusioni di onnipotenza e contro il qualunquismo. La nostra generazione si è pazientemente educata alla Politica, alla grande di- mensione, al progetto ed al disegno complessivo. Sprecando poche parole: oggi, con questa abitudine in testa, ci troviamo a fare i conti con una gestione del pote- re che, mentre pesa disastrosamente sulla nostra vita concreta, risulta sempre più "stellarmente" lontana da una nostra reale capacità di incisione. Coltivare sante utopie di totalità (quelle che in un passato non lontano ci han dato l'illusione() concreta di poterci efficacemente misurare, tanto per fare un esempio, con il ca- ~ pitale e l'imperialismo) significa, oggi, conservare abitudini culturali di tipo ma- niacale. Mentre ci sforziamo caparbiamente di mantenere la testa fra le nuvole inafferrabili del progetto complessivo, mentre tentiamo fanaticamente di soste- , nere le nostre illusioni di onnipotenza, coltiviamo di fatto la nostra paralisi prati- ca totale. Fare i conti con la condizione ~chizof reni ca in cui ci troviamo ad esistere è l'unica maniera per ritrovare sintonia fra la nostra testa e le nostre mani. Le quattro testimonianze che pubblichiamo (Zendali, Simonetta, Cogo e Zani- si) documentano come questa condizione di impotenza non sia semplice prurito ideologico, ma reale e quotidiana sofferenza di esistere in fabbrica e fuori. Ogni testimonianza documenta con la sua specificità questo malessere individuale ma . (/,i massa che ci ha investiti. Il compito che ci proponiamo è quello di rendere col- 1efl1va questa coscienza infelice, senza far delle astrazioni o strolicarci sopra. È nostro esplicito interesse tentare di confrontare il sindacato come luogo cul- turale ed organizzativo, con tutta la portata critica di questo malessere umano che nell'organizzazione viene normalmente recepito e banalizzato solo in un suo sintomo: la crisi della militanza. Il nostro intendimento non è di ricondurre a ran- dellate questa crisi dentro gli steccati tradizionali dell'organizzazione. La posta del nostro gioco è vedere se è possibile ridiscutere radicalmente i picchetti con cui si è storicamente limitato il terreno sindacale, e controllare se è pensabile stare ancora in questo posto senza rinunciare a nulla di noi stessi: neppure alle nostre Bib& 1:;aGino Bianco

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