l’ordine civile - anno I - n. 4 - 10 agosto 1959

pag. 24 tono più. naturale, -più congeniale e rispondente a una profonda tradizione nazionale e popola• re; e l'apparenza visibile a contrasto con la modernità più spinta, sontuosa e cosmopolita della Berlino occidentale, era quella di un ri• chiamo a· una condizione antica e secolare, alla folla spoglia che conosciamo nei quadri dei primi pittori tedeschi, alla caratterizzazi4:1- ne minuta dei mestieri: di una ripresa, nelle forme, d.i un costume che forse non esiste più nella realtà. E c'è nei visi anche una certa particolare lietezza ... » (pag. llO). I miti della democrazia popolare fanno da sfondo ideolo– gico a queste pagine come alle descrizioni di quelle « Feste dell'Unità» in grande stile che sono le manifestazioni pubbliche nella Berlino Est. D',altr-a parte, di fronte a queste solleci,ta– zioni così potenti e così violente, come sono quelle che la Germania può dare ad un uomo di cultura, Levi non sembra cogliere l'invito ad approfondire e a risalire alle ,cause. L'impe• gno, l'atteggiamento prevalenti, sono p.iuttosto una attenzione alle situazioni particolari, una ,predilezione per gli incontri casuali e improv• visati. A soala molto modesta, questo libro è una prova del fallimento della visione goethiana del mondo, della quale vorrebbe es– sere una moderna asserzione; l'unità e l'armo– nia che furono le mete del grande genio te– desco sono sfaccettale qui ·in una molto latina e giornalistica prosa d'impressioni. La lode dei cosidetti intelleHuali cli sinistra premia e può premiare libri come questo, ma i tedeschi, da parie loro, vi si potranno ricono– scere con difficoltà. Per essi, riusciranno abba– stanza oscuri questi elzeviri di un israelita ere• sciuto in ambiente latino, ,che confessa di usci– re dalla sala e di andarsene ,a metà di una ce– lebrazione solenne (pag. 218), e che scrive di non saper resistere a spandere acqua, appena sia lasciato solo, sopra le rovine buie della casa, di Goering. (pag. 139). E •abbiamo ricordato quelle pagine non cer– to per amore di etichetta o di formalità, ma perchè ci sembra che l'insaziabile voglia di vedere tutto in poco tempo sia abbastanza si• mile (salve restando le ovvie differenze cli li• vello culturale) a quella che anima gli innu– merevoli turisti che calano in Italia con gli emblemi ster-eotipati di Firenze, di Napoli, o di Capri,. fissi nella· mente e da controllare il più presto possibile nella realtà, quale può apparir,e in un euforico periodo di ferie. Sarà sopratutto difficile trovare ciò che vie• ne promesso, e cioè una Germania vista con mente o con nostalgia goethiana. Crediamo, anzi, che a chi descrisse con efficacia e in un momento particolarmente propizio la sconcer– tante vita ,dell'Italia del Sud, poche cose sia– no più fondamentalmente aliene e lontane e incomprensibili di questi paesi nordici, dove per di più una intricata problematica politica viene alienata di continuo. Di fronte a ,queste cose si dimosll'a del tutto insufficiente lo spi– ri,to un po' garibaldino dell'intellettuale nostra. no, tutto arroccato nelle consuetudini casalin– ghe del « Mondo » o dell'« Espresso "· PAoLo GoNNELLI FRANCESCO TAGLIAMONTE, Questo è il Mercato Comune, Universale Cappelli, 1959. Il volumetto di Francesco Tagliamonte si propone, a detta dello stesso .autore, scopi emi. nentemente divulgativi, che certamente corri– spondono ad una reale esigenza di presentazio– ne organica ed aggiornata della complessa ma• teria, oggi in via di continua elaborazione, sia in sede politico-economica che dottrinaria. Ed a questi scopi -l'opera certamente soddisfa, con la rapida presentazione dei precedenti, delle istituzioni e delle strutture del MEC, e con un breve esame dei prindpali settori di incidenza, quali