Nuova Repubblica - anno IV - n. 8 - 19 febbraio 1956

6 possono pescare impadronendosi di una ricchezza che di– pende in buona parte dagli apporti della costa. Inoltre al disotto della superficie sottomarina può esserci del petro– lio: a chi apparterrà al di là delle tre miglia? Al primo ve– nuto o al paese della cui costa la piattaforma sottomari– na ò una continpa:,,ione.? La piattafol'ma sottomarina di fronte all'Argentina è la più estesa del mondo, sicchù si tràtta di un problema che -interessa pal'ticolnrmcnte quel paese. Dopo discussioni lunghe difficili e appassionalo, non si è riusciti a rnggiungere un accordo unanime, avendo gli S'tati Uniti, Cuba e San DotJlingo, richiesto un nggiorna– mento della discussione per uno studio pili apprnfondito {in realtà questi paesi dispongono di forti flotte da pescR, e vogliono quindi conservare il principio delle tre miglia). Così, col voto conb·ario degli Stati Uniti e cinque asten– sioni, quattorclici paesi americani alla fine della confe– rellza hanno dichiarato decaduta la regola delle tre mi– glia, affermando Che ogni Stato ha il diritto di stabilire il limite dello proprie acque territoriali sulla base di con– siderazioni ge.ografiche, biologiche e geologiche, di neces– sità economiche e di esigenze di sicurezza, e alla condiziono di non portar danno agli interessi di un altro Stato. Inol– tre lo stato costiero si riserva i diritti di sov1·aniUl st1l suolo e sul sottosuolo della superficie sottomarina che guar– da le sue coste. Queste raccomandazioni sa.1·anno portate in mar'i"io ad una conferenza. speciale dell'Unione l'>anamet'icana a San Domingo. Infine le raccomandazioni ultel'iol'i elio nsci– ranno da questa conferenza costituiranno la. base di di– scnssione per ]a conferenza Interamericana. del J 050 a Quito, dove si dovranno finalmente· prendere decisioni esecutive con forza, di legge. L'enigma di Koubitscheck Juscelino l{oubitscheck, eletto presidente del BrRsile, ha preso possesso della sua carica. Dall'ottobre 1955, quando le elezioni gli dettero la vittoria, è stato assai dubbio se egli sare15be riuscito a farla riconoscere. Un complotto rnjlita1•e per impediTgli di an·ival'e al potere si organizzò quasi alla ltice del sole: in verità J)ill che contro di lui contro il vice-pTesidente Goulart, figli~ naturale di Vargas,. secondo In voce pubblica, e demagogo di ten– denze peroniste (almeno pr.ima della caduta di Peron·); ma. una contro-azione cli una parte delle fqrze annate assicurò il potere a Roubitsehcck. E' ora clifficile prevedere quale politica seg11i1·iiil capo del secondo Stato arnericano (il prirno per estensione). Egli deve in gran patte la sua è'lezione ai voti comunisti, avendo i socialisti votato per 'favora, candidato democrn– tico: ma durante il suo viaggio in Europa e nC.gli Stati Uniti Koubitscheck ha affermato a più riprese che al tempo di Vargns egli dn depntato aveva votato· la legge che dichiarava il partito comun.ista anticostituzionale, e che non c'·e1·a alcuna ragione di abrogarla. Tuttavia il vero problema di I<oubitscheck saril econo– mico, non politico. L'inflazione infie1·isce nel B.1·asile. La vendita delle eccedenze americane sul mercato mondiale minaccia di hll' crollare i prezzi delle materie prirne che il Brasile esporta, ritardando l'industrializzazione del paese, creando disoccupazione e rafforzando così le ten– denze demagogiche di Goulart. E' soprattutto nei suoi i·i– guardi che il presidente dov.1·à mostrn.re prudemm. In fin dei conti la situazione bra~iliana è una prova di più della follia di una politica di industrializzazione su piano nazionale, fotta senza pianificazione, anzicÌ1é su dimensione continentale e secondo un piano pl'estabilìto. VICTOR ALBA ALLEANZE Caro Sisto~ FERRARA, 13 febbraio 1956 non vorrei abusare dell'ospitalità di Nuova Repu.bblico, ma la sobria acutezza e la franca intelligenza della. t[ia lettera sollecita.no imperiosamente, pilt che una l'isposta, un vivo plauso. Tu hai assai opportunamente integrato un mio discorso che, devi riconoscerlo, aveva limiti ben. precisi, Tivolto com'era -a spiegare ai pochissimi - per la verità - Pic– cardi e Cav-a.llera di Unità popolare le ragioni del mio più risoluto rifiuto di fronte al loro invito di <confluire> nel nel partito radical~, e i motivi della mia fiducia nella po– litica del nostro movimento: un discorso negativo, quindi, o, se vuoi, « difensivo». Pensa, per capirmi meglio, alla chiocciola. del Giusti, nel momento in cui .