Nuova Repubblica - anno IV - n. 53 - 30 dicembre 1956

6 UP E UN IFICA'ZIONE SOCIALISrr A ILNUOVO C NFORMISTA di VENTURINO VENTURINI FERRARA, ZO dicem.bn! : 1956 Caro Codignola, ho ascoltato con. molto interesse la tua. introduzione al dibattito sull'« unifica.ziono socialista come alternativa democratica di governo ~ (1). Invero riesce un po' difficile parlare di dibattito: è stata una bella conferenza, ricca di argomenti, serrat.a ,nella polemica - com'è tuo costume -, pacata nel tono. Tu pure avrai notato che gli interventi sono stati svolti, eccezione fatta per qualcuno,. sulla. falsariga della pro– paganda alla quale i partiti hanno abituato a discor– rere gli italiani. Il socialdemocratico che ha preso per primo la parola ha fatto l'apologia del.la libertà e della democrazia esistenti nel suo partito, info rmandoci che vi si è discusso . per ben sei mesi l'ingresso al governo. In quale occasione e in quale governo non ha precisato e nessuno glielo ha chiesto, ciascuno dovendo recitare la sua lezioncina! Ma se si tratta dell'ultimo, che in sostanza molto non dif– ferisce dagli altri, io credo che anche a dei saragattiani dovrebbero essere bastati sei minuti per uscire da un governO che perseguita le minoranze religiose e vanta }a politica scolastica de1l'attuale ministro della pubblica istruzione on. Paolo Rossi. :ron per questo i saragattiani sono al governo; bensì per ... garantire il paese da uno slittamento della DC verso destrn, per evitare che si allei coi monarchici e i fascisti. Infatti a Roma, a Ge– nova ... Un altro, uno della «sinistra::., un sindacalista, ci ha spiegato come e perchè i sindacati non abbiano pii:1 pre~a, siano stremati, e come la vittoria strombazzata a conclusione degli scioperi sia quasi sempre una men– zogna. E' il senso delle sue parole ed egli sa il fatto suo; lo ha ricordato non senza un certo rimprovern ai politici, che di sindacabsmo non sanno nulla! Ma non mancavano quella sera i quadri de11a Fe– derazione del PSI.· Il segretario ha. lungamente inter– loquito con un i,~tervento che, se anche non era pre– parato, ha sostanzialmente ripetuto le tesi già note a chi si legga settimanalmente gli articoli cli Nenni. Aperta così la strada, un altro funzionario socialista ci ha ripetuto che nel Veneto esiste la possibilità di una intesa coi cattolici, di un'apertura a sinistra. Olhe a di– mostrare che non aveva capito un'acca delle cose che, non da qualche settimana e non da qnalche mese, vai dicendo e scrivendo su Nuova Repubblica~ non ci ha spie– gato perchè hai torto, perchè non sia vero che la DC ha definitivamente chiuso - se pur mai abbia aperto - a sinisti-a. ~ Dorigo > gli ho soggiunto lungo la strada, ed egli mi ha ripreso severamente. Non ti ricorderò il simpatico amico fedeÌ·alista che vuole l'unificazione socialista (anche se ndn l'ha detto) ma avanti tutto vuole la federazione europea, sanatoria di tutti i mali, anche di quelli del sociali-smo. E, bada, io - di origine repubblicana. - sono federalista. 'l'uttavia non so come gli altri europei affronterebbero certi pro– blemi di polizia (e di pulizia morale) quali J'interve11to dei preti nelle contese politiche. Prendi, ad esempio, i « frati voJantj >- di Lercaro. Ma te li vedi in tempo di elezioni nelle zone minerarie del Belgio o dP-IIa Francia, o nelle cooperative scandinave, o nelle fabbriche della Ruhr codesti campioni di democrazia e di socialismo? Non si è trovato durante la campagna elettorale del mag• gio scorso un solo socialista (di qualunque parrocchia) ferrarese, capace di dire ad uno di essi paJ"ticolarmente zelante che i partigiani non sono stati tutti ladl'i e assas– sini, che i comunisti non sono tulti delinquenti sangui– nari. I saragattiani in fondo ci godevano. « Non è op– portuno > mi diceva il vice segrntario del PSI « non si deve risuscitare l'anticlel'icalismo ! ». M A L'INTERVENTO più interessante è stato quello di un collèga, un giovane di recente leva socialjsta, che già servì come «indipendente di sinistra > a tutte le bisogne. Egli ha sOstennto