Nuova Repubblica - anno IV - n. 28 - 8 luglio 1956

(118) · nuo11a repubblica MESSICO: LA TERHA AI CONTADINI LETAPPE DIUNA RIFORMA Nel 1960 ci saranno 873.000 contadini di più che nel 1950, ai quali 1'arà necessario dare delle terre. E' giunto il momento di una revisione ape, ta, pubblica dei principi de'la riforma agraria, che può cambiare del tutto il corso dell'evoluzione del Me~sico e modific_are la faccia stessa del paese di VJCTOR ALBA I N QN SO se succede lo stesso per gli altri paesi ma per il Messico si potrebbe dire che per conoscere quello che di realmente importante accade nel paese biso– gna chiedersi: «Di-che cosa non parlano i corrispondenti della stampa estera? ». Perché è proprio precisamente ciò che essi ~on dicono che costituisce c:uanto di più signifi– cativo sta avvenendo nella situazione messicana. Così si spiega come nes~uno, fuori del Messico, si sia reso conto di una evoluzione che dura da qualche anno e che ultimamènte ha assunto un carattere particolarmente acuto. Si tratta di un fenomeno che può cambiare del tutto il corso dell'evoluzione del Messico e modificare la faccia stessa d_el paese. Intendo parlare della polemica sulla riforma agraria, di quello che essa è stata e potrà divenire nel futuro. O, se vogliamo usare un linguaggio più sintetico, della ,riforma della rifo,rma agraria mes– sicana. La cosa è importante perché. il Messico offre il ·primo esempio, nel nostro periodo storico, di una rivoluzione agraria; perché il prestigio del Messico in tL;tto l'emisfero si basa sulle conquiste di questa rivoluzione agraria, e perché questa stessa rivoluzione, caso eccezionale della nostra ·epoca, non deriva da una ideologia preconcetta e soprattutto da una agitazione coscien,te di forze politiche .e sociali organizzate. Essa fu dal 1910 al 1917 una rivolu– zione il cui carattere spontaneo contraddittorio e impro,i– visato non si può mettere in dubbio. Essa è anche la sola rivoluzione sociale del XX secolÒ che non sia comunista e .nella quale i comunisti non hanno avuto parte alcuna. Per di più è anteriore alla rivoluzione russa. Non è dunque esagerato dire che gli insegnamenti della 1·ivcluzione messicana sono di una •grande importanza e di una innegabile utilità. E. la rivoluzione_ messicana si esprime, soprattutto nella riforma agraria. Che cosa è diventata questa riforma? Quale può essere ancora il suo destino? A queste due domande cercherò qui di dare una ri– sposta. Dai ''latifondia,, agli "ejidos,, I conquistador's si divisero fra loro le terre e gli indiani che le abitavano.· Nacque· così nella Nuova Spagna la g1·ande proprietà agraria, copia dell'organizzazione sociale spagnola dell'epoca ma su un piano cinque volte più gran– de. Quasi tre secoli dopo, alla vigilia dell'indipendenza messicana, il vescovo Abad y Queipo, consigliava di ob– bligare i, grandi proprietari ad affittare le loro terre. Hi– dalgo e lYiorelos, i due preti che diressero il primo movi– mento d'indipendenza, ordinarono che ritornassero alle comunità indigene le terre che avevano appartenuto ad esse per tradizione. I primi governi del Messico, indipen– dente si sforzarnno sènza successo di attirare nel Messico l'immigrazione còntadina europea e di limitare l'estensione delle haciendas, grandi proprietà agrarie. lYia il regime dei latifundia rimase in vigore fino alle leggi dette della Rifor– ma, del 1857-63, che tolsero la terra non ·solo alla chiesa (come era loro principale scopo) ma anche alle comunità indigene, per darla, individualmente, ai loro membri. Que– sto rafforzò in poco tempo la tendenza all'accumulaz1one della proprietà terriera. E il lungo governo d1 Porfirio , Diaz, soprattutto durante gli ultimi trent'anni ~del XIX secolo, fece dell' hacienda la base economica della società ,nrnssicana. _Ecco alcune cifre che mostrano l'evoluzione della situazione agraria. All'epoca dell'Indipendenza ( 1810- 1823) il Messico contava circa 6 ,milioni di abitanti e 21.177 haciendas. Nel 1910, alla vigilia della rivoluzione, con 15 milioni di abitanti si contavano 37 .000 haciendas. L'aumento del numero delle haciendas non significava una diminuzione della loro estensio;ne ma un aumento della terra coltivata. L' hacienda era in effetti il centro di un sistema di schiavitù. Il peon (lavoratore della terra indiano o metic– cio) si trovava legato alla terra grazie all'accumulazione dei suoi debiti con il proprietario. Nello stesso tempo l'as– senteismo nuoceva allo sviluppo della produzione agricola e al progresso della tecnica di sfruttamento. Nel 1910 1'82 pee cento delle comunità indigene si