Nuova Repubblica - anno IV - n. 10 - 4 marzo 1956

(100) nuova repubblica I· LUCI DELLA RrBALT A I I· ··C.()LTELLI DI HOLLYWOOD di VITO PANDOLFI T RA l FILM c·he fanno 1iflettere - e di riflettere c'è tanto bisogno - nel mezzo migliaio che ogni anno pel'viene normalmente suj no.:.,hi schermi, bisogna am– mettcro che il primato va decisamente alÌa produzione holly. ,voodiitna {pur costante bersaglio di anb.temi). Sarà forse <lovuto alla quantitit delle p1·oduzioni che permette una per– centuale di film «:problematici,, e alle positive qualità in q11e:;to seilso della produzione drammatica (a cui assai spesso s'ispira quella filmistica), ma in effetti, nel campo dello spettacolo, bisogna riconoscere - con dolorn, perché e ciò 1·encle coloniale buona pa1-te della nostra. cultura di– cia,110 subalterna. - la net.tu . supremazia nel nostro paese dello spettacolo statunitense, l'intere~se che certe su6 fonne portano su taluni prnblemi di vita sociale americana. Sono presentati aUualrnenle nei cinema cli prima vi– sione a Roma, due film che hanno in comune diverse par– ticolarit[L artistiche: 'J.1hebia Imi/e ( « Il grande coltel1o >, dalla commedia di Clifford Odets, l'egìa di Robert Ald1·ich), Re bel without a caw,e («Gioventù bi·uciuta >, soggetto e 1·egia 'di Nicholas Rlly). I pl'oblemi centrali sono evidenti nell'uno e nell'altro caso: la ,·ita dell'tii·tista cincmatogrnfioo, l'impossibilit."L di realiz;r.iHe le p1·op1·ieaspìrnzioni, nel dram. ma di OdetS {ohe si ohinde col suicidio del protagonista); j .rapporti tra genitol'i e figli, l'incomprensione che molte volte li ca;·atterizzA, lo ~b~111damonto morHle e mentale che ne consegue, nel film di Nichohls Ruy. 1 n entrambi i casi si ti-alla cli una frustrazione, che porta a !'iCOnvolgentì ef– fetti (anche nel film di Nicho,las Ray abbiamo un fatto tragico: un n1ga;,;zo f,;pan1 n!Fimpa:--.zata, in preda tl squi– librio nevrotico, fincliè non vif'ne atten·ato dalla polizia). Qui, come nei lavori di Arthnr-'tl:lillcr e di Tennessee \Vil– Jìams, abbiamo «spaccati> chd ,·ivo di una società forte e polimlc quonto si vuole. capace delle pili vaste costru– zioni, 111a non aninu,b1 11nt·ò1·;1,nel Suo intimo, da un'in– b•nto Plico che si ~ostituisca alla concezione ptn·ilana ol'mai ùicliinrHltl fuori ur;o. Ott1·e alla conisponclcnza d'i11tenzioni, unisce questi dne (il111,un analogo 01·it~nlf1mento fot•fftale. ·11 filrn di Al– c.lrich, realizzato da 11118 società indipendente, resta fedelis– simo all'impianto della commedia, si svolge p1·ess9poco in un solo a,nbiente - « living-rnom. » del protagonista - e ac– centi-a tutta la sua attenzione stilistjca sul gioco degli at– to1·i, sulle emoz:ioni delle loro fisionomie e delle loro voci, sull'entità p:sichicu doì p01·sonaggi e sul lorn incontro o sconti-o. Riesce così ad evitare quasi sernprn la monotonia dd dialogo teatrale, po,·gendo una nuova soluzione d'in– <1uadrntura e di visuali .ad ogni nuova scena, un nuovo :ritmo di montaggio interno. Ciò è possibile soprattutto gra– '.l,iealle inte1·preta:..:ioni: tra cui quelle di Shclley ,vinte1·s, ]da Lupino 1 Jak. Pl.llance eccellono per Yigore e bruciante si11cel'itù. J H.ACCO~~TI più ro:-;d1i clie abbiamo trovato -nelle cro- nache (il bando di ::-lti·oheim, e la tentata disti-uz.iòne <li Ei;.;;.enstein) non vengono uguagliati dalla veemente in– ten:sib't di queste accuse, si stenta a pensarle Yerosimili, ep– pure inve~tono la stessa industria che, bene o male, so– vmintende all'elaborazio!1e e alla diffusione del film di Al– .tll'ieh. Sembrerebbe logico che Hollywood mettesse in moto ogni potere per far tacere quest'atto d'accusa. Per quanto