Nuova Repubblica - anno III - n. 42 - 25 dicembre 1955

(90) nunva repubblica t:LASSICI VINESI L'OPULENTA DIMORA P 1\RE che J'11uto1·e del Chin P'ing /Ilei - uno dei quattro grandi rorn_anzi classici cinesi, che Einaudi presenta per la prima volta in Italia in una stu– penda edizione-.-tl'~nna - sia certo H u \Vei, vissuto nella seconda metà·del secolo XVI sotto la dinastia Sung. Pare che il titolo 1·ias,uma il nome dei tre princip11li prota-· gonisti del libro, significhi lette,·almente: « Fiol'i di pru– gnolo in un vaso dorato:> e, metafor.icamente: « Belle donne iJ1 un'opulenta dimora>. Pare (e mi scuso col let– tore delle continue appros. imazioni: i domini della storia e dell'arte orientale appaiono spesso troppo spaziosi, i loro confini troppo elastici e contraddittori per costringerli nei termini di rigol'e Cl'itico e documentario propri della no– stra misura occidentale) pare infìne che il libl'O sia stato scritto per vendetta contro un notabile dispotico e auto– ritario, al qnale fu inviato trascritto su fogli dagli angoli avvelenati; l'interessato, assorto nel piacere della lettura, non si accorse dell'inganno, e, umettandosi di frequente il dito per voltare le pagine, a poco a poco ne morì. Certo, nulla come questa leggenda, così «orientale> nella sua sottile e un po' ironica perfidia, anticipa e in certo senso riassume i caratteri fondamentali del romanzo: l'in– trigo, che vi ha parte dominante, e il gusto saporoso della lettn,·a. 1 Tentiamo di raccontare. Più che la cronaca di una com– plicata vicenda coniugale, il Chin P'ing Mei è il vasto af– fresco di un tempo e cli un costume so6ale, sfaccettati e riflessi eia una quantità di curiosi e piccanti particolari. All'inizio del racconto, il protagonista, Hsi-Men, .un dis– soluto mercante, dedito più ai bagordi che agli affari, ha già quattro mogli: la prima, la dolce e savia Madama Luna, decorosa padrona di casa, dignitosa e insieme uma– namente comprensiva, è il punto di sostegno, il pe1·no in– torno a cui ruota il babelico labirinto cli relazioni e di av– venture galanti che il marito intesse e aggroviglia cli con– tinuo; la seconda, un'ex-canzonettista infe,·miccia, g1a stanca e scolorita; la tel"~a, una ragazza vivace, nel fiore dell'età, che morde il freno e· anela a farsi una vita sua, al cli fuori di quella specie di harem in cui è costretta dai capricci del signore; la quarta, paga delle sue abilità culinarie, remissiva e quasi insignificante. Tutt'e quattro hanno un rilievo molto modesto durante la descrizione, che occupa la prima parte del romanzo, della conquista cli P'an Chin-Lien, soprannominata Loto d'Oro o « la volpe a nove code>, moglie astuta e ambiziosa di un venditore ambulante di frittelle, a cui Hsi-Men la rapisce, valendosi delle· arti di una const.1mata e pittoresca fìgma di ruf– fiana, Madre Wang. Consapevole del suo fascino e serven– dosene senz'ombra di scrupoli, Loto d 'O.ro si sbarazza del ma.rito facendolo avvelenare, allontana il cognato che ha scoperto il suo tradimento, riuscendo a farlo spedire in missione militare, e ottiene di farsi sposare da Hsi-Men. Divenuta la quinta moglie, Loto d'Oro acquista un rapido predominio sulle altre, ad eccezione di Madama Luna, spadroneggia per la casa, maltratta le serve, sfrutta in tutti i modi i suoi privilegi di favorita. Presto però Hsi– Men si stanca anche di lei: ritorna a frequentare le case di pia.cere, e poco dopo prende per sesta moglie una ricca vedova. Costei ha un genero che subito approfitta della si– tuazione per installarsi in casa di Hsi-Mèn e allacciare una tresca con Loto d'Oro. La parte centrale del racconto descrive minuziosamente la vita del singolare serraglio in cui Hsi-Mèn ha trasformato la sua casa: gli intrighi, i _litigi, i complotti, le gelosie delle sei mogli, l'indescrivi– bile infittirsi e intricarsi della rete di relazioni amorose in cui la lussuria · spinge ad avvilupparsi l'insaziabile Hsi-Men, con le mogli, con le domestiche, con le prosti– tute