trovavano legate al– le haciendas. E' dunque logico che quando la rivoluzione scoppia per motivi puramente politici (contro la rielezi~n~ di Diaz) le masse che vi partecipano vi portino anche obiettivi sociali, che con Emiliano Zapatu, un contadino del Sud, divengono molto chiari: la tèrra ai contadini, la· distruzione delle haciendas. I capi rivoluzionari. - Ma– dero, che negò l'esistenza di un problema agrario, poi Car– ranza che si oppose alle misure spontanee di distripuzione delle terre - non poterono eludere la pressione delle masse contadine, di cui. si componevano le armate improv~ visate della rivoluzione. E' sotto questa pressione che la Costituzione del 1917 (ancora ip, vigore) fu redatta e che furono promulgate le leggi del gennaio del 1915 che restituivano agli ejidos le tene di cui ei'ano st;iti privati, ed altre leggi che durante venti anni si sforzarono di adattare ai bisogni del paese il principio della rivoluzione: la terra ai contadini. Questa medesima ispirazione aveva determinato du– rantè il XIX secolo, una serie di movimenti contadini 'quasi sempre sanguinosi e spesso confusi con le ribellioni indi~ gene: la guerra dei- Mayas del 1847, la rivolta di 'Sierra Gorda (1848-49), quella di Mazamitla nel 1857, d'Amealco nel 1877, di Papantla nel 1884 e nel 1891, e le sollevazioni ,dell'inizio del secolo attuale (Viesca) ispirate dal partito liberale (anarco-socialistizzante) dei fratelli Flores lYiagòn. · Ci fu anche un tentativo di organizzazione contadina : il manifesto di San Luis Potosì, nel 1870; il Congresso Contadino del 1877; la Lega Agraria del 1880, creata dal generale Tiburcio Montiel, e soprattutto il movimento di Julio Chavez Lopez, a Chalco, nel 1869, a carattere anarco– soci alistà. Verso la fine del XIX secolo, d'altra parte, alcuni i~– tellettuali segnalano l'urgenza di modificare la struttura agraria del paese, sia per ragioni di giustizia sia per pragrnatismo economico: il « latifondismo è un sistema anti-economico, causa dell'instabilità 'Jolitica e dell'arre– tratezza economica del paese, della non'.' assimilazione delle masse· indigene alla civilizzazione». « Governare è creare dei piccoli e medi' proprietari ... dare la terra a coloro che sono capaci di conservarla e di sfruttarla », dice Gonzalez Roa. Con lui l'avv:ocato vVinstano Luis Orozco e Andrés Molina Enriquez fanno notare come il latifondismo sia un ostacolo allo sviluppo del nascente capitalismo messicano . Bisogna che la proprietà feudale della terra divenga pro– prietà capitalistica. Per questo· la riforma agraria è indi– spen,~abile._ Ma come trasformare in proprietari questi contadini' che. non hanno mai posseduto terra individualmente, che sono, in. generale, membri di comunità indigene alle quali si sentòno legat~ :;li- sottomessi? E' ·necessario dare la terra ai co·ntadini, ma. Ì'i-'maniera tale che questo atto crei in loro una mentalità _di proprietari e dia loro la capacità tecnica e soci~le di conservare e utilizzare la terra. Luis Cabrera, il teorico della rivoluzione, suggerisce di utilizzare I'ejido per promuovere questa .trasformazione psicologica che deve accom_pagnare l'evoluzione economica e sociale. · Ej_ido è una parola der·ivata dal latino; significa uscire. In Spagna la parola si applicava alle terre non coltivate, possedute collettivamente e situate all'uscita del villaggio. Attualmente l'ejido messicano, ripristino dell'ejido del– l'epoca coloniale, è la terra posseduta da comunità di con– tadini (indigeni o no). Ejidatar·io è il meh1bro di una di queste comunità. Ci sono degli ejidos lavorati in comune altrj lavorati separatamente da ciascun ejidatario cui vie~ assegnato un pezzo di terra - che non può né vèndere né trasmettere, dunque che possiede unicamente in usufrutto. In certi ejidos - una piccola parte _:_ funzionano le coo– perative sia per lo sfruttamento della terra sia per la ven– dita dei prodotti. L'ejido è stato considerato la base della riforma agra– ria. Ma questa ha dato al piccolo proprietario - fissando il massimo della terra che può possedere, sia teri-a irrigata che terra arida - una garanzia: la « inas~egnabilità » ; ciò vuol dire che per una decisione del Dipartimento Agra– rio (ministero incaricato di a)?plicare le leggi della riforma agraria e di controllare lo sviluppo degli ejidos) le terre del piccolo proprietario, dopo uno studio su ciascun caso, sono dichiarate « inassegnabili » · a un ejido qualunque esso sia. La media e piccola proprietà non può .mai essere dichiarata « inassegnabile »,· il che signi6ca che su richiesta di un gruppo di contadini _senza