Nuova Repubblica - anno III - n. 38 - 27 novembre 1955

6 non esiste un altro posto sulla terra pi i1 squallido di un villaggio urabo o egiziano. Bisog:1a ricercai·e le cause di questa inesauribile mi– seria nella psicologia di questi popoli (popoli nomadi divenuti sedentari) e nell'c,rganizzazione sociale (assen– teismo dei proprietari fondiari, piuttosto che feudalismo clel tipo occidentale}. Il Punto IV, l'Assistenza Tecnica dell'ONU e tutto quello che sì penserà di fare sul piano del progresso, ur– teranno contro queste due cause che ne garantiscono il totale fallimento. Solo una tmsforma,.ione. sociale pro– fonda permetterà di affl'Ontare lo sviluppo normale del Medio Oriente. E questo SYi 1 uppo dovrà essere non solo economico ina anche psicologico, poi itico, e soprattutto 'do– vrà essere coordinato, sincr•mizzato. Quando Naguib e Nas3e.a · espulsero dall'Egitto i1 re Faruk, una grande speranza nacqne in Israele. « Potremo intenderci» pensarono gli faiaeliani. Effettivamente hrae– le, con la sna popolaziqne d·origine em·opea, con un livello di vita ·elevato e una tecnica moderna, sembrava destinata ad essere il nucleo indugtii.ale che deve servire di base, in ogni momento, alla evoluzione di paesi agricoli arre– trati. E il bisogno di prestigio di Faruk e dei gruppi arabi dominanti nei rispettivi paesi, aveva impedito il coordina– mento degli sforzi israeliani con lo sviluppo dei paesi arabi. Ma Naguib e Nasser fallirono nei loro progetti di ri– forme. Né riforma agraria né méccànizzazione dell'agri– coltura erano possibili fino a che un centl'O industriale non sorgesse nel Medio Oriente, e fin tanto cbe lo sviluppo ·non si facesse su scala regionale, in tutti i paesi arabi nello stesso tempo. Le royalties sul petrolio, il reddito dell'esportazione del cotone potevano fornire gli investi– menti di base per varare lln piano d'insieme. Ma, per fare questo, bisognava che queste risorse in dollari fossero messe. in comune a ·servizio della comunità. Bisognava cioè che l'Egitto riuscisse ad .attrarre gli altri paesi del Medio Oriente verso una riforma di struttura sociale e politica, e che il Cairo stabilisse una collaborazione per– manente, di piena fiducia, con Gen,salemme. Era. possi– bile, a patto che la diplomazia occidentale incoraggiasse i militari egiziani a prendere questa strada. Non è stato così. Nasser, pe1· compensa1·e il suo falli– 'mento snl piano interno, ha avuto bisogno di manovre di UNA POLITICA LA LEGA LAICA distrazione sul piano esterno; il Sndan e soprattutto Israe– le gliene hanno fornito il pretesto. Così, son sparite le pro– spetti ve di sviluppo reale del Medio Oriente, mentre al tempo stesso Israele è stato obbligato a sparpagliare il suo sforzo e dividerlo tra l'industria - che resta senza il suo logico mercato esterno - e l'agricoltura, che è in questo momento la più costosa del mondo. Sono dunque i popoli arabi e il popolo israeliano a soffrire di questa situazione. E forse la pace stessa ne .,sof– frirà in un prossitno avvenire. Vi sono ancora delle possibilità per cambiare questa politica? L'Europa ha dato ai paesi arabi il nazionalismo. Avrebbe potuto - dar loro anche il senso dell'unione, se essa stessa fosse rinscità, assecondando le tendenze pro– fonde delle sue popolazioni, ad unirsi. Mancando l'esem– pio dell'Europa è assai più difficile spingere i paesi del Medio Oriente a nn'unione costruttiva. Perfino la lega araba, Sllgli obbiettivi aggressivi della quale non vi son dubbi, si è frantumata. In una situazione normale non ci sarebbe alcuna spe– ranza di vedere il Medio Oriente seguire questa strada di buon senso e la sola che guardi all'avvenire. Ma una ci·isi è alle porte: crisi bellica, da una parte, ma anche crisi di regimi, di politiche. La sterilità di quanto si è fatto fino ad oggi salta agli occhi. ·La diplomazia occidentale - e anche quella d'Israele, che è pi11 evoluta della di– plomazia dei paesi a,·abi - · possono ancora. orientare la ricerca di una via· d'uscita, ispirandosi a quei principi che sembrano evidenti, i soli che a lunga scadenza pos– sono fare del Medio Oriente un alleato dell'Occidente e un settore della terra, anzichè, come ora, una immagine terrestre dell'inferno. Non ricercare una cooperazione costruttiva tra i