Nuova Repubblica - anno IV - n. 2 - 8 gennaio 1956

Il: LETTrnt# AL--DrRETtoR·E Il VOMUd · -NON MATERASSI- ::r· ~- ~A 1 ' · • · · ,,, ,.,_, ,,_. . .·~li. ,·j~{~:, 1 \ REGGI.Or EMILIA, 3 gennaio CqrQ'.!J;i.tfiJ,tote, ; leggo·;~~ ~1.' ~1--dcl~ JS dicembre di Nuova Repttbbl-ica' una lettera snlle « Nuove Reggiaoe ». Giust{lmente il. Gio– coli 1 il?~i\zré.,;i)~tp.Ji._sqon_v_oigimenti » per il sistema ditt~to– riale usa,to, Pfi,-.r}f1p.;~e ditte controHate. dalla .destra econo– mica ~ .-segnatarnente per quanto :accade alle « Reggiane ». Voglio pel'Ò metterti a• giorno, a questo· proposito, di· fatti• 11otevoli e non at..trave1"so mia comunicazione: Il Re– si.o del CarÌùtO del 29 novembre 1955, nella .cronaca· di Reggi'o, ·ldttO l'òcchièllo «·Battibecco iiiiziale (al cons_iglio c9niA\1a~,d.) :\!~ ':~~~r_ito al licenziamento di ,un operaio delle "~~l:U~Ji.l-pl\_," _»,,_ po~ì ~c1:iv~va: « Prima dell'inizio dell'esa– me. tjelle ,.Yo,çi 1 ,a.IJ' ordi1)e del giorn·o, pe1·ò, il sindaco ha ". 1·itequt0t : O.PJ?01tuno" sottoporl'e all'opinione pubblica il caso del licenziame)ito di un opera.io de.Ile ",Nuove Reg-, giane ", il che··ha rdato inizio ad una lunghissima disèus– sione. Il Sindaco ·dàVà lettura della leÙera di licenzia- , me~1to, pervenuta· altope1:aio Arman·do Cabassi,' e ·é'onclu– deva diéendo che "'è ternpo di esaminarn un po' il pro– bl~ma delle Nu~ve 1 ·Reggiane, p~rcl}é è tu10 scandalo eh~ dw·a da .troppo tempo". . « La .Cosa sarebbe- forse )1;orta lì, se -l'~vv. 1?01·nacTal"i; quando g-ià il segreta1·io generale stava dando lettura del prinio a1·gotnento àll'ordine del giorno, .. non avesse chie– sto la parola. L'iiiterlocutore faceva notare come fosse op– por·tuno che i consiglieri raccogliessero le parole del sin– daco, per farne eventualmente oggetto d'un argo1ù~nto da jnse1·ire nell'ordi~1e del giomo della prossim"a riunione del consiglio». Ciò è "Oggettivamente vel'o, ma, la Gazzetta di Reggio in pari data, gioma.le notol'iamente sovvenuto dagli indu– st1·iali, ha consentito soJo all'on. Si;noniui di prendere po– sizione sull'argomento ignorando chi tale discussione aveva snscitato. l?u per ciò ch'io chiesi ed ottenni, a sensi della· legge sulla stampa, la presente p1·ecisazione nel n. 286 del Lo dicembre 1955 de11o stesso giornale: « Echi dei con8iglio comunale »: « La prego di yoler pubblicare la presente: Rilevo che in prima pagina de La Gazzetta di Reggio in data 29 novembre 1955 relativa alla seduta in con8iglio comunale sull'argomento dei licenziamenti alle "Nuove Reggiane", è del tutto omesso, forse per dimen– ticanza, che fu iniziativa di chi scrive, a seguito della grave comunicazione del sindaco, il richiedere che l'argo– mento fosse o ttattato subito o q·uanto meno posto in un prossimo oi·dine del giorno. « E ciò per la imponenza di problemi che pur se, a st,·etto 1·igo1·e, estranei al conse8so amministrativo citta– dino, investon·.::, la vita del!~ città stessa. « Ne seguì una di8cussione a ·cui parteciparono, con particolari finalità, molti OJ"ato1·i.Ciò per la cronaca. Os– sequi ......... Avv. Piero Fornaciari ». ·Però debbo pu1: dirti che su questi deplorevoli licen– ziame11ti né i comunisti né i cosiddetti socialdem·ocratici av!·ebbero padato. Ji'u quando io dissi che alle comunicazioni gravissime del sindaco, dacché eravamo uomini e non materassi, do– vevamo reagire, che i borghesi-professionisti di qualsiasi politica insorsero. Perché si chiamino essi comunis'ti o social-democratici se possono salva.re la· faccia e la pol– b·ona, anche di fronte alla più nera soperchieria., sono di– sposti a giocare, anche qui, al salto di quaglia. L'impegno è sempre degli uomini in conh'appostv alle co.~iddette ideolqgie. Saluti cmdiali, Piero Fornaciari ELIZABETH WISKEMANN L'asse Roma - Berlino con prefazione di GAETANO SALVEMINI Questo è il primo tentativo serio di tracciare la storia dei rapporti diploma– tici fra l'Italia fascista e la Germania nazista, culminati nella firma del Pat– to d' Acciaio e nell'Asse Roma-Berlino. L'Autrice ha potuto consultare an– che numerosi documenti ancora celati negli archivi dei vari Ministeri degli ·Esteri e ha interrogato parecchi diplo– matici italiani che hanno assistito da vi– cino al grande dramma che ha coinvolto l'Italia nella sua vicenda più disastrosa. « DOCUMENTI DELLA CRISI CONTEMPORANEA » N, 18 - Pagg, •XVI-464 - L. 2000 LA NUOVA ITALIA FIRENZE Il ritorno del dinosauro {Vis. di Di110 Boschi} ·1, E'rTE.H A DA Cl'fTA' DEL MESSICO UNA SVOLTA NELLA' RIFORMA. AGRAR di VICTUR ALBA I L FATTO è pas8ato inosservato a quasi tutti, fuori del Messico E anche qui non se ne è padato molto. Coloro che lo considerav~.no come segno della loro sconfitta, non ne hanno pal·lato per non attrarvi l'atten– zione del popolo; coloro per i quali era un trionfo hanno preferito non calcarvi