Nuova Repubblica - anno IV - n. 43 - 21 ottobre 1956

(155)' nuova repubblica SE'r'l'EGIOHNINEL !UONDO ILCOMPROMESSO DEI_;L'ONU L 'ACCORDO l'eali,w,ato a New York nelle trattative dfreite ll'a Hng!o-fn:mcesi ed egi,-,iani sotto il patro– . cinio del segretario generale dell'ONU Hanm1ar– skjoeld, ha toccato solo i principi sui quali deve fonclarsj una soluzione della questione cli 8uez, ma non il mOdo di trndut'l'e questi principi -in atto. Sul modo di trnd11rli in atto, le potenze occidentali hanno prnferito aggiungere. alla prima pai-te della risolrn.:ione, rela~ìva ai p1·incipi, con– coi·data con l'Egitto, una- seconda. parte, ·che fa riferimento alle decisioni della Confel'enza dei 18, tenuta recentemente a Londra, e in 'pa1ticohue ,;11la gP~tione interna;i;ionale del Canale. _ Perciò, la pinte della risoluz;ione éoncor·data con l'Egittto è Stata approvata all'unanimiU,, mentre !a seconda parte è stata respinta a causa del 78.o \·eto sovietico espi·esso in qncsta sede: veto che era p1·evislo fin dal primo momento, r-he è stato preaflnunziato, e che si è regolai-mente esptesso Pon1e pr·evisto e preannunciato. Anche a prescinc!Me dai disegni che può avei-e la diplomazia sovietica nel :Medio O1·iente," non si poteva non pi·evedere che i sovietici si sai-ebbero pi-onunciati contro le decisioni della Confe– ron-r,a dei 18, alla quale non ~ono stati invibtti f\ non h~1nno pai·tecipato. A tutti coloro che era;10 scettici sulla pos::;ibilità di con– sÉiguil'0 un risultato concreto mediante trattative pacifìche, -il comp1·omesso anglo-franco-egiziano raggiunto all'ONU e poi apprnvato nella prima pai-te della risoluzione sotto– posta al Consiglio di Sicurezza dimostra. che, con pazienza e con bµona volontà, si finisce sempre, mediante le trat- 1.-:'..!vediplomatiche, per· raggiunge1·e qualche risultato. Ma il colli.promesso sui sei principi dilTlostra pure· èhe 1e trattative sono state efficaci _pe1·chè sono avv~nute' n"ella 8ùde. delPONU, dove l'Egitto, contrariamente a quanto ha fatto quando ha rèspinto l'invjto a trattare alla prima C,,nfarenza cli Lonclrn; era costretto, per non mettersi defi- 11itivarnente chilla parte del to1·to, a. partecipare.. e a trnttai-e. · [I c~ntenuto del compr-omesso raggiunt~, anche se privo di forza esequtiva, tocca t1-1tta,;ia alcuni principi fondamentali, ai quali la sanzione del Consiglio di Sicu- 1'0Zza assicma cli per se stessa una certa: forza esecutiva. Sono stati, per esempio,· solennement~ affermati i due p1·incipi della libertà dì transito attraverso il Canale, senza nessuna discriminazione cli Carnttere ·politico o tecnico, e il rispetto della sovr-anità egiziana.. Il p1·i·rno principio è stato poi integrato da un tèrzo, che isola il funzionamento del Canale dalla politica di qualsiasi paese, principio integra– tivo·, questo, che dovrebbe consentire a stati quali I.r;1·aele, a cui em stato vietato dagli egiziani l'accesso al Canale, per i-agione di politica nazionale, di tornate a sel'virsi libe– rnmente di questa via di navigazione. Vi è chi ha pai-lato di succésso egiziano, perchè non è fatta menzione, ne[ testo approvato, dì nessuna condanna ciel gesto di Nasser; oppui-e di grave scacco occidentale, per-chè il V('to sovietico ha soppresso la parte esecutiva della risolu,-,ione. In verità, non vi è nessun successo o scacco di nes.<iuno, t_.-anne il successo di chi da due mesi e mnzzo invitava le par-ti a h-attare in sede di Nazioni Unite per· trovare nna soluzione pe.cif-ica della vertenza. Nofl ·vi è successo egiziano, perchè nessuno si aspettava, dopo. i tentativi d'intimidazione e i numerosi insuccessi di– plomatici occidentali, che la discussione_ al Consiglio di Si– curezz;a si concJ.udesse con una condanna. Alla fine di lu– glio, un ricorso occidentale al Consiglio dì Sicurezza avrebbe potuto conclude.rsi con una condanna del gesto unilaterale dell'Egitto e foi-se neppure l'URSS se la, sarebbe sentita. di esprimere il suo veto. Oggi, tale _ricorso appariva come l'ul– tjma via pacifica pel" 1·isolvere la questione di Suez e perciò era naturale