Nuova Repubblica - anno V - n. 43 - 27 ottobre 1957

6 ,__•_B_I_B_L_I_O_T_E--,--C_A __ •_I RESISTENZA PANORAMABIBLIOGRAFICO L A RESISTENZA ita!iàna e il periodo di preparazio– ne che l'ha preceduta daranno ~olto filo da tor_cer~ agli storici futuri: se il materiale documentano e relativamente abbondante, esso, in compenso, è assai disperso, e p,erflno le opere stampate nel periodo prere– sistenziale rischiano di essere ignorate dallo storico su- perficiale. : , Le opere antifasciste stampate all'estero, sotto il fa– scismo, per cominciare, sono uscite nei più svariati paesi e durante un periodo di tempo relativamente lungo,; so– no uscite in più lingue e pre::::.:;o case editrici spesso im– provvisate e scomparse; e sono talvolta apparse in paesi turbati -dalla guerra civile, come la Spagna dal 1936 al 1939. Una grande mole di scritti antifascisti sono usciti, d'altra parte, in quel periodo, su pubbl_icaziOni periodiche anch'esse quasi tutte ormai scomparse dopo la morte dei lòro autori o il loro ritornb in Italia. Perfino in paesi come la Francia, dove vige una legge rigorosa sul depo– sito legale di tutti gli stampati, al fine della le ro con– servazione, è difficile trovare, alla Bibli\,teca Nazionale di Parigi, la collezione completa della maggior parte delle pubblicazioni periodiche antifasciste uscite in Francia durante il ventennio. Per il periodo propriamente detto della Resistenza, dal 1943 al 1945, è inuìile parlare di deposito legale: nell'Italia liberata, il caos amministrativo non permise di raccogliere e conservare' tutti gli stampati di quel pe– riodo; e, nell'Italia occupata, tutte le pubblicazioni erano clandestine e furono raccolte alla méno peggio dopo la liberazione, per iniziativa di privati e di organismi spe– cializzati. Era quindi indispensabile, nonostante l'enorme sforzo che implicava la semplice compilazione di un primo schedario .generale delle opere relative all'azione antifa– scista dal 1923 al 1945, cominciare a fare un inventario bibliografico, necessariamente incompleto,· sia per for– nire agli studiosi un primo strumento serio di lavoro, sia per cOnservare ·intanto, prima che sia troppo tardi e che diventi praticamente impossibile, i titoli essen– ziali, sui quali sia possibile, a poco a poco, innestare ciò che manca e colmare le 1acune. Questa è l'improba fatica alla -quale· si sono dedicati• tre giovani studiosi ex partigiani, H Bartolini, il Maz– zon e il Mercuri, raggiungendo un ri.5;ultato che, per quanto imperfetto, è degno• del massimo encomio. (Roesi- 3te.nza - Panorama bibliografico, a cura di Alfonso Bar– tolini, · Giulio Mazzon e Lamberto Mercuri, presentazio– ne di Ferruccio Parri, Rqma, (< Biblioteca di Sintesi Sto– rica», 1957). Per l'esperienza elle hanno acquistato in– questo lavoro, è tuttavia 'auspicabile che essi non sospen– dano la loro attività in questo campo e 1 si sforzino ora di colmare le lacune che essi stessi riconoscono. Ritenia– mo utile segnalarne qui alcune, che non diminuiscono l'importanza del loro lavoro,. nellà' speranza che una nuova edizione del PanoTçtma bibliografico /riesca più esauriente della prima. La 'lacuna più facilmente colmabile riguarda le opere straniere sul fascismo: quella di Rosenstock-Franck sul– l'economia corporativa, per citarne solo una, fu proba– bilmente l'opera critica fondaméntale uscita sotto il \ren-· tennio a proposito dell'economia fascista. Ma ve ne sono dècine di altre, per non dire centinaia, che si po– trebbero facilmente ritrovare con uno spoglio sistema– tico e paziente dei cataloghi della Biblioteca del Con– gresso, del British l'v,Iuseume della Bibliothèque Nationale. Più difficile, ma forse ancor più urgente, è la com– pilazione degli elenchi delle pubblicazioni periodiche, con l'indicazione del luogo e del periodo in cui sono. uscite, sia per il periodo dell'esilio che per quello della lotta