l'agricoltura, l'industria, i problemi del lavoro, quelli monetui e degli investimenti, ecc. Naturalmente, la scelta stessa dei settori da mettere in evidenza deve corrispondere ad a e un criterio di valutazione della realtà che si esamina, e qui appunto, come vedremo, si of– fre l'occasione a qualche commento. L'autore mantiene, per tutta l'opera, un lo– devole alleggiameuto prudenziale, evitando ogni ottimismo inginsti[icato, e facendo larga parte ai dibattiti che sull'argomento da ogni parte si sono effettuati. Tuttavia, oltre ad indicare le note ragioni che militano a favore dell'uni• ficazione europea in generale, e di una im– portante realizzazione come quella del MEC in particolare, - ragioni che non possono non trovare ormai un quasi generale consenso - il Tagliamonle si è un po' troppo uniformato all'atteggiamento ufficiale sull'argomento, che, mi pare, commette generalmente l'errore di configurare la realizzazione del MEC come una « aggiunta » da applicare sulle situazioni eco– nomico-politiche dei vari paesi, salvo a consi– derare poi le conseguenze più o meno larga– mente benefiche che pre~umibilmente ne se– guiranno. Così data una certa qual « buona volontà» di tutt~ le parti, le diffic~ltà che pur vengono largamente prospellate assumono prevalente• mente l'aspetto di inceppi tecnici o comunque limitati a ristrette cerchie di interessi, anche se si mette ]a possibilità che, alla fine, esse siano capaci di compromettere definitivamente la riuscita dell'esperimento. Ora, proprio a qnest-a impostazione va al• tribuita, a mio avviso, una omissione di grande importanza nella considerazione, che l'autore fa, delle situazioni economiche e sociali su cui la nuova strullnra verrà 'ad incidere: quella -cli una analisi comparativa, sia pure affretta-ta, dei costi industriali, dei ,prezzi interni e di quelli praticati ·all'estero da ciascun paese, delle tariffe doganali e degli altri strumenti di controllo del commercio internazionale. E che questa omissione sia cli grande importanza, ritengo sia chiaro a chiunque, solo che si ri– fletta al fatto che questo complesso di prote– zioni, di controlli e di slrnllure economiche conseguenti non è il frutto di una sola volontà liberamente -autodeterminantesi, ma il portato di una lunga evoluzione storica ed economica, cui non può non essere connesso un fortissimo convergere di interessi diversi, certo- non limi• tati al campo economico. Limitandoci ora a riflettere brevemente sot• to questa luce sulla situazione italiana, mi pare possano farsi almeno, due considerazioni fondamentali. Una, riguardante la reale sostanza dell'at• teggiamenlo delle attuali dirigenze politiche del ·pae:se in ordine al MEC, comporta dei dub– bi più che fondati, a mio avviso, sulla capacità realizzativa e sulla stessa sincerità di questo atteggiamento. Infatti, di fronte alla incertezza direttiva e, peggio, alla scarsezza di energia nella lotta contro le situazioni cli priYilegio, che hanno contraddistinto la politica economi– ca italiana in questo dopoguerra ( valga per tutti l'esempio ciel Piano Vanoni, già di per sè largamente esposto a pericoli di approssima– :i,ione, e comunque oggi praticamente ignorato da una dirigenza incapace di svilupparlo), è lecito chiedersi quale garanzia di continuità e: di energia offra oggi la dirigenza del paese di fronte ad un compito che anche i più accesi sostenitori considerano senza contestazioni ar– duo, quale quello de1la realizzazione del MiEC. Non mi pare, d'altra parte, che ponendosi sotto questo punto cli vjsta si cada nell'errore di postulare una inerzia politica ed economica certamente dannosissima: quello che mi im– porta mettere in rilievo è la necessità di non ignorare le reali dimensioni dei problemi ~ta• liani, prima di assumere oneri ed impegni