Nuova Repubblica - anno IV - n. 25 - 17 giugno 1956

(115) nuova repubblica lUl:OlWO 1H l'OlWA DO A LVAIW LIRICA E DRAMMA di P. F. LISTRI e OH.RA DO Alvaro è morto l'altro giorno all'età di sessantun anni. Con lui scompa.re una delle figme più complesse della nosfra letteràtura e uno degli interpl'et-i più solleciti e cont-radittori della nostra epoca. Potremmo cfire an;,,i, che nel!~ tormentose antinomie, nella lucida coscien:r,a di certe universali condizioni dell'uomo, e di altre pili storicamente condizionate, nell'ince1-tezza e nella impotenz.a a risoJyerle sÒiritualmentè, così presenti e fervide nelle sue pagine di saggista, di drammaturgo, e sopi·attutto di nanatore, consista il significato e ii' limite della sua grnndez?.a. Fin dal suo primo Yolume narra– tivo (La t1iepe e l'orlo) si delineano i temi che resteranno sempre i suoi più cari: il rnito dell'antico paese, della Oa– Jabr-ia,' il destino e la ribellione dei suoi uomini, la tji– sccsfl da questo li,nbo dolente nella città estranea e, poi, il ti torno e i soinmovirnenli che p1·ovoca; i rapport,i fra pachi e figli, l'ascesa di que:sli ultimi attraverso gli studi, che è con1e una vendetta dei padri: spesso, infine, l'esito tragico cli tutti questi genei·0si fr:'rmenli. Gente in Aspro– monte (1030) segna, pos,;ic1mo dire, l'espcrie~ria più a.Ita e riassunhice - nel la commos.'.:'a, verghiana rappresenta– ,.-,ione di A.1·girò e dei suoi quàttl'o bnoi, e nella tragedia dei figli (il finale incendio <lei boschi) - di questo niondo umano e poetico. Nelle opci·e posteriori, in quasi tutti i racconti e i ro– rnan,.-,i, questo l'elice atteggiamento di scoperta e di rivolta, quf':--tf1 spinta inlerio1·e che è i,~sieme azione e sosta,.u:a di drurnnia, si arfievolisce o, almeno, si Stempera in wla più lirica e amara contemplazione. I suoi personaggi rài-arncnte trnvano sviluppi urnar'1i positivi all'interno del racconto («la nostra generazione - osserv~ Alvarp --.:.. ha questo marchio della colpa, che è divenuto· il nostro carattere, il nostro stato nella civiltà, la nostra droga»), più spesso appfi.iono e restano fig111·eferme e dolenti, cariche della fol'O velleitù cli 1·ibellione, di un loro profondo significato di testimon'ianz.a. Ed è allora che subentra accanto a questa originaria, quasi mitica ispi ..azione, l'altro aspetto dello scl'ittore Alvaro, quella sua ansia cioè di una eva– sione ora lii-ica 01·a cosmopolita, quell'esaul'iente atten– :1.-ionepsicologica che si rispecchia nella forma favolosa e sll"emata de.I suo linguaggio, quel des.iderjo cli distacco e di fnga, tutti elementi che cospireranno a l'insaldare 1a prtt·ticolare posizione umana attinta e sostenuta nella sua maturità cli ;Hlista. Da D'età breve (1946) a Uuomo i forte (1038), a Qu<isi urai vita (1954) si precisa ap– punto il senso ineparabile cli una solitudine che prima cli essere scelta è fo1·se confessione di impotenza: non a caso, prop1·io questa. solitudine di Alvaro costitnisde oggi una fo,·te suggestione per quei giovani narratori, che dì fronte .alle scelte più irnp~gnative hanno eletto, fuori di ogni polemica, la difficile strada di un impegno indiv.i- , duale e so)itario. !\:fa in Alvaro esiste tutta.via sempre pl'esente Ja coscienza di questa insanabile antinomia, ed anzi, essa costi.tuisce come il dolente lievitò delle sue pa– gine pii:1 belle; in questo senso ci pare giusto il giudizio Ji un suo Cl'itico: « Egli ha cl;;1touna definizione sempre appl'ossimativa ma semp1·e molto vicina al vero dell'uomo conternporaheo ». Anche per quanto rigual'da la sua arte di nai·ratore, del resto, L\1varo costituisce uò. modello,ricco e stimolante: in questa età sen,.