clandestina; e la bibliog1:afia· degli opuscoli e dei volan– tini. Basta pensare ai Quade'rni di G. L. del periodo dell'esilio e di quello ·della lotta clandestina; o ai saggi spesso mfrabili usciti nei Quaderni W2U'Ita .Z.ia L ibera ·del periodo clandestino, per rendersi I cont~ della mole di lavoro che c'è ancora da fare per offrire allo storico un quadro bibliografico completo. Ma era importante comincia1:e a dissodare intanto il terreno. E bisogna essere grati a chi ha aperto la stradél. PIETRO MONTI IL l',AVORO CULTUI(ALE P ER QUELLI che nel 1940 erano intorno alla ven– tina, ,il racconto di Luciano Bianciardi Il lavoro culturale (Milano, Feltrinelli, 1957) può costituire una piacevole e inte1tessante lettura. Toccando vari argomenti, Bianciardi ricorda gli anni de11a sua vita a Grosseto e le reazioni 'di alèuni oerso– naggi di fronte agli avvenimenti storici sùccédu~isi in , Italia nel tempo recente. Un circolo chiuso di amici lotta contro le· incomprensioni, le banalità e gli 'interessi della buona società provinciale, velatamente e fn maniera in– composta durante l'ultimo periodo. del fascismo, con decisione e con ardore all'indomani della libera!ione. Marcello è_fra gli amici il più impegnato, la sua opera inizia da lontano e si svolge poi secondo i dettami di una fede profonda nel miglior divenire della società: Mar– cello è comunista e alla testa degli amici si propone di diffondere nella sua città il seme di una cultura rinno– vata, vuol porre la traccia di un nuovo destino per gli uomini. Con gli anni però le speranze restano delu'se, mentre si susseguono sulla scena, sempre più con fun– zioni di primi attori, i burocrati del partito. Le loro argomentazioni sono ,prive di calore- e, anche se rag– giungono talvolta un'elevata_ carica çìi intelligenza, non hanno alcuna presa su chi li ascolta. Lungo una serie di fatti di vita provinciale con argute descrizioni di per_. sonaggi e di situazioni curiose, si avvia sul ramo discen– dente la parabola delle speranze di Marcello e. dei suoi amici. Il tessuto del racconto è prevalentemente psicologico e non si discosta quasi mai dal modello di articolo per settimanale; pure colpisce in molti punti la ingenua di– sposizione al narrare delJ'A.: certi personaggi acquistano talvolta un profilo definito e così il paesaggio in cui si muovono_. L'interesse maggiore è da ricercarsi nella rie– vocazione pacata delle esperienze politiche di una gene– razione: anche quando la facile ironia è a portata di mano e sembra affiorare, la serenità del docume:nto re– siste. Bianciard{ non fa ricorso a particolari l}.C('orgi– menti narrativi, parla in ·un tono uniforme, quasi a ~pec– chio della monotona vita di provincia. Marcello è il per– sonaggio guida e ·in certi tratti riesce perfettame~tP de– finito; eppure alla fine sembra come svanire e vien fatto di pensare che l'impegno dell'A. sia stato tradito èalla ristretta_ tematica affrontata. Ne può essere una prova la serie dei burocrati, per dirla con Orwell, del C< par"." tito interno»: descritti con tocchi leggeri, questi perso– naggi raggiungono nell'economia del racconto una loro compiutezza. ~arcello nella realtà obiettiva è un per– sonaggio profondamente diverso, ma qui si muove sul loro stesso piano, per cui la sua figura non può conclu– dersi nel limbo disuman9 in cui si agitano, nella realtà e nel racconto, i vari responsabili del « lavoro culturafe ». Questi ed altri elem'enti possono attenuare nel lavoro di B-ianciardi la responsabilità di un vero sforzo narra– tivo; ma non cancellano i seg~i che lo rivelano buon scrittore. E a suo merito dobbiamo ascrivere, comunque, l'averci dato un documento di sicuro interesse. LUIGI FERRI IL FUMO DI BIHKENAU I I N QUEÌ..L' IDEALE biblioteca in cui élndiamo racco– gliendo memorie, diari ed epistolari affinchè gli uomini non dimentichino troppo facilmente le infa– mie e le