Nuova Repubblica - anno V - n. 4 - 27 gennaio 1957

(147) nuova repubblica [_§ 1 E GIORNI NEL MONDO I FUNZIONE_ DELLA CINA N ON DICIAMO cosa nuova affermando che grandi speranze eran~ state riposte, anche da parte di chi sia meno disposto a transigere con il comu– nismo, nella capacità della rivoluziot1e cinese di dare un volto nuovo al comunismo; persino gli esperti del Di– partimento di Stato americano avevano teorizzato un « comunismo agrario» di •tipo cinese, assai diverso da quello staliniano e più vicino, caso mai, a quello di Bukharin. Queste speranze, che in taluni giungevano, prima della ripresa dei rapporti fra il mondo comunista m·todosso e Tito, fino all'estremo limite di ritenere che Mao· tse-Tung potesse essere un secondo e più grande Tito, avevano determinato un vasto movimento d'opi– nione a favore della rivoluzione cinese. Negli ultimi tempi, poi, fino alla rivoluzione unghe– rese, 1e correnti più antistaliniane ·del movimento comu– nista internazionale avevano fatto afiìdamento sull'ap– poggio cinese per riuscire a evitare sia una ricaduta staliniana, come quella. che sembra profilarsi nelle ultime dichiarazioni di Krusciov, sia una spedita << destaliniz– zazione » e «democratizzazione» dei partiti e degli stati comunisti. Non si svela alcun mistero nell'affermare che molti opp,ositori comunisti," all'ultimo congresso nazionale del PCI, speravano che una presa di posizione cinese potesse consolidare le tendenze indipèndentiste e fa– vorire un più rapido superamento dello staliaismo anche nel PCI ·Il recente viaggio di Ciu en-Lai in Europa, conclusosi con la .dichiarazione cino-sovietica pubblicata a' T\IIosca il 18 genriaio scorso, suscita però molte perplessità. Lo orientamento dei comunisti cinesi ad aiutare i sovietici nel superare la crisi apertasi con i fatti d'Ungheria era già noto. Durante la frisi ungherese, i cinesi non e~i– tarono a solidarizzare in pieno con l'URSS. Anche altri partiti comunisti, che disapprovavano la politica un– gherese dell'URSS, pur comportandosi con maggiore caÙtela, non si erano tuùav'ia schierati con chi era libero di condannare apertamente l'intervento sovietico in Ungheria. Basta del resto osservare le reticenze degli opposito"ri, su questa questione, al congresso del PCI, per rendersi conto che una condanna esplicita, come quella espressa dai vari partiti socialisti, avrebbe significato una rot– tura non so1o con l'URSS ma ancQ.e con tutto il mondo comunista. Perfino la direzione del PCI, che su questa questione propendeva per la tesi. della « dolorosa neces– sità» -e che mirava a persuadere anziché ad espellere senz'altro· gl'incerti, non poteva però tollerare un at- teggiamento eterodosso. .. ·una prima delusione la subirono gli oppositori all'VIII congresso del PCI, quando il delegato cinese lesse una dichiarazione che non aveva affatto un sal_jore antista– liniano. Mentre i polacchi e gli jugoslavi avevano indi– cato una via diversa ·da quella degli altri partiti comu– nisti, i cinesi erano rimasti perfettàmente ortodossi. Ma una delusione ben più grave fu determinatà" dall'articolo del 29 diceffibre del Genmingibao, organo del Comitato Centrale del PC cinese, scritto in polemica contro Tito· e Kardely, che riaffermava la necessità della dittatura del proletariato e condannava quindi implicitamente le velleità di alcuni partiti comunisti ad una « via demo– cratica » indipendente dall'URSS. Sarebbe troppo semplicistico affermare_ che il comu– nismo cinese si sia convertito allo stalinismo, per il quale non ha mai avuto eccessive simpatie, data anche la sua base contadina e la sua particolare tradizione di lotta rivoluzionaria. Ma l' appoggio che ess·o ha dato e dà all'URSS dopo i fatti d'Ungheria suscita un certo numero di quesiti. Perché Ciu en-Lai ha puntellato la contro-rivoluzione kadariana in Ungheria? Perché ha indotto Gomulka