-;a classici, ]'inquietudine del suo linguaggio, Ora h8gico, ora favoloso, ma sempre vario e aderente alla sostanz"°a rappresentata, la moltepli– cità degli esiti poetici, l'ampia stagione culturale di cui la s~ia persçmalità. appal'iva nutrita, sono elementi che certo la nuova narrativa italiana dovrà meditate, e dei quali potrà giovarsi. Non si può, nei limiti di questa nota, neppure accen– nare ai complessi intei·essi, anche di ordine soci8.le e po- 1itico (Ultalia rinunzio, Il nostro tenipo e la speronza) che anirnarnno e sollec.ital'ono la. sua attenta p~rsonalitù. . di creatore e· di saggista, né esorninare il gran numero di sc1·itti che costituiscono il corpt1s notevoUssimo della. sua opera, dalle Poe8ie 01-i9ioverdi ai lavori drammatici• (ll' caOè dei nav-iganti ~ .La lunga notte di Medea); al– l'ultima import~1,te raccolta dei "l5 Racconti. Era dove– roso, oggi ·che Conado Ah·ai'o ci ha lasciati, sottolineare nel fel'vore d0lla cronaca, jl senso e l'.impo1'lanza della l'/Uadura.tura te,.,tirnonian,r,a umana. 7 ( Dis. di Dino Sosclzi) Censura dia-letto e vent're riducono il cinc in cenere "==L=U=C=I==D=E=L=L=A=R=I =B=A=L=T=A~~ ILPIACERE DI SIBIRSI di VITO L ' AU'l'E~TICA ragione per ciii quel gioco che è l'atti– vitit teatrale continua a resistere alle tempeste e al . macchinismo della vita moderna, sta nel suo pe– renne soddisfare un bisogno élella psiche, sia per l'attorn che per lo spettatore. Già i biìnbi recitano al dotlorn e la malata, alle nozze con una bambola per figlio, al negozio con la commessa e il ci'ìente. Camuffarsi, assumere un.,altra pe1·sonalità, esibirsi agli occhi estranei in un aspetto im– previsto, costituisce man mano che ci si avanza nell'età, un'aspirazione positiva della vita, una ... Jentazione a cui si cederebbe volentieri (ed essa è lant6'- pili forte nel sesso femminile in relazione appunto alle ·mino1i possibilità of– fertegli dalla convivenza sociale di assumervi un ruolo che ponga in ·nuova luce). PANDOLFI ca;e;o por'chè nonirnlrnente ogni la,·ol'O, classico o moderno, of'ft.e trn numern assai minor·e di parli femminili, talora esiguo. Nel secondo perchè !e parti maschili che si pos– sono loro afndare sono piuttosto limitate. Ma fede ed en– tt1sias1110 li trascinano ai mi-1.gg.ioi·i sacrifici. La speranza segreta di cui ci si nutre in queste recite è che casual– ment~ il grande regista cinematogra[ico una sera sbatta il naso sul piccolo teatro, e vi scopra_ proprio l'attore che gli occoneva, 1·endendolo l'Ìcco e celebre. Non si creda in– fatti che :il prngrarnma di questi teatrini coltivi fondate aspint,.-;ioni intellettuali. Non si distingue mai o quasi dalla nol'male routine t'catrale, ed ancor meglio del miraggio for– nito dall'irnpl'ovviso apparire ciel regista, offre ]a pos– sibilità del piacere di venire alla ribalta e farsi anmùra.re dagli sguardi degli spettatori, per quanto poco numerosi, in nuove vesti, squassati da nuo\"e passioni. Le gravi dif– ficoltà obietti,·e (censura,, piccoli firian,r,iament.i, controlli vari) ma soprattutto la in.iopia Intellettuale di questi at,. tori, fanno si che le piccole scene si guardino bene dal– l'assumere un loro natm·ale compito d:avanguardia, alla f:cope,·ta di giovani autori. La vita dell'attore è sotto molti aspetti, e nella mag– gioranza dei casi, quanto di più deludente, urniliante e in• certo si possa jrnmaginare. Per una riuscita 'si regist'l'ano cento dolorose sconfìtte, scogli sui quali naufraga l'intel'a esistenza. Nonostante tutto questo, si continua infatica– bilmente a ritentarne le strade, e quella più diretta - la. recita teatrale - non cessa di svilupparsi per quanto le vengano a mancare