l’ordine civile - anno II - n. 11 - 1 giugno 1960

b yag. 12 il Marocco proclamò la sua indipenden– za e non possedeva ancora un eserci– to - a soli 18 mila uomini, dodicimila dei quali però appartengono all'avia– zione distribuita nei territori di Mar– rakesh, Meknes, Kurigha, Fez, Rabat, Casablanca. In queste due ultime basi si riparano gli appa~ecchi che vengono danneggiati in Algeria; mentre le. basi per bombardamenti di M eknes e Mar– mento dei piloti e specialmente per i rakesh servono per l'addestramento dei piloti e specialmente per i bombarda– menti della provincia algerina di Orano. Mostefai, rappresentante del. Fronte di liberazione Algerino ( FLN) a Rabat ha, varie riprese, fatto presente a Re M ohammed V questa permanente viola– zione della neutralità, infinitamente più grave di quella che la Francia rimpro– vera alla Tunisia. Il re, temendo le reazioni dell'opi– nione pubblica, non solo del Maghreb, ma di tutto il mond~ afro-asiatico, esonerò i consiglieri francesi insediati nell'esercito e nella· polizia ed autoriz– zò il Presidente del Consiglio A bdallah Ibrahim a rispedire in Francia anche i cento poliziotti francesi che erano ai lo– ro ordini. Di fronte a questa debolezza del Re, entrò in azione tutto l'apparato politi– co-finanziario francese, ed il principe ereditario diede disposizioni al diretto– re ·generale della polizia, Lagzaui, a lui fedelissimo, di trovare una soluzione per tranquillizzare la Francia irritatis– sima. Il direttore della polizia se la ca· vò trasformando i poliziotti in esperti inserendoli così nel quadro dell'« aiuto tecnico francese ii al Marocco. Naturalm_ente il dissidio fra la Corte e il Governo si arroventò maggiormente e raggiunse il suo acme quando due amici del presidente del Consiglio Ibrahim e di Mehai Ben Barka, capo dell' "Unione Nazionale delle Forze Po– polari", furono arrestati per complotto contro il re. Il presidente del Consiglio per com– battere la mossa di Lagzaui decise al– lora di porre alla dipendenza del Mi– nistero dell'Interno, le -forze di polizia, finora agli ordini della Corte. E' questa la vera ragione che preci– pitò la decisione del Re e lo indusse ad assumere improvvisamente il potere esecutivo ed a costituire un governo personale con .la vaga promessa di in– dire fra due anni libere elezioni. Alcuni osservatori politici si sono chiesti se Mohammed V si sia ispirato al generale De Gaulle oppure al re Hus– sein di Giordania, che pochi giorni prima e1 a stato ufficialmente suo ospite. La domanda viene spontanea per la teatralità del gesto ; in realtà vi sono però cause ben più gravi e profonde che hanno portato alla situazione at- tua.le. ' L'unità marocchina, che si sarebbe compiuta pacificamente, se pur lenta– mente, è ormai spezzata in due ad ope– ra e colpa delle dissennate interferenze degli Occidentali. • lt;O L'autorità personale di Mohammed V, come re e come Califfo, cioè come capo spirituale dei musulmani, è in– dubbiamente ancora molt,J forte e me– ritata, ma questo suo pre.•tigio • è incri– nato dal fatto che suo figlio, il principe ereditario Mulay Hassan, a torto o ara– gione, non gode più dell'affetto· e della stima del popolo che sottovoce lo chia– ma iJ piccolo Glaui. Pascià. Basterà una mossa sbagliata o im– prudente in favo re della Francia, per esautorare la Monarchia e metterle contro anche Allal el Fassi, il capo del– l'I stiklal, l'unico grande partito tradi– zionalista che potrebbe controhilancia– re l'Unione Nazionale delle Forze Po– polari ( UNFP) alla testa della quale è il repubblicano Ben-Barka, sempre più trascinato all'estremismo dai Sindacali– listi dell'Unione M arocaine du Travail ( UMT A) che costituisce la base e la for– za del suo partito e che va sempre più orientandosi verso l'estremismo dei co– munisti cinesi ormai attivissimi in tuto il Maghreb e nell'Africa Nera. L'Italia che per il suo sincéro anti– colonianismo occupa in 111 arocco una situazione privilegiata, sia finanziaria che morale, ha quindi il dovere di se– guire .spregiudicatamente gli avveni– menti, se vuole portare domani il suo fattivo e forse determinante intervento per impedire che la porta d'entrata del Mediterraneo sia chiµsa al mondo li– bero e l'Eurafrica, à',icora di salvezza dell' autoinsufficiente ~penisola