Nuova Repubblica - anno IV - n. 47 - 18 novembre 1956

4 to della personali~à » - e di Stalin come suo e:spo– nente - ed ho osservato chè questi àttaè:chi 11on ur.pli– cano in nessun modo un ritorno indietro circa il princi– pio generale della dittatura di partito né alcuna tolle– ranza per una eventuale opposizione alla politica del partito. Essi solamente sostitufscono · aÙa guida 'perso– nale la gùida collettiva: e resta ancora da vedere se intendano determinare qualche'· effettiva democrati_zza– zione in Seno al partito stesso, e se vogliano ~con.Sentire che la politica sia determinata dal basso, dall'opinione della base, piuttosto che imposta dalla guida collettiva a tutto il partito. lo non sono prÒpenso a considerare quanto è accaduto come qualcosa che" abbia' cambiato fondamentalmente la ideologia comunista, sebbene io speri che ciò avverrà, perchè ho speranza che i leaders non saranno capaci di fermare il processo di destaliniz– zazione al punto in cui essi desidererebbero che si fer– masse. lo ho speranza che essi si troveranno gradata– mente trascinati assai più lontano sulla via della libe- 1·alizzazione, come in effetti -gli jugoslavi lo sono stati dopo la loro rottura col Cominform; e io credo che sia della massima importanza che i socialisti non comuni– sti stiano pronti ad accogliere ogni segno di tale libera– lizzazione e non respingano progressi neppure relativa– mente picco1i in tal senso. Quanto alla Jugoslavia,- dove il sistema unipartitico è ancora vigente ma è stat9 r~so compatibile con un'am– pia possibilità di libera discussione e con un considere– vole decentramento di potere, credo che sia giunto il momento per i socialisÌi non-comunisti di sinistra di fare tutto il possibile per entrare in amichevoli relazioni con i comunisti jugoslavi e per cercaré di costituire una Internazionale socialista larga· abbastanza da· in"cluder– veli, insieme ai Socialisti Occidentali e 8i ·socialisti asia– tici che diffidano della Internazionale socialista nella sua attuale forma. Gli jugoslavi hanno fatto progressi vera– m.ente interessanti e importanti nel campo del controllo operaio nell'industria e di istìtuzioni democratiche nei govei·ni locali; e 1 socialisti occidentali dovrebbero essere pronti a imparare da loro, oltre che a criticarli. I comunisti in occirlcnte Per quanto riguarda i partiti comunisti in occidente e specialmente in Italia e in. Francia, dove essi control– lano la maggior parte dei sindacati e sono potenti forze elettorali, sembra oltremodo chiaro che in questi paesi il socialismo non può essere raggiunto,· né può essere fatto riessun sostanziale progresso verso di esso, senza la loro collabor8zione;·· ed è conseguentemente necessa– rio, senza costituire con essi un Fronte Unico, non tra– scurare la possibilità di accordi, ed afférrare ogni pos– sibilità di migliorare i rapporti tra socialisti e comunisti senza rischiar di sacrificare essenziali principi demo– cratici. In Italia il problema si presenta in modo par– ticolare per l'esistenza in questo paese di un potente partito socialista - il partito nenniano - che opera con i comunisti in opposizione al molto più piccolo par– tito di Saragat il quale solo è riconosciuto dall'Interna– zionale socialista. Le mie simpatie vanno molto più ai socialisti di Nenni che a quelli di ·Saragat. E secondo il mio punto-di vista i socialisti~ di .sinistra degli