di grande portata. Ed a •questo proposito torna utile la seconda osservazione da fare: quella riguardante l'at– teggiamento della grande industria e delle sue organizzazioni di fronte al MEC. Ad ogni primo l'ordine civile periodo di diffidenza pare sia seguito, a quan– to afferma anche il Tagliamonte, un atteggia– mento nettamente favorevole. Ora, considerate realisticamente le caratteristiche della grande maggioranza della industria italiana, in ordine sia alla sua capacità competitiva sia ai criteri di fissazione dei prezzi e di distribuzione dei profitti, come, più largamente, ,in ordine agli indirizzi finora seguiti nell'intervento nella po– litica, economica e non, del paese che la sua stessa forza finanziaria ed organizzativa natn• ralmente le assicura, francamente non mi pare che questa importante struttura dia a sua vol– ta le garanzie necessarie di una condotta eco– nomica e sociale totalmente responsabile di fronte alle nuove situazioni che si prospettano. Anzi, per esser ancora più espliciti, non credo affauo ad una reale volontà di realizzazione del MEC da parte della grande industria: quel– lo che si può pensare è che piuttosto, ad un primo periodo di allarme, siano seguite valu– tazioni e garanzie tali, da assumere sul man• tenimento delle attuali posizioni di protezione e di privilegio, salva una eventuale variazione dei metodi per ottenere questo risultato es– senziale. In pratica, infatti, un esame anche superficiale del trattato istitutivo del MEC permette di rendersi conto di quanto sia facile, còn l'uso di tutte le scappatoie largamente disseminale per tutto il testo, sminuire e pra• ticamente spesso eludere la reale efficacia del trattato. ,Per concludere, di fronte a questa nuova iniziativa europeistica, non riesco a superare l'impressione che già ebbi di fronte ad altre: quella di una reale pressione dell'opinione pubblica, specie di quella più qualificata, so• stenuta da imponenti ragioni storiche, economi– che, politiche, ecc. a favore del movimento di unificazione europea, cui fa riscontro un atteg– giamento delle dirigen~e politiche ed economi– che, almeno di quelle italiane, che considera questo indirizzo come un mezzo per occupare la scena politica, a preferenza di altri proble– mi più scottanti. Non sia considerato troppo paradossale il confronto di questo con altri mezzi, di recente memoria, di evasione dalla realtà nazionale, quali la necessità di un « po– sto al sole» o l'italianità della Corsica. Che poi, nella fattispecie, il contenuto di questo mezzo sia senza confronti più serio, e che ci trovi anzi consenzienti, non cambia, a mio av– viso, il giudizio attuale che se ne deve dare. In realtà, la semplice lettura della tariffa doganale oggi in vigore, le connessioni troppo facili che è agevole istituire fra i prodotti maggiormente proietti ( dagli zuccheri ai fer– tilizzanti alle automobili) e gli « imperi" in– dustriali che di questi prodotti si occupano, insegnano che la situazione (C effettuale " è ben più poliedrica di quanto potrebbe sembrare dalle più o meno misurate presentazioni uffi– ciali del ME-C, poiché ·nessuno potrà convin– cermi che questi possenti interessi potranno essere spazzati via da un semplice atto di volontà legislativa, specie, come abbiamo det• to, nella attuale situazione politica. PAOLOTRIONFI IL PROSSIMO NUMERO DELLA RI– VISTA USCIRA' IL 15 SETTEMBRE Direzione, redazione e amministrazione: Roma • Via di Porta Castello, 13 • Tel. 561.279 Direttore: GIOVANNI BAGET-BOZZO Redattore responsabile: DOMENICO DE 50551 Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 6923 del 30 maggio 1959 ABBONAMENTI Annuo: L. 2.000 • 5em.: L. 1.100 • Trim.: L. 600 Tip. Ars.Graf • Via Banchi Vecchi 12 • Tel. 652.576

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