Ombre Bianche - anno II - n. 4 - aprile 1980

Ipotesi per un "sindacato popolare" 9 1. L'egemonia del sindacato contrattuale-unionista è stata, come sempre, soprat- tutto ideale, visto che nei fatti sono compresenti nel nostro Paese una pluralità di modelli di sindacato (quello basato sull'assistenza, quello basato sull'offerta di informazioni e servizi): essa era fondata sulla tesi della centralità politica, econo- mica e ideologica della classe operaia. Tale centralità, come è arcinoto, è oggi in discussione sia per la riduzione quantitativa della classe operaia relativamente ad altri gruppi sociali, sia perchè non sono più scontati i presupposti ideologici sui quali la tesi della sua centralità veniva affermata: a) - non è detto che tra i diversi segmenti della classe lavoratrice (e al limite della classe operaia) vi sia una identità di interessi; b) - non è detto che la classe operaia difendendo i propri interessi faccia anche quelli degli altri strati subalterni ("liberando se stessa liberi tutta l'umanità"); quindi le organizzazioni della classe operaia non hanno di per sé nessuna legitti- mità di arrogarsi la rappresentanza di altri segmenti di classi subalterne. Il sindacato contrattuale-unionista, in una fase storica di durata imprevedibile, ma certamente lunga, caratterizzata da uno sviluppo "limitato", è di per sè "conservatore", nel senso letterale che mira a "conservare" i risultati raggiunti ed i rapporti di forza acquisiti: le esperienze storiche dei Paesi di più antica indu- strializzazione lo confermano. Di fronte ad una fabbrica che inquina, è più pro- babile una mobilitazione della popolazione del luogo, piuttosto che l'intervento dei lavoratori dell'azienda stessa o del sindacato, che, rappresentando i lavorato- ri anzitutto in quanto occupati, mira in primo luogo, come è ovvio all'interno di quella logica, alla tutela del posto di lavoro. La segmentazione sociale della nostra società e la struttura e il funzionamento del sistema politico non garantiscono a tutti gli interessi presenti nella società ci- vile accesso e udienza nel sistema politico, canali di rappresentanza adeguati. I sindacati e i partiti non rappresentano nè tutti (cfr. segmenti sociali non rappre- sentati) nè tutto (le gente, quando viene interpellata direttamente, ad esempio nei referendum, risponde in larga misura in modo diverso dagli schieramenti assunti dai partiti). Rimane, anzitutto per il sindacato, il problema di come garantire ca- nali di rappresentanza diretti e corretti anche per gli interessi esclusi dai sistema politico, senza che ciò significhi assumere delle iniziative caratterizzate da pater- nalismo o da colonialismo culturale e politico, in modo che non risultino vincenti le ipotesi puran1ente negative dell'assenteismo politico o della violenza, ma quelle che mirano a ridefinire i livelli e la qualità della convivenza fra la gente. In caso contrario, sembra difficile pensare che si inverta la tendenza attuale che vede il sindacato privilegiare i rapporti col sistema politico-istituzionale, rispetto al con- senso della base. Da qualche tempo alcuni parlano di "neo-corporativismo", ponendo l'atten- zione al fatto che in molte società industriali avanzate le scelte fondamentali di natura economica vengono effettuate in un rapporto a tre: governo, sindacati, BibliotecaGino Bianco

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