altri paesi dovrebbero essere pronti •a cooperare e a !ibera– mente conferire con il partito nenniano, il .che sarebbe di grande utilità per r9mpere le barriere che o:5tacolano razione per una Internazionale socialista unita (2). In Gran Bretagna, il partito comuniSta, trascurabile come forza politica, ·è pafticolarmente settario e dot– trinario. Resta tuttavia il fatto che i comunisti dispon– gono di tina forza assai considerevole in un certo nu– mero di sindacati e coÌ1tinueranno ad essere un elemento di divisiorie e di disordù1e fino a tanto Cpe si tenterà di ostracizzarli. Io non sono inconsal)evole del male che una piccola minoranza fortemerite disciplinata e senza scru– poli, può procurare a una organizzazione che è composta hl rriaggioranza di aderenti senza propria iniziativa. Non– dimeno resto c;:ontro l'adozione di provvedimenti che escludano i comunisti dai sindacati e ancor più contro la tendenza di alcuni capi sindacali di tacciare ogni sin– dacalista di sinistra di comunista o di « compagno di strada >>. Io credo che la via per costruire un forte mo– vimento democratico sia quella di decentrare il potere e la responsabilità, e di combattere il comunismo non per mezzo di esclusioni, ma aumentando il numero di coloro che possano prendere parte attiva· nelle trade unions e realizzando una vera grande ·campagna per reducazione economica e politica dei sindacalisti. Per parte miri, dunque, io respingo la filosofia comu– nista come ioadeguata alle condizioni di paesi che pos– siedono in alto grado fradizioni di libertà di parola, li– bertà di associazione, e· libertà di trasformazione con mezzi pacifici delle loro istituzioni. politiche. Detesto la spietatezza, la crudeltà, e· l'auto"ritarismo centralizzato che sono le caratteristiche fondamentali dell'azione co– muni$ta, e non voglio sprecar parole nell'attaccarle. Ma credo anC:he nell 'uni.là dellà classe lavoratrice come con– dizione necessaria per il progresso del socialismo; e com– prendo perchè, specialmente in paesi sog"getti agli estre– mismi di un governo reazionario, tanti socialisti, esa– sperati per la futilità dell'impotente rifo"rmismo, abbia– no abbracciato la causa comunista. Io voglio che anche i miei compagni socialisti lo capiscano. Giacchè se nol1 lo faranno, essi sprecheranno le loro energie in una battaglia contro i loro compagni lavoratori, invece di impiegarle. per una più consistente vittoria del sociali– smo su scala mondial~. G.D.H. COLE (2) E' appena il cai::o dì osservare che anche qui il saggio di Cole riflette una situazione che negli ultimi mesi è stata in parle superata. Il suo giudizio conserva tuttavia una va– lidjlà di massima. (N. d: D.). RIFLESSI DI UNA POLITICAAVVENTUROSA. LACRISI DEL PETROL ' ,•..<: •.:,,,. ·• " , ·• : • . . . • • • ) ; ">-!-_,.._ _ I . . ~;. I Il sabotaggio degli oleodotti e l'ostruzionè ciel canale di Suez procl1~1·ì'a1Ìno'tlei,prossim, mesi una grave deficienza nel riròrnimento dei combustibili. Se non' in'i:èr-verranno fatti nuovi, oggi del tutto imprevedibili, anche l'economia italiana ne 1'.isentirà in modo 1:ilèvantc di p I E R o BA R u e e I L E PRIME noti:1,ie giunte in Eul'Opa dei sabotaggi · arabi agli oleodotti noi deserti del Medio Oriente, non sembravano preoccupanti. Si· disse allora che i sabotatori si erano comporbtti da inespe1·ti e che tutto ern facile da i·isistemarn. • ·· , < Lo stesso si. cl[~se p8r