sempre i più necessari fondamenti economici. FRA LE più singolari rnanifr•sbt,r,ioni di questo gene1·e Una capitale come Roma offre allo spettato1·e av\"e1·tito a Cui abbiamo assistito, ricordiamo, e non diment1~ infinite forme di esibizione a sfondo dilettantesco. Trala- chererno tanto presto, per il sano di,·ertimento p1·ocuratoci, sciamo le innumerevoli confernm;e, i giornali parlati, le tor- l'esecuzione della « Cena delle Beffe» al Millimetro,· tea• nate di poesia, i pubblici dibattiti - al termine di riunioni, trino che conterà al pili cento posti e che assunse questa· ed ora perfino al termine di spethtcoli - in cui si incon- denorninazione l'anno passato, come sfida al buon senso t1·ano volonterosissimi, sempre gli stessi, disposti i:~ far borghese e alle masse incolte e indiffe.renti. Dop-o aver bus• sfoggio d'eloquenza e a sbalordire l'uditorio coll la loro sàto alle porte ministel'iali (com'è ormai triste consue• saggezza. Tralasciamo i piaceri delle filodrammatiche, vivi tudine), dopo aver rappresentato qual~he novità non priva e vegeti più che ma.i, con i loro festival e le loro consa- d'interesse, ma abbastanza normale negli intenti e nei :ri• orazioni televisive. Tn,lasciamo le avanguardie giovanili sultati, il gruppo di giovani cosiddetti V<?lenterosi si è' e studentesche (ci capitò tempo fa cli assistere a uria re- dissolto e l'impresa è sta.ta assunta da robuste mani di cita di Frana allo scalo Nord di Ugo Betti, realizzata in gusto filodrammatico. Il pubblico riempie la piccola sa- una sacrestia di pia.,.-;zaSant'Ernel'enzjana, alla prnsem~a di letta; ora che si riprende « La cena delle beffe», suggendo,, tre spettatori, da un grui)po di com·/.1tissimi apostoli del le sue prestigiose vicende e il s110 fiorito parlare con .-erbo teatrale, che si el'ano fra l'altro concessi numel'osi schietto entusiasmo e senza che lo pervada un minimo so.l avanguardismi registici). Addentriamoci invece nel vivo spetto d'ironia. I nostri bravi interpreti, cr•-to non pro!es";' del giro professionistico, e scoprirnmo con stupore che in _ sionisti, anche se recitano tutte le sere con regolarità qui, ognuno di quei teatrini sol'ti nel dopogueTra a Roma come ·cd anche se,. non mancano di destreggiarsi con i trucchi .funghi, si recita - e si t1·atta spesso di attori dal passalo del mestiere, urlano con quanto fiato hanno in gola, si illustre - per un compenso che nel migliore dei casi non contorcono come ossessi, riempiono l'aere di dolorose e folli supera quello di un impiegato di concetto, quando si tratta risate sataniche, ct,mparendo- immCdiatamente dopo alla dei ruoli più impmtanti. I minori si accontentano di un 1·ibalta, con aria modesta e con"irnossa, per implorare gli rimbol'SO... spese del• tram. Naturalmente questi ultirni, per applausi. vjvere, o fanno J'icorso alle famiglie, se sono giovani, o « Chi non beve con me, peste lo colga!> e un fremito trovano modo di ottenere qualche occasion'ale puntata alla pervade la platea. «.Preparati la bara, Giannettaccio ! » e radio o al doppiaggio, oppnre si rifugiano in un impiego, le lacrime scendono per le gote dei bravi padri di fam-iglia. si appoggiano ad attività mino1·i. Nemmeno le inconsuete esibi,r,ioni che offrono. le calzema• Le più entusiaste e volonterose in ·queste forme d'esi- glie, data la strettezza del giubbotto, scuotono le coscienze .. bizione sono le attri~i e. accanto ad esse, il terzo sesso. Per L'avànguardìa ha. compiuto risoluti passi' in avanti, non queste due categorie il lavoro è sempre difficile. Nel p1·imo <;'è che dfre. Avanguardia dei tempi nostri, up• to dal.e.

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