Nuova Repubblica - anno V - n. 4 - 27 gennaio 1957

(147) nuova repubblica 3 TESI PROGRAMMATI-CHE DI UP AUTONOMIA E POLITICA SINDAC 11 Consiglio di Fabbtica, emanazione diretta deÙa ciasse operaia - quel Consiglio per cui si battono operai un– gheresi e polacchi - è il nucleo di una nuova struttura sindacale. 'Bisogna tornare, con un'impostazione moderna, all'autonomia delle Camere del Lavoro, che già fiorì in uno dei periodi migliori del movimento operaio italiano di GIUSEPPE TAGLIAZUCCHI Come annunziato net numero scorso, facciamo seguire alte tesi programmatiche di Ferrucc-i.o Parri, Tristano Codignola, Paolo VittoreUi l(l tesi di G. Tagliazucchi su un nuovo orientamento della poWica sindacale. E SISTE indubbiamente in Italia una crisi sindacale _che,, nelle sue manifestazioni a più lunga portata, è crisi dello stesso istituto sindacale come or– ganismo di difesa di interessi economici contingenti dei lavoratori - cioè come organizzazione per una lotta rivendicativa. Che questa crisi si inserisca nel quadro di una crisi generale della sinistra - cioè in ~ sostanza e specialmente del movimento operaio - è indubitato; anzi, è chiaro che la. crisi del movimento operaio si è anzitutto verificata sul terreno sindacale prima ancora che su quello politico e che poi, per contraccolpo, subisce oggi le conseguenze della diffi– cile situazione partitica. Ma è anche chiaro che i mo– tivi della crisi sindacale sono specialmente da ricercare nella situazione economica e sociale e nella sua dina– mica, Più che nella situazione politica. Si è molto parlato di progresso tecnologico e degli aspetti che ha assunto in Italia; mi guardo bene àal ripetere discorsi generali su questo argomento. Ma, quando si parla · della situazione economica e sociale italiana, non si può in realtà prescindere da un quadro più vasto, a carattere internazionale, che è il quadro di un dinamismo tecnico ed economico con profondis– sime influenze sulle struttm·e sociali e ·poUtiche, di cui possiamo valutare le ultime ripercussioni soltaD.to in termini di previsione, ma di cui possiamo stabilire una caratteristica fondamentale; che cioè esso scavalca il puro limite tecnico, · supera gli aspetti semplicemente economici e richiede, per la sua stessa applicazione estensiva e intensiva, la modificazione profonda delle strutture di una società, senza lasciare angoli morti nella scena internazionale. Era necessa'r"io precisare ciò, a mio pare1;e, per comprendere ciò che sta succedendo in Italia, Per com– prendere appieno il fenomeno italiano, bisogna dimen– ticare il cliché di un capitalismo statico, vegetante sulle protezioni statali e sul controllo, beninteso, di queste protezioni e inevitabilmente avviato a soluzioni fascistiche ogni volt~ che· la pressione sociale lo· co– stringa al rinnovamento. In realtà. oggi il monopolio - che è un termine standard per definire Ù grande capitale ihtliano e le punte avanzate di esso - tende a realizzare i propri fini di dominio incontrastato sul terreno economico e sociale prima ancora che su quello politico, attraverso una pianificazione dell'economia ita– liana in propria funzione; e trova nelle possibilità offerte dal progresso tecnologico, nella sperequazione economica tra complesso e complesso, nella stessa ar– retratezza industriale italiana, l'occasione e gli stru– menti per farlo. La descrizione delle forme e degli aspetti strettamente economici del fenomeno non pos– sono rientrare in questa tesi; basterebbe d'altra parte · ricondursi agli studi e. alle indicazioni che provengono da molte parti (lo studio della CGIL, il Convegno all'Istituto Gramsci, ecc.) per documentarsi su queste cose. L'ii:nportante è riconoscere che le punte avanzate del grande capitale italiano si propongono come sola forza ,capace di rammodernare le strutture produttive ed economiche italiane e perciò di realizzare ciò che Gramsci definiva il momento di trapasso da ,una vec– chia società semifeudale e comunque pre-capitalista ad una società capitalista: la razionalizzazione sociale, cioè . la eliminazione dei vecchi ceti parassitari e la program– mazione economica pianificata. Ciò non è senza contraddizioni profonde e· senza resistenze; dato il ritardo con cui questo fenomeno si verifica rispetto alla situazione industriale e econo– mica di altri paesi, è chiaro che questo sforzo è insieme uno sviluppo delle strutture produttive italiane e un salto qua1itativo di esse; è cioè una fase di passaggio da un'economia pre-caÌ,italista ad un'economia capi– talista e un salto verso le ultime e più moderne forme del capitalismo moderno. In questa situazione - che non è di ieri, ma di al– cuni anni, anche se solo oggi se ne riconosce la realtà - il sindacato, come istituto, è posto davanti ad un bivio: o rimanere nei classici limiti di organismo per la lotta rivendicativa e di categofia, essere cioè praticamente superato dal fatto che la maggior parte delle rivendi– cazioni economiche o di quelle assimilabili a rivendi- 1 cazioni .praticamente salariali è già assorbita nella ca- pacità in atto e potenziale dello sviluppo capitalistico __ e_ accettare d.i conseguenza un ruolo corporativo; oppure superare decisamente questo momento e lanciare una lotta che, sul terreno economico e sociale, con mezzi adeguati al terreno e non con mezzi partitici e politico– parlamentari, o non soltanto con essi, sia tesa al potere. La lotta per il potere, la lotta per il controllo