« tira a proposito le corna a sé ~- Tu invece ti preoccupi, e giustamente, dell'avvenire an• che immediato, ed esprimi un'opinione pos·itiva, attiva, dì carattere tattico, nel cui spirito io sottoscrivo a piene mani le tue proposte. Sono contrario come te all'artificioso e alchimistico progetto dell'USI; penso anch'io che dobbia.ino consideraTci tutti insieme l~buristi; anch'io ritengo che si debba fare tutto il possibile per arrivare a un accordo con i radicali, e che, < se tale accordo non potrà essere rag• giunto, la colpa non dovrà essere nostra::>. Permettimi sol– tanto qualche osservazione, che, vedrai, non turberà l'ar• (98) ·· n,,ova repubblica GIOVANI E UNIV~RSITA' L'UGI PROIEZIONE LAIC di MARIO S UL CONGRESSO di Modena si è scl'Hto su queste colonne e altrove, e si è discusso in diverse riu– nioni: ed i commenti che ho letto e udito costi– tuiscono critica severa per i vincitori del congresso, per il < vecchio centro> rièco di retorica e di slogans fu– mosi, ma p-:wero di idee: concordo pienamente con que– ste ·valutazioni. Vi è però un punto fondamentale che intendo rilevare, attrnverso il quale la questione viene spostata, .posta sotto una luce diversa. Sembra in– fatti, a leggere i vari _commenti, che il recente congresso sia stato lo sbbcco cli una crisi che, se pure latente da qualche tempo, costituisce tuttaviii una specie di ma– lattia. sopravvenuta. A me pare invece che }a crisi sfociata nel recente congresso sia. effetto di tutta. una. situazione precedente, di un equivoco fondamentale che ha sempre viziato l' UGI: tnle c1·isi era. dunque fatale. Molti ri– tè-ngono che l' jnsnfficienza, l' inconsistenza di questa classe d_irigente sia un fatto di oggi: invece è un fatto oi-mai antico, un vizio organico dell' UGI, da tempo do– minata da una casta che, incurante dei rapporti con 1a base studentesca, vive di une. propria mitologia. Da. tempo era presente nell' UGI una fondamentale contraddizione tra coloro che la concepivano come espres– sione delle forze laiche e democratiche sul piano univer– sitario (sia pure, sottratta a le.garni partitici come tali) e colo1·0 che la consideravano come una forza nuova uscente da determinati, precedenti schemi, validi sul piano della polit:iea nazionale: questi ultimi però in effetti non J'ÌuscivarJo a delinenl'O chiaramente, a spiegare in che cosa. consistesse CJllesta fo1·mazione nuova, questa nuova originale esperiem,a, ma si trinceravano nella loro mitologia, incomprensibile ai non iniziati, continuando a dominare l'unione golia1·dicn. All'esterno tuttavia. l'UGI ern sempre considerata come l'ospressi·one dei gruppi de– mocrntici laici, e in questo senso evidentemente s.i giu– stificavano gli elogi ad essa hibntali, pel' la forza di espansione nelle universitù, da uomini come La Malfa e gli sc1·ittori del Monclo. Questo squilibrio inter.iol"e do\'eva portare fatalmente alla Cl'jsi: il cui aspett-.:i pil.1 notevole è la caratteristica di rottura all'intemo di un grnppo dirigente; vediamo così criticare oggi la « vecchia guardia>, vincitrice clol congresso, con aCcuse cli inconchidenza, velleita1·ismo, fu– mositù. dì linguaggio, da molti di coloro che ne hanno fattQ . .!Irte fino a ieri, condividendo la responsabiliti~ dell'tN11'i,·oco e della confusione. L'effetto che si è rag– giunto con tutto questo è stato di