la necessità della restau– razione in 'Italia di uno stato di diritto, sottilizzando brillantemente, ponendosi angosciosi problemi - non ultimo quello se al nostro paese convenga più uno stato di benessere o uno stato di diritto. C'è voluto il XX Conclave sovietico, c'è voluto il rap– porto Krusciov, c'è voluta la viltà dei complici superstiti; :::l'è atteso che la~ Chiesa Rossa « rivelasse » che in Russia, come nei paesi dell'Énropa orientale, si è accusato in– giustamente, si è torturato, confessato, processato, im– piccato, fucilato, con .qualche variante per coloro che sono stati ... suicidati. C'è voluto il terremoto nella sini– stra italiana e internazionale perchè i socialisti si accor– gessero che per andare avanti bisogna tornare indietro: assicurare la divisione delle funzioni, garantire l'esistenza di più partiti. C'è voluto tutto questo: prima il solo dubitare sa– rebbe stata eresia, criticare sarebbe sta.to tradire. Dieci anni, quanti ne sono passati dalla scissione socialista, dieci anni di tradimentit No, dieci anni Cli conformismo. (1) Jt dibattito· si tenne a Ferrara, con gran·de concOTso e interesse di pubblico, la sera di venerdì 7 dicembre 1956. Saragat 01·a non ce la fa più, è mal sicuro e stanco. E va u. Jura.rsi a Pralognan. A Nenni questo non dispiace. L'ombi;a d1 Palazzo Chigi sembra prendere consistenza. Detto fatto. Solo il tempo di predisporre le oppor– tune misure. In poco tempo, rettificati i ti:ri, gli iri5.ulti, le vffese sanguinose e truculente, le mandrie cainbiano rotta. Dove si va? Lo sa quello che è in testa, co·me fra i bisr,nti. ~..J'e~sunodeve restare indietro, chi si ferma è perduto, <;bi AStta, chi non si conforma, chi dubita tradisce. La mac– china ammazzacattivi dell'articolo 2 dello Statuto del PSI non è ancora stata djstrutta. Che vale aver tenuto duro, sempre in minoranza, ser:npre vicino alla porta o alla finestra per tanti anni! · Chi guida oggi la barca? Chi regge il timone? Lombardi! Foa? Chi governa le vele? Mondolfo? Faravelli? Ma che, scher-tiamo? Che senso ha parlare di ricambio democrat:ico? Giustamente tu ci hai ricordato quello che avviene oggi nel partito laburista inglese dove Bevan, che fu to– nut.o lontano per molto tempo dalla direzione, è tor.nato all"" 1·ibalta ed è oggi il ministro degli esteri del < gabi– nett0 ombra>, candidato alla successione. Questa è democrazia. Questo è senso politico. Questo è amore della libertà.· Ma questo è anche lo stato di diritto! Prima di tutto è lo stato di diritto di un partito socialista. Perchè da un partito-casem1a non può uscire che una politica totalitaria, da due partiti conformisti non può uscire che una soluzione di compi-omesso. E l'unificazione socialista non deve essere tale. Ad un certo punto non è serio. Non è serio che gli stessi· uomini degli apparati, fino a ieri filocomunisti gli uni, complici della DC al govemo anche oggi gli altr.i, debbano andare a spiegare nelle assemblee socialiste le }inoo di una politica che per anni hanno indicato, per ragioni uguali e contrarie, come quella del tradimento della classe opeT'aia. Non è serio che s1 vada al congresso cli Venezia con una relazione che non affronta il problema della riforma dello Statuto, e che dall'altra parte si persista - puro con uno Statnto liberale - in una prassi saragattiana. In dieci anni i dirigenti sociaHsti non hanno saputo im– postare un serio programma di riforme. Magari una sola riforma, ma fatta bene. Sì da poter dire, ecco: questa riforma della scuola,. questa riforma agraria o questa ls~g~ antimonopolistica o questo piano di occupazione o qùesto programma di nazionalizzazione dello industrie elettriche o questa riforma della burocrazia o anche - solo ma seriamente - questa nuova regolamentazic;me dei rapporti tra lo Stato e la Chiesa che garantisca final– mente dignità all'uno e indipendenza alle altre, que• sto è il program,na sul quale il partito socialista chiama il paese a pronunziarsi. I N DIECI anni esso non ha avuto una sua politica nelle amministrazioni locali. A Peri-ara