europea, svanisca come il sogno di un~ notte di - estate. VENT'ANNI DOPO Liberato l'assassino di Trotzki E' stato recentemente scarcerato, con alcuni mesi di anticipo, l'assassino di Leone Trotzki. il protagonista di uno dei più sconc~rtanti episodi· politico– cronachistici di (ruesti ultimi anni. « J aques Morn;rd » ( così ha sempre sostenuto caparbiamente di chiamarsi, anche se inconfutabili prove hanno di– mostrato la falsità di questo nome) si è sempre rifiutato di confessare il mo– vente del suo delitto e i mandanti, o; meglio, ha asserito ( ma anche qui esi– stci~o prove inesorabili di falso) di es– sersi trov~to coinvolto nel rriovimento trotzkista a Parigi mentre studiava giornalisI)lo, ma di essere stato profon– damente deluso da Trotzki e di aver deciso di ucciderlo, quando questi gli nrdinò di andàre in Unione !Sovietica per preparare una congiura allo ·scopo di assassinare Stalin. I Per scoprire la vera identità déll'im– putato,. descritto dalle poche persone che sono riuscite ad avvicinarlo come un uomo di intelligenza superiore e di carattere molto forte ed equilibrato, sono stati impiegati quasi dieci anni e, tuttora, molti' a-ncora esprimono i. loro dubbi rnll'identità a_u,ibu't'gli. Si l'ordine civile chiamerebbe Ramon Mercader del Rio e sarebbe nato a Barcellona nel 1913. Sua marlre, un-'avventuriera della guer– rn civile, conobbe in Spagna un « ge– nerale Kotov )i, che faceva parte delle alte sfere della N.K.V.D. Per mezzo di costui, Ramon Mercader del Rio, fu incaricato dell'uccisione di Trotzki. Dopo avere seguito uno speciale corso di preparazione a Mosca, gli furono imposte le direttive; secondo le quali avre'bbe ucciso il capo dell'opposizione antistalinista. Isaac Don Levine nel suo The mind of an assasin, descrive accuratamente tutto il piano _predisposto dai sovietici perché Ramon Mercader rìuscisse a giungere a contatto con Leone Trotzki. A Parigi, con l'aiuto dell'ogni presente polizia segreta sovietica, conobbe Syl– via Ageloff, corriere trotzkista, che aveva libero accesso nella residenza dei Trotzki a Città del Messico. Ramon si celava allora sotto n nome di Frank J acson, cittadino americano. Per « mo– tivi di lavoro ii spiegò a Sylvia di do– ver5i recare a Città del Messico, dove questa hen presto lo raggiunse, intro– ducendolo quindi, a poco a poco, nel- 1 'am'.bier..te dei Trotzki. Il 24 maggio l 940, si ricorrlerà, vi fu il famoso at– tentato, co.mpiuto da circa una ven– tina di per,:one indossanti le uniformi dell'esercito messicano. Trotzki e la moglie scamparono per miracolo alle raffiche di mitra degli assalitori, che furono ben presto tutti catturati. Alcu– ni giorni dopo Ramon Mercader del Rio vide finalmente per la prima volta la sua vittima, con la -quale conversò amichevolmente e con la massima di– sinvoltura. Per altre tre lunghissi'me settimane Ramon continuò a recitare la sua parte, finché il 17 aprile, dopo aver parlato di un suo articolo, << a so– lo >J con Trotzki, decise l'assassinio per la prossima visita. Il 20 agosto, alle 17 e 20, con un solo colpo di piccozza, Trotzki veniva mortalmente ferito. al franio e moriva il giorno dopo in un ospedale di città del Messico; il suo assa.~sino veniva catturato dalle stesse guardie del corpo. La madre di Ramon, intanto, in onore di ta~to figlio, riceve– va solennemente a Mosca l'Ordine di Leni,n. Nono.stante i venti anni che sono or– mai trascorsi dalla tragica morte di Trotzki, l'opinione pubblica mondiale attendeva la scarcerazione di « ·Mor– nard ll, ma egli, immediatamente fug– gito all'Avana da dove è scomparso, certamente non cercherà di sollevare il velo sulla vicenda, che per ben venti anni ha tenuto ostinatamente per sé. Ora anch'egli teme la « ve'ndetta >i, la vendetta dei trotzkisti. La sua, d'ora in poi, sarà una vita difficile e dura, di fughe, di ansie e di paure proprio co– me quella della sua vittima. Ma Ramon Mercader del Rio dovrà guardarsi an– che le spalle: in Unione Sovietica si usano sistemi molto spiccioli per fare tacere uno che ha voglia di sciogliersi la lingua in qualche modo, che non sia precisamente « lecito ii; non gli ba- 5tano i venti anni di carcere scontati quasi interamente per il comunismo a mette1gli le spalle al sicuro.

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