l'ordine civile - anno II - n. 3 - 1 febbraio 1960

bi l' <irdine civile aver· contribuito ad alcune tra le pm storiche « bufale >>del cinema che eb– bero per protagonista Marisa Allàsio, egli non venisse oggi, nella improvvisa– ta veste di critico di un nuovo settima– nale, a trinciar giudizi su quanti, invece di fare del cinema serio, si limitanò a preparar spettacoli capaci di riempire la cassetta del produttore. Scrive, tra l'altro, il P a~ oli n i : « ... Abbiamo ben presenti, tutti i gior– ni, tutte le ore, in tutti i luoghi, quali sono i veri problemi della cultura e del– la società italiana : e chi le elude o ci scherza sopra ci offende >> .... « I films brillanti sono amare e rozze sopravvi– venze·>>. Possiamo anche esser d'accor– do: ma •«Marisa la civetta >>a chi la mettiamo in conto? Al critico intransi– gente o allo sceneggiatore accomodan– te? O al moralismo ipocrita di tanti pic– coli padri Zappata specializzati nell'ar– te di essere duri con le idee ( così si rac– colgono applausi a sinistra) e teneri con i produttori ( così aumenta il conto in banca)? • M. B. Autocritiche in terza persona Domenica scorsa in un cinema del– la capitale che ospita il ciclo dì proie– zioni del Centro Universitario çinema– tografico, Vittorio De Sica ha introdot– to amabilmente la presentazione del suo ormai celeberrimo « Ladri di biciclet– te >>.Con la sua calda voce dalia caden– za vagamente partenopea il regista ha ric6rdato i giorni belli in cui nacque il suo più famoso film, poi ha lamen– tato - e qui la sua voce ha assunto un tono di vibrante protesta - la lunga catena di incomprensioni e di difficol– tà che hanno ostacolato il neorealismo sino a farlo tacere: « Il cinema italiano - ha soggiunto - per molti anni ha ospitato tutte le brutture e tutte le por– cate possibili e immaginabili >>.Ora pe– rò il film dell'amico Rossellini premia– to a Venezia ha forse aperto un perio– do migliore : forse sar1i possibile girare ancora, fare ancora qualcosa di degno, ancora una volta « raccontare agli uo– mini le storie degli uomini >>. Frenetiche ovazioni hanno salutato, sottolineato e concluso le parole 'di Vit– torio De Sica. In mezzo a tanto disin– teresse, a tanta apatia, a tanto compro– messo fa piacere sentir bollare così vio– lentemente tutto un costume cinema– tografico fatto di insulsi connubi fra avanspettacolo e farsa paesana, tutta una produzione dedicata a oscenità a 'buon mercato, alla stupidità spacciata per arguzia. Peccato che •uno dei re– sponsabili di questo vero e proprio « pe– riodo nero » - che, occorre aggiungere, è ancora· tutt'altro che ,consegnato alla storia, anzi vivo e vegeto come non mai - sia proprio lui, il regista -di « Ladri rti. biciclette » e di « Umberto D. ». Qua– si tutte queste cc porcate » - per ripe– tere la parola usata dal Nostro in omag– gio al neorealismo - si sono fregiate della sua cc partecipazione straordina– ria,>>, lo hanno visto quale numero uno nella fauna delle attrazioni: accanto e d a prima di Ti'na P,ica, Sylva Koschina, Maurizio Arena, ecc. • Dal fausto giorno in -cui cc Pane, amo– re e fantasia » dettè i natali al Mare– sciallo Carotenuto, Vittorio De Sica (per gli amici Vittorio, come in « Totò, Vit– torio e la dottoressa ») è stato uno de– gli « assi nella manica » dei produttori dai gusti semplici. Non per fare· i Ca– toni, ma forse l'attore De Sica, carico di· richieste e con un no~e ormai di sicuro richiamo, .av:rebbe potuto ope– rare una prima selezione, una grossola– na cernita, -escludendo dal numero delle possibili «partecipazioni straordinarie» quelle un po' meno straordinarie, cer– cando di impor-si ·come attore comico, quanto meno continuando sulla via di quel bozzetto, in fo"ndo piuttosto feli– ce, che era stato « Pane, amore e fan– tasia », fermandosi a mezza scala, la– sciando ai vari Tiberio Murgia la cu– riosità di visitare la cantina. A un altro campione d'abnegazione, Alb~rto Sordi, per esempio, non si può negare_ la ricerca .di un certo assorti– mento, un timido tentativo di dividere il tempo fra cosucce sbrigative da gi– rare a ruota libera e qualche interpre– tazione da giorno festivo, di calibro maggiore ( da « I vitelloni >>di Fellini, a cc I magliari » di Rosi, a cc La grande guerra » di Monicelli). De Sica, fedele al motto del cc tutto fa brodo >>è stato sempre sulla prima linea mettendo a punto ,con amoroso puntiglio tutta una serie di piccoli accorgimenti interpreta– tivi: la vocetta