paesi arabi e Israele è peggio che inettitudine, è anche un de– litto: significa· abbandonarn decine di milioni di uom1m senza nessuna speranza, vittime della demagogia e della schiavitù. I· successi d'Israele non avranno senso. in un paese deserto di simpatia e di prosperità; il 'nazionalismo degli arabi noi) ne avrà di più. E meno ancora la causa della libertà. VICTOR ALBA INTELLIGENT.E vare platee o folle plaudenti quando il giocoliere rinuncia a lavorare sodo per offrire agli ammiratori, concretamente, ciò che quei palloncini promettevano. · E , A TUTTI VISIBILE lo sforzo che da piil parti si Ma chi dov,·ebbe nella nostra attualità politica interna, compie per cercare di L1scireda nna situazione po· prendete l'iniziativa di una così vasta alleanza? Chi, cioè, litica fastidiosa e p~ricol.o~a, e gii, parecchi su que- dovrebbe infilare 1·isolutamente la strada dell'intelligenza ste colonne e. su. quelle d1 Cnt!ca Socwle hann~ .acc~so per cercare di condurre seco coloro che finora hanno pre- la lanterna d1 D10gene per la ricerca d, una politica m- fe1·ito viottoli tortuosi poveri di prospettive luminose? telligente. . ,~ « I poveri fanno la storia», è vero compagno Greppi? Dopo circa mezzo secolo, nel corso del quale si sono Ma la storia, nel suo eterno corso, mostra alle folle disere- prodotti in t~tt6 il. mo1;1doavvenimenti di eccezionale !m- date delle ot·e decisive in loro favore « purché intendano po1tanza, dei quali chiunque deve tener conto - piac- - come ha scritto Parri - che sono chiamate all'azione ciano o non piacciano - riaffiora l'esigenza di costituì.i-e, non alla contemplazione critica» e. purché rapidament~ come allora, un blocco di forze capace di diventare sul comprendano che inserirsi da vittoriose nel corso della sto- serio una vera. alternativa al predominio clericale. E' que- ria è una « operazione - è sempre Parri che scrive - che sta un'esigenza anche chiarificatrice, poichè il fatto di riu- non ha carattere di partito, .non· può essere monopolio di scire a porre un'alternativa di "tal genere indurrà tanta nessun· gruppo». Se le insofferenze. le delusioni gli arre- g~nte a capire la neces~it~ di sganciare .la religione dalle ti-amenti e i disorientaménti che ~ontrassegnan'o l'adole- vicende economiche, grnndiche e politiche dello Stato, scente 1·epubblica, alla1'gano la cerchia dei ve<>genti e mo- come avviene presso i popoli di notevole levatma civile bilitano via via i cultori della scienza dell'art: e delle let- e politica dove un cattolico può militare in qualsiasi par- tere, sarebbe una grnve iattura per '; poveri se i partiti tito senz3: con ciò co~p'.'omettere o m?nomai·e. I~ prop~ia che ne hanno assunto la permanente difesa e protezione fed? .reh~10sa che. tutti nspettano. Cosbt~endost m partito non avvertissero in tempo che la 1·igidezza degli schemi p~h.tico 1 cattohc1 non ~assono sottrarsi da un lato alla ideologici e del fanatismo per formule e formulette - va- cntica retrospettiva che 1m 0 este tante zone oscure e, dal- riabili secondo la direzione dei venti che spirano da oriente l'~ltro, al pericolo di apportare una forte dose. di ?iscre: o da occidente - debbono cedere risolutamentQ, se pure dito alla lo.ro fede, la qual? :iene cos.tretta a risentire de, temporaneamente, all'intelligente e panoramico richiamo contraccolp1 delle lotte sociali e politiche. della realtà storica che non consente, in certi momenti, al- La « Lega della democrazia laica» recentemente auspi- · cun ritardo nelle decisioni da prendere. cata dal congresso nazionale del libero pensiero (Livorno, Nessuno dei partiti propriamente detti, può prendere 15 ottobre 1955), dovrebbe essere non un punto di .arrivo l'iniziativa, senza ombrarla involontariamente col bagaglio ma un punto di partenza, cioè-una confluenza di forze che dei contrassegni congeniti od acquisiti dnrante questi ul- non si prefiggono solo uno scopo negativo - l'abbatti- timi dieci anni. mento· dell'avversario - ma soprattutto quello positivo di Ma c'è un «movimento» al quale, secondo me, spetta attuare nel più breve tempo possibile il programma con- il compito di farsi iniziatore di quella « politica intelli- creto prestabilito, accettato e sottoscritto da tutte le forze gente » che Tristano Codignola ha