po~:-;a apparire incredibile, la ve1·ità è un'altra: che Holly– wood non viene affatto danneggiata da questo sinistro ri– tratto. Da che mondo è mondo si sa che il ma.lvivente, qwrndo fa spettacolo, è as$ai pii:1 fa~cinoso dell'angelo. Diverso il caso del film di Ray: il problema è più grave, piÌI diretto, e soprat.lntlo più reale. Ma si resta increduli nel vedere una gio,·entù studentesca così incline alla vio– lenzH, capace per gioco di rischiare e pel'dere la. propria viht, o d'altra pal'te genitol'i così assenti dalla loro vita, così gravernonte 1·esponsabi1.i della debolezza psichica di qncst[l. Non si tratteti\ cli vel'i e propri oasi-limite? Non si sarà forzata 1a mano, per amore dell'effetto drammatico, dol « grand-guignol > a tema ibseniano? Siamo troppo lon– tnni dalla vita quotidiana della società statunitense per po– Ìl'I' giudicare un rapporto di vernsimiglianza. Rimane il fatto che questi film affrontano questioni evidentemente al– )'òrdino del giorno e con una i::;incerità che non ha davvero }imiti se si fa sospettare d'ci:;ibizionismo. Mettersi in causa con tanto slancio e con tanta c1't1dezza è sempre un atto pO)iÌtivo, che si riflette anche nella maturità e drammati- 11i.là ant.enti~a della f0nna in cui si realizza. E dobbiamo s.Jrnpre più rammaricarci che il film italiano, per esempio in due prodtnioni dovute a registi di rilievo come Alessan– c.11·0 Blasetti e Luci::rno Ernrner (mi riferisco a La fortuna di c~sere donna e a ll biaa:nio), si allontnn~ invece dalla no~ ::;tra rnalth, per insegui1·e una banale convenzione comica. 7 (J..a <io1111(t-tipo de.i 19.36 :wrt't com~ fo d•JIIIH.t-cri.~i del 19?9-30) Panico a Cinecittà (l)i,,. di Dino JJoJclli} * B I B L I O T E C A MODERNITA' E TRADIZIONE NELLA MUSICA CONTEMPORANEA ~TON CAPITA spesso di potel' leggere d'un flato un 1, volume di critica musicale: gJi auto,·i che si cimen- tano in questo genere di attività sembrnno fal'e a ga1·a nel presentarci le loro riflessioni col linguaggio più sibillino e allusivo che si possa immaginare; e se il feno– meno è comune a qunsi tutta la f'ritica d'al'te, quello che si verifica in Campo musicale è davvel'O inanivabile (basti pensare ai «pezzi:. musicAli che appaiono nei quotidiani, de~tinati - si badi - a un pubblieo indiscl'iminato). Bi.~ognn Qungne esp1·imere subito il nostro ringl"az:ia– ff1ento a Roman Vlad che, in questo suo pr·imo (se non c'inganniamo) volume .di saggi (Modeniil,à. e tradi.?ione nclfo m·usica c-onlem1>or011ea. Torino, Einaudi, 1955) ha trovato tfiiìt tale linflarità di esposizione da l'enderlo accessibile f1;1che a citi non sia pe·r professione musicista o musicologo. Bisogna anche di1· subito, a scanSo d'equi– voci (oggi chi scrive facile e piano l'Ìschia d'esser ritenuto a co1-to di idee e privo cli «impegno» più o meno « esi– stenziAle :,), che vi si riscontra una esemplare chiarezza di principi direttivi e nn rirerimento costante al patrimonio culturnle del nostro tempo. · Massimo Mila, presentando il volume, scrive: « Questo rnusicista possiede una sor– prendente cnltura letteraria e filosofica, che lo mette in possesso d'un saldo concetto generale dell'arte e gli per– rnette di evadere felicemente dalle Jimjtàzioni professionali: egli ~a benissimo che la realtà della musica non si esau- 1·isce in rapporti tonali e armonici né in puri ,pi-oblemi cH linguaggio intesi come nna deterministica fatalità insita nei fatti tecnici.. ln questa ricerca egli si attiene proba– mente agli esclusivi dati di fatto fomiti dalla pagina nrnsiculc, e la ferma convinzione del valore s,1premo della espressione non lo induce a quelle sbrncnte divagazioni