nasale, il vezzo d'ince– spicare su alcune parole,. quel caratte– ristico modo di torcere il collo, una certa maniera di strabuzzare o -sgrana– re gli occhi alla vista. -di qualche pro– sperosa passante, insomma tutto quel' vocabolario mimico che è la spe-cialità di -Totò. Un po' più di co-stanza e un po' meno di statura e il Principe De Curtis avrebbe avuto una controfigura magnifica. • Il ruolo di Bertone ne « Il generale Della Rovere'» ha fatto scendere una c;lemente pioggia su questo passato .mi– nore del nostro grande regista. Ma for– se il domani ci riserva nuove sorprese. In questi giorni un settimanale musi– cale ha messo in vendita un cc disco ec; c·ezionale »: memore dei tempi d'oro in cui cesellava cc Parlami d'amore Ma- . riù >l, Vittorio De Sica ha gentilmente acconsentito a cantare « Signorinella l>. Questo ci consoli della sua assenza . da San Remo dove pure era stato invita– to. Un nuovo campo sembra così aprir– si per il nostro poliedrico artista·: la conquista dei juke-box. • Anche se un vecchio adagio ci ammo– nisce a fare attenzione al pulpito da cui vengono certe prediche, è sempre utile trarre ammeastramento dalle cose giuste dovunque e comunque ci venga– no dette. don questo prestiamo fede al- • l'autofilipJica di -De Sica e speriamo in un suo prqssimo ritorno come regista. Che gli ve~ga offerta una nuova occa– siqne di f~re qualcosa di « serio >l per il cinema italiano al quale ha veramen- te dato mrllto. L. D. I ~ pag. 19 Ii magistrato Dopo una parentesi in tono minore, Luigi Zampa è tornato con il suo ulti– mo tilm a quei temi che avevano fatto di°« .Processo alla ,città >lla sua éosa mi– gliore. Anche qui la crisi di un magi– strato, provocata dalla catena di omer– tà che circonda il caso di cui si sta oc– cupando, dalla constatazione del diva– rio talvolta enorme fra colpa e respon– sabilità; anche qui, dunque, ,un gioco condotto contemporaneamente su due binari che ·-dovrebbero essere intima– mente legati: il lavoro del giudice ( il caso che prende in esame) e la storia del suo dramma personale. Ne cc Il ma-gistrato l> è -presente una terza vicenda, quella di una famiglia piccolo-borghese che ospita il giudice e che questi vede scivolare ineluttabil– mente v'erso lo sfacelo, senza -che possa far nulla per impedirlo. Egli può così constatare ancora una volta come ogni colpa sia dipendente da una serie di cause che trascendono l'individuo e può chiedersi se sia compito umano giudica– re e punire i colpevoli materiali, ultima povera rotella di un tragicò ingranag– gio. Alla fine decide di dare le dimis– sioni. Ma l'amore di una rngazza per l'involontario assassino di un ricatta– tore, la vista di ta,nta dedizione; lo fan– no tornare sulla sua decisione. Occorre • che i migliori, quelli che hanno capito, rimangano, al loro posto, a.ffrontino ri– solutamente le proprie difficoltà, anche se tutto ciò può essere rischioso, ·cerchi– no di fare il possibile perché degli in– nocenti- non abbiano a soffrirne. L'i– struhoria si riapre," i testimoni ostina– tamente chiusi nel loro mutismo ver– ranno interro-gati di nuovo ... ·Come in '<< Processo alla citt~ >l la fine è un inizio. Ma all'interno di questo schema li– neare si avverte subito che qualcosa, an• ,zi che molto, non fu-nziona. La storia del giudice, ed il suo significato sono . esteriormente enunciati; piuttosto che emergere dai fatti, non sono intima– mente giustificati da quanto vediamo : il film naviga fra i due poli del dram– ma e dell'oratQria. Anzitutto il problema personale del magistrato rischia di foggiarsi in clichés un po' logori e no·n ~erificati: sono le circostanze, gli altri, la Società éon la « esse » maiuscola, a farci delinquenti, è l'arrivismo imperante a spingerci al delitto. Quindi : le leggi sono. ingiuste .., A motivazione di questa ac,cusa poi i· due esempi r.accontati non reggono: nel pi.ù corposo vediamo ima famiglia pic– colo-borgpese che si dibatte fra 1a quie– ta atonia del padre e le ambizioni della madre. ·Per una sorta di zoliana fata– lità si apre la china discendente: padre disoocupato, mutui, debiti, crollo del– l'onestà, truffe, figlia preda di un ci– nico seduttore, finale tragico in cui il padre uccide moglie, figlia e se stesso·. Il dialogo trito -e ba:rocco, il frequente ricorso al melodramma rendono così po– co probabile questa storia che la sua utilizzazione in funzione della tesi cen-

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