Ombre Bianche - anno II - n. 4 - aprile 1980

LE RIVOLTE DEI VENETI CONTRO LA CONQUISTA PIEMONTESE (VERONA 1867) di Federico Bozzini Premessa In Veneto è bello, comparso nel primo numero di "Ombre Bianche", affermavo che la storia della nostra regione, cosi'come ci è stata raccontata dagli storici uffi- ciali ed accademici, è unjalso solenne direttamente funzionale a costruire un 'im- magine mana della nostra gente. Citavo, a titolo di esempio, il racconto di due autori, uno marxista e l'altro cattolico, a proposito di un fatto storico preciso: la conquista piemontese della nostra regione. Riprendo ora i termini della loro narrazione liquidatoria, perchè mi pare che misurarci su un fatto preciso sia molto più chiarificatore di tante astratte polemi- che politiche, ideologiche e storiografiche. Silvio Lanaro (in Società e ideologie nel Veneto rurale 1866-1898, Roma, Edi- zioni di Storia e Letteratura, 1976) racconta che nel nuovo clima politico il com- mercio diventa sclerotico, la crisi agraria prostra le masse contadine gettandole nella miseria più nera, le tasse aumentano spaventosamente. Unica reazione della nostra gente impoverita sotto i livelli di sopravvivenza è l'aumento ininterrotto dell'emigrazione. Miserabile, disoccupato e bastonato nostro trisnonno contadi- no non pensò mai di ribellarsi. Accettò tutto pazientemente, dimagn: si ammalò di pellagra ed emigrò verso l'America o la vita eterna. · "Tutto ciò (... ) - conclude lo storico marxista - non provocò mai il precipitare di situazioni rivoluzionarie, e nemmeno determinò momenti di grave tensione (... )"(p. 16). Gabriele De Rosa (in La società civile veneta, in appendice a Giuseppe Sacchet- ti e la pietà veneta, Roma, I 968) cosi' rincara la dose nella descrizione dello stesso periodo. "La fase transitoria, cioè del passaggio dal dominio austriaco all'amministra- zione italiana, si svolse pacificamente. Nessuna sommossa, nessuna agitazione preoccupante per le nuove istituzioni: tutto si compi: secondo il disegno modera- to di un travaso politico, che non alterò /'equilibrio sociale della nuova ragione. I commissari del re apparvero ai maggiorenti della ciuà, alla possidenza e ai ceti privilegiati come i garanti della tranquillità sociale. Nemmeno da parte repubbli- cana vennero gravi timori". (p. I 76). Biblioteca Gino Bianco

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