Nuova Repubblica - anno V - n. 43 - 27 ottobre 1957

(186) 11111111a rep11bblica IL TEATROEPICO IN l'l'ALIA L'ANIMA BUONA DI SE -CIUA_N di VITO PANDOLFI B RECHT nol1 ebbe mai occasiòne di recarsi in Estre– mo Oriente, ma la sua immaginazione vi soggior– nò a lungo, L'indole, le vicende, l'arte di quej po– poli, lo attrassero profondam,~nte, come se offrissero al · naufragio delle esperienze vissute nel suo paese, la sola alternativa possibjle, e cioè il- possesso di un· affinato senso di umanHà, di una matura scienza, del comporta– mento e de1 modo di regola~·e la propria vita. Il rapporto più diretto tra Brecht e i1 mondo orientale si effettuò attraverso la sua vasta conoScenza del teatro giappo– 'nese ed in particolare del « nò », con cui venne a con– tatto nel ~suo lavoro di •« drammaturgo » cioè di elabo- 1·atore di repertori per i teatri stabili tedeschi. Le in– fluenze di carattere formale del « nei » sulla sua produ– zione, dall'epoca dei Lehrsti.ick ~he sono costruiti su quel– la falsariga, fino a questa Anima buOJl,a dii Se-ciua.n, risultano~ dirette e pal~si. -u solo spettacolo teatrale di cui Brecht offrì un resoconto critico, .fu' quello offerto a Mosca dal grande attore cinese Mei-Lan-Fang. Lo scritto di Brecht sulle su·e esibizioni si può dire tra i più il– luminati non solo sull'arte di Mei-Lan-Fang e sui pro:– positi ,ài Brecht, ma anche sulle possibilità stesse aper– tesi a1l'arle del teatro. Non soriò altrettanto documen– tate, ci appaiono però evidenti, anche le influenze che può avere esercitato la letteratura europea sugli avve– nfmenti cinesi: dai resoconti di viaggio di .Egon Erwin Kirsch, alle opere di Andrè !\.'l.alraux, Les conquérants e La cond.ition humaine. Per una singolare, ma non ca– suale trasposizione, sembra che 1~ speranze di Brecht si appuntino sui popoli dell'Oriente, trovino nella l6ro sensibilità e nella loro saggezza, le condizioni per quei grandi çambiamenti storici 'che auspicano. Sarebbe pro– fondamente erròneo pensare alForiente di Brecht c'"ome al fiabesco della Turandot di Gozzi, per quanto sia evi– dente anche in Brecht l'aspirazione al mitico. 11 suo mito ha un significato reale, concreto, agisce in un pae– se di ,cui Brecht vuol ritrarre 1 le reali angosce e i ge-_ nerosi impeti - sia p1:,1rea titolo esemplific;ativq. La natura lirica e talvolta idilliaca dello svolgimento drammatico tracciato· ne· L'anima buona di Se-ciuan, può condurre ad equivoci e a interpretazioni che sarebbero non solo lontani ma perfino opposti allo spirito dell'au– tore; Brecht non potè mettere in scena. personalmente il suo lavoro, gliene mancarono il tempo e l'opportunità. Seppe delle sue rappresentazioni negli Stati Uniti, a Vienna, ,a Francoforte, nell'isola di Ceylon: arguì dalle eco raccolte, dalle notizie e dalle fotografie giuntegli, come si fosse dato alla viCenda uno sfondo vagamente umanitario, oleografico, rassegnato, in base ad una con– cezione del tutto convenzionale del mondo cinese, in chiave di chinoiserie. La tenerezza con ·cui egli raffigura la protagonista e la sua bontà, non intendono affatto · condurre a un rallentamento nell'aiione quotidiana, ad una passività senza speranza Né Confucio né Lao-Tse si nutrivano dell'alibi pessimistico per giudicare inat– tuabile il proprio compito: anzi, ricorrev~no alla situa– zione presente per affermare la necessità di intervenire con la decisione, 'e determinato il proprio comporta– mento, agivano di conseguenza .. Così la fanciulla tiran– n·eggiata dai vicini, dai parenti, dal fidanza.lo, finisce 1 con l'apprendere, per l'insegnamento degli avvenimenti, còme la bontà sia inoperante per se stessa, quando non v~nga sorretta dalla saggezza. E riesce a dare in questo modo alla sua vita una fisionomia serena ed ope~·osa. Il lavoro «educativo>> cotÌduce- al centro del tenta– tivo operato da Brecht, con una coscienza del dramma umano qui fatta·si particolarmente sensibile, per porgere all'individuo delle ;lassi sub:ilterne •una norma morale che gli possa servire in ogni istante della vita, che guidi l suoi passi, e non soltanto nel partecipare ad un'azione politica inserita in un movimento stocico, ma ànche nel suo rapporto quotidiano con il prossimo. Sta in questa direzione la presenza di Brecht nel corso dell'attività in~ tellettuale e delle trasformazioni storiche che si riallac– cia~o al n1arxismo. Egli -vorrebbe porgere una morale per queste classi e per questi tempi, capace di indicare al corso quotidiano cl_ellavita un indirizzo ·concretamen-. te esplicantesi, di 'rettitudine e di fraternità. Non più imperativi categorici, od astratti pr~ponimenti