non si è riusciti a presentare un progetto di Dlunicipalizzazione della cen– trale del latte, per esempio. Noi non abbiamo in tutta la provincia una sola farmacia che sottragga la vendita dei medicinali alla speculazione e all'esosità dei privati. Ab– biamo scioperato contro la venuta in Italia di Ridgway ma non siamo stati capaci di condurre in porto seria– mente e con profitto una lotta sindacale. Nel campo cul– turale si è tentata la, raccolta attorno a «.Competizione democratica>, rivista del socialismo e della democrazia fena1·esi. Ne ha le redini un gwppetto di «intellettuali di sinistra», alcuni ·dei quali già buoni per tutti gli usi. Per anni i nostri saragattiani hanno fiancheggiato i democristiani in una livida campagna anticomunista che si è risolta sempre in una offensiva antioperaia. Attra– verso il collocan1ento, per il qnale è. tornata di necessiti\. la tessera 'del pane, hanno perpetrato una discriminazione alla quale forse nemmeno i democristiani sarebbero giunti. Nelle campagne· hanno organizzato cooperative «. chiu– se :, : vale a dire che su un fondo sul quale prima ave– vano lavorato tutti i capi-fomiglia della zona, dal mo– mento dell'acquisto della terra da parte della COopera– tiva (donde vengono i denari?) su quello stesso fondo sono tornati a lavorare i soli saragattiani. Nelle fabbriche quando l'atteggiamento della UIL non sia di collusione ~gli interessi padronali per la rot– tura di quelli operai, unico motivo ispiratore è l'avver– sione al sindacato socialcomunista. Che importa poi se nelle sez~orii vige (e anche st1 questo ho qualche dubbio) la più completa democrazia? Democra.-,ia formale. b'en s'intende. Le espulsioni sono fiorite, da ambo le parti: per de– viazionismo, per indegnità, per frazionismò, per tradi– mento, per lesa. maestà e - talvolta - per lesa omertà. Dove sono finiti i G82 socialisti del PSI ( 24.000 iscritti) che al congresso provinciale ferra1·ese del 1948 votarono la mozione di sinistra democJ'atica? Essa voleva: «I) stando nei partiti contribub·e sempre in senso democratico contro il caporaljsmo dei .funzionari; 2) rifiutare per ogni caso la necessità della tortura e della insincerità; 3) non accettare come democratica. la stampa che (145) nuova repubblica viva con l'esclusione di ogni altra stampa libera; 4) combattere l'imposizìon8 dell'insegnamento nella scuola di un'ideologia con la proibizione di ogni altra; 5) 1·iconoscere il valore matteottiano dell'obbieziono di coscienza contro la guerra». · Ne era presentatore Silvano BalbonL I nenniani gli resero dura la vita, i saragattiani ne profanarono la me– moria dopo la morte. Per anni la federazione d_el PSI, una delle più numerose d'Italia, è stata monopolio degli elementi più legati ài comunisti. Un legame volontario, talvolta non richiesto nemmeno dai ,i: cugini», ma un legame che piaceva per la suggestione di potenza che poteva dare: noi e i comunisti siamo tanti. La qualità non conta. Erano j tempi in cui ti sentivi dire che se il partito socialista avesse non rotto ma solo reso meno iugulatorio il patto di unità d'a'l,ione, essi sarebbero passati al PC! Che, dunque, il PCI non aVrebbe mai potuto sbagliare. Ma anzi, nella diversità della linea politica, si sarebbe avuta una presunzione di responsabilità del PSI. E ciò non nei tempi del Fronte, ma finò a due anni fa, fino a prima del rapporto Krusciov, per alcuni anche dopo il XX Conclave. Ora, gli stessi, lamentano ... un certo disorientamento alla base! All'anima! E per concludere, il collega riscopre ora, dopo averlo invero sentito nominare anche al liceo e all'università, lo stato ùi diritto. E' vero, è vero ~he allora tutto ciò era «epifenomeno», «.sovra.stn1ttu1·a », patrimonio di senti– mentali, cli radicali, di borghesi. Ma gli italiani dimen• ticano ... Sicchè, ora, questo allineamento genernle su posizioni non del tutto ortodosse altro non può sembrare che una ventata di generale conformismo. E contro il conformi– smo contro i conformisti cli oggi, contro gli inventori, i pl'OPalatori, i