a riaffei·mare la funzione dell'URSS come stato-guida? Perché, nella· dichiarazione comune ci no-sovietica, viene dato un appoggio a quel particolare tipo di penetrazione sovietica nel mondo arabo-asiatico che si è andato accen– tuando dopo i fatti d'Egitto? La gravità di qu'esti quesiti può essere illustrata dalle seguenti considerazioni: in Ungheria, nonostante tutte le sue promesse;· il programma proposto da Kadar non ?. in alcun modo un. programma di rinnovamento; anche se non è un i·itorno a Rakosi, esso è lungi dal venire in– contro alle aspirazioni dei consigli operai, che sono ael resto perseguitati; a questo programma si accompa– gna poi una politica di sterminio dei dirigenti d!... i fatti insurrezionali. Le ragioni che hanno indotto Tito a n.,m– pere la solidarietà iniziale con Kadar, e Gomulka a non partecipare al ç:onvegno di Budapest (dov~ i" partiti eo– ~munisti sovietico, bulgaro, cecoslovacco, rumeno hanno promesso. appunto il loro appoggio a Kadar), non hanno impedito · a Ciu en-Lai di portare personalmente, nel corso della sua visita-lampo a Budapest, l'esp':'essione della solidarietà cinese ai forcaioli ungheresi. In Polonia, d'altra parte, il primo ministro cic.ese ha jncontrato una situazione, pi-µ complessa ~ della gente decisa a non rinunciare alle conqµiste dell'ottobre scotso. Ma è proprio la dichiarazione· cli Gomulka sullo stato– guida che rende perplessi e che induce a molta cautela circa -1'.interpre.tazione da dare al giro europeo di· Ciu I Muezin (Dis. di Dino lfosrl1i) en-Lai. Se Gomulka ha sottoscritto quella dichiarazione, vuol dire che Ciu en-Lai, per indurlo a farlo, gli ha promesso -qualcosa in cambio, o che gli ha rivelato qualcosa che lo ha indotto a quel passo. Che cosa? Infine, non si può confondere la pOlitica sovietica di sobillazione dei dittatori della Siria e dell'Egitto con una manifestazione di solidarietà col mondo arabo-asiatico. Si tr9"tta di un urto frontale fra due politiche di potenza, in cui anche l'URSS lotta per captare l'influenza -su qualche stato arabo grazie ad una politica di concessioni ai colonnelli, ai capi tribù O ai· grandi latifondisti corrotti che controlla~Ò::alcuni paesi arabo-asiat.:ci. ·Non c'è• nes– sun idealismÒ in tutto ciò, n"essuna lotta contro" il colo– nialismo, ma solo una politica imperialistica. La « contro– dottrina di Eisenhower» enunciata nella dichiarazione 'cino-sovietica- rientra in questo quadro e non iÌ1 quello del Corivegno di Bandung. Perchè dunque Ciu en-Lai vi si è Prestato, allontanando ancora le prospettive di una ripresa di rapporti con gli Stati Uniti? Vi è una sola spiegazione coerente a questo fenomeno, scartando 1a spiegazione semplidstica di una conversione improvvisa dei comunisti ..,cinesi allo...._ stalinismo. E' in corso una lotta di frazione all'internO del _gruppo diri– gente sovietico,- che mira all'eliminazione di Krllsciov e a un « ritorno» dei duri, come Molotov, Suslov, Ka– ganovic, ritorno che :potrebbe trovare un appoggio in Malenkov, qualora l'ex primo ininistro cercasse in questo modo di ottenere una facile e costosa rivincita. · Le critiche a Krllsciov della frazione più staliniana del partito sovietico si appuntano sul rischio che la sua di– rezione ha fatto correre al blocco orientale di di_sgregarsi e di perdere ogni possibilità di espansione nelle zone « neutraliste » arabo-asiatiche. Rifacendo l'unità del mon– do comunista attorno a Krusciov e consentendogli qual– che suc~esso sul piano dell'espansione nel mondo arabo– asiatico, -i cinesi potrebbero• proporsi di impedire per il momento un ritorno al potere dei duri nell'URSS, che farebbe precipitare la crisi forse anche in seno al comu– nismo cinese; più tardi ci sarebbe sempre il_ tempo e la possibilità di tornare ad una politica di « democratizza– zione », possibilità che potrebbe essere preservata solo impedendo il