accom– pagnati da una precettistica in forma di codice, ma la saggezza del comportamento e delle decisioni, quell'ef– fettivo adeguarsi alle condizioni della vita per cogliern~ le possibilità positive, che fu già di Conf~~io. Un dram- ( Du. di Dino Boschi) Vocazioni lcttera~ie della corrcnle Tanassi ' ma così dichiaratamente impostato con intenti didattici e non conformisti può destare legittimi sospetti. Ci si deve chiedere, anche per L'anima buona di S.z-ciuafl, quali risWtino in effetti le riflessioni e le emozioni che suscita, nei confronti di quanto l'riut9re si proponeva. Se cioè la sua artisticità 'è raggiunta, e in qual misura rispetto ai suoi .scopi. Per quanto Brecht abbia dedicato l'a propria vita e la propi;ia opera prevalentemente al– l'attività teafrale, si ha talvolta l'impressione che le sue forme espressive più schiette, più, libere, più commosse, vengano a farsi luce nei momenti lirici - e soprattutto in quegli acmi di tensione che nelle sue opere dramma– tiche vengono affidati al verso e alla musica - come in talune sue illuminazioni speculative. Anche per L'ani• nia buona -di Se-ci.uan si viene presi alla lettura· daÌ dubbio, che il dramma goda di una costruziofle perfetta ma talvolta t~ppo determinata e prevedibile, priva di 1 quel diretto félpè're di vita che ne offre un'autentica ve– rità. La continua mediazione culturale - qui riferentesi al mondo cinese - pone talvolta a disagio, e si rim– piange in questa come nelle altre opere la potenza oscura e solenne d~i grandi •affreschi naturalistici, come· quello dei T~ssitori di Hauptmann. Si vorrebbe chè le psicolo– gie dei personaggi potessero liberamente spaziare oltre il determinismo storico. Ma in questa rappresentazione bisogna riconoscere che superati i limiti deJl'impostazio– ne fiabesca e d'en•esotismo, viene messa a nudo con sin– golare obiettiv).tà, che resta sempre~ lman3, senza· ce– dere a mitizzazioni o al gusto del colore, l'effettiva si– tuazione morale degli strati subalterni,· presi negli in– granaggi normali e- crudeli dell'esistenza. Questa folla di figure, quésto popolo misero, egoista, vile, a cui, pur tuttavia, non manca la luce di un'anuna buona, lo pos– siamo incontrare in ogni strada.\ Risulta vivente. Il va– lore drammatico di questa come delle altre opere di Breèht resta sempre legato alla regìa, al momento sce– nico: tutto è in sua funzione. Metterne in luce le pos– sibilità non è. altro che prepararne lo spettacolo, aiutarlo a condurlo senza equivoci, guidare lo "spettatore: sòltanto dopo lo spettacolo, possono sopravvenire le analisi eti– liche, l'inquadramento storico, il diario e l'intro.spezione delle emozioni e dei convincimenti che si sono venuti ad acquistare. Mancandoci ormai un <<modello» brechtiano, per esSa risulta particolarmente dHficile realizzare .gli orientamenti espressivi, di solito così lucidi e definiti nella 1:ealizzazione scenica, del1'autore-regista. Ma una autentica opera di teatro çome L'anima buana di Se.– ciuan ha iL potere di rivivere e di operare ogni volta unendosi in simbiosi con l'interpretazione. Sentiamo in essa largamente aperta questa possibilità e attraverso di essa apparire una rivelatrice visione della vita, necessa– rià e positiva. _Il terzo programma della RAI ha avuto l'indiscutibile merito di introdurre per primo L'aniriia buona di Se– Ciuan nella.nostra cultura. E' assai recente l'edizione cp– ratane da Corrado Pavolini, per molti lati pregevole e pe– ·netrante (ma discuteremmo sia la scelta della protago– nista: Anna Miserocchi; sia il gusto composito e artifi• cioso cl.elle musiche). Giorgio Strehler ne sta preparando un'edizione ·teatr.ale al Piccolo Teatro di Milano. Così il téatro epico fa il suo illgresso in Italia. Quarant'anni fa, appena divenuta operante la rivoluzione sovietica, lo aVevano iniziato Maiakowskij ~ Meyerhold (che dopo· averne· gettato le basi in dieci anni, non lo poterono con– tinuare: l'uno morì suicida, l'altro di crepacuore a poche ore di di.stanza dalla sua fucilazione). 