che si concllÙ:lesse con una piattaforma di so– h1zione e non con un vel'detto cli condanna. Gli stessi egi– ziani non sono gli nltimi ~ deplol'are che si sia raggiunto 1m accordo solo sui ptincipi e non sulla loJ'o esecuzione pi-atica, in quanto anche l'Egitto comincia a. risentir-e le gravi conseguenze della crisi di Suez. Non sono stati sconfitti gli occiclentàli (tranne quelli che avevano pensato a suo tempo a.I ricorso all'ONU per avallare una politica. cli for·za, sull'esempio del preèeclente coreano, del resto non calzante). Fra i pl"incipi approvati non vi è l'inte1 ·nali:1.zazione , è vero., ma vi è UD riconosci– mento che la libei-tit di navigazione attrnverso il Canale, la .determinazione dei pedaggi e degli oneri e -la propor– ziorie delle somme da dedical'e al miglioramento del Ca– n11le non costituiscono.un :affare interno egiziano, anche se il passaggio del Canale.,a.ttraverso il tenitorio egiziano non giustifica. inframmettenze- straniere nella sovranità del– l'E:;itto. Si tratta ora di \)l'ganizz:are praticamente il funziona– n:iento di questi p.i-incipi, salvaguardando la ·sovranità egi– ,r;iana e i dii·itti degli utenti. E' cei-tamente la parte meno facile della vertenza, che; tutta').:ia può pedettamente ri– solversi senza ,atti di arbiti-io di una parte o atti di intimi– dazione dell'alti·a. La risoluzione del Consiglio di Sicu– rez;za ha infatti almeno questa prima efficacia pratica: cli stabilii-e - con la forza coattiva della Carta dell'ONU - i pri"ncipi che, quale che sia la strutttira futura del fun– ~ionamento ciel Canàle, s'impongono fin d'ora al rispetto delle vai-io pal"ti in causa. PAOLO VITTORELLI 5 MEDIO ORIENTE - Tutti per la pace (Vis. ,li Di110 /foschi) JSRAEJ,f,jE STATI ARABI MONITO- DIBEN GURIO di HULDA LlBERANOME L E RELA. ZIONI tra Israele e gli Stati Arabi, sempre delicat~ tese, sono scivolate in questi ultimi 10 giorni sd trna china tanto_ pericolosa da fcu temere seriamente una guena. All'annuncio, dato con tono di scal'sa importanza, che· truppe dell'Iraq sarebbel"O entrate in· Giordania su 1·ichie– sta cli quel governo, dopo gli scontri avvenuti alla fron– tiera israeliana, ha fatto seguito la dichiarazione del primo ministrn di Israele, il socialista Ben Gurion, secondo la quale Israele Si riserverebbe tutta la libertà d'azione nel caso in cbi l'annunciato invio di truppe _gj verificasse. Dietro queste due dichiarazioni esiste tma fitta rete di intrighi e di inter·essì. _.._ E' nnto che· nel Medio Oriente Vi sono due potenze arabe rivali che si contendono la supremazia sugÌi altri paesi correligionari: l'Egitto, che ha assqnto una posizione anti-occidentale e sembra appoggiarsi più decisamente all'Unione Sovietica; e l'Iraq, membro del patto di Bagclad, protetto dalla Gran Bretagna. Il p1·imo cerca di acquistare un posto di preminenza mediante una politica estl'emamente nazionalistica ed anti-israeliana, a cui gli arabi, nella loro ingenuità politica, sono particolarmente sensibili; il secondo, pef non pei·dere quota, si slancia anch'esso conti-o Israele, malgrado che una guerra contro lo stato ebraico Jlon risponda ad alcuno dei suoi 1·eali inte• ressi, data la grande lontananza dai confini di Israele e data la situazione di relativo benessere economico in cui il paese si trova ·per lo sfruttamento del petrolio. Tuttavia l'haq, otto anni or sono, Scese in campo contro Israele è rifiutò pedino di firmare l'arrnistiz;io. In altri termini l'iinti-israelismo è il tpsto più efficace per incli1·izzare l'opinione degli arabi_ in favore ora del– l'Egitto 01·a dell'Iraq, a seconda cli chi si esprima più vio– lente_mente. E bisogna dire che, da questo lato, l'Egitto si è trovato quasi sempre· in vantaggio, in quanto poteva anche organizzare ai confini i famosi « faidin » (com– mandos) conti-o Israele ed impedire il passaggio di navi jsl'aeliane dal Canale di Suez. Ora che l'Egitto pur avendo riscosso i consensi degli arabi, è fortemente impegnato per risolvere la crisi di Suez, _l'Iraq ha una splendida occa– sione per conquistare un posto preminente: le