Ombre Bianche - anno II - n. 4 - aprile 1980

Le rivolte dei veneti 61 Una certezza, ad esempio, che come generazione politica abbiamo coltivato è chè essere dalla parte del popolo fosse automaticamente la garanzia di essere di sinistra, progressisti e, in fin dei conti, intelligenti. li tutto concepito secondo modelli-di pensiero ma[ rinnegati, ma che abbiamo Lnvece sempre preteso, con una buona dose di abnegazione, di applicare alla società e alla storia. Questapro- f onda convinzione ci sollevava da ogni difficoltà nel fare i conti con gli uomini vivi, figuriamoci con i morti. Per fortuna abbiamo perso. Cos,: rifluendo del piu e del meno, cipuò avanza- re tempo e voglia dr considerare con sereno distacco dt quanta rozzezza f asse im- pastato il nostro entusiasmo ed il nostro settarismo nvoluzionario. Per fortuna abbiamo perso. Se avessimo vinto, con l'arroganza ideologica·e dottrinale che ci sorreggeva, oggi forse potremmo considerare i gulag un 'esperienza ingenua dell'infanzia dell'umanità. Tanto per cominciare ad articolare le nostre idee po- tremmo tentare di vedere, senza occhiali ideologici e pregiudizi, quanto sia stori- camente·fondato il solido dogma nel quale abbiamo nposto una fede inconcussa che le masse popolari abbiano visto la realizzazione dei propri bisogni e dei pro- pri interessi nello sviluppo e nel progresso, cosi come concretamente si son dise- gnati. Forse potremmo scoprire che la frazione sociale progressista e rivuluzionaria non è sempre stata un 'avanguardia politica portatrice delle instanze e dei bisogni popolari. Che fa gente non è stata passiva osservatrice della marcia trionfale della scienza e della tecnica, che in buona sostanza fa gran massa dellapopolazione po- vera della città e della campagna ha storicamente vissuto e sofferto l'incedere vit- torioso di questo progresso laico, scientifico, urbano industriale come un attacco violento e diretto contro le sue condizioni d'esistenza e le sue convinzioni cultura- li più prof onde. Se riuscissimo a non sorvolare sul baratro abissale che divideva le speranze ed il modo di pensare del contadiname cattolico dalla camicia rossa anticlericale e garibaldina, nella quale molti di noi si sono piacevoilnente identificati, potrem- mo forse ricevere una lezione di saggezza politica di cui abbiamo tanto bisogno. Per capire la rivoluzione iraniana, fa resistenza afgana e, magari le reali radici "popolari" della democrazia cristiana nel Veneto. E, quello che più ci importa, il nostro sradicamento. La battaglia del Corpus Domini Nell'ottobre del 1866 le truppe italiane entrano in Verona. Pochi giorni dopo il plebiscito popolare decreta l'annessione del nostro territorio al regno di Vittorio Emanuele. Ben presto però questa unanimità, questo consenso popolare si usura. In poco tempo le masse rurali si rendono conto d'aver semplicemente cambiato padrone, e d'aver cambiato in peggio. La tensione aumenta velocemente nelle campagne. BibliotecaGino Bianco

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