le navi Hffondate dag!i egiziani nel canale di Sue~ che se1nhrav1rno messe apposta perché j tecnici inglesi potessero dimostrMe · al mondo intel'O la loi-o bravura. Oggi però, a distanza di qualche settimana, ci si accorge che le cose stanno diversa.mente. L'oleodotto che porta il g1·eggio della « haq Petroleum Company » da -1'.irkuk ai porti siriani e libanesi è stato infatti distrutto in pi'l1 parti a pei"fetta _regola d'arte (stazioni di pompag– gio compre-se), e lo sg~mbero del ·canale appare assai Jungo ·e difficoltoso. Pare che il corso d·acqua sia ostruito in J 4 punti e che la nave affondata dinanzi ad Ismailia sia carica cli ce,nento cosicché si rendei-ebbe impossibile ogni tentativo di riportarla a galla mentre si parla cli d6verla intenal'e. E' cei-to comunque cli.e il più nat111·ale ftu$so del pet1·olio dal Medio _Oriente all'Europa sarà interrotto per almeno tl'e mesi.· Il gi-eggio impo1-tato dall'Italia proviene prevalente– mente da quelle fonti: dei J 7 rnilioni ·complessivi, ben 1G milioni di tonnellate di g1·eggio vengono annualmente ·pre– levate dai giacimenti arnbo-asintiei e le conseguenze della crisi cli Suez produrranno naturalmente ripercussioni ri– ma,·chevoli sui prezzi dei combustibili. Ìn questo momento restano all'Europa due. soluzioni: o rar compiere alle pefroliern la l'Otta del Capo, o attin– gere petrolio dall'area dei Cai-aibi le cui tonti sono però sotto controllo degli USA;· in ogni caso il petrolio giun– gen\ nei· porti europei a costi notevolmente aumentati e un P~!utti .i r~1ni dell'indust1·ia .ne risentiranno. Nel primo caso Jé'::nav1 cisterna· sarebbero costrette ad aumentare il percorso di circa 8.000 km. producendo così un conside-• revole aumento del costo del greggio. Inoltre, ]'attuale flotta petroliera impegnata in )Jiù lunghi viagg•i, non sa1·ej)be plù in grado di for front.e alle ·es.igenze dei" con– sunto europeo, fra l'a!ho, in continua ascesa. La logica conseguenza di que,:;to stato di cose sarebbe un aumento dei noli cori-elativo ad· una situazione cli squilibrio che si veri-ebbe a c1·ea1·enell'area europea fra Ja domanda e la pÙssibilità d'impol'tazione del greggio. E' stato detto da qualcuno che il costo del trasporto del petrolio non ver-. ,·ebbe a l'isentire in alcun rnodo clell'alhmgarnento della rotta, nolripotesi che il trnspoi·to fo~se compiuto con pe– troliere cli tonnellaggio elevato. li che è vero; anzi, c'è stato·chi ha dimostrato che la via di Suez, per una petro– liera di 1fJ.500 tonnellate, viene .. costme cli più della via del Capo pe1· una peti-olie1·a di '5.000 tonnellate. R ES'I'A il fatto però che oggi soltanto 2J sono le navi ci- sterna di sta:t,Ut superiol'e alle 45.000 tonnellate, e che 1'85% del tonnellaggio è do,·uto inw•ce a 1jetroliern infetiori alle 19.500 tonn~llate. I grandi ar1;,,)to1·i si stanno orientando verso petroliere grandissime (si ·;nnlr. anche cli 100,ff00 ton• nellate), ma per ora questo ,-;0110 appena delle cliiHcchiel'e. Del J"esto, nqn pt1ò esiste1·e un H"te inçentivo a compi.er~ im·cstimenti fayoJosi per enormi p('trolie1·e, tenuto cqnto che, ad una l'iapertura del canale, la convenienza econo– mica cli questi investimenti ve1Tebbe me.no. Resta. l'altra soluzione, d'irnportai·e petrolio dal Vene– zuela, che è oggi, come si sa, il secondo procl11tto1·-'3mon– diale. l\la qui le cose sono onco1·a più complica.te . Innanzi tutto il petrolio