del fe– nomeno di modificazione delle· strutture sociali, la lotta per ottenere dagli effetti ultimi del fenorn'eno non una spartizione di utili, o una generica per'equazione di be– nefièi - che il capitalismo non nega, anzi ricerca come condizione del proprio sviluppo e del proprio po– tere - ma la trasformazione totale, radicale e defi– nitiva del sistema produttivo e sociale. L'alternativa è questa e la crisi deriva dalla tar– diva e ·insùfficiente comprensione sia della alternativa si3. delle sue conseguenze e perciò dalta mancanza di una politica adeguata e di una prospettiva storica auto– noma del sindacato. poiché è chiaro che, per la natura precipuamente ·economica e sociale del fenomeno, il partito, le strutture politiche dello stato sono netta– mente insufficienti a controllarlo. Una tesi è un'indi– cazione di punti schematici e perciò mi scuserete se sarò più che sommario. La critica a quelli che sono stati chiamati « errori del passato» è stata condotta specialmente in termini di <<schematismo». Ora, mi pare sia chiaro che ùna critica in questi termini sia insufficiente perché pre– suppone che gli errori siano limitati ad una insuffi– ciente, schematica appunto, va1Ùtazione dei problemi obiettivi; ma che il piano, l'orientamento, la politica del sindacato siano fondamentalmente giuste. In realtà manca questa politica, o meglio, la vecchia politica tutta in– sieme è sotto accusa per assoluta insufficienza davanti alla situazione. Ciò si è rivelato specialmente ai IV Congresso, dove i sostenitori di una revisione della . vecchia politica hanno sì indicato degli indirizzi gene– rali come l'aziendalizzazione della lotta, .la contrattua– lizzazione degli aspetti del rapporto di lavoro, e dei temi paTtic~1:i come la riduzione dell'orario di lavoro; ma non hahno inquadrato indirizzi e temi in uno svi~ 1uppo logico e non hanno potuto perciò rispondere alla logica richiesta dei compagni che, sostenendo la neces– sità di una maggiore politicizz3zione della lotta sinda– cale, volevano vedere dove le nuove indicazioni si fon– devano in una prospettiva generale. Questa prospettiva generale non può essere, molto ma molto schematicamente, che quella di un inserimento nel fenomeno per accelerarne le consegqenze razionaliz– zatrici e pianificatrici; ma in posizione -non subordi– nata agli interessi del grande è:apit~le (che è la poli– tica della CISL e delle. organizzazioni padronali) ma in posizione dialettica, di lotta per la conquista di con- dizioni economiche e normative che condizionino e in– fluenzino profondamente gli sviluppi del fenomeno in senso liberante. Quale è l'aspetto centrale del fenomeno? E' stato detto e ripetuto che è ia sperequazione sempre più vasta tra la condizione dei grandi complessi pro– duttivi e quella dei complessi minori e piccoli. Tra di essi si va sempre più fnserendo non soltanto una differenza di capacità produttiva ed economica, ma il distacco che sta tra due epoche capitalistiche. A sua volta questa sperequazione ha un effetto fondamentale in campo sindacale: la sperequazione sempre più larga di condizione tra gruppi operai dei grandi complessi e gruppi operai dei complessi medi e minori. La spere– quazione, in questo campo, non è soltanto salariale; ma tende ad essere la sperequazione definitiva, la frattura tra due condizioni operaie, senza possibilità di salda– tura. E' sufficiente infatti che l'operaio della FIAT si re.nda conto che il suo relativo privilegio deriva non soltanto da una diversa capacità produttiva del suo complesso, ma anche e specialmente dalla Sperequazione di salario tra due condizioni operaie; che cioè egli è legato, nella sua condizione, alla politica stessa del com– plesso, per schierarsi sostanzialmente come forza con– servatrice a fianco del padronato in un'azione aristo– cratica che non è senza precedenti nella .. storia del movimento operaiO internazionale. Se a ciò si aggiunge la politica della CISL che tende a sfruttare questo divario - a costo di cedere temporaneamente al pa– ternalismo padronale - pur di arroccarsi come forza organizzatrice dell'aristocrazia dei grandi complessi e di estromettere definitivamente la CGIL per relegarla nell'ambito dell'industria arretrata e condannata, ci si rende -conto che, ben più della divisione organizzativa, questo è il punto focale di una possibile frattura strut– turale del movimento operaio che bloccherebbe per molti anni ogni possibilità di movimento su1 terreno . sociale e sindacale non meno che su quello politico. Quando si parla di un'azione di inserimento nel fenomeno in posizione dialettica, si intende perciò spe.!. cialmente, anzitutto, una lotta a fondo contro la spe– requazione economica. Lotta che ha valore specialmente, direi esclusivamente, in campo sindacale, dato che diffi– cilmente è ravvisabile un'azione di partito in questo senso. E' cioè un'azione che in tutti i suoi aspetti deve tendere. da un lato al drenaggio degli utili eccessivi e all'irrigidimento della eccessiva mobilità aziendale della manodopera; dall'altro al sostanziale migliora– mento dei minimi salariali della grande massa operaia non favorita da salari aziendali. Benché la indicazione sia del tutto insufficiente per il solito schematismo, è cioè chiaro che i temi per azioni rivendicative che non l\llLANO, 20 gennaio - Lezione sull'unificazione socialista (Di:1. di Dinn lloscl1i).

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