espone l'UGI a una duplice minaccia politica, pl'Oveniente da de.stra. e da sinist1·.:1: si è avverato qui il paradosso, segnalato su queste cok)Jlne da Sei-gio Spazzali, per cui i dirigenti dell'UGT, che per anni si sono sgolati a gridaré « Fuori i partiti dall'Università», che hanno sempre dichiarato di non a,·et· Rlcun legame con i partiti di democrazia laica, hanno finito per espor·re l'UOI alla minaccia ben pil.t concreta della conquista, da parte proprio di partiti politici, di forze po\jtiche d9tate di mezzi e di potenti organizzazioni. Questo duplice pericolo è la naturale con– segnenza della situazione di un'UCI in cui la chiarezza' 110!1 è certo la caratte1·islica più notevole. Da un lato si tenta di ripetere sull'UCI l'operazione riuscita sulla Gioventlt Liberale i dall'altro vi è il tentativo di oon- POSSIBILI rnonia dei nost1·i punti di vjstA, e non ne incrinert1 l'intima concol'Clia: 1) C.redo che noi non solo possiamo, ma dobbiamo chia– marci laburisti quando ci rivolgiamo a chi conosce il si– gnificato della parola. Ma qwrndo affrontiamo un eletto– rato generico 1 non qualificato e spesso provveduto, è pre– feribile parlare di socialismo (naturnlmente democratico, « salveminiano >), piuttosto che sistematicamente di labu– rismo, il che ci obbligherebbe a lunghe e fastidiose parentesi o ci esporrebbe al rischio di non esser capiti. Essere labu– risti non significa forse volere le riforme di struttura attra– ve1·so la democrazia padamentare'! E volere le riforme di struttura non significa forse essere socialisti (sia pure de– mocratici)? In fondo poi quell'elettorato semplice e sem– plificatore non ha tutti i to1·ti, non ti pare? 2) Propongo fin d'ora il maggior numero possibile di liste comuni coi ·radicali per le prossime amministrati ve (cosa che oggi ancora non farei se si trattasse di elezioni politiche)'. Dovrà risultare chia.ro che dove non si arriverà a questo accordo, ciò sarà accaduto o per inesistenza dei radicali o per colpa non nostra. Aggiungo che non considero nostra la responsabilità del mancato accordo in queHe si– tuazioni locali in cui i nostri compagni abbiano ritenuto opportuna l'alleanza col PST, e i radicali l'abbiano, per ra– gioni loro, rifiutata.. Cordiali saluti, Alessa.ndro Rove-ri CATTANEO quista dall'interno, da parte di cornunisti e di socialisti del PSI .. I pl'imi, constatato il fallimento della loro po4 litica universitaria, hanno sciolto il CUDI e sperano di risalire la corrente attraverso l'UGI: i secondi sùno già entrati disciplinatamente, massjcciamente in diverse associazioni goliardiche locali (a Milano per esempio). , Comunisti e socialisti chiedono che l'UGI non venga chiusa ideologicamente con spirito « maccartista>, ma sia dialetticamente ape1ta in modo che in essa possa trionfare la corrente ideologica più forte e più viva, & ciò con speciale riguardo allo studio del problema della riforma della scuola: tale mancanza di chiusura ideo– logica (che meglio sarebbe definire mancata caratteriz– zazione ideologica) significherebbe, è la mia obbiezione, anche clal'e libero accesso nell'UCI a monarchici e fa– scisti: ma da sinistl'a si risponde che si accettel'Obbe anche questo. Allora però mi sembra che la questione sia tutta viziata da un foncll'\mentale ecgdvoco: tanto varrebbe infatti, in tal caso, fare coincidere l'Unione Co 4 Jiardiea· cnn l' Organismo rappresentativo, perchè essa non avrebbe più autonoma caratteri'l,Zazione, non avrebbe più ragione di essere. L'UGI secondo questa conce;,,ione dei comunisti e dei socialisti, diverrebbe un doppione dell'UNURI: è questo che essi desiderano? · Il modo per riwlle,·are l'UGI sta nel difenderla an– zitutto da manovre esterne e da commistioni ideologiche, e nel trasformarla finalmente ln quello strumento dj edu– cazione democratica nelle università che porterebbe un v:alido contributo al consolidamento della nostra grn– cile democrazia: 