ritorno al potere degli stalinisti. Sarebbe meglio, secondo questa interpretazione, un ritorno par– ziale ad uno « stalinismo J> formale e di maniera che un ritorno al potere degli stalinisti, che muterebbe le posizioni di forza e gl'indirizzi politici e non solo le forme. Questa interpretazione è l'unica che consenta di spiegare l'appoggio non necessario e piuttosto umiliante dato a Kadar col viaggio di Ciu en-Lai in Ungheria; l'adesione di Gomulka, sotto lo stimolo del primo mini– stro cinese; a riconoscere di nuovo il principio dello stato-guida alla vigilia delle elezioni polacche; la peri– colosa adesione cinese al comunicato cino-sovietico del 18 gennaio. Per i comunisti del mondo occidentale che anelano oggi e non in un lontano avvenire all'indipendenza e alla democrazia questo tatticismo contiene tuttavia una chiara lezione: 1.1 << revisione» dei metodi staliniani non è più possibile, per molto tempo, in seno al partito, e rischia, con questO rinvio, di non avvenire mai nelle forme in cui' speravano di farla avvenire dopo i fatti di Polon:a e d'Ungheria. PAOLO VITTORELLI LE'i"l 1 EHA DA PARIGI UN'ONDATA DI NAZIONALISMO D EBBO proprio parlarvi dell'ele. zione del primo set– tore di Parigi? Poichè tutti ne hanno parlato, tutti ne parlano, e tutti ne parleranno ancora fino al 27, data del ballottaggio, ve ne dirò qualcosa anch'io: tanto perchè non ve ne preo~cupiate troppo, nè. troppo poco. Vi dirò anzitutto che il sistema elettorale vigente in Francia esige che quando muore un deputato o un se– na.tore, si convochi l'intero collegio elettorale che aveva eletto il defunto per dargli un successore. La nuova ele– zione avViene col sistema del collegio uninominale, a maggioranza assoluta al primo scrutinio o a maggioranza relativa al secondo. La morte di De Moro Giafferri, il grande avvocato che era pure deputato di Parigi, ha provocato questa campagna elettorale che è stata vivacissima e dalla quale molti si aspettavano un responso indicativo dello stato d'animo del corpo elettorale francese dopo gli ul– timi avvenimenti politici. Dal 2 gennaio 1956, data delle ultime. ·elezioni generali, c'è stato infatti un anno di go– verno a direzione sqcialista che ha fatto nettamente il contrario di quanto aveva promesso durante la prece– dente campagna elettorale; c'è stata .l'intensificazione della guerra d'Algeria, c'è stata l'avventura di Suez, e ci sono stati i fatti d'Ungheria. Questi ultimi erano ri– tenuti molto importanti per constatare la loro influenza sugli elettori comunisi, per misurare gli effetti di una propaganda anticomunista condotta con una frenesia ve– ramente spettacolosa. C'era da esaminare i risultati di una campagna di violenze di tipo spiccatamente fascista da parte di certi gruppi della destra politica, che si set> vivano di elementi in uniforme di paracadutisti (qual– cosa come gli arditi dei primi tempi del fascismo no– strano). Queste violenze, già inaugurate prima della campagna elettorale contro i comunisti, erano state estese alle riunioni dei candidati delle sinistre antigover– native e spécialmente al candidato radicale della ten- denza Mendès-France. _ I candidati erano 24, dei quali però solo 7 od 8 di una serietà degna di consider~zione. I risultati, che la .stan:1- pa moridiale ha diffuso annunciando}i come una v1ttona mondiale contro il comunismo, vanno soggetti a molte considerazioni. E' vero che i comunisti, che il 2 gennaio 1956 erano in testa con 120.000 voti, sono passati al se– condo posto con 62.000 voti contro 101.000 ottenuti da un certo Tardieu, candidato preferito dei gruppi di cen– tro ·e di çlestra, con programma nazionalista (benchè non mai confessato) e di vivace anticomunismo. Da notare che il movimento di Pierre Poujade, ormai in pieno sfa– celo, non _era intervenuto nella battaglia che per predi- (segue a pag. 6, l.a col.)

RkJQdWJsaXNoZXIy