invocato, ed è proprio che la compongono, le quali, pur restando autonome nel Unità popolare, la quale non è, e non può essere, un· par- loro campo organizzativo e liberissime di sviluppare il loro tito, che ha « la giusta ambizione di aver dato la (,iiana » particolare proselitismo ideologico, resterebbero impegnate due anni fa, che in modeste misure già rappresenta una ad agire concordemente per tutto il tempo necessario per lega fra uomini di diverso orientamento politico. l'attuazione del programma concordato. Su questa via, che mi sembra sia quella dell'intelli- Si discuterà pl'ima per non discutere dopo, ci si acca- genza, si incontreranno moltissimi ostacoli che sarebbe fa- piglierà in anticipo per spostare una virgola nell'enunciato cilissimo enumerare, ma se le parti contraenti sapranno e del programma onde non avere dissensi nemmeno formali, vorranno guardare la. meta non sarà impossibile superarli. nel corso della sua attuazione. Così operando, credo che GIOVANNI BORGHESI un po' di intelligenza si sappia ce;care e si ,1·iesca a tro– vare, ma non so se t~1tti i partiti che oggi stanno all'oppo- . sizione, o un po' a malincuore al governo, riusciranno a trovarla in se stessi, avendola finora barattata con una fur– beria troppo semplicistica e deteriore per non essere avver– tita e criticata dal pubblico. Quando si offro la possibilità di costruire sul serio quella democrazia - prevista dalla Costituzione - che tutti invocano, riesce difficile, a mio avviso, ·sottmrsi al dovere di partecipare all'impresa, senza pregiudicarsi e squalificarsi di fronte all'opinione pubblica. Il giuoco di lanciare in aria ·palloncini propagandistici invocanti « al– ternative », « aperture » o « distensioni » ( quante escogita– zioni a comando in due anni!) di impossibile realizzazione o, quanto meno, di discutibile efficacia, non può più tro- ALLEANZE POSSIBILI Eg1·egio Dirett01·e, nell'interessante dialogo fra i di versi tronconi del so– cialismo italiano che si è aperto nel suo giornale ho notato alcuni fatti ·che a. mio avviso sono di massima impor– tanza e che finora si è trascurato di mette1·e in luce. E' ne– cessario infatti che questo dialogo ·non sia ancora in alto mare al momento delle elezioni, e che risulti invece chia– ramente quali alleanze siano possibili e quali strade si debbano prendere. Codignola fra l'altro ha seri tto che il PSI per ora non ha « una dialettica interna, un funzionamento dei:no- (86) nuova repubblica cratico, un'alternanza di maggioranze e n1inoranze, un co– stume evoluto». Del PSI hanno l'Ì-sposto Mazzali, Piero Ardenti, Arial– do Éanfi e Mondo Operaio. Per quesli la politica del PSI è la sola giusta e lo affermano con una .semplicità ,e franchezza tali, che credo sia inutile continuare il dialogo se non nel senso di accettare da pal'te di UP, USI, sinistra del PSDI, ecc. l'inserimento dei propri candidati nélle liste del PSii. (sempre che il PSI accetti, e come contrn– partita, almeno nei conrnni a sisteina proporzionale, si presenti con lista separata daì PCI), e di sperare cho qne– sto partito diventi domani quello che oggi non è. Purtroppo a queste condizioni è certo (Paravelli e. Mandolfo lo han– no fatto capire) che la sinistra del PSDI non uscirù dal partito. E l'USI?. Si è notato che nel dibattito, da ·parte del PSI, si è parlato di UP, di sinistra del PSDJ, ·di Comunità, di sinistra liberale ecc. ma nessuno ha accennato all'USL Ora, è bene che i vari Ardenti, Banfi, ecc. çbia~ riscano se considerano gfi aderenti all'USI « della f111ni– glia » oppure se, per non far torto al PCI, li considerano ancora « traditori », « titoisti », « spie di questura » ecc, Questo al fine di capire se, per il PSI, i'USI è quello che è per Longo o Vidali. E' giusto che i simpatizzanti e i militanti dell'USI lo sappiano, per decidere verso quale strada debbano incamminarsi. Se dunque anche i'USI 'pren– desse una strada diversa, rimarrebbero UP e PSI. Non credo, se finisse così, che UP avrebbe assolto il grande compito nel· quale si è impegnata e che tutti i socialisti auspicano. Perciò credo opportuno che UP chieda al piit presto al PSI, in forma più ufficiale, che il dialogo sia più ampiamente conoscinto ed esteso, e che elementi di' base del PSI vi possano partecipare. In