terra, lo Stato può sempre espropriare con indennità (non necessariamente concordata) una parte della media o grande proprietà per darla ·a _un -ejido di nuova creazione o per donarla a un ejido già esistente, ma il numero dei cui membri sia aumentato al di là della disponibilità della terra. Due tenrlenze La riforma agraria messicana ha percorso tre tappe le 1 cui. linee differenziali non sono di qualità ma di quantità, a seconda del tipo di proprietà che vi ha predominato e che ha contato sull'appoggio e la protezione dello Stato. Prima tappa: Quella della legislazione rivoluzionaria che stabilisce i fondamenti gimidici della riforma. L'ejido è considerato come un mezzo di educazione del contadino al senso della proprietà e di svilupp~ della sua iniziativa individuale. La riforma ha per scopo, agli occhi dei suoi teorici, di creare una piccola e media borghesia agraria.– Questo periodo dmerà. sotto la presidenza Carranza, Obre– gon e Galles, fino àl -momento in cui il generale Cardenas, divenuto presidente, si libera dell'influenza di Calles ( 1935). Seconda tappa: Quella del predominio dell' ejido. 11 generale Cardenas Ol'ganizza degli ejidos nelle regioni prn prospere del paese, elargendo loro ogni sorta di facilitazio– ni: La Laguna, per ii' cotone, Yucatan per il sisal (fibra tessile). Numerosi ejidos comunitari Yengono creati, in sei anni più famiglie contadine ricevono terre negli ejidos che nei vent'anni della prima tappa. Questa politica tende al frazionamento anti-economico · della terra (che non è sufficientemente controbilanciato dagli ejidos comunitari, la cui efficienza economica è spesso messa in dubbio). Nel l 953, al momento delJ.a svolta della politica agrarfo messicana, ci sono nel paese 17.579 ejidos di cui 7.859 hanno, per ciascun membro, una superficie di tena variante dai 4 ai 10 ettari; 4.860 di meno di 4 ettari e 3.8'74 .di più di 10 ettari, mentre in 709 ejidos ogni ejida– tario dispone almeno di un ettarn. D'altra parte l'aumento della popolazione (il Messico ha uno dei tassi d'aumento più elevati del mondo) ha crnatQ in trenta anni 15 milioni di contadini ai quali bi– sogna dare delle terre. Nel 1!)60 ci saranno 837 .000 conta– dini cli più che nel 1950, ai quali sarà necessario pure da,·e delle terre. A questo scopo e per sovvenire ai bisogni di una popolazione in crescita bisognerà mettere a coltivazione tre n:iilioni di ettari di nuove terre. D'altra parte nel 1895 il G,67 per cento della popolazione possedeva delle terre, mentre nel 1940 questa percentuale era digià del 30.G6. Fino all'epoca di Cardenas le organizzazioni e i con– gressi contadini reclarnarono costantemente la sparizione degli ejidos per fare posto alla piccola proprietà. Con Car- · deiias queste organizzazioni - come il movimento sinda– cale - si trovarono strettamente legate e sottornesse al– l'apparato statale. Lo sviluppo degli ejidos dette luogo alla crescita ipertrofica di una burocrazia « ejid~le » e per questo fatto stesso il principio dell'ejido divenne un assioma. Terza tappa: E' quella della revisione timida, esitante· e quasi nascosta dei principi della -riforma·. agraria e spe– cialmente dell'asserita eccellenza dell'ejido. Questa revi– sione cominciò, sul piano legislativo sotto il o-ovemo di Michele Ale.rnan ( 1946-52). Sotto il s~o successire, Adolfo Ruiz Cortines ( 1952-58), ha preso un carattere di discus– sione teorica, aperta, pubblica. L'ejido ha cessato di e,,sere un tabù. E' discusso e criticato apertamente. E' divenuto d'altra parte una posta d'influenze politiche. Per l'ejido stanno la burocrazia « ejidale », gli amici del vecchio pre– sidente Cardenas, i comunisti e i compagni di strada del Partito Popolare; contro I'ejido e per motivi diversi sono gli elementi socialistizzanti, 'gli amici del vecchio presidente Aleman, i partiti di destra (Azione nazionale, Partito na~ zionalista) e i tecnici non burocratizzati. Il PRI (Partito Rivoluzionario Istituzionale), che è al governo, e il gover– no stesso, pur senza prendere posizione apertamente, favo– riscono, senza rumore e. cautamente, la piccola proprietà agraria e frenano 'la politica di istituzione di nuovi ejidos. Quali sono gli argomenti delle due tendenze? E la piccola macchina per l'uf– -ficio e per lo studio privato.– Fornisce un lavor·o di qualità · elevata e costante. Unisce le caratteristiche di stabilità e di robusta struttura dei modelli mqggiori alla mobilità ed ele– ganza .della po,-tatile. Olivetti Studio 44 nuova repr1bblica ABBONAMENTI Annuo Semestrale Trin;estrale L. 1500 800 4-50 ..e ■- C

RkJQdWJsaXNoZXIy