Nuova Repubblica - anno V - n. 9 - 3 marzo 1957

2 - e non ha speso una parola per t,radmro in termini italiani ]e prospotti,·o rivolu;,.ionarie aperto cl~i Consigli unglieresi e polacchi. ll PCI ha riscoperto Stalin, Zdanov. Kadar, e con questo crede di opporsi alle involuzioni socialdemo era ti che senza accorgersi - o tacendo - che tra stalinismo e socialdemòcrazia tradizionale tsisle molto meno strada che non tni burocrazia conservatrice e miÌi- (1'>2) nuova_ rcpubblic11 tanza rivolw1ionaria. - ,. La scelta è fasulla.. Al militante comunista che ha avviato una cz·itica al burocratismo stalinista ìl PSI dice poco i non è dcmocrnzia bacata che egli vuole. Al mili– tante socialisln, il verbalismo demagogico o bolso del PCI dice anche meno; 11011 cerca, per la sua ci-itica, Ja scappatoia dei falsi in atto pubblico. La crisi d·i massa del sindacato si. è ripercossa sui partiti, ed era grave. Ma la crisi ideologica dei partiti si sta ripercuotendo sui militanti del sindacato. E può essere la fi11e. Esigenze ifleolog,iche :Ma la questione non riguarda. 1a sola C'CrLL- anche se vi è più acuta. perchè rnaggio1·i vi sono le e.5igenze. Per strade diverse, ma per motivi non dissimili, la que– stione investe la élite della CISL, posta di fronte alla J·ealtà di un sindacato cho deve continuamente tradurre in ossequienza alla politica padronale le sue impostazioni o;·iginarie. La questiono investe persino la un.. : dove 'gruppi militanti, che concorsero alla sua formazione sul filo di esigenze autonomistiche e rinnovatrici, si trovano ormai da. tempo esclusi e costretti al più um.ilianto silenzio. La unità è, in potenza, in qiiesl(i insofferenza delle scelte condizionate e precostituite sul filo de(lli apparati di partito. D'altra par-to bi.<sogna convincersi cho quando r,;i cel'Ca la linea del minoro sforzo, nelle soluzioni pos:sibili– slicpo, si è in 1·ealUi hworato solo per trovar~i in mano un pugno di mosche. Non risponde nessuno. Non J"ispon– den\ nessuno. Niente pappo parlamental'i - quando la clomocrazia liberal-borghese è in crisi. Niente rifritture rivendicazionisto o "fu1_1zioni Ll'adizionali_:. - quando la lotla è per il potorn. Questo è il punto. L(, ripresa sta nella individuaZione - ideolog1'.ca, tattica cd organizzative, - di u1w loll<l sindacale che sia lotta vcr il pole1'e; 7Jer il controllo dei fenomeni economici e sociali del nost1·0 tempo. Una lotta che si distingue da quella partitica perchè condotta con s~rnmenti economici, all'interno dei complessi prnduttivi o nella piena autonomia di decisioni; ma cbe non è meno politica ed ideologica. Quando il padl'Om\lo «socialista~ - così bene inquadrato nelle prospettive socialdemocrn– tiche - risolYe i problemi generici del « miglioramento dolle condizioni di vita,, ma J"ifiuta e disLorce ciò cho può immettere ~eramente i lavoratori nelle strutture a– ziendali, la distinzione esatta tra due posizioni e due di– mimiche è stabilita. Il «socialismo> del padronato avan– zato, il « capitalismo cli massa> potranno mantenere an– cora per qualche tempo la tendenza; ma hanno perduta la battaglia ideologica. Non hanno sconfìtt9 lo élites. Per questa ragione, la lotta per il •potere com.incia dall'interno stosso·. della organizzazione sindacale, dalla trasformazione dello strutture, dal rovesciamento dei rapporti centl'O-pe– riferia, da impostazioni tattiche cho, pur nel loro reali– smo, non contrastino con Je prospettive ideologiche. Co– mincia, in ,sostanza, daJl'affermaziono della libertà delle ricerche e dal ripulimento delle incrostazioni bul'oèratiche attl'averso quella. riconsegna del sindacato ai lavorato1·i cho Foa ha indicato e che bisogna porre decisamente in atto. Politica e strutture Non si può infatti pensare di mutare