Nuova Repubblica - anno III - n. 42 - 25 dicembre 1955

6 NON SMARUIRE LA S'fRADA UNlTA' S()CIAijISTA dì VALDO L , AMTCO Codjgnola osserva, al princi1lio del suo a - ticolo « Non smarrire la strada>, che nel giro di poche settimane si sono compiuti, nella vita poli– tica italiana eventi importanti: l'entrata in funzione della Corte Costituzionale, la secessione dei liberali di sinistra, l'accentuar'Si di una offensiva delle destre - e in primo luogo di quella dc - contro il gabinetto Segni. Due ele– menti di questa .elencazione sono positivi, il terzo avverte clie i pericoli di una conclusione reazionaria e clericale del– J"attuale periodo di relativa fluidità sono tutt'altro che scomparsi. L'intatto pote~e .dei più forti gruppi monopo– listici e !"incessante tentativo della Chiesa di unificare i cattolici sul p.iano politico sono indici abbastanza eloquenti della gravità della situazione. Si comprende come, in tante incertezze di prospettive, la discussione tra i gruppi politici minori sia vivace e di largo interesse. Si tratta di gruppi che, come UP ed USI, hanno efficacemente contribuito a sventare il tentativo cle– ricale e conservatore del 7 giugno 1953, di correnti, come la sinistra socialdemocratica, che .avevano subito malvo– lentieri !"apparentamento truffaldino, e infine di altre for– mazioni, dai liberali di Villabruna fino al PRI, che sen– tono .il disagio del presente immobilismo. Sulla necessità di un rinnovamento della politica italiana, di una vigo– rosa difesa del carattere laico dello Stato, di un pii, ra– pido ritmo di riforme, di un allargamento verso sinistra della maggioranza di governo sono tutti d"accordo. Ma la di[f~r<'11teorigine ideologica e sociale dei vari gruppi rende difficile l' elaborazio.ne di una tattica comune sia pure in vist<l dei limitati obiettivi del momento. La controversia ve1-te soprattutto sui rapporti tra democratici e socialisti e sui rapporti tra socialisti e comunisti. Nell'editoriale cli Nuova Repttbblica del 20 novembre si afforrna; « Noi, come Nenni, consideriamo l'unità pro– letaria ita.liana come un dato da difendere senza fles– sioni>. Noi, socialisti indipendenti, conveniamo pienamente su q_uesto punto. Com'è noto anche nei momenti di più aspra polemica i'USI non ha mai sostenuto, nelle que– stioni sostanziali - patto atlantico, legge truffa, CED, provvedimenti maccartisti, formazione del governo, lotte siu<;l.acali - posizioni che rompessero la solidarietà com– p\os.siva dello. schiera.mento dei lavoratori di fronte agli avversa1·i. Direi che lo «scissionismo>, che le masse po– p9lar,i sentono istintivamente come il p1·incipale nemico de.I- movimento socialista, comincia con la considerazione, abpastanza frequente nel campo socialdemocratico, che l\1.nità proletaria, l'unità dei lavoratori nel senso più largo del termine, è un «mito:> da relegare nell'al"senale del primitivismo politico. Bisogna tuttavia aggiLmgere subito clie J'unità è un processo in atto, un problema che non è risolto una volta per tutte, ma che si presenta e si 1·ipresenta in_ tor.mini politici ed organizzativi che richie– clOI\Oogni volta soluzioni ori~inali. UN"UNITA' ampia ed efficace ~ra stata raggiunta du- rante la guerra cli liberazione; un'unità più ristretta e covante non risolti conflitti fu rappresentata dii.llo scl1ierarnento PdA, PSIUP, PCI. Il Fronte Popolare del 1948, mentre formalmente proclamava una rigorosa unità proletaria, in realtà, per ragioni che non stiamo qui ad esaminare, •si rivelò, nella sostanza, cioè nella ca– pacità di mobilitare democraticamente intorno ad una po– litica :e pii, larghe masse popolari, più ristretto della for– mula alleanza PSIUP-PCI. Noi non attribuiamo princi– palmente alla cattiva volontà dei gruppi dirigenti la man– cata roali7.zazione dell'unità di tutte le forze del lavoro per lo sviluppo democratico del. paese. Come si sa i par– titi sono formazioni storiche che hanno la loro ragion d'essere e non possono cambiare di punto in bianco, i pro– blemi della politica. internazionale si intersecano con quelli !nterni,. gl! interessi sezionali tentano di prevalere sugli interessi d1 fondo, che sono in definitiva decisivi per tutti; tu!te ~uesto ra?ioni, ed altre ancora, rendono lunga e dif– ficile I elaboraz10ne e l'attuazione cli una politica unitaria. N?n. bastano le proclamazioni, le intenzioni, la rigida di– sciplina: una poli tic~ è unitaria nella sostanza, e quindi efficiente, solo se corr1sponde alle esigenze obiettive di tra– sformazione della nostra società, tenuto conto dolla ma– turità politica d.el paese e della situazione internazionale . Dirni che essere socialisti significa ritenere che solo J~ forza e la politica della classe lavoratrice noi suo com– plesso può ~ttuare un rinnovamento in senso progressivo del paeso, sia per quello che i partiti dei lavorato,·i sono e _fanno in se stessi, sia per le alleanze che essi possono st,pularo, sulla base della convergenza cli interessi e di aspirazi?ni_. con gruppi o partiti che rappresentano altri cet, soc.mh. Il MLI e l'Unior;ie socialista indipendente si son? sempre ispirati, nelle loro tlirettive politiche princi– pali, a questa concezione politica, ponendosi il fine di dare urt contributo, sia pure modesto all'elaborazione di u_na politi~a unitaria, politica che n~n implica necessa– riamente, m ogni periodo, l'unità or 0 anica delle forma– zioni che ad ~ssa si ispirano. Il probl~ma era così grave, P_8r le pesanti remore conformiste, penetrate fin nell'in– timo de-Ila coscienza morale dei singoli, cho la nostra posi 2 ione è apparsa a lungo come lo scanda.lo e l'eresia, u \., \., MAGNANI per non dir altro, e il dialogo col grosso delle forze or– ganizzate ha assunto per un pezzo l'aspetto di una rissa. Tuttavia mentre da una pute si disilludevano coloro che credevano al nostro passaggio ad. una concezione ideolo. gicamente __ scissionistica, dall'altra e la coerenza nostra, pur tra errori marginali ed eccessività polemiche, e la matura– zio,:ie internazionale del problema da noi posto pubbli– camente in Italia (fase post-staliniana nell'URSS, docu– mento russo-jugoslavo di Belgrado, estensione ed influenza delle forze contrarie alla politica dei blocchi) hanno assai migliorata la situazione. Le resistenze ad ammettere una dialettica (cioè una sostanziale democraticità) nel seno del movimento operaio, l'abitudine a considerare, ,'èon una pseclo furbizia politica, certe posizioni come puramente tat– tiche anziché sostanziali (per esempio la neutralìtà tra i due blocchi militari come apporto alla coesistenza pa– cifica), H peso cioè cli tutto quello che per comodità chia– miamo stalinismo o cominformismo è però ancora assai grande. La fase attuale del movimento reale per l'instau– razione di una società socialista, almeno nei paesi europei, non esclude necessariamente il ·principio « del pluralismo delle rappresentanze e dei metodi e dei corpi politici > per usare le parole di Nuova Repubblica. Lo stesso PCI in– siste su questo punto ·e sottolinea la peculiarità dei metodi propri ad ogni paese per giungere al socialismo. Ma la metodologia del partito « totalitario», la concezione che il socialismo si attua in Europa attraverso il dominio che l'Unione Sovietica acquista nel paese interessato, sono duri a morire. La prospettiva dell'estensione della zona sovie– tica, inaccettabile per il conflitto che porta seco, nell'espe– rienza concreta, con lo sviluppo democratico e socialista del paese, diventa inaccettabile anche perché restrin"e la piattaforma unitaria del movimento popolare, costretto a segnare il passo. Un processo di adeguamento alle nuove caratteristiche della situazione mondiale è in corso nei movimenti comunisti e socialisti o genericamente popo– lari. Le forme specifiche sono cli,·erse da paese a paese. Noi consideriamo che in Italia le cose siano facilitate dall'esistenza distinta del PCI e del PSI. Senza teoriz– zare la necessità di due partiti della classe operaia, è oggi facile constatare che l'esistenza separata del PSI costi– tuisce, almeno in forma latente, un polo dialettico che non vale soltanto a mantenere formalmente fuori