l’ordine civile - anno II - n. 11 - 1 giugno 1960

pag. 4 jn peccato o eh~ sono state pttrgate, non tanto vedono Dio in_ una sua « parte JJ, ma tutto Dio « et intueri clare ipsum Deum trinum et unU:m, sicuti est, pro meritorum tamen diversitate a-lium alio perfectius Jl ( Denz. Ench. Symb. n. 693). Merito ,dello studio del Meyendorff è ,quello di av·er di– mostrato, sfruttando soprattutto i testi non ancora pubblicati del Pa,lamas che le energie non potrebbero manifestarsi al– l'uomo se non nel Cristo e attrav~rso il Cristo. Ma anche con questa correzione cristocentrica è il paìamismo ra-pportahile al costante insegnamento della Patristica Greca? Gre'gorio di Nissa., per esempio, dopo aver affermato che non v'è diffo. renza di sostanza nella S.S. Trinità al di fuori dell'ordine delle ,Persone, continua affermando -che ciascuna Persona è Ùna entità individuale e èuncreta, benchè non ahhiano che un unico contenuto: il Padre un'ousia, il Figlio è un'ousia, lo Spirito Santo ,è un'ousia, e pertanto non -esistono tre so• stanze, ma un 'unica identica sostanza. { G. L. Prestige, Dieu dans la peusée patristique - pag. 224). E' questo l'insegna– mento di tutta la Tradizione: ,Cristo è Dio. la sua sostanza è quella stessa ,del Padre, attraverso il Figlio ci viene rive– lata e partecipata l'ousia di ,Dio. Quando poi ~niamo al pen– siero di Gregorio Nisseno la testimonianza dello Pseudo-Ci– rillo. autore sconosciuto, ma singofarmente imuortante dello VIII secolo, possiamo comprendere la distanza che separa il Palmas dai Padri. '· Un solo filone della Patristica Greca consi,dera sotto un diverso asuetto la vita di Dio quale si parteciua alle creature ed è quello che fa capo all'opera mistica dello Pse~do • Dio– nigi, e sev:natamente alla sua « De Caelesti Hierarchia ii. ove. Pmwleando una teologia degli angeli, lo scrittore. già identi– ficato in {fuel Dionigi convertito da S. Paolo ad Aterie, affer– ma la interdipendenza e la connessione recinrnca delle intel– i'igenze angeliche: Dio non si rivela se non al primo e pi,, perfetto ordine angelico, che à sua volta fa conoscere Dio al– l'ordine che lo segue, gli angeli inferiori acquisteranno la co– noscenza ,dr Dio attraverso i superiori e Jt loro volta saranno di questi rivelatori - ecfantoric@i. In -questa rivelazione di Dio, mediata di grado in grado dalle intelligenze angeliche, si giungerà sino all'uomo, che conseguentemente 'riceve solo attrav,erso l'ultimo ordine, e a sua volta, la luce di Dio. (( Tutti gli ordini sono rivelatori e nunzi di quanti li Precedono, i primi 'di ,Dio che li muove, analogicamente g-li altri, di rmelJi mossi da Dio: tanto l'armoni11 superessenzia]e provvide al– l'ordine delle creature razionali e spirituali, che stabilì u a sacra e conveniente cl.isposizione alla ii;erarchia che noi ve• diamo tutta distribuita in potestà prime, medie, ultime i,. (iDe Cael. Hier. Cap. X). « Questo infatti ~ stato universal– mente decretato, che ciò che •è secondo ah'bia parte att1·averso a ciò che è primo alle illuminazioni divine ii (De Cael. Hier. Cap. VII). D'altra parte per il mistico Aeropagita Iddio è l'ordine civile al di là di ogni definizione, ogni termine che lo possa -d~ter– minare è ,da Lui infinitamente trasceso, la via negativa della conoscenza - apofatica - è preferita alla via- positiva - catafatica - : Iddio è ,quindi anche al di sopra della sua es– senza. Questa posizione è compendiata nell'invocazione alla SS. Trinità che apre la (( De Mistica Theologia ii: cc Triade supercssenziale., più che divina e più che buona, che presiedi la sacra scienza dei cristiani, guidaci alla sommità soprain– conoscibile, sopralucente e altissima della mistica rivelazione, dove i semplici, assoluti