moderne armi, di cui gli occidentali l'hanno fomito, gli P◊rmettono cli fare la voce grnssa. Per giungei-e a contatto con Israele, tnttavia, esso deve attravè"i-sare .il territorio della Giorda– nia, paese amico, il cui re è filobritannico. A questo punto intervengono .interessi che stanno a cuore anche alle potenze occidentali: proprio alla data di uscita di questo numero di NR, si svolgeranno in Giorda– nia le elezioni politiche e si teme la vittoria di un forte partito prn-egiziano, formato in gran parte da ex-palesti– nesi, seguaci della politica di NasSer invisa alla Gr.an Bre-. tagna in particolare. Tale partito ha già dimostrato la sua decisione con l'impedire che la Giordania aderisse al patto di Bagdad: la sua seconda nleta sarebbe la eventuale de– tronizzazionè del re Hussein, cugino del re l?eisal dell'Iraq, fautore di una politica meno aggr(_;}s:c:iva e più 1·eaListi<'f! .La caduta del re Hussein signifi-::herebbe una grave iattui·,– sia per l'Jr-aq sia per la Gran Brntagua, che ha basi mili– tari in Giordania, ed è pe,· questo che Lonçlra ha appog– giato il movimento delle truppe irakenc, che con le loi-o baionette sostenebbeJ"o Hussein, annunciando - ad uso degli arabi - che aiutei·ù la Oimclania nel caso di una aggressione israeliana, ma i11 effetti perché vuole 1·ipren– cle1"0,o almeno difende1·e, quello che è l"imasto della sua influenza nel :Medio ·Oriente e nello stesso tempo clan~ una mano ai nemici di Nasser. L'allai·me sentito in Israele, che vive praticamente da otto anni in stato di assedio. risulta cornprenSibile. Israele non ha sfruttato la crisi di Suez per i suoi fini· partico!ai-i, dimostrando ancora una volta una sincera v"olontà di pace. ma tenie oi;a di essere usato pe1· la rivalità tra gli anglo– irakeni da un lato e gli egiziani dall'altro. Nessuno st.ain sovrano può permettei-e un ammassamento di truppe 1w– mi.che lungo la sua frontiera senza reagire energicarnenf,, per impedire, nel futuro, il peggio. Il parlamento i..,1-aP• liano, nel dibattito di politica estera tenuto il 15 ed il J ( di questo mese, si è riunito all'unanimità intorno al go– verno socialista di Ben Gurion pei· dimostrare al mo11rl11 che il primo minist;:o, nel suo ammonimento all'Iraq, h:: agito in nomo del popÒlo intei-o e non soltanto in non,e del suo partito. Non pensiamo tnttavia che la situazio11t– si aggi-aver-à ulteriormente pe1· il n1omcnto. Istaele ha l"l"o– vat-o un alleato nella Francia, h r-ui opinione conta oi-;· molto per la. Gran Bretagna, negli ultimi sviluppi del– J'a7,io11e per Suez. Questo fattore, sommato alla paura del re di Giovdania di esacer-bar-e trnppo gli avver8tH), hr impedito, per il n.1omento, l'invio delle trnppe i1·akene in Giordania. Dal canto $\IO Jsraele ha già dato prove, du– rante i trascoi-si 8 an11i, della sua avversione alla g,:t-na. perché non ha _approfittato della _sua momentanea supe riorità militare per sfn1tt~re le crisi in cui più volt.e son,, caduti i suoi vicini e perché ha intrapreso un cor11g1io.: 1 : programma di sviluppo socia.le ed economico. La sitwi zione tuttavia .rimane te~a pe.r il continuo invio di ann· si1·iane in Giordania. Forse la FranCift potrà servir-e eia freno alla Grnn Bre– tagna in questo settore e se le ele;,;ioni saranno favorevoL aLre I-fussein vi sarà un minore interesse dell'Iraq e de\111 Gran Bi-etagna in Giordania. Ma queste supposizioni no11 sono sufficienti a dare tranqujlJità perché, dopo la risolu– ;,;ione della ·crisi di Suez, sussiste un serio pericÒlo che. sia l'Iraq sia l'Egitto, aggrediscano Israele per conquistarsi "il mondo nrabo. La dichiatazione del premier Ben Cn1·io11 si leva perciò dignitosamente nel fitto dell'intrigo di in– teressi delle grandi potenze, per mostrare all'opinione pubblicn mondiale che Tsraele non può essere considerato come un pallone da gioco; ".in questo comprensibile de– siderio lo stato ebraico è appoggiato ovunque nel mondo da grandi masse le quali sono, in ultima analisi, il mi– gliore ed il più grande dei suoi alleati.

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