bestialità dei regimi fascisti, un posto non secon– dario troverà questo libro di Liana Millu, una giovane donna che dal 1943 al Hi45 fu deportata nel Lager di Auschwitz Birkenau (Il fumo di Birkenau, Milano, Mon- datori, 1957). _ . · ·Jfi'n,.mo di Birkencm ha una semplicità di stile ed una autenticità d'osservazione dettata, più che dal dolore e dalla: commozione, da' Una sorta di stupore metafisico. <e Tutto non era che fumo. Fumo sopra il lager, la citta– dina, e il bordello; fumo sopra la malvagità e l'innocenza, h s.1ggezza e le follie, la morte e la vita. Tutto « Scheisse egaL >). L'A. registra fatti d'una crudezza mostruosa e ritrae personaggi d'una disumanità terrificante, eppure tu;to questo trova una sua ultima, umana pacificazione nel porto d!una memoria che s'ostina a riportare con scru– polosità e minuzia ogni cosa, ma che rifugge dalla sfiducia nello:. sostanziale bontà degli►uomini. Liana Millu appare in questo libro con i suoi senti– r;icnti, i suoi affetti, le sue miserie e le sue piccole gioie, e arriva a conquistarci e commuoverci. Il suo coraggio, Ja sua stessa forza d'accettazione le derivano forse da una sorta di serenità sconsolata, ma non fatalistica. Come si rileva' in quella mezza paginetta in cui viene descritta una delle tante bastonature subite e che finisce così: « Fu un po' lungo ma finalmente (la guardia) mi lasciò andare». Ripetiamo, questa maniera di abituarsi all'-ine– vitabilità della sciagura per poi subirla con pacata rasse– gnazione e, infine, r~considerarla con saggia « indif– ferenza», non è ehe una barriera protettiva contro ]a realtà nei suoi lati più. crudi, anche se può crollare al solo pensiero delle umili, piccole cose: la casa ( « Oh casa, dolcissima .casa ... »), l'amica _affiitta, ecc. Il tragico mondo ·aei Lager è ricostruito attraverso sei personaggi, sei diseredati: la piccola Lily che pudica– ment~ arrossiva incrociando la sguardo del suo giovane aguzzino; Maria che non esitò ad affrontare le tribola– zioni d'una maternità proibita dalla legge del lager; e Bruna che si vide uccidere sotto i suoi propri occhi i1 figlioletto, e quasi ci sembra rivederla, stecchita dal do– lore, posare la sua testa di madre « su quella del figlio come se volesse proteggerne il sonno ». E poi ancora Zina che sciupò la sua vita per soccorrere l'uomo che somi– gliava a quello da lei appassionatamente amato,· finchè la penosa illusione fu distrutta. E Lòtti, la vezzosa egoista olandesina, che non volle morire, e per non mo– rire pagò con le sole cose che le erano rimaste: l'onore e l'affetto di sua sorella Giustine. E, infine, la tragica figura di Lisa, incessantemente combattuta tra il desiderio di conservarsi fedele al marito e l'ineluttabile necessità di procurarsi il cibo che le consentirà dr resistere e tor– nare a casa, dal suo· uomo. L'abominevole mondo dei Lager ritorna dunque grazie a questa nuda,_ cruda e talvolta impietosa rievocazione e rappresentazione delle sei deportate. E con un insegna– mento in cui si riassume l'esperienza di Liana Millu: la più straordinaria qualità della vita è quella di continuare. a vivere. -GIOVANNI BUSINO f18G) rimnra repubblica UN ANNO D PO BUDAPE (continu.az, da pag. 5) sociali. Così, dal novembre 1956, .sono state prese misure d'urgenza presso tutti i satelliti allo sCopo di migliÙrare le condizioni di vita: spettàcolari ribassi di prezzi, au– menti di salario, rallentamento del ritmo di sviluppo del– l''lndustria pesante. Di questa corrente « riformista », ché sembra far rivivére la NEP leninista, hanno beneficiato più di tutti i contadini. E' appunto allo scopo di neutra– lizzare il loro malcontento che i comunisti ungheresi, seguìti da quelli romeni, hanno soppresso l'obbligo d~gli ammasSi per i prodotti agricoli; in altri paesi,· è stata diminuita la quota dell'ammasso. Ad eccezione del1a Bul– garia e della Cecoslovacchia, dove