e immutabili misteri della Teologia si di-svelano nella caligine più che ,lucente, del silenzio che ci insegna gli arcani ... ii. Immediata si nota la dipendenza del Palamas ,dallo Pseudo,Dionigi: uguale il concetto di Dio che supera il suo essere, per cui si pone come inconoscibile, identica la me– diazione, onde non si può attingere direttamente a ,Dio, ma mentre in Palamas Dio si_ rivela ·attraver~o le energie, nello Pseudo-Dionigi si rivela attraverso gli ordini angelici: ad un emanazionismo essenzialista si sostituisce un emanazionismo energetico. Benchè il Palamas ripetutamente rifiuti nella sua opera i filosofi pagani come strumenti del Demonio e rivelatori di inganni, ciò implicando una negazione in assoluto della fi– losofia - « Noi crediamo che la vera o·pinione non è ·quella· che si trova nelle parole e nei' ragionamenti, m~ ,quella che è rl.imostrata daHe opere e dalla vita... Ogni parola contesta un'altra parola; ma qual1è la parola ·che può contestaré la vita? SJ-, non può esistere- teologia che non si fondi su una filosofia. Il dato della Rivelazione esige un orienta-mento complessivo di pensiero, entro cui venir sistemato, la com– plementarietà filosofia-teologia corrisponde sul piano dellà intelligenza alla complementarietà natura-sovrannatura sul piano dell'essere. ,Coi;Ì anche la teologia del Palamas è chia– ramente inquadra'hile nella filosofia plotiniana: la metafi– si,ca greca concepisce in due modi la vita di Dio, il modo plo– tiniano emanazionista e implicante· la connessione degli es– seri e quello aristotelico, nel qua:le, per la teoria dell'atto pu- 1·0, essere é vita coincidono, e certo, in questo senso, si può parlare più ,di una linea che partendo da Platone giunga ad Aristotele, che non di uno sviluppo Platone.Plotino. U Dio vivo dell'Antico Testamento •e dell'Evangelo è così iscritto nel Palamas entro ,la metafisica plotiniana. Il Palamas non giun– ge a scoprire, in una parola, nella sua profondità e nelle sue .implicazioni questo testo di Aristotele: -« E in esso c'è vita. Ché vita è l'atto dell'intelletto, e l'intelletto divino è essen– zialmente atto; e come. atto per s·è ne costituisce la vita ot– tima ed eterna. Quindi diciamo essere Dio un vivente eterno èd ottimo, sicchè vita e sussistenza ininterrotte sono in Lui: ecco infatti che cosa è Dio ii ( Arist. Meth. L. 1052 a). • Ma non a caso questa scoperta era avvenuta in Occiden– te con S. Tommaso. l'Italia terra preferila dell'esploratore "ini~olo La vite è una pianta mediterranea e l'Italia quindi, lanciata ·come un molo ridente nelle acque azzurre di questo mare, non poteva non essere che un Paese viticolo fin dagli albori della preistoria. Essa ha mantenuto ques!a sua posizione nei secoli. ed anche oggi può fregiarsi dell'antico nome di « Enotria tellus » per i vigneti che tanta -parte ricoprono del suo suolo produttivo, dalle più calde regioni meridionali a quelle più settentrionali, e che ne fa;,no il primo Paese viticolo del mondo, se della produzione francese non si tiene conto ~i quella realizzata nelle provincie del nord-Africa. Per I'.' sua situazione geografica che ne fa un gran ponte lanciato dal sud-est al nord-ovest nelle tiepide acque del Mediterraneo, e per la sua configurazione geologica ed orografica molto tormentata, l'Italia è un Paese di condizioni ecologiche e; in genere, ambientali notevolmente varie. A questa varietà non può che corrispondere una felice differenziazione dei prodotti della vite, di, cui esiste quindi una gamma estremamente variabile dal sud al nord, dall'uno all'altro mare, dalla pianura arida o doviziosa di acque, alla collina anch'essa fresca e ardente, pingue- o sassosa. Vini rossi e bianchi e rosati e robusti ed