dal co– mi, , o'rmismo un settore del movimento operaio, ma anche a sollecitare il PCI a tener conto positivamente cli -una realtà che non si risolve in facili schemi aprioristici. Nel momenti - che coincidevano con la guerra fredda - della più aspra offensiva ideologica e pratica del cominformismo noi abbiamo sostenuto la necessità, pe,· i socialisti, di rom– pere il patto d'unità d'azione, ma abbiamo anche subito indicato, con le posizioni politiche sostenute, che anche in quei momenti la rivendicazione socialista di una. libertà di giudizio sull'ideologia, sul metodo e sulle prospettive non poteva portare i socialisti contro i comunisti. Il MLI e !'USI infatti hanno combattuto assieme a tutte le sini– stre le battaglie poi itiche di questi anni. Ora, e su ciò sono d'accordo in parte UP e sinistra PSDI, non è più questione di rottura del patto. Il patto scritto è, formal– mente, per i fini che proclama, ineccepibile. Ciò che conta è la prassi che ne consegue per il contenuto che· 1a poli– tica dei due partiti vi immette, contenuto che cambia nel tempo per tutte le ragioni che sappiamo. Oggi il patto può diventare un fatto positivo ove sanzioni un'alleanza nella quale vi è uno scambio reciproco di metodo, di orienta– mento, di finalità contigenti e lontane. Per la dura le– zione dei fatti sembra che ora le cose si stiano mettendo su questo piano, sia per la revisione, da parte del PSI, della. politica di fronte tipo 1948, sia per una lenta revi– sione polit'ica in corso tra i comunisti. Diciamo « sembra~, perché se tutto fosse giit cosi chiaro ed effettuale non ci sarebbe una lotta politica da condurre fuori dal PSI. Il processo in corso può essere lep.to, troppo lento di fronte all'aggressività reazionaria, può, temporaneamente, arre– starsi o addirittura torna,·e sui suoi passi. Q UESTA premessa, di cui chiediamo venia al lettore era necessa,·ia per chiarire il senso della nostra pro'. posta cli un accordo tra i gruppi minori socialisti per di– scutere col PSI intanto uno schieramento elettorale co– mune alle amministrative. Mi par chiaro che quando ci si accusa di puntare sulle scissioni, sul terzo partito socia– lista, sulla concorrenza fratricida, si polemizza con un fantasma, ma non con la nostra poljlica. Abbiamo propo– sto per le amministrativo una piattafo1·rna elettorale uni– taria tra i socialisti e solidale tra le sinistre nella misura in cui la solidarietà, se11za distruggere la distinz'iòne, al– larga e non restringe il fronte di lotta contro la reazione. Salvaguardiamo la nostrà indipendenza perché essa, a no– stro parere, è utile ad accelerare il processo di adegua– mento del movimento operaio in generale alle nuove con– dizioni storiche e, nel contompo, attrave1'So una artico– lazione 1·eale, estendiamo e rendiamo operante il fronte delle sinfatre: questi sono gli obiettivi che si pone la no– stra politica. Se poi la c1;scussione e l'intesa elettorale col PSI dovessero portare a processi unital"i, ce ne ralleg:\8- remo, ma affinchè essi siano un fatto politico, un arricchi- (90) nuova repubblica rne11to, e non un mero fatto organizzativo (che da solo non risolve nulla) è necessario che vi siano i protago– nisti del dialogo politico. Oggi in campo socialista di fronte al P 'r, i~ tcl'l11ini non ideologicamente scissionistici, vi è solo l'USL Koi desideriamo che vi siano tutti i socialisti clre del PSI non fanno parte. Non ci sembra•che la nostra proposta sia da sterile chiesuola cli eretici, che sognano ili costruire e:i, novo il partito socialista e nemmeno che essa sia un delitto di leso socialismo o c1/ lesa cl~mocra2ia. Alla nostra proposta, che si rivolge ai socialisti di UP e alla sinistra ciel PSDI per interessa,·e tutto il partito socialdemocratico, si sono, nel corso di questi mes·i, con– trapposti due piani: quello del Cartello laicÒ che fa perno sul partito radicale cli recentissima costituzione, e quello del movimento cli democratici e di socialisti alleato al PSI, propugnato da Codignola. · I neo-radicali pensano che si possa uscire dall'immo– bilismo attuale