1·iguard·v alla sua composi:done rUC:[ dovrebbe quindi essere il cartello laico nello Universiti\, un gl'uppo dernocratico e federalista: e la sua altiviià dovrnbbe comp1·endere anche lo studio di una 1·iforma della scuola in senso schiettamente liberale, quale a1}cb~ è sta.la delineata da Calogero. Si dir·i\ che con quanto vado dicendo desiclel'o soltanto portare acqua al mulino del partito radicale; jndubbiamente, secondo la n1ia coo– cez.ione dell'UGI, questa dovrebbe adempiere, sul pillnO studentesco, a quel compito che il partito radicale si _è pi·efìsso su un piano pili Yasto. Ma il partilo radicllle per sua natura dà largo posto all'autonomia, all'iniziativa., all'autosufficienzl'\; non si tratta quindi cli sottomettere l'UG( alle direttive di un ptutito. Al contrario l'anticon– foL·rnismo, 1'auto1~omia, il culto della liberU1, valore su– premo, che sono i principi ispiratori del Jiberalrndicalismo italiano, sono anche quelli che potl'anno salvar l'UC:I dalla duplice rninaccia che l'aspetta, dal pericolo del~ rasso1·birnento da parte di potenti organizzazioni, i cui fini sono estranei alla libertà della cultura: pericolo cau– sato da.l fallimento di un g.ruppo dirigente universital"io, che, dominato dal timore della sogge21ione ai « pal'liti mi– nori>, ha impedito sul piano universitario la formazione di quell'intesa laica. così difficile da realizzare anche sul piano nazionale. Ma l'intes.a. laica tl necessal'ia, se si vnolo costruire nna efficace altemativa. a.i potenti confessiona– lismi cl~e dominano la. nostra vita poljtjca. Non possiamo dichiararci d'accol'do con le concfo– sioii.·i di Cattaneo. Facendo dell'UGl una vroieziorie u.ni – versita·ria del pm·tito radicale e dalla 8ua po/.itica ( am– messo che questa politica si identifichi con quella del « blocco laico>, il che - a dire il vero - non avrebbe neppure 1·t vregio dell'originalità.), si risolve ·il problema, cancellandone i tenn·ini, il che è un po' troppo sentJJlici– stico. E perchè mai allora il partito repubblicano, Unitcì vopolare, e - come no? - il pa1·tito social·ista, il pwrtito comunista, non dovrebbero fare altrettanto, cercando di, fa.re dell'UGI un proprio strumento? Ciò significherebbe, a br evissima scadenza, la fine di quest.a esverienza,, la cui ragione di esi11te·1"e sta nella propriu · at1.1onomia d·i sviluppo. Conc01·dia:mo perfettaniente co-n. le critiche di C., ma ci sembra che dalla crisi della vecchia ed eqii·i·voca vo– sizione debba finalmente nascere il chiarimento: che non è l'identificazione part-itica, ma la /issazfone, onesta e leale, di un cunbito di lavoro preciso (per la riformci uni– versitario, per i rapporti /rei università e professione, ecc.) in cui possono convergere tutte le forze moderne ed a.van– zate in una dialettica necessaria. Noi non pensiamo ch'e se ne possano escludere i comunisti, almeno se ,-iescono in questa esperienza a spogliarsi ·un po' del loro doyma– tisrno; comunque non se ne possono escludere di certo i socialisti., nientre se ne possono e se ne debbono esclu– dere mona·rchici e mfasini (sulla Cui « modernità > ci pare non vi siano dubbi). Qua.nto ai cattolici essi rappreecn– tano - c lo· sapp1·{Lr,1,0 tutti - una posizione diversa> con cui - certo - il d-ialogo è possib·ife, ma non 7Jer fa1·e con loro una oryanizzazione sola. E i va1·titi devono dunque restare estranei aU'Uni– versità? No cértamenl,e: la loro pl'esenza per il dibatt·i'.to di problemi politici yenm·al-i è anzi più. che legittima. Ma - nell'ambito specifico dei problemi universitari - l'UGI può 1·a.pp1·esenta-rein confronto ad essi uno schie- 1·amento più. ampio, meno settario, più. costruttivo, uria difesa ,·eale contro le sopr"avvenienze fasciste e la mas– siccia ptesenza clericale; solo in questo senso essa ha · una sua validità.. Vogliamo tutti lavorare per questo fìnef n. d. -r.

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