austeri e leggeri e squillanti, tutto può trovare l'amatore straniero in Balia in materia di vini. E sapendo cercare, egli potrà anche fare delle scoperte interessantissime sconosciute alle volte ai più, e che potranno consentirgli di presentare un giorno con orgof!lio ai suoi amici intenditori una perla enologica ad essi ignota, scoperta per caso su un colle sperduto in un angolo fuori mano della bella terra d'Italia. A chi nc;,n abbia questa mentalità di esploratore vinicolo, una gamma molteplice di •gran cli e piccole case vinicole italiane dal prestigio siçuro, offre poi allo straniero vini dai nomi ben noti e dalla qualità sicura, cui in ogni caso corrisponde soddisfacente fra la qualiià ed il prezzo. Questa molteplicità poliedrica dell'-ltalia vitivinicola è vera non soltanto per i _buoni vini da pasto che direttamente si ottengono c!.>lla fermentazione del buon succo naturale dell'uva mediante la normale fermentazione in grandi recipienti aperti, ma anche per tutti quei vini in cui le manipolazioni sono più complesse e prevedono anche l'aggiunta di certi quantitativi di alcole e lavorazioni ·speciali come la fermentazione in recipienti chiusi, o l'aggiunta di sostanze aromatizzanti, da cui traggono origine i vini speciali. Sono essi i vini da dessert, fra i quali noti in tutto il mondo il marsala, vari i moscati passiti, la malvasi'a di Lipari, i vini santi, il salento, la vernaccia; ma tanti altri ve ne sono che meriterebbero di essere meglio ccnoscjuti dagli stranieri. Vi sono poi gli spumanti fra i quali celebre in tutto il. mondo è l'Asti Spumante, in una coppa del quale lieto il consumatore ritrova la fragranza viva e fresca di un ben maturo grappolo di uva mosca\o; ma anche quei numerosi altri meno noti, tuttavia capaci di rispondere alle esigenze più diverse dei gusti del consumatore, ne esistono in tutta la penisola, dal prosecco ;iJla facrima cristi, dai caratteristici spumanti rossi piemontesi ed emiliani ai più austeri e pregiati spum~nti classici che hanno proprie caratteristiche di individualità che alcuni settori del consumo antepongono a quelle di prodotti più universalmen'e noti, come ad esempio, io champagne francese. Viene poi la gam.ma dei vini ar:omatizzati, il cui capostipite è il verrnouth che di questa categoria è certamen··e di gran lunga il più im-portan!e prodotto, sia per prestigio storico che per importanza quantitativa.. • Per il vefmouth e per gli altri vini aromatizzati certamente l'Italia non teme rivali, nè in Europa, nè nel mondo, t~nto più che non pochi sono gli sta– bilimenti cli filiazione italiana che producono questi prodotti in altri Paesi per superare le difficoltà frapposte a11li scambi inlernazionali. Importanti sono pure le industrie strettamente collegate a auella vinicola, come auella delle. acquevi!i e nuella dei liquori. Le acqueviti italiane di vino negli uh.imi dieci anni hanno fatto importantissimi prooressi ritornan.-lo ~ guegli standard aualitativi !radi:zionali da cui da sventurate continaen:ze legislative. economiche e sociali erano state allontanate: è prevedibile nel prossime decennio un loro svi!upr,,o ariche sui mercati esteri. L#industria dei liouori continu~ ad ~ssere orpioqliosa. di. una gamma ben' nota di ~pedéllit.à tradizioni)li di· notevole importanza che vanno faticos;iimente facendosi strada "P.i mercati stranieri, attra• verso la siepe fitta dei contingenti e dei dazi protettivi eccezionali che in quasi tutti i Paesi colpiscono questi prodotti del suolo e dell'ingeano umano. Tutte queste industrie sono dunque protese verso l'avvenire, ed il Mercato comune, se sanamente realizzato dona loro una nuova, felice palestra.

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