la situazione - e tanto meno di avviare un effettivo sforzo unitario - semplicemente con gli studi a tavolino per una migliore politica sindacale. O, ancor peggio, procedenrlo per diplo– mazia di vertici. Una politica non è un'etichetta che si applichi ir'-1differentemente ad un barattolo; essa è - e non può che essere - l'espressione sintetica della vitalità di un organismo sociale. Ma anche ammettendo che qual– che cervello escogiti soluzioni brillanti ai problemi sul tappeto, ogni tentativo di applicazione che non tocchi prima gli uomini e le strutture cadrebbe nel vuoto. La critica di base si ò cristallizzata in radicale sfiducia verso gli uomini, abituati a passare da politica a politica con qualche passo di. contraddanza autocritica; e vel'S0 Jo strutture che non possono che accentuare I~ conser– vazione e la divisione interna ed esterna. Non esiste, oggi, indifferenza, ma rl\·olta, per ora passiva. Una migliore politica, soluzioni parziali che vogliano trascurare questa situazione, cho non :si appoggino a dimostrazioni franche che c'è qualcosa cli nuovd, sono bruciate in partenza. Bisogna cioè cominciare cambiando gli uomini. Solo uomini nuovi potranno riscuoter~, intorno a proposte di modificazione delle strut~ure e della politica sindacale, 1a. fiducia dei militanti di base. Una politic{l, di unifica– zione deve partire da posizioni di forza. Queste si conqui– stano solo scuotendo la base. stessa delle altre organizza– zioni, rivelandone 1a crisi interna. Ma, allora, bisogna. chiarire i reali aspetti della crisi, le esigenze delle élites, (Dis. di Dino Bo.'>chi} LA CONDIZIONE OPERAIA - L'industria pesante e ]'industriale pesante e nffrontarn il problema con ii' solo timore di non fare abbastanza. ] I movime,ùo operaio non è una socioti~ cli beneG– cenza, o un'organi;-,zazione bul'Ocratica e ipotecata. E' la punta avanzata di una classe dll'igente dC alternativa, il movimento dei lavoratori; il quale, società in potenza, ha. speranza di conquista1·e il potere - il potere civile, prima di quello statalo - solo se propone già, in atto o in potenza, nuove for~e sociali. Non esiste un mo– mento della lotta e un momento della realizzazione; lotta e realizzazione sono un momento solo. Quando si com– prend T.Ò. questo, la scelta - quella l'ealo _: sarà chiara e la riPrf.lsa un fatto. Il compito ffoi socia.listi Continuare il discorso, dunque. La continuazione del discorso non è una questione di tessere; non è cioè pr·e– notata da nessuno. Però so qualcuno ha maggior titolo - cioè maggi0re responsubilità - alla continuazione, que– sti sono i socialisti. Non per la-loro tessera, ma per la po– Jitica che hanno rivenclicAto. ~'- E' una politica possibile solo se i socialisti dimostre– ranno - nei fatti - di saper fare del loro partito più che una organizzazione politica delimitata, un centro di at.tra.z.iono di uomini e di idee. E se faranno della loro a.;-,ione non l'azione di un gruppo tesserato secondo una particolare tessera, ma un movimento che investe tutti i lavoratori e li unisce nel lavoro, tutti allo stesso titolo. J:>e.rfare ciò, tuttavia, è necessario che essi sostanzino quella che è ancora una tattica politica oon una precisa prospettiva storica; la camiciola della socialdemocrazia pu?> andar bene al PST, ma va certo stretta al movimento operaio. E, inoltre, debbono evita.re di subordinare alla politica del ·partito l'azione della corrente socialista nel sindacato. La caratterizzazione della corrente socialista come corrente di partito, senza idee ma solo per tessera, significa soltanto - come ha avvertito Foa _:_ frattura definitiva e fine di ogni possibile politica socialista, cli partito e di si;1dacato. 