tàl modo si darebbe la possibilità a noi lavoratori di vedere le intenzioni degli uni e degli altri, e si dimostrebbe un minimo di demo– craticità da parte del -PSI; e ne YetTà fuori se l'U$I è ben accetto o meno, e cosi Comunità, sinistra libe.rale,. ecc. E nel caso in cui non si potesse anivare ad un'intesa, ·crede proprio, egregio Direttore, che una lista di UP, USI e si– nistra del PSDI (che in questo caso probabilmente usci– rebbe dal partito) sia fuori luogo o addirittura dannosa? Una simile lista (non voglio dire un partito) potrebbe es– sere dannosa, è vero, qualora le intenzioni dei vari Saragat e Nenni fossero buone e dirette ad unire in un sol partito le forze sociaÌiste. Ma se questi continuano a guardare, da. una parte USA e DC e dall'altra URSS e PCI, inserire una terza lista nelle amministrative e nelle politiche. poi, potrebbe forse far meditare Saragat e Nenni è far insorg.ire la base di questi partiti per appoggiare quella parte di dirigenti provinciali e nazionali, che, come noi, aspettano il giorno del grande pa1-tito socialista unificato libero e indipendente, come di recente è avvenuto in Giappone, MARIO FOLICALDI PROSPETTIVA DINAMICA SEMBRA opportuno riprendere la conclusione del– l'interessante articolo di L. Crugnola apparso snl n. 33 di N1wva Repubbl·ica, e di cercare di tirarne qualche conseguenza. Troppo spesso tra di noi si immagina una realtà politica apocalittica che solo una· formula nuova, · .. coalizzando intorno a sé ideali e interessi di mezza Italia, può riuscire a riscattare. E UP sarebbe il laboratorio che preparn o magari ha gi~ preparato una tale formula. E' ben vero che noi chiediamo a noi stessi e a tutti quelli con cui impostiamo il discorso politico un 1·ipensa:– n1ento in termini sia di ideologia che di programmi poli– tici (il che è in fondo la medesima cosa) ; ma questo invito non comporta un. giudizio definitivamente negativo sugli atteggiamenti ideologici e programmatici della attuale sini– stra italiana (e penso particolarmente al PSI). In altri termini se oggi non ci sentiamo di avl),llare la posizione politica del PSI, e perciò non ci siamo dentro, non per qnesto pensiamo che lo strumento politico PSI non sia in grado di assumere coscientemente ed in pieno le sue res-pon– sabilità in un domani (e perciò cominciando da oggi), ma con la massima chiarezza ci sforziamo di da.r voce a quella opinione pubblica che è più preparata e interessata a determinare questa svolta nel PSI. E' molto importante, cioè, il dire come fa il Crugnola: « 110n siamo un partito fra gli altri partiti», perchè significa: non offriamo uno strumento politico di ricambio o di complemento (ricambio per un settore), ma ci sforziamo, per quello che sta in noi, di operare entro una certa prospettiva dinamica desii strumenti politici esistenti. Dobbiamo insomma eliminare dai nostri discorsi ogni residuo di settarismo. L'operazione di fare di UP un partito politico, la porterebbe inevitabilmente in concorrenza col PSI, e sarebbe d'altronde destinata al fallimento. Quanto poi all'opinione che dovremmo machiavellicamente . fare da serbatoio al .PSI a ·destra., mentre esso tenta la sua offensiva a sinfstrn, mi sembra pinttosto macchinosa · e frrealistica perchè la sua ·concreta realizzabilità sarebbe condizionata alla ignoranza degli aderenti delie segrete intenzioni dei « capi :i,: in altri termini, si tratterebbe di ingannare l'opinione pubblica offrendo un contingente 1·ifugio da un eventuale estremismo del PSI, con la tacita consapevolezza di ~vere creato solo un fantasma pronto a rientrare nella notte quando non ce ne sia più bisogno. L'esigenza invece autentica di premunirsi per ora e per sempre dallo estremismo del PSI è soddisfatta dalla nostra presenza come opinione pubblica cosciente e, speriamolo sempi-e di più, influente': per il che non c'è bisogno di altri partiti; e solo .allora ce ne sarebbe bisogno, quando, interpretando una realtà storico-politica concreta, fossimo condotti a giudicare ormai isterilito lo strumento PSI, poli. ticamente isterilito in senso assoluto e non limitatamente ad un certo settore o ad una certa categoria. Ma di ciò, oggi, non è il caso di discutere, SERGIO SPAZZALI

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