l'influenza staliniana si è mantenuta vigorosa, si è sospesa la campagna di col– lettivizzazione. si sono ripristinati l'artigianato ed il commercio privato. Gli .eventi .d'Ungheria e di Polonia hanno d'altronde profondamente disorganizzato il sistema degli scambi commerciali fra paesi comunisti, fa _cui interdipendenza economica si 'era accentuata negH ultimi anni. Senza l'aiuto immediato. dell'URSS, gran parte dei paesi satel– liti sarebbe piombata in, una crisi economica molto gra– ve. Questa è appunto una delle conseguenze più notevo1i della rivolta ungherese: invece di essere sfruttati come in passato, i satelliti sono diventati per l' URSS un ·peso__ economico. E' stato necessario aprire a loro favore cre– diti dell'ordine di 4 miliardi di rubli, proprio nel mo– mento in cui l'URSS è impegnata a fornire ad altri paesi sottosviluppati crediti molto considerevoli. Sul piano ideologico: la prima preoccupazione dei di– rigenti comunisti è stata quella di ridare ai militanti la fede nell'infallibilità del partilo, profondamente scossa dalla rivolta del popolo ungherese, .Tutto l'apparato di propaganda è stato mobilitato per questa sorta di « riar– mo_morate» del movimento. Krusciov ha impresso il se– gno del suo spirito vigoroso e prammatista a questo rad– drizzamento ideologico. Come tutti i grandi pratici, Kru– sciov ha un profondo disprezzo per la cc teoria pura», per gli idealisti, i moralisti, i « professori ». Per lui, si trattava soprattutto di far sentire ai militanti ed alle masse che in nessun caso il Partito. abdicherà alle sue funzioni. La dittatura resta incrollabile, pronta a difen– dersi con tutti i mezzi. Tuttavia, Krusciov non risparmia alcun effetto retorico per promettere che si tratterà or– mai di una' dittatura <( illuminata )): una sorgente di gran– dezza, di abbondanza, di pace. E' ancora troppo presto per sapere se questa· pro'paganda, che sfrutta con abilità i successi diplomatici (Medio Oriente) e tecnici (missile intercontineptale, satellite) dell'URSS, sarà sufficiente per superare la crisi di fiducia e di coesione che minac– cja il mondo comunista dopo la scomparsa di Stalin. A noi sembra che il successo della « linea Krusciov » di– penda essenzialmentè da una nuova sistemazione del– l'economia sovietica, nella-quale le riforme di decentra– mento hanno determinato un certo squilibrio, e dalla si– tuazione internazionale. Su questo piano, Krusciov ha dato prova d'un dinamismo e di 1,,m'audacia che contra– stano singola~mente col metodo più prudente di Molo– tov, e rischiano di far nuovamente· esplodere, in forme aggravate, la guerra fredda. COEFFICIENTE SEDICI TINA PRECISAZIONE DELL'ON. PIERACCINI Caro Cocliguola, ' leggo oggi l;ullirno numero di N11ova Repuhbt-ica e ti scrivo perchè trovo una nota « Coefliciente lG :ti nella rubrica Note economiche che è inesatta. La nota, pa•l'lando della proposta di Gaetano Pieraccini, per la nazionalizza 4 zionc dei medicinali, afferma che « nessuno si è curato cli ripresentarla nella ~econcla legislatura ~- Non è vero, Jlho ripresentata personalmente io alla Carnera da vari anni, d'accordb con Gaetano J'ieraècin·i. L'Avanti! ne dette più volte notizia, ma certamente tutto cadde nel silenzio per la ben nota coalizione d'interessi che pl'olcgge i pro– duttori cli medicinali. Puoi tranquillamente annunciare che se il disrgno di legge - cofnc purtroppo appare inevitabile - non sari~ npprovato - e nemmeno discnsso - prirua della fino della fogislatnra, lo l'ipre~enternmo senz'altro nella J)l'Ossima. Ti sai·ci ·gl'ato se tu face,;:,,:i dar<' qnes1a. notizia su Nuova Repabblicri. Con rnolti cordiali salutj G'i.ova:nniI'ieraccini L'ECO DELLA STAMPA UFFICIO DI RITAGLI DA GIORNALI E RIVISTE Direttore: Umberto Frugiuelc Milano. Via G. Cori1pagr.onl 28 Corrisp, Casella Postale 3549 Telegr .. Ec(?~tam~~

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