e che si possa sventare il pericolo cleri– c~le ad opera cli ·élite.J illuminate che si rivolgono alla piccola e media borghesia. per convincerla a sottrarsi al dominio dei mostri monopolistici. Quando poi chiediamo quale fona sosterrà questi settori medio-borghesi-nell'im– mane battaglia, i pii, arditi risponderanno che si può per qualche legge accettare l'appoggio parlamentare delle sini– stre; ma non più in là: se si esce dall'accordo di centro ai esce dalla democrazia. Non mettiamo in dubbio la buona fede degli uomini, ma 1·iteniamo illusorio che si possa per questa strada rinnovare la politica italiana. Si potrà forse rifare il quadripartito con qualche miglioramento cli uomi– ni, ma con lo stesso esito sostanziale. Positiva dunque la ribellione del gn1ppo di Villabruna alla manomissione con– findustriale del PLI, ma vana la speranza di un centrismo migliore di quello attuale. L'adesione di gruppi socialisti al Cartello laico rion farebbe che ripetere, per essi, in fo,·ma aggravata, l'errore scissionistico. In forma aggra– vata perché jrnplicherebbe un, legame permanente con forze che ritengono elemento propulsore del progresso una parte della borghesia e non le classi lavoratrici. LA TESI di Codignola invita i gruppi socialisti mi- nori ad un movimen_tQ di tipo azionistico. Il ceto m9- dio « spregiudicatamente affine al proletariato, ma intran– sigentemente democratico> dovrebbe unirsi ad una piccola parte dei socialisti (quelli autonomi) per una funzione cli « condirezione alla politica cli sinistra». Codignola scar– tata l'llusione illuministica dei radicali, ehe ipotizzano una funzione preminente· e direttiva dei ceti medi avverte che il problema dell'alleanza proletariato-ceto m:dio è il pro– blema dei rapporti con il ceto medio dello schieramento complessivo dei lavoratori e non di una sua sezione ma attraverso graduali passaggi (dai comunisti passivi alleati: al movimento nuovo, vero centro del nuovo corso poli– tico") ; tende a tra ·ferire la direzione dell'alleanza alla pe– riferia dello schieramento,· quasicché i lavoratori come classe avessero solo la funzione di mezzo strumentale per una politica in altro loço decisa. La respinta tesi radicale tende a rientrare dalla finestra ed è naturale che vi siano elementi, in UP, che ritengono logica un'intesa con gli amici del Mondo. La discussione con l'USI non è dunque sul partito socialista autonomo, ma su una questione assai più di fondo. I socialisti fuori dal PSI ci sono e non li abbiamo inventati noi; l'intesa tra di loro e la discussione col PSI avviano, nell'ambito socialista, la soluzione cli un problema che esiste nella realtà socialista italiana. In ter– mini pratici poi il problema è preliminarmente quello di ~'.ù ?~ un mili?ne di voti socialdemocratici che oggi, con I mdmzzo dommante nel PSDI, sono un apporlo all'im– mobilismo centrista. La politica da noi proposta tende a trasferÌl"e il peso di quei voti a favore dell'apertura a sini– stra, accentuando la for-~à e la distinzione dei socialisti nel quadro della solidarietà di. tutte le sinist1'0. I socia– li~ti potrebbero allora, sen,;a lacerazioni del proletariato, diventare un elemento necessario e determinante della n1aggioranza. Garantendo Ja democrazia essi contribuireb– b~ro in modo sostanziale e' non scissionistico al processo cl, adeguamento di tutto lo schieramento operaio alla nuova situazione storica. Questa è la sostanza della nostra pa– rola d'ordine dell'Unità socialista. li problema dell'al– leanza coi ceti medi - che è il problema dell'alleanza con la DC - trova q·ui .la sua soluzione e non in una artifi– c_iosa esperienza .in vitro che rischia cli diventare una pe– ricolosa via cli scissione di alcuni strati socialisti a favore di una ipotetica direzione politica dei ceti medi. Nè in pratica, riusciamo a vedere quale entità di forze un rno– vi'.ncnto così concepito potrebbe raccogliere per giu– stificare la prospettiva di un rovesciamento dell'attuale tendenza. MOTORI POMPE VENTILATORI ARZIGNANO

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