delle case da tè, con ogni donna o ragazza che gli capiti a tiro. Intanto la sesta moglie partorisce, e Loto d'Oro, gelosa del punto di vantaggio segnato dalla rivale, fa sbranare il bambino da un gatto ammaestrato. Madama Luna, desiderosa. a sua volta di avere un fìglio, ricorre alle pratiche di una fattucchiera, Hsi-Men, spossato dai piaceri e dagli strapazzi sessuali, ai filtri di un santone. La prima moglie concepisce, ma Hsi-Men, abbandonatosi a nuovi spasmodici eccessi con Loto d'Oro, muore. Assistiamo così allo sfacelo dell' e: opulenta dimora >, alla diaspora delle mogli e al loro esodo verso nuove av– venture, agli imbrogli e alle peripezie del genero di Hsi– Men, al ritorno del cognato di Loto d'Oro e alla sua. ven– detta sulla traditrice e sulla ruffiana, che vengono orribil– ment,e trucidate. Dalla rovina si salva solo Madama Luna, la prima moglie, ch'è un po' la morale della storia; ma , non si salv.a suo figlio, predestinato come il padre alla colpa, secondo le sini.'.~tre profezie che un santo eremita svela alla vedova di Hsi-Mèn, mentre i cavalieri mongoli dell'orda d'oro si abbattono su Pechino e fanno prigionieri i due imperatori. Atterrita, convinta che l' « anima vile impura, infame> del marito riviva nel figlio, Mactam~ Luna lo affida al santone, che a quanto pare, ha posto gli occhi sul ragazzo per le sue private libidini. Mentre la rivoluzione e la guerra si spengono, e s'intravvedono i primi presagi cli pace, Madama Luna si ritira ad attendere la morte, come un premio che le spetta per essere stata ( Dis. di Dino Bo.,chi) « Sa cosa le dico? Se non ci fosse la scuola di stato non ci sarebbe il problema della scuola di stato;, < una buona e brava donna per tutta la durata della sua. vita>. Questa, in estrema sintesi, la trama principale del lungo ,·acconto, sulla quale si innestano un gran numero cli fatti, ,cli digressioni e di ·vicende minori, e una folla cli perso– naggi di. secondo piano, che formano, come si diceva, il corpo principale dei' vasto quadro di costume offerto dal libro. C'è il popolo minuto e miserabile, disposto à qual– siasi bassezza (pl'odotti esempla1·i, i due malandrini Bi– scia e Topo di Fogna)) ci sono i grandi funzionari di Corte, nianeggioni e nepotisti, corrotti al punto cli con– cedere a Hsi-Mèn il titolo e la dignità cli mandarino, c'è il giudice pronto a contrattare il prezzo della sentenza e le deposizioni dei testimoni, c'è il cacciatore di tigri W'u Sfmg, che ha la ferocia stupida e bestiale ciel soldato; e turbe di monaci sconciamente viziosi e crapuloni, osti che sfruttano donne e taglieggiano clienti, servi ladri e infe– deli, fanciulle incorrotte e femmine sfrenate e prostitute e ruffiane, borghesi gaudenti e inclini ai faoili compro– messi del clenarn, filtri e spettri e cerimonie magiche, fu– riosi eccitarn ll_ti e capricci sensuali e raffinati erotismi. Ma non è solo questo mosso e affollato ritratto di una società e i piccanti particolari che lo infiorano, a rendere varia e allettante la lettura del libro. Il mondo che esso descrive, i caratteri, fanno pensare alla fìnezza psicologica e al realismo della novellistica trecentesca, oppure ai per– sonaggi della commedia italiana del Rinascimento, mentre la compattezza dell'ordito narrativo, la rappresentazione n,inuziosa di situazioni e sentin1euti, Io avvicinano piut– tosto ai modi del grande romanzo francese dell'Ottocento. Rispetto all'impenetrabilità psicologica della maggior parte delle· letterature orientali,. il Chi·n P'ing Mei, è stato giu– stamente notato, sembra scoprire la possibilità cli capire e giustificare, sia sul piano umano che su quello artistico, le azioni e i sentimenti dei personaggi, cli sentirli singolar– mente vicini e partecipi della nostre. sensibilità occiden– tale. Resta, sotto il rapporto del gusto e delle. concezione formale, quel senso di preponderanza della categoria dello spazio su quella del tempo, che notavamo, recensendoli su questo stesso giornale, a proposito degli