sostenitori delle lugubd orchestrate men– zogne di allora, colle quali si è mandata allo sbaraglio I.a sini~tra operaia italiana, bisognerà lottare. T U DICEVI venerdì sera che chi pensa all'unificazione come una battaglia da condurre con lacrime e fiori pre– para il disastro. E' vero. E' proprio quello a cui ci stiamo avviando, perché la crisi del socialismo è non solo crisi politica, ma soprat– tutto e prima di tutto Cl'isi morale, crisi delle coscienze. ~ Da ultimo, parlando qui a Ferrara nella primavei:a scorsa, Maurizio testimoniò della rinata speranza nel partito socialista. « La cosiddetta alternativa, corno voi la volete chiamare, aveva questo di importante: che era una manifestazione, era una assunzione di responsabilità nazionale, era la dichiarazione di questo partito rappre– sentativo di un elettorato operaio che esso faceva al paese. E diceva al paese: Noi possiamo impegnarci, noi possiamo impegnare la nostra .forz·a, noi possiamo in,1- pegnare il nostro elettorato e lo possiamo impegnare su un piano cl.i responsabilità nazionale, assumendoci i compiti, i carichi, le responsabilità che derivano da una funzione, da un impegno di questo genere. Possiamo farlo a patto che si riesca ad avere un indirizzo democratico· nuovo nel nostro paese >. E aggiungeva: «. Ma lasciatemi dire allora da amico, da - credete pure - da uomo del popolo come voi, lasciatemi dire che assunzione di responsabilità nazionale è una parola grossa, rappresenta un impegno notevole. Non so se ve ne 1·endiate già interamente conto: significa governare e saper governare in nome di tutto il paese, in nome degli interessi di tutto il paese, e farsi una mentalità adatta a queste responsabilità. Ma il vostro momento verrà pre::ito. 11 vostro momento verrà presto e occorre che nei vostri spiriti vi sia questa conversione verso questi nuovi oriz– zonti, verso questi impegni». Credo che ti abbiano chiesto di venire a parlare di Calamandrei. Vorrei ricordare a te, perchè altri intenda, come iniziò il tuo maestro il discoT'SO alla Camera conti-o la legie maggioritaria: « Ora, esponendo }a nostra opinione contraria, noi non solo non intendiamo mancare di rispetto o di fedeltà al nostro partito; ma anzi intendiamo di fargli onore, perchè esso ci dà la possibilità di esprimere liberamente, dil'ei quasi cordialmente, la nostra opinione, senza che per questo noi cessiamo di essere fedeli al nostro partito. li nostro partito è veramente un partito democratico. Esso, come tale, ha fede soprattuttò nella ragione, nella persuasione. In questa possibilità di esporl'e onestamente diverse ragioni contrastanti, di lasciare che certe crisi di coscienza affiorino pubblicamente senza scandalo, con– siste la forza democratica del nostro partito ». Fu una illusione, una generosa illusio'ne: il giorno stes– so Ca.lamandrei fu eSp\1lso dal PSDI. Tuttavia la Sua fiducia nella democrn-zia non venne mai meno. Democrazia fu per Lui costullle: «.non sta nelle leggi, sta nello spirito che le anima, neJla dedizione e nella fiducia con cui i cittadini sono disposti ad osser– varle». l:>oichè: « Noi crediamo in questa democrazia; e non ci scoraggerebbe neanche una momentanea eclissi di essa. Le nostre persone passano, non contanò; i calcoli elettorali, il numero dei seggi, sono trascurabili miserie: quello che conta, compagno Saragat, quel..Jo che conta, onorevole Nenni, è lasciare aperte verso l'avvenire, nelle nostre coscienze e nel paese, le strade pacifiche che at– traverso la democrazia parlamentare portano a quelle pla– ghe ove là libertà è tutt'uno col socialismo». Cosi con– cludeva il Suo discorso Piero Càlamandrei. Incontri, dibattiti, centri di studio, congressi: tutti utili, necessari anzi. Ma se non si parte accettando in pie– no, forma e sostanza, l'insegnamento di Calamandrei e il pensiero di Parri, allora non mi resta che concludere con una malinconica esortazione. éaro Codignola: < noli proicere margaritas ante porcos >. Credimi cordialmente .Venturino Venturini

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