7 -GLI ARCll\1 DELL' /IRTE :CO-~TEMPOR!l~ di ENRICO CRISPOLTI A L CONGRESSO dell'Associazione Internazionale Cri– . tici d'Arte (AICA). aq Istanbul r:el 1955, in una comunicazione di Giulio Carlo Argan• fu annun– ciata la programmazione di una collana di «Archivi» dell'arte contemporanea europea realizzati a cura· delle varie sezioni nazionali:, gli archivi del futurismo, del cu– bismo, della pittura metafisica, della pittura italiana astratta negli anni fra il '30 e il '40, _ della architettura razionalista italiana, dei « Sei di Torino >), di Dada, del– l'espressionismo, furono i titoli immediatamente propo– sti, ai quali sarebbero seguiti quelli di altri movimenti artistici di questo primo cinquantennio del nostro secolo. L'esempio veniva dai famosi e preziosissimi <tArchivi dell'Impressionismo» real'izzati da Lionello Venturi a Pa- rigi nel 1939, · Al recente congresso dell'AICA a Napoli ed a Paler– mo è stato presentato in bozze il primo volume degli « Archivi del Futurismo» realizzato da due giovani stu– dioSi della scuola d( Venturi: Maria Drudi Gambillo' e Teresa Fiori. Benché l'opera non sia ancora interamente compiuta, dovo.ndo seguire a questo -primo volume, di prossima pub– blicazione nelle edizioni Be Luca di Roma, ·un secondo contenente l'arcl'livio iconografico (cioè la fiproduzione di tutti i dipinti, sculture e disegni noti), da~a la sua ecce– zionale importanza culturale è bene darne subito una prima, sia pure so~maria noti~ia. L'archivio (in tutto circa 700 pagine) è così organiz– zato~ una prima parte in cui· sono raccolti i manifesti del futurismo non solo riguardanti le arti figurative, ma .an– che quelli (di carattere generale o politico o vario) che servono a chiarire i motivi dell'estetica futurista. Se– guono scritti degli artisti (prefazioni ai .cataloghi od ar• ticoli), e lettere e documenti p·er lo più inediti. Nella seconda parte è un elenco molto vasto delle opere (pit– ture, ·sculture, disegni) ed i regesti che documentano mi– nutamente l'attività del gruppo. Seguono gli indici dei nomi e delle idee espresse nel vastissim0 materiale. E' ri– prodotto in appendice il volume di A. Sofflci « Primi principi di una estetica futurista», del 1914-17, ed edito nel '20, ormai una rarità bibliografica. E' facile intuire come si tratti indubbiamente del più importante contributo finora offerto alla conoscenza della pittura contemporanea, senza possibilità di confronto sia in Italia che all'estero. L'interesse grandissimo suscitato presso gli studiosi stranieri dalla presentazione del .vo– lume ne è evidente testimonianza. 1 Due cose almeno vanno ora particolarmente sottoli– neate, rimandando la particolare discussione dei criteri di ,scelta e di allestimento all'atto dell'effettiva ed inte– grale pubblicazione dell'opera: una di ordine pratico, l'al– tra di importanza storiografica. E' nota, e continuamente, purtroppo invano, depreca– ta l'irrisoria entità degli stanziamenti statali in Italia a favore di vere imprese culturali: gli « Archivi del Futu– rismo» sono stati -realizzati Con scarsissimi fondi da1Ja Quadriennale, del Ministero P.I.,. con l'aiuto coraggioso dell'editore De Luca, ma soprattutto sono frutto della tenacia e costanza di lavoro, oltreché dell'intelligenza di indagine e d'orientamento, delle due autrici. A risultato raggiuntò, conoscendo un po' la_stciria dei tre anni di la– voro, di fronte a difficoltà di ogni genere, ideologiche co– me materiali, di fronte .all'irresponsabilè rifiuto di co!la– borazione di alcuni noti studiosi italiani, si può parlare qu3.si di miracolo. Tuttavia sia chiaro che difficilmente l'impre sa potrà ripetersi per i successivi ed imminenti la– vori, sulla pittura metafisica e sulla pittura astratta. Oc– corre che lo Stato si renda conto di come imprese del genere sono sostanziali alla digniià culturale di un pae– se civile quale l'Italia aspira ad essere, e vadano in ogni modo agevolate e finanziate (e l'impresa non è poi ecce– zionale: appena qualche milione); occorre che gli studiosi italiani, gfi artisti stessi si rendano conto dell'importan– za e del dovere di collaborare (anziché preoccuparsi di nascondere il materiale, per avei:e poi l'inédito). Si consideri in.fatti l'importanza degli e<Archivi )> in una cultura come la nostra, che rifiuta e nega valore, per unà inestirpabile maleducazione idealistica, a qualsiasi serio lavoro di ricerca e documen'tazione, che preferisce fantasticare e teorizzare piuttosto che seriamente docu– mentare le proprie asserzioni. Nel pesante clima della storiografia artistica italiana, ove la storia e critica dell'arte conteinporanea non è po– sta neppure come seria ipotesi culturale (essendo consi• derato lo studio dell'arte contemporanea affare di scalza– cani e mercanti), quest'a iniziativa pone perentoriamente in luce le possibilità di· una seria ricerca storica e scien– tifica su fatti recenti, e di questi fatti rivaluta l'asso– luta dignità, costituendoli a propria tradizione, ed ir_i– sieme indica una metodologia per noi nuova allo studLO ed indagine della stessa arte antica: a quando gli auspi– ·ca.bili archivi della pittura veneziana del >400 e del '500, ad esempio?

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