americano ha un (·osto cli estraz.ione assai sllperiore a quello asiatico, dove i giacimenti sono a non eccessiva profondità e suscettibili cli p1·od11zioni unitarie alti,~sime. L'approvvigionamento del petrolio venezuelano ap1·irebbe poi un problema di ordine va.lubu·io, in quanto 8i tratte1·ebbe di effettuai-e impor·tazioiii dall'ai-ea elci dol– laro. La cosa non pA.re essere molto gradita a nessun p;:iese europeo vi;;;to che tutti ce1·cano clispernt·amente di salvine il corso della propria moneta 1 ma meno che mai sembra andare a genio all'Jnghiltona che in simile sforzo è da molto ternpo impegnata. Un autorevole giomale in– glese calcolava (quando ancora. si sperava che gli oleo– dotti potessero essere salvati) che nel caso in cui « la valt\ta con la quale vengono richiesti i pagamenti sia il dollaro, il drenaggio totale di dollari pe1· l'Europa sarebbe dell'ordine di 200-250 milioni di dollari all'anno». C'è poi da domandarsi se gli US~-\ sarebbero disposti a far 11scire ·dalla loro •area di controllo !o1·li quantità-di petro- "I Jio. Essi infatti, per •J"ispa.rrniare l loro gi&cimenti omrni vicini all'esaurirneuto, p1'eferiscono .:importa:re forti quan– titù. di petrolio dagli stati limitrofi. Come iioche,;~nno tutti. questi fat~o1:i_- ~nf pi:ezzo ùei carbura.nti? Jn Francia si è giunti già !al rm-.i9namenlo, e sni giornali inglesi si logge ogni giòl'no di -più della pos-.. sibilitù. di attuare misure rest1=fttive-:sul 'co'~sum~· dèi oom– b11stibili. In Italia ,ìon ~i sa ·and~Fa nulla -di,:ùffi9ia!efl11n.. pare cei-to che un aumento della benzina sia onnaì i;nrni. nente. La cosa però potrel5be anche essere evitata, tenuto conto che il costo della benzina raffinata è di sole 27 li1·e al litl'O, e che l'aumento dei traspoi-ti e dei noli venehhe · ad incicle1·e soltanto su tale ci.fra. Lo stato invece prnleva per tasse ci1·ca 80 lire al litro, determinando così q11el prezzo .~;tifìciosamente altO• ··e),;· iUiti ·ben conoscinmo. Una d.imi~uzi.one della ·im:posiziorte fiscale :pot1·ebbe quindi salvare economicamente il prezzò della benzina e dei cm– btirant~. tutti; ma. QL\esto s~mbra. praticamente irnpossi~ bile!· I)erç!1é venebbe_ ~ rip~r~_l10tefsi_::. sul )iyell~ :glob~le 0 degli intr9iti fìscal!. l~er la_~stessa ragion~, ~èmbra impro• babile il: razionamJ:mt.o viato che lo-.:st~to ~,o; 11-a,'~ nessuil interesse a pi:ovocarè una:_din~n\1zÌ.one ~del ·cori..:'5up1ò ,ffoi cnrburanti gl'avati da fol'tissimi oneri fiscali. Le 8Co1·tee~i– ::;tenti in. Italia possono cl'altl'a parte far fronte al fabbi– sogno nazionale pel' poco più di nn mese, lasso di tem1~0 froppo breve perché il flt1sso del pekoli0 dal Medio 01·iPnte all'Italia possa ripi-endere il suo co1·so più naturale. Sè non intervel"l'anno fatti nuovi ( ed è -difficile supponè quali potrebbel'O essere) l'aumento dei éarburant.i è q11e:: stione di giomi e l'intera economia italiana ne risen1 i1·,ì in modo rilevante. E la piccola macchina per l'ur. licio e per lo studio privato. Fornisce un lavoro di q1wlita elevata e costante. Unisce le caratteristiche di stabilita e di robusta struttura dei modelli mqggiori alla mobilita ed ele• ga.nza .della portatile. Olivetti Studio 44 L'ECO 'QELLA SJAMPA. UFFICIO DI "RITA_GLI DA G.IORN/\LI' E RIY\~!E Dire"ttore: Umberto Frugiuele Mi I ano, Via G. CòinJ)agr.00·1 28 Corrisp. ' Casella Postale 3549 '1;eJegÌ"'. ~ostam'pa

RkJQdWJsaXNoZXIy