11 PSI infatti deve fare i conti con la dinamfoa ,capitalista e con le sue possibilità; sono conti che si possono fa.re, se è necessario, solo da posi– ~ioni di forza che si conquistano anzitutto nell'unità. Il sindacato socialista sarebbe invece il saraga.ttismo totale, cioò rassoluta impossibilità di condurre una politica fuori del rica.tto ca.pitalistico. Non si tratta perciò di « superare i complessi di infe– riorità:,; ci vogliono ideo e· fatti. Le condizioni della ri– presa esistono. Nella CGIL c'è - in atto e in potenza - un'élite operaiA non sconfitta. La politica. padronale è fragile, perchè affidata alla sfiducia e al disorienta– mento. Esiste una. rivolta latente di militanti, non nella sola CGIL; ma è un segno di tensione, non di lassismo e di abbandono. Socialisti o no, chi saprà daro voce a questa rivolta fa~à una politica per tutti e di tutti. Altri– menti sarà travolto. Saluti cordiali dal tuo PINO. TAGLIAZUCCHJ UN GIUmZIO Nl:QFASCIS'l'A. IL -PAVONE NAZIONALE A BBIAMO sempre apprezzato il parlar chiaro. E sulla faccenda Montesi Nazion.n!ismo sociale, < mensile di– retta (sic) da Edmondo Cione:, ha parh1to chiaris– simo (25 gennaio-25 febbrnio 1!)57). Si comincia con una profezia: « Senza dubbio gli storici che esamineranno que– sto nostro agitato e trRvagliato periodo rimarranno ester– refatti pensando al pei·ché ed nl come l'Italia tutta abbia potuto commuoversi ed agitarsi per il reggicalze della po– vern \,Vilma Montesi :,. Non c'el'a nessuna ragione di agitarsi. Si ammetta pure, senza concedere, che Montagna e Piccioni siano col– pevoli. Ebbene - conclude por prima e.osa l'editoriale di Nazio-u,ali.<miosociale - « Montagna sarà quel che volete, ma questa volta s'è messo negli impicci esclusivamente per· genernsità, esçl.usivamente per favorire un nmico ». J n secondo luogo, ma che sdegno e sdegno. L,;1.mag• gior parte delle lettrici di rotocalchi sono stote mosse da invidia. Avrebbero voluto che fosse toccata loro la sorte di < fare le porcherie a letto col " figlio del ministro" ». In ter-✓.O luogo: « se si pensa con quanta belluina fe– roçia i pubblicisti di sinistrn si sono lanciati sul disgra– :dato evento, con quanta c1·iminale incoscion;-,a alcuni $Crittori di destra li abbiano assecondati, a quante tor• bide speculazioni l'episodio si è prestato, noi non ce la sentiamo - continna Nazionnli.yrno sociale - di lanciar l'anatema contro Pavone e' I:>oJito se veramente si son preoccupati di insabbiare le indagini su di-un banale de– litto colposo che, per la posizione del padre del prota– gonista, poteva offrire lo spunto ad imbastire un processo contro la classe di1-igente italiana. Se veramente Pavone e Poljto hanno agito così mer·itano la riconoscent.a della nazione. -E:: Perché il caso non va gfudicato in sé, isolutamente 1 con fal'isaismo giudiziario, ma con sensibilità politica». Ossia un delitto è un fatto banalissimo, su cui si deve tacere 1 che deve assolutamente. andare impunito qualora offra pretesto. alle specula;-,ioni dell'opposizione laico-ra– dica.I-socialista-comunista. Abbasso la giustizia e i magi– strati farisei! E' tutta questione di sensibilità politica. E cerchiamo di pensare a che cosa diranno gli storici di così sfacciate apologie di reato. Il processo di Venezia non solo è inu– tile, ma estremamente dannoso. Se anche fosse dimostrata la colpevolezza degli attuali imputati, si saprebbe fin da ora da· qual parto è ii crimine. Dalla parte dei « rossi :t, nonchè del presidente Tiberi, del P.M. Pahninteri e, per– chè no?, riconosciamolo pure, dell'on. Amintore Fanfani. Prepariamoci dunque ad erigere una duplice statua in Campidoglio, che effigi insieme il Pavone e il Polito, nel tentativo di salva1·e sottobanco l'ono1·e nazionale. **

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