psicologico-descrittive, ·a Clii ricorrono troppo spesso i c1·itici musicali di formazione prevalentemente letteraria e filo– sofica>. Col che si chiarisce anche il metodo seguito da Vlad: partendo da una ricostruzione filologica dell'ope1·a musi– cale, giungere, senza soccorrimenti imagi.nifìcì o pseudo culturali, a scoprire e a rivelare il complesso $ignifìcato 1,rnano e spll'ituale della medesin·rn. E' evidente che a tale chiarezza ermeneutica e volgarizzatrice (nel senso rnigliore dell'espressione, s'intende), conducono Vlad in primo luogo la sua personale esperion:,-:a. e il suo impegno di compo– r-.itore e di inteq)l'ete,; dai quali scaturisce anche -:- idea· direttrice di tutti questi scritti - la. convinzione della. perfetta asemanticità della. musica, in quanto 1 potendo « tutto dire, senza nulla nominare», si pone « al di qua e al di 111,' del linguaggio e della. rappresenta;i;iOne ». Non disgiunta da quest'altro punto ferrno - seconda fonda– mentale idea direttrice e titolo di qnesta raccolta di saggi, apparsi dal '45 al '54 su varie riviste o detti sotto forma di conferenze-: che esiste una continuiU non solo ideale ma concreta della tradizione rnusicale dell'Occidente, tale da poter includere a buon diritto anche il fenomeno appa– rentemente più distante e etel"odosso, quale il sistema. dodecafonico di SchOnbe1·g. Fino al sec. Vlll ci1·ca - spiega il Vlad - la mnsfoa restò sostanzialmente monodica, rnentre tutta la storia s11éccssiva. è caratterizzata dalla graduale introduzione cli « nessi sonori sempre più complessi>. Questo chiarisco perché, nella civilti\ musicale dell'occidente, una Yolta nata la polifonia, l'evolveMi delle strutture melodiche e armoniche non ebbe soste, e perchè invece le altre civiltà musicali (l'araba, l'indiana, la cinese e la giapponese, per es.) 1·irnasero essenzialmente statiche ( < proptio perché non uscirono mai dall'ambito d'una sostanziale monodi– cità »). Così, una volta chiuso, con Ravel, il ciclo della armonia (« l'accordo di tredice:sima esaurisce le possi– bilità di cr·eare nuovi accordi nell'ambito delle scale diatoniche:.). due vie si aprivano ai compositori: « sfrut-. tare integralrnente le risor5.e del cromatismo, oppure ope– l'fll'e nna nuova sintesi di elementi diatonici preformp,ti (politonalità, poliarmonin). I.a prima via fu aperta da 8ch0nbe1·g, la seconda fu indicata da. Slrawinsky, BartOk, 1-J.indemith, Mjlhaud ed altri». Questo, potremmo dil'e, il sottinteso le·it-mot·iv del ,·olurne (ma ripreso di proposito in un lucido « l)anol'arna 0spre~f-\ivo della musica cont.Prnporanea >), sia che si tratti di Chopin o di Rossini, di Bu~oni o di Verdi, cli Pl'okofieff o di DHllapiccola, cli Petras,,i o di Martin; tutti saggi n~i qw1li l'intendimento primo dell'A. è quello di umilmente comprendere L'esperienza arti.;,;,licHdegli altri, di ritrovare in ciascun◊ la dimensione cli un'unica mat1·i1·e cli civiltiì.. J<\1nno f-\picco, in fondo al volurne, per i loro rifet·imenti Hutobiogr[lfìci o per l'importanza tutta pratica e « cÒm– merciale > dei loro temi, gli ~Cl'ilti dedicati alla musica per film, al balletto, alla mu:-ica per doc1lmentari. E qui ritroviamo il Vlad pili noto anche al pubblico profano, non pf'r questo meno acuto: quello che ha dato Ja sua. collabor·azione a ·cuciano Emmer e a René Clair. MARCELLO TRENTANOVE E la piccola macchina per l'ur– ficio e per lo studio privato. Forn_isce un lavoro di qualita elevata e cosu.mte. Unisce le caratteristiche di stabilita e di robusta struttura dei modelli maggiori alla mobilitci ed ele• ganza .della portatile. Olivetti Studio 44

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