troppo la mano, per non esasperare i vinti. Il fatto è semplice: in vi1tù di un decl'eto presiden,r,iale la piccola P.roprietà agraria è stata dichiarata « inasse– gnabile », se~za che ci sia necessità di un decreto spe- ciale per ogni singolo caso. _ Una questione di procedura, direte voi. Certamente, ma eh.:::segna con discrezione, senza strombazzature, la fine di una tappa della riforma agraria messicana e l'inizio di una «svolta» nell'applicazione dei princìpi della rivolu– zione messicana. In effetti, la rivoluzione del 1910-1917 fu la p1'.ima ri– voluzione agraria del JT.lOndo,precedente alla. russa e, evi– dentemente, alla cinese e alla spagnola. L'obiettivo era di dare la terra a coloro che la_Iavorano, di creare in un paese di latifondi la piccola proprietà agricola. Ma il Messico si trovava in una situazione speciale, per il fatto dell'esistenza, nel suo stesso territorio, di una popolazione indigena contadina - più di un terzo del to– tale de1la popolazione, più della metà dei contadini - che aveva una tradizione di proprietà comunale. Le terre dei villaggi indiani erano state distribuite agli abitanti di questi villaggi per le leggi della Riforma, nel 1865-67, se– condo il principio liberale clas8ico. Gli indiani che non avevano né l'abitudine né il gusto della proprietà. indi– viduale, che mancavano dei mezzi per sfruttare indivi– dualmente la loro terra, la vendettero immediatamente e così la grande proprietà si trovò ad esserne rafforzata. Le leggi di rifo1·ma avevano per scopo e8senziale di togliere alla Chiesa il suo potere economico di grande proprie– taria; esse ebbero come conseguenza, a ca~1sa del loro estremo individualismo di spossessare gli io.diani e, di con– tro, di creare una grande borghesia terrier?-. La rivoluzione - che e1·a liberale e non socialista - de– cise di rendere la terra ai contadini. Per gli indiani era necessario trovare un sistema per cui, ridando 101·0la terra, non si venisse a ripetere l'errore della R-iforma, un sistema cioè di transizione che creasse l'abitudine della piccola proprietà e che in se:guito, e solo allora, concedesse la terra individualmente. Questo sistema fu l' « ejido », proprietà comune di un villaggio, con sfruttamento individuale di ciascun appezzamento e senza di1·itto di eredità, né -di vendita. li genera.Le Ca,·den8a - per ragioni cli politica i1ltei-na, J"'iiùche per ragioni ideologiche - trasformò l'« ejido », da sistema tni.nsitorio, in Ol'ganizzazione permanente, defini– tiva .. Più .:!.ncora: stabilì lo sfruttamento comune dellà'let1·a degli « ejidos ». La piccola e la media proprietà contiJ1uà'.– vano ad e~istere con l'« ejido », ma fu la formula cOmu– nale che ottenne tutte le protezioni e gli aiuti uf-'fièiali. Infatti la prop1·ietà individuale si trovava sotto condizioJe. Se un gruppo di contadini sem-,a tena chiedevano cli c1·eare un « ejido », la piccola e media proprietà poteva e8Sel'e «assegnata» per la costituzione dell'« ejido ». Orn, il sistema degli « ejidos » interamente comunali si rivelò efficace, con l'assistenza d'una organizzazione coope– rativa, per lo sfruttamento delle vecchie grandi proprietà che formavano un'unità economica, per le piantagioni di cotone, per gli « ingenios » zuccherie1·i, ecc., ma fu un grosso scacco per l'insieme della produzione agricola. In– fatti gli « ejidatarios » occupano più della metà delle terre coltivate, ma producono solamente il 12 per cento del to– tale della produzione agricola messicana. Peggio ancora: attraverso la banca di credito agli « ejidos », che dirige in tutti i particolari lo sfrutta1nento di ogni « ejido » che sia finanziato, l'« ejidatario » si trova, in effetti, sotto tu– tela. Il grande proprietario di un tempo si ,è trasformato, agli occhi del!'« ejidatario >, in agente di banca. Una bu– rocrazia si è formata ed ha p1·olificato sulle spalle del- 1'« ejido ». Senza grandi dichiarazioni pubbliche! il governo di Ruiz Cortines ha capito che la situazione non poteva con– tinuare. Un'ampia polemica intorno ali'« ejido » - nella quale i socialisti serenamente han preso le parti della pic– cola prop1·ietà, solo mezzo di liberazione per i conta~ini, nella situazione attuale del Messico - ha pl'eparato il teneno. Il decreto di cui abbiamo parlato, ha infine se– gnato una nuova posizione uf:nciale. Dichiarare « non assegnabile» la piccola proprietà si– gnifica che non si formeranno dei nuovi « ejidoS ». Poco a poco quelli che ci sono, per forza di cose, si divideranno, e nuovi piccoli proprietari si form0ranno. L'obiettivo resta il medesimo: dare Ja terra a coloro che la coltivano; ma i mezzi sono cambiati. E tutto indica, per il momento, che questa «contro-rivoluzione» agraria sarà progressiva e_ utile ai contadini e al paese tutto.

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