spettacoli della Compagnia del Teatro dell'Opera cli Pechino. Unir conce– zione che si ritrova in tutta l'arte cinese e in genere orien– tale, e che associa gli schemi della rappresentazione let– teraria a quelli della rappresentazione figurativa; ne ri– sulta un contin,uum narrativo-spaziale che fa pensare ai famosi makemono e kakemono, i 1·otoli verticali e orizzon– tali della pittura cinese, lunghi spesso diversi metri, dove ogni avvenimento è ridotto alle dimensioni di un asso– luto presente p~polato di immagini e di figure. Qui le pause della narrazione dànno luogo a brevi componimenti in versi, di una modulazione sottile •e squisita: un sistema di cesure liriche che si direbbe abbiano il compito di ri– stabilire il dominio dell'assoluta contemporaneità, com– promessa dall'inevitabile progresso . temporale implicito nella <durata» narrativa. Avendo spazio e. di. posizione, non sarebbe difficile in– dividuare un'altra serie di rapporti puramente letterari (per es., il preziosismo dell'Antologia greca; la crudeltà cinica e raziocin~nte di certa letteratura settecentesca, ecc.) per equiparare a termini occidentali quasi tutta la matel'ia del romanzo cinese. Tradotto in tedesco e poi ri– tradotto in diverse lingue europee, ne abbiamo fìnalmente la versione in italiano, dovuta a Piero J ahier; della quale, eccetto qualche· squilibrio tra la prima e la seconda parte (imposto dalla necessità cli ridurre un testo nell'originale assai più prolisso), e tenuto conto delle complesse diffi– coltà sup~rate, è giusto dire bene; qualche riserva farei tuttavia sull'uso di un linguaggio troppo scopertamente « moderno>, anche in minuti particolari sintattici e fra– seologici, mentre il modello natmale, per noi italiani, era lì a portata cli mano, con le sue singolari equivalenze sto– riche e spirituali, nella prosa dei novellieri del Cinque– cento, dal Bandello allo Straparola. Comunque, a lettura conclusa, si dovrà convenire che il 7 fatto più positivo offerto da qu~sta « carriera di un libcr– ~ino > trasce~de ogni considerazione d'ordine letterario, .,d e 11progressivo smantellamento del mito dell'inaccessibilità del mondo orientale, nelle sue forme spirituali ed artistiche. Dran~mi e film giapponesi, le rappresentazioni dell'Opera di Pech1110, e ora. le prime traduzioni di alcuni classici lettera1·i ci stanno aprendo più di uno spiraglio sugli oriz'ionti culturali cli un mondo, di una zona dell'umanità, che avevamo finora trnppo gravemente trascurnto. La cono– scenza ~!elle reciprnch_e cultul'e è il migliore coibente per una reciproca. presa cli coscienza politica. « Prima di occu– parci cli Mao Tse Tung e della riforma. agraria - osser– vava con la consueta acutezza il Ca.jumi --'- dedichiamoci al Chin P'i,ng Mei: in fondo, chi prendesse notizia del– l'Italia attraverso il Decamerone, non perderebbe il suo tempo, e capirebbe molte altre cose che sono venute dopo: La natura umana, e la composizione sociale, nonostante )e apparenze, cambiano assai )Tieno cli quanto· i dottrinari immaginino; nel Ch,in P'ing ilfei, la corruzione governa– tiva, gli intrighi locali, le malversazioni della giustizia, sembrano fenomeni odierni ,. LUDOVICO ZORZI ·* BIBLIO'l'.ECA. * LA RESISTENZA AL FASCISMO L A PUBF.ILICISTICA su Ha Resistenza si è recente, · mente_ accres~iuta d( tre volumetti significati,·i sotto cl1vers1 aspetti. Il pruno cli essi (Renato Giorgi, Mar– zabotto parla. Milano-Roma, Edizioni Avanti!, 1955), è la storia della ·strage cli Marzabotto, rievocata nella sua te1Ti' bile nudità attravel'so le esplicite testimonianze dei pochi sopravissuti e documentala jn appendice dall'elenco cli tutti i caduti. Scarsi i commenti e le divagazionì cli facile retorica; ed è proprio dalla sua quasi b~utale secchezza che questo volumetto attinge la fol"La di documento, fa– cendo rivivel'e quello che fu, nell'incipiente autunno del '44, il martirio cli tutto un paese. Ne deriva una smentita ,,èt– tissima a qualsiasi ten1enzio o tehtativò di far pa:ssare le stragi cli l\Iarzabotto tra gli « inevitab'iJi· O'J'l·oricli tutte le guel're », ché il crimine fu pensato, voluto e 11ttuato · con disumana, cinica, spietata premeditazione. Ed è pro– prio pe,·chè il monito della Resistenza non si ste,·ilisca Jn un istintivo moto cli orrore verso ogni forma cli violenza, ma venga acquisito in tutta la sua vasta· portata morale e politica, che 1·iteniamo indispensabili pubblicazioni come quella che ci vien!! offerta dall'editore Feltrinelli cli Mi– lan'? (La ,·esi.st.enz« al /(~1cismo, scritti e testimonianze, a cura di M. Milan e F. Vighi e con prefazione cli Giovanni Pirelli). La preoccupazione dei raccoglitori (partigiani e al tempo stesso studiosi) « ... non è stata quella cli rnc– cogliere il meglio genericamente inteso, ma bensì di indi– viduare i momenti e gli aspetti fondamentali della lotta antifascista, scegliendo quindi, per ciascuno cli essi, lo SCl'itto, saggio o testimonianza o brano narrativo, che· lo rapp,.esentasse con maggiore evidenza e chiarez:,,a ,. Ne viene fuori quindi un panorama cbe, senza avere la pre– tesa cli esaurire il contenuto di venticinque anni cli sto,.ia italiana, dà cori viva immediatezza il «senso, profondo della Resistenza anche al lettore più sprovveduto, riu– scendo a immedesimarlo con le ansie e le aspirazioni ve,·so un mondo ,migliore di tutta una generazione, E non manca nemmeno il ·tentativo cli individuare la peculiarità della Resistenza italiana nel quadro di quelle degli altri paest europei: e cioè la parte avuta nella lotta dalle masse po– polari delle citt,à e delle campagne e soprattutto dalle masse operaie dei grandi centri industriali' del nord con i gl'andi scioperi generali della fine del 1943 e dei pi-imi mesi del 1944. Meno approfondita è l'an·alisi dell'atteg– giamento e della convivenza dei vari partiti all'interno del CLN, sì che il quadro complessivo può apparire in certo senso tendenzioso. Tuttavia, è anche vero che ogni tentativo di impostazione critica è per ciò stesso « ten– denzioso>; qui si è voluto insistere soprattutto sulle idee e sui sentimenti intorno ai quali si è polarizzata la ten– sione del movimento, e in questo senso, l'impo;ta,,ione di questa raccolta, se può essere discussa nel suo insieme e corretta in certi dettagli, sembra criticamente e metodo– logicamente fondata. Il grande slancio cli fratellanza e cli giustizia che il popolo italiano seppe esprimere in quella lotta può infine essere ben personificato dalla vita e dalla morte dei sette fratelli Cervi, quale ci viene raccontata nel recente volumetto degli Editori Riuniti di Roma (Alcide Cervi, I miei sette figli, a cura di Renato Nicolai). Tutti conoscono l'episodio della brutale fucilazione in massa dei sette fratelli; ma pochi forse sanno che questo episodio non è stato tanto un fatto sporadico destinato ad essere confuso nell'anonimo di tante stragi, quanto il co– ronamento eroico di tutta una vita concretamente spesa. Quello che balza subito agli occhi fin dalle prime pagine è la profonda, religiosa concezione di une. famiglia come comunità· di pensieri, di affetti e di lavoro. I fratelli Cervi alternano il pe ante lavoro dei campi con lo studio volto ad un loro perle:,,ionamento tecnico, politico e morale. A questo sono stati abituati anche dalle. madre che fìn da piccoli ha raffinato il loro spirito leggendo la sern a voce alta accanto al fuoco i capolavori della nostra letteratul'a. Ed è proprio in questa profonda unità spirituale di in– tenti e di ispirazioni la sorgente della loro più che ven– tennale tenacia cli resistenza al fascismo fino al sup,·emo sacrificio d~lla vita. La narrazione, raccolta dalla viva voce del padre, rie– sce assai più fresca ed efficace di qualsiasi clisco,·so inter– pretativo; in queste pagine si sente vibrare la passione cli tutta una vita, passione non soffocata ma uscita più viva dai lutti e dalle sciagure della guerra. LUIGI IMBASCJATI

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